per ogni eventualità, rivolgersi ad:
Alessandro Balducci – Via Cicco Simonetta, 12 – 20123 Milano – Italia
Telefoni: (+39) 02.58.10.79.79 – (+39) 338.83.02.412
www.alfredobalducci.it – alessandrobalducci@tiscali.it
(tre
atti)
[Testo tutelato dalla
Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Due compagnie di ventura stanno per scontrarsi in battaglia, quando i soldati delle due bande scoprono di essere reciprocamente legati da fraterna amicizia, per un precedente fatto d'armi cui hanno partecipato da alleati. Lo scontro quindi non è più possibile, anche se i rispettivi generali, per ragioni diverse, si affannano perché lo scontro ci sia. Ma la pace trionfa, nonostante i trucchi messi in atto per accendere gli animi ed aizzare l'una contro l'altra le due parti. La sconfitta tocca proprio ai due generali: il buonsenso, l'amicizia e l'amore, almeno per il momento sono i soli vincitori.
Svolgimento della commedia
L'azione si svolge all'epoca delle compagnie di ventura in un medioevo non precisato.
Due formazioni di questo genere, composte da mercenari, stanno per scontrarsi: la prima è stata ingaggiata dal feudatario del castello di Boslavo che ha deciso di non pagare più le tasse al re dal quale dipende, mentre la seconda, al soldo del re, dovrebbe espugnare il castello per ricondurre il ribelle ai suoi doveri.
Atto primo
Accampamento della compagnia assediante: le due ordinanze del generale comandante conversano fra loro: la prima ordinanza racconta al collega meravigliato di un'avventura che ha avuto con una ragazza dei dintorni, ma il racconto è interrotto dall'entrata in scena del generale e del suo aiutante di battaglia, il marchese Von Hauser, giovane di importante casata, più interessato al gioco dei dadi che alle attività guerresche. Infatti, nella notte appena trascorsa, in cui avrebbe dovuto uscire in perlustrazione con una pattuglia intorno al castello, ha giocato a dadi il suo incarico, riuscendo a scaricare l'impegno sulle spalle di Salardier, un ufficiale della compagnia.
Ecco appunto Salardier che viene a riferire della sua missione: è stupito e preoccupato perché la pattuglia che comandava, trovandosi al cospetto dei nemici, invece di aggredirli, è andata ad abbracciarli. In più, il suo ordine di arrestare i soldati della pattuglia, al rientro al campo, non è stato eseguito. Insomma, il castello di Boslavo è difeso dalle truppe di Gutierrez, una formazione che in un recente passato ha aiutato la loro compagnia. Fra i soldati dei due schieramenti si è creata in quell'occasione una solida amicizia per cui adesso non intendono darsi battaglia. Ma il generale non si impressiona per questo: sa ben lui come spingere i soldati al combattimento, infiammandoli con un discorso. Adunata delle truppe: il comandante parla e la compagnia si mette in marcia verso il castello. Il generale è entusiasta e controlla da lontano l'azione. Ma cosa succede intorno al castello di Boslavo? gli assediati non impugnano le armi, ma hanno allestito una lunga tavola per banchettare, inoltre hanno alzato un albero della cuccagna come per una festa popolare.
Atto secondo
La ragazza conosciuta dalla prima ordinanza viene all'accampamento per chiedere al generale un permesso per recarsi al castello: deve andare da sua madre che si trova laggiù. Il generale l'interroga e la costringe a confessare che vuole andare dal fidanzato e non dalla madre. La ragazza l'accontenta senza capire il perché: ma il perché lo sa il generale; è sua intenzione portare un'offesa nel campo nemico, proprio per provocare uno scontro armato. Se la ragazza riceverà offesa dai suoi soldati, che cosa succederà quando al castello lo verranno a sapere? Il piano, però, fallisce perché i suoi soldati non se la sentono di recare offesa a una ragazza che forse sta a cuore a un loro amico al castello. C'è però la possibilità di convincere la vivandiera della compagnia ad accusare i soldati di Gutierrez di averla violentata: questo fatto accenderebbe sicuramente gli animi dei suoi soldati, che vorrebbero di sicuro vendicarsi. La vivandiera è disposta a recitare, entra nel bosco e torna piangente e con il vestito stracciato. Il generale fa adunare la sua compagnia per mostrare a tutti il misfatto e provocare lo sdegno di tutti: -Chi ti ha ridotto in questo stato?- le chiede fra l'indignazione generale. La vivandiera si asciuga le lacrime e punta il dito verso il marchese Von Hauser che sta arrivando: -E' stato lui!
