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CON LE ISTRUZIONI PER L’USO
(Atto
unico)
[Testo tutelato dalla Società Italiana
degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Sinossi:
Camera di Motel, l’ambiente dove di
solito avvengono incontri di coppie di amanti, il più delle volte clandestini.
E’ il luogo dove ha particolarmente sede l’adulterio e le “istruzioni per
l’uso” sono ironicamente quelle che si possono fornire per cavarsela in simili
situazioni. Ecco Ottavio che arriva in anticipo per attendere l’amata, e che
già pregusta le gioie che proverà tra poco nelle sue braccia. Bisogna che
l’ambiente sia il più possibile tranquillo ed accogliente perché l’incontro,
oltre che di due corpi, sia anche di due spiriti. Ma quante non sono mai le
circostanze sfavorevoli in una situazione del genere! Ottavio cerca in ogni
modo di fronteggiare gli eventi e, ogni volta che crede di essere giunto in
porto si trova di fronte un nuovo ostacolo: tutto sembra congiurare perché il
desiderato amplesso non possa avere luogo. Non mancano le rivelazioni né i
colpi di scena e nemmeno un inaspettato intervento che potrebbe preludere
un’eccitante avventura. Ma il destino è implacabile e ad Ottavio non resta che
rassegnarsi al fallimento o accontentarsi del poco che ancora rimane sulla
strada della seduzione.
Durata: atto unico
Genere: comico-satirico
4 personaggi (2 uomini e 2 donne)
La
scena:
La camera di un motel.
I personaggi:
Ottavio
Il
signore
(La camera è in
penombra. Rumore di motore di auto, sbattere dello sportello, chiave nella
serratura della camera. Entra Ottavio che si dirige alla finestra e tira la
tenda per far entrare un po’ di luce: ha un mazzo di fiori in una mano e nell’altra una bottiglia che
colloca sul tavolo.)
OTTAVIO
Un vaso… c’è un vaso
da qualche parte?…ah, eccolo!
(colloca
il vaso al centro del tavolo e sistema i fiori)
… tanto
per togliere un po’ di squallore all’ambiente…
(si allontana per ammirare)
… non è
un granché, ma si vede subito entrando, Cecilia lo noterà e apprezzerà
l’intenzione, quando arriverà…
(guarda l’orologio)
… fra un
quarto d’ora…
(prende la bottiglia)
… ma questa è calda e
non si può berla così…
(solleva
il ricevitore del telefono)
Sono la camera 24… ho una bottiglia da mettere in fresco,
può mandare qualcuno?… grazie…
(si
guarda intorno, respira profondamente)
… il
tanfo!… l’orrendo tanfo delle camere di motel!
(corre
alla finestra e la spalanca)
… aria! aria! per
spazzar via l’odore di chiuso, il fiato di quelli che sono passati di qui… c’è
rimasto il loro respiro qui dentro, imprigionato fra questi quattro muri… mi
sembra di sentirli su di me i loro aliti caldi di passioni… di lussuria… che
schifo!… aria!…
(corre
al letto e scioglie le lenzuola agitandole)
… qui
specialmente, nel letto dove il peccato è stato consumato… anche se le lenzuola
sono state cambiate, i materassi conservano ancora il ricordo di corpi estranei
allacciati…
(solleva il materasso)
… e le
molle del letto che hanno accompagnato le oscillazioni, le vibrazioni
dell’amplesso… bello questo termine: “amplesso”… sembra quasi una cosa pulita
invece di… invece di quello che anche tu ti prepari a consumare fra…
(guarda ancora l’orologio)
… diciamo poco più di
dieci minuti.
(rimette a posto il letto)
Che
c’entra… il mio non è uno dei soliti incontri che possono avvenire in questo
luogo, un’avventura qualsiasi finalizzata a un accoppiamento più o meno
occasionale: il mio è il naturale completamento di un’attrazione reciproca nata
su sentimenti profondi e delicati.
(leggero
bussare alla porta, poi voce della cameriera)
VOCE
Servizio.
(Ottavio
apre, va a prendere la bottiglia e la consegna alla cameriera che è rimasta
sulla soglia)
OTTAVIO
Telefonerò io quando è il momento di portarla.
CAMERIERA
Bene, signore.
OTTAVIO
E, a proposito, avete anche due bicchieri che non siano
quelli dove di solito si tiene
lo spazzolino da denti nel bagno?
CAMERIERA
Le porterò due coppe da champagne.
OTTAVIO
La ringrazio…
(la cameriera, presa
la bottiglia, fa per andar via)
… aspetti…
(porge
una mancia)
CAMERIERA
Grazie, signore.
(esce.
Uno scoppio di voci dalla stanza vicina, a destra: sono un bambino, una bambina
e la mamma)
VOCE BAMBINO
Dammelo… è mio… sono stato io a trovarlo!
VOCE BAMBINA
Sei un bugiardo: io l’ho visto prima di te!
VOCE BAMBINO
Sei tu la bugiarda… lascialo ti ho detto!
VOCE MAMMA
La volete smettere, una buona volta?!
VOCE BAMBINA
No, così mi fai male… prepotente!
VOCE MAMMA
Lascia stare tua sorella!
VOCE BAMBINO
E’ lei la bugiarda e la prepotente… se ne approfitta perché
ci sei sempre tu a difenderla.
VOCE BAMBINA
Ahi… ahi!…
VOCE MAMMA
Basta ho detto! hai capito?…
(rumore di ceffone)
… vediamo se con questo…
VOCE BAMBINO
Ih, ih, ih…
VOCE BAMBINA
(canterellando)
Ti sta bene… ti sta bene…
VOCE MAMMA
Zitta tu!… e prendi questo…
(rumore di altro ceffone)
VOCE BAMBINA
Ih, ih, ih…
(Ottavio
che, fin dal primo scoppio di voci, ha dato segni di insofferenza, poi di
disagio, solleva il telefono)
OTTAVIO
Sono la camera 24 e vorrei parlare con la camera vicina…25,
penso, dove c’è una mamma con due bambini… ah, grazie…
(intanto
i due bambini continuano a frignare)
… pronto… sono il suo vicino di camera e volevo sapere se…
no, i suoi bambini non mi hanno infastidito: non c’è bisogno che si scusi… si
sa bene che i bambini, a volte… volevo solo sapere se potevo rendermi utile in
qualche modo… sa, la voce di un estraneo…
VOCE MAMMA
(fuori dal telefono, ai bambini)
Smettetela subito! Avete disturbato il signore qui accanto.
OTTAVIO
Ma no, signora, nessun disturbo le ho detto…
VOCE MAMMA
(fuori dal telefono)
… e tu, allacciati le scarpe… presto che c’è il papà che ci
aspetta in macchina…sentirete che cosa gli racconterò di voi…
OTTAVIO
(con malcelata soddisfazione)
… lei sta uscendo, se ho ben capito… dice che mi restituisce
la tranquillità?… ma che dice mai… non sono le voci di due bambini che… a me
piacciono i bambini e le loro vocette… bene, arrivederla, signora…
(ancora
brusio della mamma e dei due bambini, rumore di porta che si chiude. Ottavio
respira con sollievo, guarda l’orologio, aggiusta un fiore nel vaso. Leggero
bussare alla porta)
OTTAVIO
Vengo subito.
