per ogni eventualità, rivolgersi ad:
Alessandro Balducci – Via Cicco Simonetta, 12 – 20123 Milano – Italia
Telefoni: (+39) 02.58.10.79.79 – (+39) 338.83.02.412
www.alfredobalducci.it – alessandrobalducci@tiscali.it
(Atto unico)
—
Premio Pirandello
(Agrigento) 1979
—
[Testo tutelato
dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Sinossi:
Due
uomini su una barca di fronte all'infinito naturale e a quello delle loro
coscienze. L'uomo, però, non è abituato ai grandi spazi dentro e fuori di lui:
ogni profondità lo atterrisce e lo condiziona.
Durata: atto unico
Genere: drammatico
2 personaggi (uomini)
Premio Pirandello (Agrigento)
PERSONAGGI:
TONO
LEO
LA SCENA:
Una barca a remi in mezzo al mare. I remi
sono abbandonati sugli scalmi. Al posto di voga c'è Tono, un cieco. Leo è
sdraiato sul fondo della barca ed è quindi invisibile dalla platea.
LEO — (dal fondo della barca dopo alcuni sbadigli) Questo,
proprio non dovevo fartelo...
TONO — Che c'è?
LEO — Andiamo, dài... addormentarsi come un
idiota.
TONO — Solo gli idioti hanno sonno?
LEO — Gli altri non vengono a dormire
sul pagliolo di una barca... (ci
ripensa)... anche se qui non è male... è bello riaprire gli occhi e...
(sbadiglia)
TONO — Più che gli occhi, mi sembra che tu abbia riaperto la bocca.
LEO — (ride) Quant'ho dormito, eh?
TONO — E chi lo sa... mi sono addormentato
anch'io.
LEO — (ride) Senti, senti...
TONO — ... mi sono assopito qui.
LEO — Ai remi... come sulle antiche galere! ... dài, ammettiamolo di
essere due idioti... partire all'alba delle cinque per...
TONO — Quali cinque?! alle sette siamo saliti
in barca.
LEO — Ma se stamani la mia sveglia ha suonato alle quattro e mezzo!
TONO — Ti sbagli con sabato scorso.
LEO — Ma cosa dici?! ... perché avrei così sonno, allora?
TONO — Lo domandi a me?
LEO — Hai già buttato le lenze?
TONO — Ho dormito anch'io, ti ho detto.
LEO — Proprio perché ci siamo alzati alle
sette, vero?
TONO — Che c'entra!... me ne stavo in silenzio per non disturbarti, e
un colpo di sonno è venuto anche a me.
LEO — (sbadiglia) Alzarsi così presto
per...
TONO — Uffffffà!...
LEO — Sì, sì... alle sette... e Clara mi avrebbe detto: "ma devi
proprio alzarti a quest'ora?!"
TONO — Se ti vanno bene le cinque, prenditi le
cinque.
LEO — Non ti ho ancora raccontato dell'altro giorno... lo conosci
quello della direziono con i baffetti....
TONO — Beh, se ha i baffetti, io proprio...
LEO — Hai ragione... quello che parla col
naso...
TONO — Ho capito.
LEO — Mi telefona l'altra mattina: "Prepara quaranta matasse
isolanti". "Di che numero?" domando. "Ce li avete tutti i numeri?" "No: il
ventidue è esaurito" "Ecco, mi serviva proprio quello". E butta giù. Non ti
sembra un po' matto?
TONO — No: voleva incastrare qualcuno.
LEO — Quelli dell'approvvigionamento?
TONO — Eh, eh.
LEO — Se lo meriterebbero quelle teste di cavolo... (Breve pausa)...
Di' un po', ci siamo alzati alle quattro e mezzo per parlare di lavoro?
TONO — Alle sei e mezzo ... ma perché non guardi l'orologio?
LEO — Se abbiamo dormito ...
TONO — Aggiungi, dieci, venti minuti... mezz'ora... e poi si potrebbe
sapere che ore sono adesso?
LEO — E' nel giubbotto dietro di te.
TONO — (cerca a tastoni) Dov'è?... io non sento nulla... lo sai
che con me devi mettere le cose sempre allo stesso posto.
LEO — A volte non me ne ricordo.
TONO — Lo sai che cosa vuoi dire, per un cieco, non trovare un oggetto
nel suo posto preciso?