Atto terzo
E' in scena la marchesa Von Hauser, amante del re e madre dell'aiutante di battaglia del generale, accompagnata da due dame: è venuta a trovare il figlio. Il generale scambia le tre donne per quelle che il re gli aveva promesso per intrattenere i soldati e ordina che siano messe a disposizione della truppa. Intanto al campo c'è un altro arrivo: è Gutierrez, il comandante nemico che supplica il suo amico generale di attaccare battaglia e di sconfiggerlo. Si trova in una situazione disperata: la sera prima ha perso al gioco le paghe dei suoi soldati che oggi stesso reclameranno il loro compenso. Se venisse sconfitto, invece, nessuno gli chiederebbe conto dei denari che, in quel caso, si presumerebbero caduti nelle mani dei vincitori. Arriva un ufficiale della compagnia a dire che le tre donne si rifiutano ai soldati; il generale ride e consiglia di aumentare il prezzo. Intanto al campo giunge addirittura il re che, preoccupato per la scomparsa della marchesa, ha voluto seguirla. Ordina al generale di avvertire la donna che è arrivata con le sue dame. Il generale si rende conto dell'equivoco in cui è caduto e, disperato, per crearsi almeno qualche merito agli occhi del re, mette le mani su Gutierrez: -Abbiamo catturato il generale nemico- dice. -Rimettetelo in libertà- risponde il re -la guerra è finita: il marchese di Boslavo ha fatto atto di sottomissione.
Il generale è soddisfatto di potersi sottrarre all'autorità del re, anche perché la marchesa Von Hauser, prima di andarsene, gli ha giurato un'atroce vendetta. Gutierrez invece è distrutto perché non sa come nascondere l'ammanco nella cassa. -Dovevi pensarci prima di giocare a carte con uno sconosciuto- gli dice il generale. -Non ho giocato a carte- risponde Gutierrez -ma a dadi. -A dadi?!- esclama il generale -allora io conosco il tuo vincitore.- Il marchese Von Hauser, che viene subito convocato, non è disposto a restituire la vincita, ma, come si addice a un gentiluomo, accetta di concedere una rivincita. Farà fede il generale con la cassa della sua compagnia. Gutierrez perde ancora: Von Hauser è ora padrone delle due casse. Intanto un sordo rumore allarma i due comandanti. -Che cos'è?- domanda il generale. -E' il rumore di un esercito in marcia- risponde Von Hauser -l'esercito di Gutierrez. Infatti, poco fa ho fatto un salto al castello e ho fatto spargere la voce che Gutierrez era fuggito con i denari delle paghe e che si trovava qui, sotto la vostra protezione, generale. All'inizio del bosco ci sono due cavalli a vostra disposizione.- I due non hanno altra scelta che tagliare la corda.
Von Hauser si autonomina generale, riunisce le due compagnie e dà ordine di pagare le truppe. Intanto sulla scena irrompono la prima ordinanza del generale con la ragazza che aveva conosciuto. La ragazza finge di essere infastidita dal militare: -Cacciatelo dalla compagnia- chiede a Von Hauser, lasciandogli capire che poi sarà generosa con lui. Von Hauser manda la ragazza ad aspettarlo nella sua tenda e firma il foglio di congedo.
E' sera e le operazioni di pagamento sono finite. Von Hauser va nella sua tenda, ma la ragazza non c'è. All'alba le compagnie riunite si mettono in marcia verso un nuovo impegno bellico. La prima ordinanza sventola il suo foglio di congedo mentre stringe a sé la ragazza: l'amore ha vinto.