(un
rapido aggiustamento dei capelli davanti allo specchio dell’armadio, poi va a
spalancare la porta)
SIGNORE
Mi scusi tanto, sono il suo vicino di camera, il papà dei
due bambini che l’hanno disturbata.
OTTAVIO
Ma non c’è stato nessun disturbo… si accomodi, prego.
SIGNORE
Mi ha mandato mia moglie per chiederle scusa… sa, i bambini…
OTTAVIO
Non era il caso, mi creda. Io avevo telefonato alla signora
per offrirle il mio aiuto… a me i bambini piacciono, e anche i loro capricci…
SIGNORE
Lei non ha figli?
OTTAVIO
Non ho questa fortuna.
SIGNORE
Ah, come la invidio! Io ai miei figli voglio un bene
dell’anima, ma la confusione che fanno non la posso sopportare. Lo sa qual è la
mia gioia più grande? Starmene, quando posso, solo in casa a godermi il
silenzio. Pensi che una volta…
OTTAVIO
(in agitazione, guardando l’orologio)
Sì, con i bambini ci vuole pazienza e comprensione.
SIGNORE
(che
sembra non aver capito l’invito ad andarsene)
Ha proprio ragione… l’altro giorno, per esempio…
OTTAVIO
(ancora in agitazione)
Anche noi, del resto, siamo stati bambini come loro.
SIGNORE
Me lo dico sempre anch’io, ma a volte non basta. Mi ricordo
che…
OTTAVIO
(guardando l’orologio)
La ringrazio ancora per la sua apprensione, ma non doveva
preoccuparsi…
(muove un passo verso l’uscita)
SIGNORE
Lo dicevo anche a mia moglie, ma lei è piena di scrupoli… si
figuri che il mese scorso…
OTTAVIO
(corre ad aprire la porta)
Mi scusi…
(ritorna indietro)
… mi era sembrato che fosse arrivata la persona che sto
aspettando.
SIGNORE
Capita spesso anche a me. L’ultima volta è stata…
OTTAVIO
(sospinge
il signore verso l’uscita stringendogli la mano)
Grazie,caro signore… mi saluti sua moglie e i suoi bambini…
(richiude la porta)
VOCE SIGNORE
Non mi sono nemmeno presentato…
(Ottavio
sbuffa, quindi tira un sospiro di sollievo sentendo che s’è allontanato.
Improvvisa e violenta una musica rock irrompe nella camera dalla parete di
sinistra. Ottavio è colpito, sopraffatto, annientato, come si fosse trattato di
un’aggressione vera. Si slancia sul telefono)
OTTAVIO
La camera 23, per favore… pronto…
(alza
la voce per superare la musica)
… pronto… abbassi quella musica se vuole sentire qualcosa…
(la musica si attenua)
… ecco, grazie, signora… o signorina?… signorina… c’era da
immaginarlo a giudicare dalla musica… no, nessun accenno critico al motivo che
stava ascoltando… e che anch’io ero costretto ad ascoltare, dato che sono il
suo vicino di camera… no, le ripeto che io non ho nulla contro la musica rock o
contro il pezzo che c’è in sottofondo… come dice? Che ha altri nastri che forse
sono più di mio gradimento… la ringrazio, signorina, ma in questo momento non
sono in condizioni di apprezzare nessuna musica: ho un mal di testa terribile,
feroce, sconvolgente, e la musica, qualunque musica, è una lama che affonda nel
mio cervello…
(la
musica si interrompe di colpo)
… grazie, signorina, lei è molto gentile… se ho preso
qualcosa? naturale: tutte le specialità che ho trovato contro il mal di testa,
ma è stato inutile… se ho provato Bio-Omega? No, Bio-Omega non l’ho provato…
sì, capisco, omega significa la fine del mal di testa, secondo il messaggio
pubblicitario, si capisce… secondo la realtà, lei dice?… beh, se domattina non
sarà passato, proverò anche questo Bio-Omega… cosa? non occorre aspettare fino
a domani: lei gira sempre con Bio-Omega in borsetta?.. beh, io non voglio
privarla… ah, nessuna privazione: bastano due compresse e lei ne ha un intero
tubetto… e queste compresse vorrebbe portarmele subito?.. grazie, ma non
permetto che si disturbi tanto… ci mancherebbe altro!… vengo io a prenderle…
(esce dalla camera)
VOCE OTTAVIO
Grazie ancora, lei è davvero gentile.
VOCE DONNA
Può mandarle giù con un goccio d’acqua, o anche senza, se
preferisce.
VOCE OTTAVIO
Le prenderò subito. Grazie di nuovo.
(Ottavio
rientra; ha nel palmo della mano qualcosa che getta subito nel cestino della
carta straccia. Respira con sollievo: anche questo inciampo è superato. Guarda
l’orologio: è l’ora dell’appuntamento. Va a chiudere la tenda e incomincia a
vivere una certa impazienza. Suona il telefono)
OTTAVIO
Pronto… ah, è la signorina della camera accanto… sì, ho preso
le compresse… sono di effetto immediato, lei dice… infatti, sento che il mal di
testa se ne sta andando… aveva ragione lei, è un prodotto miracoloso: ormai il
male è sparito, finalmente!
(riprende
con forza la musica di prima. Ottavio ha un soprassalto)
No, per carità, la prego, signorina… è tornato più violento
di prima con questa musica…
(la musica tace)
… sia buona fino in fondo, lei mi ha guarito e non vorrà
farmi ripiombare nello stato di prima, vero? Grazie, signorina, lei ha tutta la
mia riconoscenza.
(chiude
la comunicazione. Altro sospiro di sollievo. L’ora dell’appuntamento è passata
e l’attesa diventa bruciante. Finalmente un discreto tocchettio all’uscio.
Ottavio si precipita ad aprire e spalanca le braccia)
OTTAVIO
Finalmente, cara!
(Cecilia
scivola dentro, respinge l’abbraccio e fa cenno di tacere, quindi si appoggia
con la schiena alla porta, disperata)
CECILIA
E’ finita per me, Ottavio… finita!
OTTAVIO
Cos’è successo, cara… perché in questo stato?
CECILIA
(fa
ancora cenno di tacere e appoggia l’orecchio alla porta)
E come avrei potuto immaginare che sospettasse di me?… e
invece…
OTTAVIO
Ma, insomma, Cecilia, vuoi dirmi che cos’è accaduto ?!
CECILIA
Mi ha fatta seguire.
OTTAVIO
Tuo marito?!
(Cecilia assentisce col capo)
… ma sei ben sicura?
CECILIA
Non ci sono dubbi… e ora ho paura… una paura che mi
paralizza: dalle gambe, su, su fino al cervello.
OTTAVIO
(le accarezza i capelli)
Calmati, cara, e raccontami tutto per bene.
CECILIA
C’è poco da raccontare, ero appena uscita di casa che me lo
son visto incollato dietro.
OTTAVIO
Non sarai venuta con la tua auto, spero.
CECILIA
No, si capisce: ho preso un taxi, e lui sempre dietro a
tallonarmi con una macchina nera.
OTTAVIO
Un’auto per le onoranze funebri. Hai notato se c’è qualche
funerale in giro?
CECILIA
Hai voglia di scherzare?
OTTAVIO
No, solo che trovo strano questo modo di sorvegliare. E se
fosse stato qualcuno in cerca di un’avventura?
CECILIA
Pensi che non me ne sarei accorta? Quello ha avuto
l’incarico di seguirmi, è sicuro.