LEO — Sì, lo so.
TONO — E' un punto cardinale che crolla. Lo
capisci?
LEO — Sì che lo capisco.
TONO — E' come prendere... che so, la strada che va al porto, e in
fondo, invece del porto, trovare una piazza.
LEO — Su, non farla troppo lunga: io non ci penso quasi mai e ti
tratto come uno qualsiasi. Come vuoi tu,no?
TONO — Sì, ma...
LEO — (interrompendolo) O vuoi la compassione intorno a te, la
gente che ti parla a bassa voce...?
TONO — No, ma...
LEO — (ancora interrompendolo) ... "la compassione: un
molliccio disgustoso che ti si attacca addosso"... l'hai detto tu, no?
TONO — Sì, l'ho detto io. Mi piace essere trattato come uno qualsiasi,
ma se non rimetti ogni cosa a posto, non posso essere uno qualsiasi. Chiaro, no?
LEO — (grugnisce assentendo, sbadiglia, poi, dopo un breve
silenzio, vivacemente) Le orate, ecco la prova.
TONO — Che prova?
LEO — Siamo venuti per le orate, stamani!... e quando c'è il passo
delle orate?
TONO — Di mattina presto.
LEO — Ecco perché siamo partiti alle cinque!
TONO — (toccando qualcosa ai suoi piedi) ... alle orate ... con
gli ami del sei?!
LEO — E chi ha messo quegli ami?
TONO — Chi ha preparato le lenze ieri sera?
LEO — Sono stato io... ma non ricordavo di aver montato ami del sei.
TONO — Piuttosto grave, vecchio. Ecco perché dal magazzino non ti hanno
ancora passato in ufficio.
LEO — Sono anni che me lo promettono.
TONO — Forse è colpa di qualche confusione con una bolletta di carico e
scarico.
LEO — Mai successo in dodici anni... li compio alla fine del mese,
sai?
TONO — La colpa non è degli ami del sei,
allora?
LEO — No, la colpa è di quel grassone maledetto che sta nella gabbia a
vetri.
TONO — Terzo buco nella seconda fila sul primo quadrante. Sembra un
pilota di linea quando risponde al telefono: "magazzino ricevuto"...
LEO — Ecco chi deve dare il parere favorevole ... lui! mi s'è messo di
traverso con i suoi quintali di trippa, e non c'è verso di smuoverlo.
TONO — Dài e dài, siamo ricascati sul lavoro.
LEO — E come fai a dimenticartene?! ... le otto ore, dicono ... macché otto d'Egitto!... sono ventiquattro, qui nella testa... anche quando
dormi ripassi in rivista quei maledetti scaffali ... Me lo devono dare quel
posto!
TONO — Pensi che in ufficio tutto filerebbe
liscio?
LEO — Questo non lo so: i guai sono dappertutto... ma ti pare niente
non vedere più il grassone?... la paga, poi, aumenterebbe del venti per cento...
pensa, si potrebbe comprare una barca nuova...
TONO — Se è solo per questo, la tua parte posso anticiparla io.
LEO — Non è solo per la paga... anche per Clara mi piacerebbe...
TONO — Ah...
LEO — ... così, tanto per dimostrare che non sei un idiota completo...
(Tono grugnisce per assentire)... certe cose aiutano, in
famiglia... non trovi?
TONO — Perché no?... (tasta ancora sul fondo della barca)...
tutti del sei: non ne hai sbagliato uno!
LEO — Vedi, io... (vorrebbe dire qualcosa, ma si trattiene)...
beh, anche se è troppo tardi per le orate, possiamo tirar su qualcos'altro,
anche con il sei... delle sogliole, magari... ci saranno sogliole in giro?
TONO — Ne hai mai pescate, tu, di sogliole?
LEO — No.
TONO — Ecco: le conosci soltanto per averle
mangiate.
LEO — Come fai a essere così sicuro?
TONO — Perché le sogliole si pescano solo con le reti, e di giorno non
vanno mai in giro...
LEO — Ah.
TONO — ... se ne stanno sepolte nel fondo a mangiare microrganismi.
LEO — L'enciclopedia del pescatore ha parlato! E quali altri pesci ci
sono in giro?