Durata: tre atti
Genere: comico-satirico
Personaggi: 15 (10 uomini e 5 donne)
Pubblicata da:
- "Sipario", 1960.
- "Sufler" ("Il suggeritore", rivista di teatro russa), 1990.
Trasmessa dalla RAI
Tradotta in inglese da Hugh Barty-King, e in russo da Lev Verscinin.
Rappresentata da:
- Teatro Stabile di Trieste, 1960 (con Leonardo Cortese, Omero Antonutti,
Carlo Bagno, Pina Cei, Carlo Montini), regìa di Sergio Velitti,
scene e costumi di Dario Fo.
- Minack Theatre – Portcurno (Inghilterra), 1966.
- Teatro dei Satiri – Roma, 1967.
Ha scritto la critica:
"Balducci ravviva con linguaggio pungente e acerbo l'immagine di un mondo militaresco che per natura dovrebbe essere eroico e invece mostra le sue proprie miserie con atteggiamenti millantatori ... ha dato una figurazione di tipi ben coloriti e un dialogo vivo e leggero, aderente al carattere particolare della rappresentazione. L'esecuzione è stata fortemente ritmata, svelta e serrata con la regìa di Sergio Velitti ... le scene e i costumi di Dario Fo hanno inquadrato con magnifico rilievo di colori, di taglio e di forme i tre atti di Alfredo Balducci, fervidamente e ripetutamente applaudito insieme al regista e agli interpreti." (V.T. - "Il Piccolo" - Trieste)
"La commedia di Balducci è divertente e di notevole impegno, essa ci intrattiene con fine umorismo: la fresca invenzione, il dialogo scorrevole, vivace, spassoso, i personaggi caricaturali dànno ai tre atti un andamento estremamente divertente, con un ritmo comico che la regìa di Sergio Velitti ha giustamente sottolineato ... a questo punto ci accorgiamo che il riassunto della trama non rende (né poteva rendere) tutto lo spirito della commedia di Balducci, l'arguzia delle battute, l'efficacia delle trovate, il senso della sua gustosa polemica contro il militarismo, contro la guerra e i suoi profittatori... un grande successo. Dobbiamo dire che, attribuendo al Teatro Stabile di Trieste tutto il merito per avere rappresentato questa commedia di Balducci, ci auguriamo che possa essere presto rappresentata anche in altre città ed anche stampata." ("l'Unità" - Roma)
"L'autore ha posto un tema e ha svolto una storia teatralmente valida, confezionata con mestiere, ricca di colpi di scena. Le scene spiritose e allusive e i costumi sono di Dario Fo, la regìa di Sergio Velitti. Da queste componenti: autore, attori, scenografo, regista è nato uno spettacolo saporoso di gusto e di significati ... Vivissimo successo." ("Il Giorno" - Milano)
"Balducci ha condiviso gli applausi che il pubblico ha indirizzato agli interpreti del suo lavoro. Applausi che meritatamente erano rivolti all'autore chiamato al proscenio: "I dadi e l'archibugio" è infatti un buon testo, ricco di inventiva, di trovate di buon gusto e -anche- di una raggiunta padronanza di linguaggio teatrale..." (G.B. - "Il Gazzettino" - Venezia)
"La commedia possiede un pregio indubbio, non facile e non frequente, che subito si avverte alla lettura o all'ascolto: lo stile. La commedia è raccolta, appunto in grazia del suo stile, intorno a un'intenzione satirica che non vuole e non può essere rappresentata che da se stessa, cioè dalle parole che la rivelano ... il sapore della commedia è affidato in modo quasi determinante alla felicità del dialogo sottile ed educato..." (Roberto Rebora - "Sipario")
" ... la commedia ci appare complessivamente ottima, argutamente dialogata e teatralmente colorita. Un testo senza dubbio importante che pone subito Balducci tra i nostri commediografi di più sottile e raffinato estro satiro. Il pubblico ha dimostrato di intuire l'umorismo garbato e intelligente della commedia ed ha applaudito con calore l'autore e gli interpreti..." (Sol. - "il Messaggero Veneto")
Balducci ha raggiunto i suoi risultati migliori nei suoi primi due testi, I dadi e l'archibugio (1960) e L'equipaggio della Zattera (1962), di un antimilitarismo sottile e divertito, mai insidiato dal didascalismo."