OTTAVIO
Di solito, quelli che fanno questi servizi agiscono con più
circospezione. E fino a dove ti è venuto dietro?
CECILIA
Quando sono scesa dal taxi c’era anche lui, davanti al
motel.
OTTAVIO
Per me si tratta di una coincidenza… calmati, cara…
(si prepara a uscire)
CECILIA
Dove vuoi andare?
OTTAVIO
Vado a dare un’occhiata, forse è ancora qui.
CECILIA
Capirà che mi sono accorta di lui.
OTTAVIO
Farò finta di andare sulla macchina a prendere qualcosa. Che
tipo è questo tizio?
CECILIA
Piuttosto basso di statura e con i baffi a spazzola. Sii
prudente, ti prego… e non mi lasciare troppo sola: ho paura.
OTTAVIO
Torno subito, stai calma.
(Ottavio
esce. Cecilia spia le sue mosse attraverso lo spiraglio della porta. Ottavio
rientra)
Falso allarme: nessuno ti stava seguendo.
CECILIA
E quello con i baffi, l’hai visto?
OTTAVIO
Sì, è entrato in una camera un po’ più avanti con una bionda
niente male.
CECILIA
Ah, che sollievo! Eppure mi sento addosso una strana
inquietudine.
OTTAVIO
Rilassati, cara, non c’è nessun pericolo. Se tu fossi
arrivata con la tua macchina, allora sì: un’auto davanti a un motel può essere
riconosciuta
CECILIA
E l’autista del taxi che può sempre raccontare dove ti ha
scaricata?
OTTAVIO
Ma cosa vai a pensare! via, Cecilia, lascia perdere le paure
assurde, pensa che finalmente siamo insieme, tu ed io, nella stessa camera…
(cerca
di abbracciarla, ma la donna, ancora preoccupata, lo respinge)
...
sapessi quanto l’ho sognato questo
momento,Cecilia, tesoro mio…
(tenta ancora di tirarla a sé)
CECILIA
Scusami, caro, ma non mi sento sicura.
OTTAVIO
Che cosa ti minaccia, adesso?
CECILIA
Non lo so, è un’impressione che non so definire: la
sensazione di un pericolo, qualcosa di irreparabile alla quale vado incontro.
OTTAVIO
Calmati, Cecilia… non c’è nessun motivo perché tu debba
temere qualcosa.
CECILIA
E’ così, se ci penso a mente calma, ma certi sospetti, lo
sai bene, non seguono un andamento logico, nascono all’improvviso, non si sa
bene su quale fondamento, e non vogliono lasciarti in pace, nemmeno quando è
dimostrata la loro inattendibilità.
OTTAVIO
Ma a un certo punto interviene il nostro ragionamento, e si
delinea una netta separazione fra il mondo dell’improbabile e quello della
nostra realtà.
CECILIA
Hai ragione, Ottavio, ma di fronte a te c’è una donna
impaurita che ha un solo mezzo per ritrovare la sua tranquillità.
OTTAVIO
Un mezzo, dici…quale mezzo, e per cosa?
(Cecilia
va al telefono e compone un numero)
… a chi vuoi telefonare?
CECILIA
A mio marito, si capisce.
OTTAVIO
(spaventato)
A tuo marito?!… ma sei impazzita?!… e perché vuoi telefonare
proprio a lui, adesso?
CECILIA
Per avere la certezza che si trovi nel suo ufficio, e non
sulle mie piste. Non hai capito?
OTTAVIO
(rassicurato)
Ah, è solo per questo che…
CECILIA
(parlando al telefono)
Pronto… ciao, tesoro… come chi sono… esistono altre donne che
ti chiamano tesoro?… no, non sono gelosa, lo sai, solo attenta e riflessiva…
sì. al telefono le voci cambiano, a volte… e poi non te l’aspettavi la mia
telefonata… no, non è successo nulla di importante: volevo solo sentire la tua
voce… così, un desiderio improvviso… o forse, chissà, volevo assicurarmi che tu
fossi proprio in ufficio… dove dovevi essere? Sai, la fantasia lavora sempre,
senza interruzioni e, a volte, un sospetto fa presto a inserirsi nella mente.
Un marito può sapere quello che fa sua moglie durante la giornata, ma la moglie
che cosa sa del marito? che controllo può avere sul tempo che, lui dice, di
passare in ufficio? No, la mia non è un’accusa, ma un discorso generico sulla
condizione femminile e su quella maschile. Dove sono adesso?… lo vedi che è
proprio quello che ti ho appena detto,
non c’è scampo per noi povere donne. Sono a casa di Francesca, deve chiedermi
un consiglio sul tipo di tappezzeria da scegliere per la camera da letto… sì,
lo sai, Francesca si fida sempre del mio gusto… vuoi darle un salutino?
(un leggero imbarazzo
… non si può adesso… perché? … perché è sotto la doccia…
(fa
cenno a Ottavio di spalancare la porta del bagno e di aprire i rubinetti.
Ottavio si affretta; Cecilia avvicina il telefono al bagno)
… senti?… la saluterai un’altra volta… però qui c’è suo
fratello e puoi salutare lui…
(Ottavio
fa cenni disperati di rifiuto)
… cosa ci fa lui qui, mentre sua sorella sta facendo la
doccia? beh, è qui con me, non nella stanza da bagno… allora, lo vuoi salutare,
prima che se ne vada?…
(Ottavio
continua a rifiutarsi con forza)
… allora te lo passo…
(Ottavio,
disperato, afferra la maniglia della porta come se volesse uscire. Cecilia fa
qualche gesto deciso per imporgli di telefonare. Ottavio, rassegnato, prende il
ricevitore)
… bu… buona sera… sono qui di passaggio… sì, gliela saluterò
io, avvocato… come dice? che anche se non ci conosciamo personalmente, possiamo
chiamarci per nome… lei è Riccardo, e io…
(guarda
ansiosamente verso Cecilia aspettando un nome che non viene)
… e io…
(finalmente
Cecilia gli sussurra un nome)
… e io Massimo… mi scusi ma la devo lasciare: ho un
appuntamento e sono in ritardo… grazie, anch’io sono felice di aver fatto la
sua conoscenza telefonica… le passo sua moglie…
(consegna
a Cecilia il ricevitore e si asciuga il sudore dalla fronte)
CECILIA
Eccomi di nuovo all’apparecchio… sì, è una persona simpatica
il fratello di Francesca…
(fa
cenno a Ottavio di aprire e chiudere la porta mentre avvicina il telefono)
… se n’è andata proprio ora… ma anch’io ti lascio adesso,
devo esaminare un pacco di campioni di carta da parati… buon lavoro, tesoro, ci
vediamo stasera… a proposito, caro, cosa vuoi che ti prepari per cena?… lasci
fare alla mia fantasia?… beh, che ne diresti di una trota alla provenzale con
spinaci all’agro di limone?… perfetto? grazie, tesoro, sei sempre molto gentile
con me, anche quando non me lo merito…
(Ottavio guarda allarmato)
… sì, invece, so quello che dico: lo spezzatino di domenica
scorsa, per esempio, era un vero disastro, eppure tu l’hai trangugiato fino
all’ultimo boccone senza fiatare… perché ti piaceva?… non è stato per non darmi
una mortificazione?… grazie, caro, ma io continuo ad avere i miei dubbi. Adesso
ti lascio al tuo lavoro… a più tardi.