TONO — Bisogna sapere che ore sono: ogni pesce ha il suo orario di
passeggiata. Deciditi a trovare quel giubbotto.
LEO — Adesso mi alzo... peccato! si sta così bene qui, con l'acqua
sotto che sciacquetta... sarà stato così nel ventre della mamma?
TONO — Non me ne ricordo... (pausa)... cosa ne dici di tentare
con i saraghi?
LEO — Per me... (breve pausa)... ti ricordi del nostro
professore di ginnastica?
TONO — Perché tiri fuori proprio lui?
LEO — Associazione di idee: la mamma, l'infanzia, la scuola... il
professore di ginnastica.
TONO — Sì che me ne ricordo... con la sua "passeggiata ritmica"... la
chiamava così, vero?
LEO — Passeggiata con canzoncina di accompagnamento... (canterella)
Per un miglior destin / cercate alfin... / (in coro con Tono) di cosa
è fatto l'uom / fate attenzion...
TONO — Allora, lo recuperi o no quel giubbotto?
LEO — Ma se si sta così bene senza sapere che ore sono!... (con
comica enfasi)... abbandonati nell'oceano del tempo, senza conoscere il
punto preciso dove abbiamo fatto naufragio...
TONO — (con comica gravità) Guai a colui che ha la soluzione a
portata di mano e non cerca di raggiungerla.
LEO — Mica male come predicatore.
TONO
—
Dici?
LEO — Dico, dico... (rifacendogli il verso)... la soluzione a
portata di mano ... la salvezza a portata di mano...
TONO — Bravo. Alzati, adesso.
LEO — La soluzione o la salvezza sono la stessa cosa, no? ... è come
dire la risposta, la verità...
TONO — Cominciamo a parlare difficile.
LEO — E' una questione di cornice: il mare, il silenzio ... tutto
quello che tiri fuori diventa solenne.
TONO — Però, l'idea del predicatore non è male... Sempre meglio che
infilare le spine in un centralino telefonico.
LEO — Sei ricascato sul lavoro, eh?
TONO — Non lo faccio più, giuro!... (ripensandoci)... un
predicatore cieco... le parole che salgono dal profondo della notte ... là dove
la verità è tutta avvolta di ombre...
LEO — Magnifico!... ma pensiamo alle sogliole, adesso... (si
solleva)... anzi, ai saraghi... dunque, il giubbotto... eccolo là, sotto il
sedile... (si allunga, prende il giubbotto, estrae l'orologio)... le
tre!...
TONO
— (stupito) Cosa, le tre?!
LEO — L'orologio segna le tre.
TONO— E' fermo?
LEO — No, funziona.
TONO — Sarà scarico.
LEO — Se lo carico regolarmente prima di andare a letto.
TONO — Beh, per quello... lasciamo perdere.
LEO — Lasciamo perdere che cosa?
TONO — Gli ami del sei ... la sveglia alle quattro e mezzo...
LEO — Insomma, qui la carica non manca. Vuoi provare?
TONO — Ma, quali tre? del mattino o del
pomeriggio?
LEO — Se fossero del mattino sarebbe buio
pesto.
TONO — E se fossero del pomeriggio, avremmo dormito... otto ore... è
assurdo!
LEO — E come lo spieghi?
TONO — Un'assurdità non si può spiegare.
LEO — Hai ragione: non c'è nulla da spiegare. Sono le tre del
pomeriggio, e basta.
TONO
— Hai saltato il pranzo e non hai appetito?
LEO — E se avessimo già mangiato?
TONO
— Nel sonno?
LEO — Dove sono i pacchetti della colazione?
TONO — Dove li metti di solito, a prua.
LEO — (va a guardare) Qui non c'è
nulla.
TONO — Eppure, ricordo bene di averti consegnato il mio.
LEO — Anch'io lo ricordo... l'ho messo vicino al mio... eravamo ancora
sul molo.
TONO — E là sono rimasti.
LEO — E se invece li avessimo consumati?
TONO — Questa mi sembra un po' grossa da mandar giù.
LEO — E' tutto così strano, stamani.
TONO — Non c'è nulla di strano: siamo partiti alle sette, lasciando i
nostri pacchetti sul molo... abbiamo remato per un po' verso il largo, poi ci
siamo appisolati... tutto qui.
LEO — E l'orologio?
TONO — Si sarà fermato ieri sera e poi avrà ripreso a funzionare.
LEO
— Non l'ha mai fatto.
TONO — Questa volta è capitato. Avrà bisogno di una ripulita.
LEO — Sarà. Ci mettiamo a pescare?
TONO
— Direi.
LEO — Non avremo lasciato anche le esche sul molo... no, eccole
qua... (fischietta, poi, smette all'improvviso guardandosi intorno)...
ma dove ci troviamo, eh?...
TONO — Come... dove?...
LEO — Dove diavolo siamo finiti?
TONO — A me lo domandi?
LEO — Si, a te che hai remato mentre dormivo... lo sai che non si vede
più la costa?
TONO
— Com'è possibile? !
LEO — Niente, ti dico... da nessuna parte... mare e poi mare tutto
intorno.
TONO — Siamo arrivati fin qui a forza di remi... è quasi incredibile.
LEO — Ma se sono le tre del pomeriggio, di tempo ne hai avuto.
TONO — Sarei morto di stanchezza, non ti pare?
LEO — Come te lo spieghi allora?
TONO — Una corrente, è semplice... una corrente che ci ha spinto al
largo.
LEO — La spiegazione sùbito pronta, eh?
TONO — C'è sempre una spiegazione.
LEO
— Allora, spiegami perché hai continuato a remare senza sapere dove
andavi.
TONO — Mi orientavo con il vento.
LEO
— II vento?
TONO — ... c'era una brezza leggera che mi colpiva in pieno viso.
LEO — E come facevi a sapere da dove veniva?
TONO — Un vento di terra si riconosce subito dai profumi che porta.
LEO — Mai saputo una cosa del genere.
TONO — Non ne hai mai avuto bisogno.
LEO — E così, tu hai remato...?
TONO — ... con il vento sul viso, fermandomi quando l'aria cessava...
poi mi sono addormentato anch'io.
LEO — Ed ora non si muove un filo.
TONO — E non c'è nessun segno della costa?
LEO — Nessuno... galleggiamo sull'infinito ... di sopra, di sotto...
tutto intorno.
TONO — Non riesci a vedere la posizione del
sole?
LEO — No, è coperto. Non c'è nulla per orientarsi... forse la corrente
ha spinto la barca.
TONO — Ma quella neanche tu la puoi vedere.
LEO — Basterebbe buttare dei pezzetti di carta sull'acqua.
TONO — Ma le correnti sono capricciose... a volte scendono in
profondità... compiono curve strane...
LEO — Lo so. Aspettiamo che si rialzi il vento, sperando che sappia
ancora di terra.
TONO — Da qualunque parte venga, il vento ora profuma solo di mare, di
salsedine.
LEO — Come due naufraghi, allora ... un naufragio nella vasca da
bagno... perché, per quanto tu abbia remato, o sia stata forte la corrente, non
possiamo essere! allontanati troppo... (comincia a fischiettare nervosamente
e a muovere qualcosa nel fondo della barca).
TONO
— Che fai?
LEO — Preparo le lenze. Non siamo venuti per
pescare?
TONO — (rilevando l'asciuttezza della risposta) Pensi che sia
mia la colpa?
LEO — Potevi svegliarmi, no?
TONO — Chi andava a pensare che sarebbe bastato così poco per perdere i
contatti con la terra.
LEO — Non ci hai pensato, vero? A chi vorresti farlo credere?
TONO — Cosa stai farneticando? (Leo continua il suo lavoro senza
rispondere)... rispondi, Leo... tu credi...?
LEO — Io non credo in nulla: guardo e basta... la vuoi anche tu una
lenza?
TONO — Eh, no, prima dobbiamo risolvere questa faccenda.
LEO — Ma lasciami in pace!...
TONO — In quale pace ti devo lasciare, se dentro hai una battaglia
continua?
LEO — Non sai che ore sono... è la prima volta che perdi la nozione
del tempo, vero?
TONO — Da sveglio, ma questa volta mi sono addormentato.
LEO — E le miglia percorse remando?
TONO — Volevo portarmi al largo, ma senza una corrente non saremmo
arrivati fin qui.
LEO — Povero innocente!
TONO — Che cosa vuoi dire?
LEO — Ti sei liberato finalmente del tuo complesso, vero?