(abbassa il ricevitore)
OTTAVIO
Ma che cosa ti è venuto in mente, cara, farmi parlare con
tuo marito, proprio in questo momento.
CECILIA
Soltanto ora sono tranquilla… lui nel suo studio che lavora,
lontano mille miglia dal pensiero che sua moglie…
OTTAVIO
Ma perché far parlare anche me… per poco non mi è venuto un
infarto, lo sai?
CECILIA
Non esagerare, adesso.
OTTAVIO
Forse a un altro non avrebbe fatto effetto, ma io sono un
tipo sensibile, e l’idea di parlare in quel momento con il marito della donna
che…
CECILIA
La donna che…?
OTTAVIO
Via, Cecilia, c’è bisogno proprio di mettere tutti i puntini
sulle “i”?
CECILIA
Mi piace sentirtelo dire.
OTTAVIO
La donna che mi preparo ad amare.
CECILIA
E ti sei sentito imbarazzato per questo?
OTTAVIO
Come si fa a rimanere indifferenti, ad affrontare con
freddezza certe situazioni?
CECILIA
Ma via, Ottavio, il nostro è amore vero, no?
OTTAVIO
Certo che è amore, nessuno può metterlo in dubbio.
CECILIA
E allora, come tu mi hai insegnato, noi siamo al di fuori di
ogni pregiudizio, al di sopra dei principi morali che una società ipocrita ha
fissato… sono parole tue, le ricordi?
OTTAVIO
Certo che le ricordo e le riconfermo in pieno... solo che…
CECILIA
Che?…
OTTAVIO
Non ho potuto sopprimere un moto di compassione per un uomo
che, forse a suo modo, anche lui ti ama.
CECILIA
Per un uomo che, approfittando dei diritti che gli ha dato
un contratto di matrimonio, ha legato la sua esistenza alla mia, soffocando i
moti del mio spirito che cercava la libertà più ampia e più profonda… anche
questo l’hai detto tu, no?
OTTAVIO
Sì, l’ho detto io, ma ora, nel momento di rompere quei
legami, non senti il desiderio di essere indulgente?
CECILIA
Ma scusa, caro, sei proprio tu, e in questo momento, a
prendere le difese di mio marito?
OTTAVIO
No, per carità! è solo uno sguardo verso il basso di chi ha
raggiunto la vetta.
CECILIA
Vuoi che ripensi alla nostra situazione e a quello che
stiamo per fare?
OTTAVIO
Ci mancherebbe altro! Ho sognato questo momento con tale
forza che ora non potrei più rinunciarvi. E tu, Cecilia?
CECILIA
Nemmeno io, caro.
(si abbracciano)
OTTAVIO
Incomincio col togliermi la giacca… e tu non senti il
bisogno di alleggerirti?
CECILIA
Sì, certo…
(è un po’ imbarazzata)
… sai, è un po’ difficile così a freddo…
OTTAVIO
Hai ragione, perbacco! Me ne ero dimenticato: ho portato una
bottiglia di champagne che ho fatto mettere in fresco. Adesso la faccio
portare…
(fa per telefonare)
CECILIA
Ma io sono astemia, non lo sapevi?
OTTAVIO
No… ma, solo un goccio per…
CECILIA
No, Ottavio, mi farebbe star male… ma puoi bere tu.
OTTAVIO
Io non ho bisogno di bere per sbloccarmi: mi basta di essere
vicino a te, di tenerti fra le braccia…
(la abbraccia)
… sentire il tuo cuore che batte sul mio, il tuo alito che
mi accarezza il viso… ti trovo così dolce, amore mio, così tenera, fiduciosa
nel tuo affidarti a me… lo senti anche tu, Cecilia, vero?
CECILIA
(distaccandosi)
No, Ottavio, perdonami, ma non riesco ancora a lasciarmi
andare nell’estasi incantata, fuori dallo spazio e dal tempo, dove esistiamo
solo noi due, tu ed io nella luce del nostro amore… Me l’hai scritto in una
lettera, ricordi? e io non riesco a dimenticarle queste parole così belle e
profonde. Vorrei tanto raggiungerla ora quell’estasi, credimi, ma non ci
riesco, non ne sono capace…
(sta
quasi per piangere e Ottavio si affretta ad andarle vicino, accarezzarla,
cercare di farle coraggio)
OTTAVIO
No, cara, non così… è naturale che questo accada in certe
circostanze, come ora, per esempio.
CECILIA
Ma se adesso io non vorrei che abbandonarmi fra le tue
braccia, essere per te la dolce compagna della tua serena sfera sentimentale,
oppure del delirio scatenato dei sensi…
OTTAVIO
Hai imparato a memoria le mie lettere?
CECILIA
Ma quelle frasi che prima bruciavano dentro di me, adesso
sono di ghiaccio.
OTTAVIO
Lasciamo che piano, piano si crei l’atmosfera adatta. Pensa
che dopo settimane di attesa ora siamo finalmente insieme.
(la abbraccia)
Senti sciogliersi qualcosa dentro di te?
CECILIA
(lo respinge)
No, Ottavio, non sento proprio niente: credo sia inutile
continuare.
OTTAVIO
Ma perché, cara? Non lasciarti scoraggiare da questa camera,
da questi mobili, dal senso di squallore che si sprigiona tutt’intorno; c’è
solo il nostro amore qui dentro: il resto non conta. Cerca di compiere questo
piccolo sforzo.
CECILIA
Sì, caro, hai ragione… adesso cerco di astrarmi… non è
difficile, sai, sento che posso riuscirci.
OTTAVIO
Certo che puoi farcela.
CECILIA
Ci sono… ci sono!
OTTAVIO
Ne ero sicuro! Quale miracolo non riesce a compiere un amore
come il nostro!
(si
precipita ad abbracciarla ma, dopo qualche attimo, Cecilia scivola via)
CECILIA
Mi sembrava, ma è tutto come prima… non ci riesco, Ottavio.
OTTAVIO
Non fa niente, cara, riproveremo più tardi. E’ meglio che
certi desideri nascano spontaneamente dentro di noi. Non si ottiene niente con
le costrizioni.
CECILIA
Dev’essere proprio così.
OTTAVIO
(siede sulla sponda del letto)
Vieni anche tu a sedere qui, e parliamo di cose diverse…
(Cecilia siede accanto a lui)
… vedrai che all’improvviso tutti gli ostacoli che senti
dentro di te spariranno, e quello che ora ti pare così difficile da raggiungere
lo troverai a portata di mano.
CECILIA
Credi che sarà possibile?
OTTAVIO
Certo, cara, basta che tu, da ora in poi, mi lasci procedere
a mio modo.
CECILIA
Che cosa vuoi dire?
OTTAVIO
Che io, per esempio, non ti avrei permesso l’intervento di
poco fa che ha complicato tutto.
CECILIA
Quale intervento?
OTTAVIO
La telefonata a tuo marito. Non è stata una buona idea,
lasciamelo dire.
CECILIA
L’ho fatta per sentirmi sicura, te l’ho già spiegato.
OTTAVIO
Ma hai fatto calare una lastra di ghiaccio sul nostro
incontro, rafforzando dentro di te quei legami familiari che ti preparavi a
superare.
CECILIA
Tu dici che…?