TONO — Quale complesso?
LEO — Quello di un cieco verso uno che vede.
TONO — Ma, cosa dici!
LEO — Hai voluto rendermi simile a te, trascinarmi nel tuo buio...
TONO — Ma ti rendi conto..?
LEO — ... ora sono entrato nella tua dimensione... sono come te: ho
bisogno di qualcuno che mi prenda per mano e mi faccia attraversare la strada.
TONO
— Smettila, Leo.
LEO — La cercavi da tempo un'occasione come questa... Hai aspettato
che dormissi e ti sei messo a remare furiosamente, nella corrente che porta
fuori della baia...
TONO
— Stai impazzendo,
Leo.
LEO — ... poi hai cambiato gli ami alle lenze... poi hai preso il mio
orologio e hai spostato a caso le lancette... poi hai gettato in mare i
pacchetti della colazione...
TONO — Anche quello... e perché?
LEO
— Perché erano incartati nel giornale di ieri, e tu lo sapevi...
TONO
— E allora?
LEO — ... c'era una data su quel foglio... e una data è un punto fermo
per appoggiarsi...
TONO
— E allora?
LEO — ... così, fra un po', potrai dirmi che oggi, magari, non è
sabato, ma domenica...
TONO — E non lo sai?
LEO
— Lo vedi?!
TONO — Certo che è domenica: ieri abbiamo lavorato perché era l'ultimo
sabato del trimestre...
LEO — Lo vedi? !
TONO — Lo sai anche tu che l'ultimo sabato del trimestre è dedicato
all'inventario!
LEO — Ecco ... ci sei riuscito!... l'hai realizzato il tuo
capolavoro!... e proprio con me hai voluto vendicarti... con me che non c'ero
quel giorno...
TONO — Quale giorno?
LEO — ... quello del residuato di guerra, di quando eravamo ragazzi...
io non c'ero con voi quel giorno...
TONO — Lo so: ed è stata una fortuna per te.
LEO — E' per questo che hai voluto punirmi? Perché sono stato
fortunato?
TONO — Ma cosa dici!
LEO
— Sono come te, adesso... sei contento?
TONO
— Piantala, Leo!
LEO — Sei soddisfatto?! ... ci sei riuscito finalmente a far tacere la
tua invidia, il tuo risentimento...
TONO — Ti sono sempre stato amico...
LEO — Mi hai sempre odiato: ora capisco. Non mi hai mai perdonato i
miei occhi che vedono!
TONO — Stai impazzendo, Leo!
LEO
— Sto adoperandoli, finalmente, questi occhi!... ora sì, che riesco
a vedere le cose come sono...
TONO — E che cosa diavolo vedi?!
LEO
— ... che hai sbagliato i tuoi conti: il vantaggio è ancora mio...
sono ancora io al comando!... (sfila un remo dallo scalmo e lo solleva come
se volesse colpire l'amico che è immobile al suo posto. Un attimo di esitazione,
poi Leo abbandona il remo e crolla sul fondo della barca con il viso fuori dal
bordo. Rumori di chi sta vomitando).
TONO — (Dopo un silenzio) Stai male? (Leo non risponde:
tuffa una mano nell'acqua e se la passa sul viso)... Leo... ti senti male?
LEO
— (quasi a se stesso) Vergogna!...
Vergogna!...
TONO — Che cos'è successo?
LEO — Perdonami, Tono...
TONO — Per quello che hai detto?... cosa vuoi che conti.
LEO — Per quello che stavo per fare.
TONO — Quello che stavi per fare, proprio non
lo so.
LEO — Com'è possibile che mi sia passato per la mente, anche per un
solo attimo?!
TONO
— Non te la prendere: non è successo niente.
LEO — Ma stava per succedere... vergogna... vergogna!...
TONO — E' successo solo nella tua mente... un gioco di fantasia.
LEO — Lo chiami gioco?!
TONO — E che cos'è? con la mente, a volte, pensi addirittura di
distruggere il mondo.
LEO — Dunque, non sai cosa stavo per fare?
TONO
— No.
LEO
— Non l'hai intuito?
TONO
— No.
LEO — Come avresti potuto?... un'azione così ignobile, così vile...
TONO — Piantala, Leo: io non so niente e non è successo niente.
LEO — Sei troppo generoso.
TONO — Cosa dovrei fare?
LEO — Costringermi a dire quello che mi è passato nella mente.
TONO — Quando a casa arriva un ospite, non sei obbligato a spalancargli
anche il ripostiglio.
LEO — Grazie, Tono.
TONO — (dopo un silenzio, in tono più basso) Non va ancora bene
con Clara, vero?
LEO — Sempre peggio... l'hai capito anche tu.
TONO — Non fai che gridarlo.
LEO — Sembra che abbia preso una decisione.
TONO
— Cioè?
LEO
— Mi lascia.
TONO — Non sente più niente per te?
LEO — Dice che mi ama ancora, ma che non ce la fa ad andare avanti
così.
TONO
— (dopo un silenzio) Allora, le buttiamo o no queste lenze?
LEO — Basta attaccare l'esca.
TONO — (armeggiando con le mani sul fondo della barca) II piombo
mi sembra scarso... se c'è corrente, il filo va per conto suo.
LEO — Questa è già pronta... tieni...
TONO — (gettando il filo fuori bordo e svolgendolo dal sughero)
Penso che sia un errore da parte sua.
LEO — Non se la sente di continuare con questa vita... le hanno
offerto di riprendere a cantare.
TONO — Ma se ti ama veramente... (breve pausa)... c'è niente in
giro?
LEO — Qualche ombra intorno al filo... forse sono vaironi... (anche
lui getta la lenza).
TONO — Sai cosa ti dico?... secondo quello che tiriamo su, forse è
possibile sapere che ore sono.
LEO — Questa volta, l'enciclopedia del pescatore l'ha sparata un po'
grossa.
TONO — Con una certa approssimazione, si capisce... (breve pausa)...
a cantare nel locale di prima?
LEO — No, in giro con una compagnia di rivista, o di varietà... non so
bene.
TONO—Ha già deciso?
LEO — Ha ancora qualche giorno.
TONO — E' un peccato che i pesci non osservino le feste comandate.
LEO — Come sarebbe?
TONO — Se lo facessero, da come sono vestiti, si potrebbe sapere se è
sabato o domenica... (risate)... e, all'orizzonte?
LEO — Nulla.
TONO — (dopo una pausa)... e, se
accade?
LEO — Non ci ho ancora pensato.
TONO — Se ti vuoi bene, non avrà il coraggio di andarsene.
LEO — Può bastare l'affetto?
TONO — Sì dice di sì... (ricuperando il filo)... il signorino
ha fatto colazione...
LEO — Mangiato il verme?
TONO — (cambiando l'esca) Già... era un
nasello.
LEO — Ha lasciato il biglietto da visita?
TONO — Non ne ha bisogno: basta il tocco
sull'esca.
LEO — (continuando ad alta voce il discorso che finora ha fatto
dentro di sé)... e che cosa ho saputo darle in questi due anni?... che cosa
sono stato capace di darle?!
TONO — Hai un modo curioso di parlare: lascialo in magazzino il
registro di carico e scarico.
LEO — Vorrei che non servisse.
TONO — Beh ... ma non bisogna esagerare con certi conti. Clara, poi,
quando s'è messa con te, sapeva bene quello che poteva aspettarsi...
LEO — Uno che in dodici anni non è riuscito a venir fuori da un
sudicio magazzino?
TONO — Non è dipeso da te.
LEO — Questo è vero!... c'era il grassone, poco fa, seduto al tuo
posto... quella carogna!...
TONO — Se per cavarsela bastasse un colpo di
remo!
LEO — Hai visto tutto, allora?!
TONO — Visto?
LEO — Intuito, volevo dire.
TONO — Un sospetto, forse.
LEO — Vergogna... vergogna!
TONO — Cosa vuoi che conti un sospetto per un cieco? il suo è un mondo
pieno di dubbi, di incertezze.
LEO — Non è più un dubbio, ora...
TONO — Zitto!... eccolo qua il signorino... voleva fare ancora il
furbo, ma questa volta non gli è riuscito... (ricupera il filo e butta un
pesce sul fondo della barca).
LEO — E' proprio un nasello! l'enciclopedia del pescatore non sbaglia
mai.
TONO — Con i naselli non ci si può sbagliare. E tu non senti niente?
LEO — No... girano intorno ma non si
avvicinano.