OTTAVIO
Non c’è alcun dubbio. La voce di tuo marito, il rituffarti
nella tua intimità domestica, persino l’affettuoso dialogare sulla cenetta in
programma, hanno rafforzato i vincoli che ti legano alla tua vita di moglie
fedele, anziché liberarti dal giogo consueto…
CECILIA
(continuando)
… e fare di te una donna che ha raggiunto la piena libertà
dei propri sentimenti e dei propri sensi.
OTTAVIO
Questo però io non te l’ho mai scritto.
CECILIA
E’ vero. Me l’hai solo telefonato, e io l’ho registrato.
OTTAVIO
Hai registrato le mie telefonate?
CECILIA
Certo, caro, per risentire la tua voce ogni volta che ne
avevo voglia. Stupito per questo?
OTTAVIO
Un po’ colpito, diciamo… piacevolmente colpito.
(le
mette un braccio sulla spalla e l’attira a sé)
Passato?
CECILIA
Non ancora. M’è venuto un altro dubbio, però.
OTTAVIO
Quale?
CECILIA
Non sarà, per caso, colpa tua?
OTTAVIO
Mia?
CECILIA
Sì, qualcosa che ha turbato la tua sensibilità, affievolendo
la carica passionale che avresti dovuto trasmettermi.
OTTAVIO
Non c’è nulla che abbia potuto attenuare il trasporto che io
provo per te.
CECILIA
Forse è un fenomeno che appartiene al livello dell’inconscio.
Quale opinione hai di me in questo momento?
OTTAVIO
Che domande, Cecilia! Sei la donna che ho sempre sognato, la
sublimazione di quell’ideale femminile al quale non avrei mai osato
avvicinarmi. Una creatura delicata che unisce alla sensibilità spirituale un
temperamento di vibrante passionalità.
CECILIA
E come puoi giudicare, allora, una donna che si appresta a
tradire un uomo buono e innamorato?
OTTAVIO
E’ il tuo versante passionale, te l’ho detto.
CECILIA
Una donna che spinge il suo cinismo a telefonare al marito
che sta lavorando, sdraiata sul letto dell’adulterio?
OTTAVIO
Quello non ancora, per essere esatti.
CECILIA
Vuoi che queste considerazioni non abbiano influito su di
te?
OTTAVIO
Hai dimenticato una cosa, Cecilia: il nostro amore, una
forza sconvolgente che ci pone al di sopra di ogni ragionamento razionale e che
giustifica qualunque trasgressione alla morale corrente.
CECILIA
E se non fosse vero?
OTTAVIO
Come sarebbe a dire?
CECILIA
Se, nonostante queste teorie, il nostro modo di giudicare
non fosse cambiato.
OTTAVIO
Ma che dici, cara!
CECILIA
Se tu ritenessi infame il mio comportamento, degno di una
donna scellerata…
OTTAVIO
No, Cecilia, dimentica queste congetture, per carità! Sarei
un essere abietto, spregevole se osassi pensare qualcosa del genere.
CECILIA
(con forza)
Sì. sì… tu non lo vorresti, forse, ma non puoi fare a meno di
vedermi da quel punto di vista.
OTTAVIO
No! Io vedo in te la creatura adorabile che ha sentito
crescere in sé un sentimento dolce e sconosciuto, e che non ha potuto opporsi
alla sua forza.
CECILIA
Io non posso vivere con questo dubbio, capisci? Non posso
guardarti in faccia: ho paura di leggerti negli occhi la ripugnanza che merito.
OTTAVIO
(abbracciandola)
Basta così, cara, non tormentarti più. Come posso
convincerti che la mia stima per te non è cambiata?
CECILIA
Le tue carezze non bastano ad allontanare il sospetto: ci
vuole ben altro. Ormai soltanto la verità può venirmi in aiuto.
OTTAVIO
Di che verità vai parlando?
CECILIA
Ho deciso di dirti tutto… anche se perderò la considerazione
che avevi di me… anche se sarà la fine del nostro amore, devo confessarti
tutto… qualunque cosa è preferibile al giudizio orrendo che mi pesa addosso.
OTTAVIO
Vuoi spaventarmi, Cecilia? Che cosa mai devi confessarmi?
CECILIA
Ti ho mentito, Ottavio, scioccamente mentito appena ci siamo
conosciuti, ma io allora non immaginavo che la nostra relazione diventasse così
seria e importante… poi sono stata mille volte sul punto di rivelarti tutto, ma
mi è sempre mancato il coraggio di farlo…
OTTAVIO
Non tenermi in ansia, che cosa avresti dovuto rivelarmi?
CECILIA
Che io non sono sposata.
OTTAVIO
Che cosa?!… tu non sei…?… e come è potuto accadere?
CECILIA
Che io non sia sposata?
OTTAVIO
Che tu mi abbia raccontato di esserlo.
CECILIA
E’ stata una decisione molto sciocca, mi vergogno un po’ nel
dovertene parlare, ma ho scelto la verità. Gli uomini si interessano assai più
alle donne sposate che alle nubili… e io ho voluto fare un esperimento.
OTTAVIO
Hai recitato per tutto questo tempo?!… e poco fa, quando mi
hai fatto parlare con tuo marito?
CECILIA
Era mio fratello con il quale m’ero accordata.
OTTAVIO
Una scenetta perfetta: ci sono cascato come un allocco.
CECILIA
Sei disgustato di me, vero?
OTTAVIO
Sono sbalordito, sconvolto. Non mi ero mai trovato in una
situazione del genere.
CECILIA
(è lei che va ad abbracciarlo)
Lo so che non potrai mai perdonarmi, che ho sciupato il tuo
affetto con la mia leggerezza…
(qualche singhiozzo)
OTTAVIO
Non così, cara, non voglio sentirti piangere.
CECILIA
Cosa mi resta da fare, ora che ho perduto tutto…
OTTAVIO
Via, non drammatizziamo, non è successo nulla di
irreparabile.
CECILIA
Come potrai avere ancora fiducia in me?
(piagnucola)
OTTAVIO
Ci proverò, cara, mi impegnerò a fondo.
CECILIA
(felice)
Davvero faresti questo per me?! spingeresti la tua
generosità fino a perdonarmi?!
OTTAVIO
In fondo, fra noi non è cambiato niente: tutto è rimasto
come prima.
CECILIA
Sì, Ottavio, tutto è come prima… anzi.
OTTAVIO
Anzi?
CECILIA
Può essere anche meglio di prima: io adesso sono libera. Non
ti ricordi quante volte hai esclamato: “Ah, se tu fossi libera!”
OTTAVIO
Io avrei… ?
CECILIA
L’hai dimenticato?… possibile?! “Il tuo matrimonio è l’unico
ostacolo alla piena realizzazione del nostro amore” dicevi.
OTTAVIO
Ah, sì, l’ho detto una volta.
CECILIA
Decine e decine di volte l’hai detto. E’ mai possibile che
tu l’abbia cancellato dalla mente?
(si
è tolta la parte superiore del vestito. Ottavio bacia e accarezza le sue spalle
nude)
OTTAVIO
Ora ricordo bene… sì, cara, ero molto geloso di tuo marito…pensavo
che lui poteva goderti in ogni ora del giorno e della notte, e io sognavo di
poterti avere svincolata da quell’impegno, libera per me solo.
CECILIA
Sì, ma c’era dell’altro per il quale tu invocavi il mio
stato di libertà.
OTTAVIO
(sempre
accarezzandola e baciandola cerca di farla sdraiare sul letto)
Dell’altro, dici?