TONO — Forse l'amo è un po' scoperto.
LEO — Ora controllo. (Ricupera il filo).
TONO — Nessun segno di vita, intorno?
LEO — In pieno oceano, fuori dalla rotta di qualsiasi imbarcazione.
TONO — Strano.
LEO — E' calata un po' di foschia e il campo visivo s'è ristretto.
TONO — E' strana anche la foschia in questa
stagione.
LEO — Forse ci siamo confusi anche con quella.
TONO — (sorridendo) Già... la stagione, e magari anche l'anno...
LEO — ... o tutta la nostra vita...
TONO — ... una barca al largo in mezzo alla foschia trascinata da una
corrente sconosciuta...
LEO — E non è questa l'esistenza?
TONO — Non questo, soltanto.
LEO — E che cos'altro, allora?... che cos'è stata la mia se Clara se
ne va?... per cos'ho vissuto fino a oggi?
TONO — (ricuperando il filo) Eccone un
altro!
LEO — Hai voglia di pescare?
TONO — II filo della lenza è l'unico che ci leghi una realtà: quella
del pesce che abbocca.
LEO — E ne senti il bisogno?
TONO — Come farei senza? Prova a chiudere gli occhi anche tu.
LEO — E' come se li avessi chiusi: mare e foschia, non c'è altro.
TONO — Non siamo ancora pari.
LEO — (dopo una pausa) Sì, c'è sempre bisogno di un contatto
con la realtà... oppure, all'improvviso,ti trovi con un remo per aria, contro il
tuo migliore amico.
TONO — Contro tutto ciò che ti tormenta.
LEO — Attenti bisogna stare! qui non esiste più nulla di quello che
abbiamo imparato.
TONO — (tirando in barca un altro pesce) Un'esca sull'amo e un
pesce sull'esca: in questo non ci sono cambiamenti.
LEO — Mi pare di non conoscere più la differenza fra il bene e il
male.
TONO — Sei pronto per il successo, allora.
LEO — ... io batto la mano sullo scalmo... (esegue)... e dico:
questo è il male... il bene, dunque, è all'opposto: è il non battere la mano...
ma quello è il nulla...
TONO — E la differenza fra il ragionare e il farneticare, la conosci?
LEO — ... allora il bene sta nel nulla, nel lasciarsi andare su una
barca, in mezzo alla foschia... (torna a sdraiarsi sul fondo della barca)...
sì, così... così (il suono prolungato della sirena di una nave, si rialza)... la
sirena del "Nettuno"!
TONO — Il "Nettuno" che la domenica fa il giro delle isole.
LEO — ... arriva al molo alle undici e
quarantacinque...
TONO — ... e suona la sirena entrando nella baia, appena doppiato il
promontorio, alle undici e mezzo circa.
LEO — Eccolo là davanti... ha la prua nella nostra stessa
direzione!...
TONO — Siamo entrati anche noi nella baia,
allora.
LEO — ... puntiamo verso il molo.
TONO — Finito il mistero: le undici e mezzo di domenica in viaggio
verso casa. Che banalità!
LEO — Dài a me i remi, adesso... (siede accanto a Tono e impugna i
remi)...tanto per tenere la direzione: la corrente è forte in questo punto,
e di remi non ce n'è quasi bisogno... se vuoi continuare a pescare, puoi
metterti a poppa... chissà che al traino non riesca ad agganciare qualche
mormora.
TONO — Non abbiamo le esche adatte.
LEO — (remando) Senti come si fila, adesso?... l'avventura
dell'ignoto è terminata: siamo di nuovo sui binari... ooooo... oh!... ooooo...
oh!...
TONO — L'hai ritrovato, ora, il senso del bene?
LEO — Ritrovato. O, almeno, quello che siamo abituati a chiamare bene.
TONO — Tutto rientra nelle dimensioni solite. Prima era lo spazio
intorno a turbarti.
LEO — Dici?
TONO — E so anche perché ti piaceva startene lì sdraiato.
LEO — Perché?
TONO — Perché in quella posizione avevi i bordi della barca come
confine.
LEO — Può essere.
TONO — E' una sensazione che uno come me non potrà mai provare. Noi
galleggiamo sull'infinito. Sempre.
LEO — (remando) Ooooo... oh!...
ooooo... oh!
TONO — Pensandoci bene, potrebbe venir fuori una conclusione.
LEO — Quale?
TONO — Che l'uomo non ha bisogno di libertà, ma di una corrente che lo
spinga nella direzione conosciuta.
LEO — Una spiegazione un po' reazionaria, mi sembra. Se quella è la
tendenza, bisognerebbe cercare di rovesciarla.
TONO — C'è da vincere la paura dell'ignoto: non è facile. (Recitando)
"...chi non preferisce i mali già conosciuti, anziché affrontarne altri
ancora oscuri? Così la nostra coscienza ci trasforma in vili, e tutto il fuoco
della nostra immaginazione si attenua e si spegne alla luce di questo
pensiero...".
LEO — E' proprio domenica oggi se tiri fuori l'Amleto della festa.
TONO — Non c'è una grande scelta tra i testi scritti in braille.
LEO — (remando)
Ooooo... oh!... ooooo... oh!...
TONO — … e poi, se fossi un regista, l'Amleto lo farei recitare da un
cieco... si spiegherebbe meglio il suo brancolare attraverso i sospetti, lo
sforzo che fa per leggere in se stesso.
LEO — Per te, tutto si riduce al dramma del vedere o del non vedere?
TONO — Ce ne sono altri?
LEO — (voltandosi) C'è la punta del molo che sbuca dalla
foschia.
TONO — Chissà se ritroviamo i pacchetti della colazione!
LEO — (ride) Fra mezz'ora siamo di
nuovo a terra.
TONO — Una corrente amica che ci ha spinto fuori e che ci riaccompagna
a casa: tutto è tornato a posto.
LEO — Sai... per la faccenda di poco fa, non è come pensi...
TONO — Quale faccenda?
LEO — Quella del remo... è stato uno scatto di nervi, e un gesto... il
gesto, sì c'è stato, ma non l'intenzione... e come avrei potuto, verso di te...
TONO — Ma certo, Leo: so bene che non l'avresti mai fatto. L'amicizia è
un sentimento sacro.
LEO — Grazie, Tono,
per averlo capito.
Ooooo... oh!... ooooo... oh!
TONO — E non ti preoccupare troppo per Clara. Non avrà il coraggio di
andarsene, vedrai.
LEO — Ieri ha seminato dei fiori nei vasi della terrazza. L'avrebbe
fatto, sapendo che non li avrebbe mai visti spuntare?
TONO — Io dico proprio di no.
LEO — Ooooo... oh!...
ooooo... oh!...
TONO — C'è ancora un fatto che non riesco a spiegarmi.
LEO — Quale?
TONO — Quello dell'orologio. Com'è possibile che segnasse le tre?
LEO — Semplice. Ieri mattina, mentre gli davo la carica, senza
accorgermene avrò sganciato il fermo. Così, oltre a caricarlo, ho mandato le
lancette a spasso per il quadrante.
TONO — E noi che ci lambiccavamo il cervello!
LEO — Abbiamo allontanato la verità a furia di chiacchiere. Bisogna
diffidare delle parole, a volte.
TONO — Specialmente di quelle che diventano
solenni.
LEO — Lo sai. Tono, che cosa m'è venuto in
mente?
TONO — Che cosa?
LEO — Di festeggiare, alla fine del mese, i miei dodici anni di
magazzino. Sicuro!... metto lo champagne in ghiaccio e, alla fine del lavoro,
càpito davanti al grassone con la bottiglia. Che ne dici, eh?...
TONO — Hai tutto da guadagnare a migliorare i tuoi rapporti con lui.
LEO — Forse non è la carogna che penso... forse non aspetta che un
gesto di amicizia.
TONO — Prova.
LEO — Non mi costa nulla, vero?...
TONO — Se lo dici tu.
LEO — Ma, guarda un po'... è così semplice, eppure non ci avevo mai
pensato!... proprio vero che le cose a portata di mano a volte ci sembrano
irraggiungibili... ooooo... oh!... ooooo... oh!... (canterella) Per un
miglior destin / cercate alfin... ooooo... oh!... di cosa è fatto l'uom / fate
attenzion... ooooo... oh!... di cosa è fatto l'uom / fate attenzion... ooooo...
oh!... ooooo... oh!...
FINE
Estratti da opere storico - letterarie