CECILIA
Parlavi di realizzazione completa… di matrimonio.
OTTAVIO
(congelando i suoi atti)
Tu sai come la penso, sai come giudico i contratti di amore
eterno redatti in carta bollata e sottoscritti dai testimoni. E’ mai possibile
che io abbia parlato di matrimonio?
CECILIA
Parlato, proprio no, ma allusioni ci sono state, e anche
abbastanza chiare.
OTTAVIO
(riprendendo
l’attività precedente)
Ma è mai possibile ritornare adesso su ciò a cui io, avrei o
non avrei alluso in passato? Abbiamo ben altro a cui pensare, no?
CECILIA
E’ per la situazione nuova che s’è creata: quello che allora
non era possibile – almeno secondo quello che ti avevo fatto credere – oggi lo
è. Se veramente mi ami…
OTTAVIO
(nel fervore amoroso)
Sì che ti amo, Cecilia mia, non lo mettere mai in dubbio,
non lo dimenticare mai.
CECILIA
Lo possiamo gridare, finalmente, e nessuno può impedircelo:
Ottavio e Cecilia si amano… per l’eternità.
OTTAVIO
Anche se l’eterno non ci appartiene, noi lo gridiamo lo
stesso.
CECILIA
Possiamo fare qualcosa di più che gridarlo, possiamo ridurre
l’eternità del nostro amore ad una dimensione umana.
OTTAVIO
In che modo?
CECILIA
Sposandoci.
OTTAVIO
(raddrizzandosi)
Dovrei rinnegare i principi che mi hanno accompagnato per
tutta la vita, avvilire il nostro amore con un atto notarile.
CECILIA
Il matrimonio non è solo quello: è soprattutto un impegno
solenne fra due persone che hanno deciso di trascorrere insieme la loro vita.
OTTAVIO
Credi che io possa concepire la mia vita lontano da te?
CECILIA
E allora è il momento di dimostrarmelo, o vuoi che pensi che
anche a te interessano le donne sposate?
OTTAVIO
Non è vero, Cecilia, io…
CECILIA
(interrompendolo)
Con loro non si rischia nulla, vero? Nessuna responsabilità
da affrontare.
OTTAVIO
No, Cecilia, questo non…
CECILIA
(interrompendolo)
E perché non hai gridato di gioia, sapendomi libera? perché
non hai riconfermato i progetti a cui avevi alluso prima, quando mi credevi
sposata?
OTTAVIO
Perché… ho bisogno di tutta la tua comprensione, Cecilia, e
della tua indulgenza.
CECILIA
Che cosa dovrei comprendere?
OTTAVIO
E’ vero che gli uomini si interessano di più alle donne
sposate che alle nubili, così come è vero che le donne si tengono a distanza
dagli uomini che hanno moglie. Quando ci siamo conosciuti io mi sono subito
innamorato di te e ho avuto paura di perderti… ecco perché ti ho nascosto di
essere sposato.
CECILIA
Come… come?!… tu sposato?!… mi hai mentito per tutto questo
tempo, dunque?!
OTTAVIO
Quante volte sono stato sul punto di dirti tutto, ma il
pericolo che tu mi abbandonassi era troppo forte… aspettavo che la nostra
relazione diventasse più solida, basata non solo sulle parole, ma su fatti
concreti, per confessare. In fondo tutti e due abbiamo mentito, tu con tuo
marito e io con mia moglie.
CECILIA
Le nostre posizioni sono ben diverse: io ho recitato con un
marito che non esisteva, e tu, invece, hai nascosto una moglie vera.
OTTAVIO
Non c’è nulla che mi leghi a lei, per questo motivo mi è
stato così facile ignorarla.
CECILIA
Ma è tua moglie, non puoi dimenticarlo.
OTTAVIO
Vuoi inchiodare la mia vita a un errore dei tempi
d’università?
CECILIA
Quando hai commesso quell’errore avevi idee diverse sul
matrimonio.
OTTAVIO
Ero un povero ragazzo privo di esperienza.
CECILIA
(indossando
nuovamente la parte del vestito che si era tolta)
Sei andato parecchio avanti da allora.
OTTAVIO
Cosa fai, ti rivesti?
CECILIA
Non ho l’abitudine di uscire nuda per strada.
OTTAVIO
Hai intenzione di andar via?… ma fra noi non è cambiato
niente…
(cerca di
abbracciarla, ma Cecilia si allontana)
CECILIA
Stai parlando seriamente?
OTTAVIO
Sì, Cecilia, il nostro amore è al di sopra di un rapporto
meschino tenuto insieme solo da qualche norma di legge.
CECILIA
Sufficienti, però, per mandarlo in frantumi. Questo grande
amore ora è diventato una piccola cosa.
OTTAVIO
Non è vero, Cecilia, è solido come prima. Ed è tutto quello
che mi rimane… io non ti lascerò andar via, devi darmi modo di spiegare.
CECILIA
Che cosa vuoi spiegarmi, come si fa a ingannare una moglie
che non sa nulla? Pensa un po’, Ottavio, non sopportavo l’idea di apparirti
infedele verso un marito che non esisteva, e dovrei collaborare alla tua
infedeltà nei confronti di una moglie reale?
OTTAVIO
(cercando
ancora di abbracciarla)
Ma non può finire così fra noi! Queste settimane di
passione, di speranze, di attese… capisci che non possono finire?!
CECILIA
Toglimi le mai di dosso, non riesco a sopportarle adesso.
OTTAVIO
E tutto quello che era incominciato fra noi?
CECILIA
Nulla sarebbe mai incominciato, se avessi conosciuto la
verità.
OTTAVIO
E non hai altro da dire a un uomo che ti ama
appassionatamente, che ti ha posto al di sopra di ogni ragione di vita?
CECILIA
No, Ottavio, io credo che tu ami soltanto te stesso, al punto
di sacrificare quello che può turbare il tuo piano egoistico: tua moglie e me
stessa.
OTTAVIO
Non è vero, Cecilia, e posso dimostrartelo.
CECILIA
E in che modo?
OTTAVIO
Portando ai tuoi occhi un personaggio che farai fatica a
riconoscere, un individuo meschino e calcolatore, infarcito di menzogne e di
vigliaccheria.
CECILIA
E chi sarebbe questo individuo?
OTTAVIO
Quello che tu hai definito innamorato di se stesso. Vuoi
assistere alla sua autodistruzione?
CECILIA
Se può servire a modificare qualcosa.
OTTAVIO
Servirà. Prima di tutto, non è vero che io sia sposato. Ho
tirato fuori una moglie per non dirti chiaramente che non intendevo sposarti.
Molto più comodo amare una donna che non ti chieda di unire la tua esistenza
alla sua. La vita può offrire occasioni diverse e interessanti, ed è buona
norma essere in condizione di poterne approfittare. Ecco perché non ho gridato
di entusiasmo sapendoti libera: la tua libertà condannava me alla schiavitù del
matrimonio.
CECILIA
Grazie per la sincerità, anche se a queste conclusioni ero
arrivata da sola.
OTTAVIO
Questo era l’uomo di ieri: ora davanti a te c’è un uomo
nuovo che vuole riacquistare la dignità perduta. Mi vuoi sposare, Cecilia?
CECILIA
Non sono finite le sorprese, oggi. E’una proposta seria la
tua?
OTTAVIO
Sì, Cecilia. Sapessi che gioia provo nel dirtelo!
CECILIA
Dovrò pensarci un po’ sopra, ti pare? Non si possono
prendere impegni così gravi in quattro e quattr’otto.
OTTAVIO
Tutto il tempo che ci vuole, amore mio.
(avanza
verso la dona a braccia aperte)
CECILIA
Bisogna ricominciare tutto da capo…
(Ottavio
vuole stringerla fra le braccia, ma Cecilia si divincola e si scioglie)
… vuoi bruciare le tappe? Va bene che siamo nella camera di
un motel, ma non devono esserci equivoci…
(va
a spalancare le tende della camera)
… tutti devono vedere quello che stiamo facendo…
(va a spalancare la porta)
… anche questa dev’essere aperta…
OTTAVIO
Cosa fai, Cecilia?
CECILIA
Ci siamo appena conosciuti e abbiamo incominciato a darci
del “tu”. Non ti basta? o vuoi che qualcuno pensi che siamo andati più avanti?…
non sarebbe conveniente, né per te, né per me.
OTTAVIO
Che cos’è questo gioco, Cecilia?
CECILIA
Sono le tappe necessarie per giungere alla conoscenza
reciproca. Quello che c’è stato nel passato non conta. Tu ed io siamo esseri
nuovi. Dobbiamo scoprire i nostri caratteri, le nostre idee, le nostre
preferenze nell’universo di sensazioni e di emozioni che ci circondano.
OTTAVIO
(è
riuscito a raggiungerla e a stringerla a sé)
Sì, ma perché tornare indietro? continuiamo dal punto dove
eravamo arrivati per approfondire la conoscenza.
CECILIA
(risentita)
Insomma! tu mi hai fatto una proposta e io devo ancora
decidere!
(Ottavio la lascia)
… ecco, così… ci sono poi adempimenti ai quali dobbiamo
sottostare: dovrai venire a casa mia a conoscere mi madre e mio fratello…
OTTAVIO
Quello del telefono?
CECILIA
Dopo la morte di mio padre è lui il capo-famiglia.
OTTAVIO
Sì, va tutto bene… ma perché parli di adempimenti e non di
amore?
CECILIA
Verrà anche quello, a poco, a poco… speriamolo, almeno… se
tu sarai paziente…
(alza il ricevitore del telefono)
Un taxi alla camera 24, per favore.
OTTAVIO
Che cosa hai fatto?
CECILIA
Ho chiamato un taxi per tornare in città.
OTTAVIO
E non c’è la mia auto a disposizione?
CECILIA
Uscire da un motel in tua compagnia… ma ti rendi conto? Che
cosa deve immaginare chi ci vede?
OTTAVIO
E non è lo stesso col taxi?
CECILIA
Chi mi vede può anche pensare che sia venuta qui per ragioni
diverse da…
(è imbarazzata)
OTTAVIO
(malizioso)
… da…?
CECILIA
Da quelle per le quali tu eri venuto qui.
OTTAVIO
Io solo?
CECILIA
Tu solo. Io avevo la recita da portare avanti.
OTTAVIO
La farsa, vuoi dire, dove c’è un Pulcinella che rimane
beffato e bastonato.
CECILIA
Hai qualcosa da rimproverarmi?
OTTAVIO
Forse questa è la punizione che ho meritato, e non mi resta
che accettarla.
(due brevi squilli di clacson)
CECILIA
E’ già arrivato…
(va verso la porta)
… arrivederci, Ottavio.
OTTAVIO
(desolato)
Te ne vai così… senza neppure dirmi quando ci rivedremo?
CECILIA
Telefonami… prenderemo un appuntamento.
(Ottavio
fa un passo e un gesto verso la porta, ma Cecilia è già uscita. Ha un gesto di
dispetto, segue dalla soglia la macchina che si allontana, chiude la porta,
ritorna sconsolato al centro della stanza. Suona il telefono, Ottavio va a rispondere)
OTTAVIO
Pronto… la signorina della camera 23?… il mal di testa è
scomparso, definitivamente, grazie alle sue pillole… non è per quello che mi
chiama? ha un favore da chiedermi…dica pure. Dopo la sua gentilezza di poco fa,
mi sento in obbligo con lei… chi aspettavo non viene più, e lei vuol sapere se
posso darle un passaggio in città, dato che sono rimasto solo in auto… certo
che la porterò in città ma, mi tolga una curiosità, come fa a sapere che sono
rimasto solo?… ha sentito la signorina che era con me andar via con il taxi… ma
non ha pensato che potrebbe tornare?… non tornerà: è stata costretta ad
ascoltare il colloquio che si è svolto qui dentro… lei non voleva, ho
capito… ma questa parete è di carta
velina e non ha potuto fare a meno… capisco perfettamente, ma non c’è bisogno
che si scusi. Spero che il nostro dialogo non l’abbia annoiata… anzi, l’ha
interessata e persino divertita, nonostante si sentisse colpevole perché stava
mettendo il naso in faccende che non la riguardavano… senza averne colpa,
capisco benissimo… ah, queste costruzioni moderne!… d’altra parte, non poteva
andar via perché aspettava di essere chiamata al telefono… le ripeto che ha
tutta la mia comprensione e la mia assoluzione… si è perfino divertita, lei
dice… e che cosa pensa di questo povero diavolo che, in una sola mezz’ora, da
attentatore alla fedeltà di una signora sposata, si è trovato sposato lui
stesso, e proprio sul punto di commettere un nuovo adulterio? Ah, ma non
finisce qui, perché quando ho deciso di redimermi con una confessione completa,
invece di un matrimonio riparatore, mi sono ritrovato alla dichiarazione
d’amore del primo appuntamento… Ho tutta la sua comprensione? la ringrazio:
quello che è successo mi ha portato un po’ fuori strada e ho bisogno di un certo
incoraggiamento… Lei ha apprezzato la mia sincerità… le deroghe sono state di
poco conto e di poca durata… avrebbe invece parecchio da ridire sul
comportamento della signora… pardon signorina che era con me… no, non abbia
paura di esprimere il suo giudizio, non si faccia scrupoli, sono io a pregarla
di parlare… il comportamento di Cecilia, diceva… ormai può chiamarla così: è
come se avesse partecipato anche lei al nostro colloquio… un piano organizzato
minuziosamente con spietata freddezza… sì, ora che ci penso… dice che è proprio
lei l’innamorata di se stessa, con quel continuo negarsi, con quel fare cadere
dall’alto un atto così naturale e spontaneo… sì, non posso che darle ragione,
signorina… Monica è il suo nome… non posso che essere d’accordo con lei, signorina
Monica… Monica soltanto?… lei il mio nome lo conosce già… sì, Ottavio… se
possiamo darci del “tu”?… ma certo, Monica, con grande piacere. Del resto, tu
sei entrata a fondo nella mia vita e mi conosci meglio di tanti con i quali mi
do del “tu” da lungo tempo… cercherai di farmi conoscere il più possibile di
te, per una questione di reciprocità… capisco, e non chiedo di meglio. Mi
permetti un’osservazione adesso? Io ti ho vista poco fa, quando sono venuto a
prendere le pillole, pochi attimi soltanto, ma sufficienti per giudicare colui
che doveva raggiungerti nella camera 23… ebbene, devo dirti sinceramente che
non si lascia per nessun motivo una bella donna come te, da sola in un motel.
Ah, non è dipeso da lui, ma da uno scoppio di gelosia della moglie… come dici?
che sarà l’ultima volta che darai retta a un uomo sposato… ah, se ti capisco!
Oggi sono stato sposato anch’io per
qualche minuto e non mi è piaciuto per nulla… veramente non mi è piaciuto molto
neppure quando sono tornato scapolo… stai ridendo? Fa sempre piacere suscitare
del buonumore… ripensi al mio accenno al povero Pulcinella beffato e
bastonato?… se ho digerito l’amaro che c’era dentro? completamente, Monica, è
come se quella vicenda fosse capitata a un altro e io l’avessi seguita, come hai
fatto tu, attraverso una parete. Ma, dimmi un po’: non avrai l’intenzione di
tornare subito in città, vero? Che cosa voglio fare? Qui ho una bottiglia di
champagne che vorrei bere con te… l’avevo portata per rallegrare l’ambiente con
Cecilia, e sai invece com’è andata a finire… rimpianti per ciò che poteva
essere e non è stato… come in una poesia di Gozzano?… no, nessun rimpianto, non
sono un crepuscolare…ma trovi che sia lo stesso un po’ decadente? a giudicare
almeno dalle mie frasi che Cecilia sapeva a memoria. Sai, erano frasi che
dovevano piacere a lei, costruite proprio per lei: è su Cecilia, dunque, che
bisogna dare un giudizio. Sì, ho preso una certa distanza da quello che si è
svolto qui dentro… anzi, una considerevole distanza puoi dire. Non è rimasta
nessuna traccia di rimpianto, nessun senso di delusione. E per il tuo mancato
incontro, è successo lo stesso? Allora brinderemo alla nostra libertà
riconquistata, alla nostra nuova amicizia… no, io non credo nel destino, ma
credo nella simpatia che può scoccare all’improvviso fra un uomo e una donna…
sei d’accordo anche tu? Bene, Monica, ti aspetto.
(chiude
la, comunicazione, ma la riapre subito)
… camera 24… potete mandare la bottiglia che ho fatto
mettere in fresco… grazie.
(depone
il ricevitore, dà uno sguardo alla camera e va a chiudere la tenda. Una rapida
ravviata ai capelli davanti allo specchio dell’armadio, fischietta
allegramente. Un leggero bussare alla porta. Va in fretta ad aprire e si trova
davanti il signore)
OTTAVIO
Ah, ancora lei!
SIGNORE
Disturbo?
OTTAVIO
No… solo che…
SIGNORE
Sto lasciando il motel con la famiglia, e mia moglie vuole
che prima le faccia conoscere i bambini.
OTTAVIO
Che gentile pensiero!
SIGNORE
Lei ha detto che i bambini le piacciono…
OTTAVIO
E’ vero… e se ci fosse più tempo…
SIGNORE
Un attimo solo… Franca, Carlino, venite a salutare il
signore.
VOCE BAMBINA
Buonasera, signore.
OTTAVIO
Che carina!
(allunga
la mano fuori della porta per una carezza)
SIGNORE
E tu non dici nulla?
OTTAVIO
Non importa, è un po’ di timidezza… arrivederci, bambini…
(al signore)
… e ora, se permette, sto aspettando una persona.
SIGNORE
Capisco. Se ci fosse tempo vorrei raccontarle di una volta
che…
OTTAVIO
Ma il tempo non c’è.
SIGNORE
Peccato perché era una storia divertente.
OTTAVIO
Un’altra volta… saluti la sua signora…
(chiude
la porta sulla faccia del signore, sbuffa, ascolta i passi che si allontanano e
respira sollevato. Suona il telefono e corre a rispondere)
OTTAVIO
… pronto… Monica?… è successo un fatto nuovo… il tale col
quale avevi appuntamento ti ha telefonato: è riuscito a disfarsi della moglie e
sta precipitandosi qui… ma se avevi detto che con gli uomini sposati avevi
chiuso… sì, tu hai cercato di dirglielo, ma lui ha incominciato a supplicarti,
ti ha giurato e spergiurato che quello che è successo non accadrà più… come
faccio a saperlo? Non è difficile immaginarsi quello che può averti detto,
basta un po’ di fantasia… ah, ti ha detto anche che sua moglie non intralcerà
più i vostri incontri, e che lui ha argomenti di ferro per rendersi libero…
peccato non li abbia adoperati prima questi argomenti… insomma, hai capito che
con lui non potevi rompere così, su due piedi… capisco… ma sei sicura che
manterrà le promesse?… Se non le mantiene lo manderai al diavolo… beh, se hai
deciso così… senti dalla voce che sono piuttosto deluso?… è naturale, no?
avevamo deciso di approfondire la nostra conoscenza, e io ci tenevo molto. Non
è detto che non possa accadere in futuro?… speriamo. Vuoi che ci scambiamo i
nostri numeri di telefono… dimmi pure…
(scrive
il numero che gli viene dettato. Lieve bussare alla porta)
VOCE DELLA CAMERIERA
Servizio.
OTTAVIO
(coprendo
per un attimo il microfono con la mano)
Avanti!… il mio è sei, quattro, otto, sette, cinque, zero…
(la
cameriera entra con un vassoio sul quale sono la bottiglia e i bicchieri;
Ottavio fa cenno di mettere tutto sul tavolo)
… come dici? che potrei fare la pace con Cecilia?… sai bene
che con lei non ho bisticciato, ma è successo un fatto più grave…
(la
cameriera fa per andar via, ma Ottavio le fa cenno di fermarsi)
… si è rotto qualcosa nel nostro rapporto… lo capisci anche
tu, vero?… e sarà difficile poterlo aggiustare…
(fa
cenno alla cameriera di stappare la bottiglia)
.. non voglio fare il difficile, ma quando si incomincia a
guardare qualcosa con occhio diverso, non accade mai di ritornare alla visione
di prima…
(la
bottiglia è stappata e Ottavio fa cenno di mescere)
… e, se devo essere sincero, è proprio te che devo
ringraziare per avermi aperto gli occhi…
(la
cameriera ha riempito una coppa e Ottavio le fa cenno di riempire anche
l’altra)
… ora devi lasciarmi: s’è fermata un’auto davanti alla tua
camera… arrivederci, Monica, e tanti auguri.
(Ottavio
prende una delle coppe riempite e la porge alla cameriera che scuote la testa
per rifiutare)
… la prenda, la prego, brindi con me.
CAMERIERA
(continuando
a negare col capo)
Non posso… non posso.
OTTAVIO
E’ contro le norme, vero?... aspetti, allora…
(va
a chiudere la porta che era rimasta aperta)
… ora le norme non esistono più…
(ritorna
al tavolo accanto al quale c’è la cameriera impacciata; Ottavio le porge il
bicchiere e lo tocca col suo)
…alla felicità, signorina…
(devono
tutti e due; Ottavio riempie le coppe)
CAMERIERA
No… no…
OTTAVIO
Un solo goccio… ma sieda, la prego…
(la
cameriera, timidissima, siede sulla punta della sedia)
… lei crede al destino?…
(la cameriera fa energicamente cenno di no col capo)
OTTAVIO
… e fa male perché la vita, a
volte, offre occasioni imprevedibili, ricche di interesse e di fascino, che
devono essere colte a volo e seguite fino in fondo…
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Estratti da opere storico – letterarie