Giovanni Antonucci – Storia del teatro italiano del novecento
Ne "I dadi e l'archibugio" e "L'equipaggio della Zattera", Balducci raggiunge forse i suoi risultati più convincenti per l'eleganza del dialogo, la robustezza della scrittura drammaturgica e la puntuale pregnanza e attualità dei temi.
Luigi Lunari – Cento trame del teatro italiano – Rizzoli Editore
I PERSONAGGI:
VON HAUSER, aiutante di battaglia del generale
CRISTIANO, ufficiale della compagnia
SALARDIER, ufficiale della compagnia
1a ORDINANZA,
al servizio del generale
2a ORDINANZA,
al servizio del generale
SCRIVANO, al servizio del generale
VIVANDIERA, della compagnia
VANNA, giovane contadina
IL RE
MEDICO, al servizio del re
MARCHESA, amante del re
1a DAMA
della marchesa
2a DAMA
della marchesa
GUTIERREZ, capitano di ventura
LA SCENA:
L'accampamento di una compagnia di ventura. A sinistra la tenda del generale, sulla quale spiccano stemmi e stendardi. Poco distante, un tavolino da campo, uno sgabello e alcune pietre sistemate a guisa di fornello. A destra, in primo piano, un albero. In fondo, la tenda del marchese Von Hauser, aiutante di battaglia del generale.
Squadra
d'ordine estrema ecco vien poi,
Ma
d'onor prima e di valore e d'arte;
Son
qui gli avventurieri, invitti eroi
Terror
dell'Asia e folgori di Marte.
Taccia
Argo i Mini e taccia Artù que' suoi
Erranti
che di sogni empion le carte,
(da
La
Gerusalemme Liberata)
Il sipario si alza al suono di un'arietta militaresca. Sulla scena sono le due ordinanze del generale. La 1a ordinanza sta lucidando uno stivale.
2a ORDINANZA
(avvicinandosi alla 1a) –
Ehi!... ehi, tu...
(L'altro fa finta di non
sentire e la 2a
ordinanza lo
spinge col gomito)... ehi, sveglia, sei sordo?
1a ORDINANZA
(continuando il suo lavoro,
tranquillamente) –
Che cosa vuoi?
2a ORDINANZA – È grasso d'oca quello?
(Indica qualcosa che l'altro adopera per pulire gli stivali)
1a
ORDINANZA
(c.s.) –
È grasso d'oca, precisamente. Ma
stamani non te ne darò neppure un pezzetto.
2a ORDINANZA – Potrei sapere il perché?
1a ORDINANZA –
Perché è ora di finirla che tu
ogni mattina faccia colazione con gli stivali del generale.
2a ORDINANZA – Mi
accontento di un pezzetto soltanto.
1a
ORDINANZA –
Ho detto di no.
(Leggera pausa, poi, sogghignando)... se tu fossi più furbo,
invece di prendere le galline, nei pollai, potresti prendere le oche: almeno
avresti anche il grasso per farle cuocere.
2a ORDINANZA – Non
ho una gallina stamani...
(Solleva un elmo appoggiato accanto al fornello)... guarda: uova!
1a
ORDINANZA –
Dove le hai rubate?
2a ORDINANZA –
Rubate? ma che parole son
queste? siamo o non siamo soldati di una compagnia di ventura che in questo
momento combatte per Sua Maestà Serenissima Ottaviano il Pio?
1a ORDINANZA –
E allora?
2a ORDINANZA – E allora vuol dire che
"... qualsiasi oggetto che, durante le operazioni militari, si trasferisca dalle
mani dell'abitante del territorio occupato nelle mani del soldato dell'esercito
occupante, non può essere considerato provento di furto, ma bottino di guerra,
cioè, sacro diritto del vincitore."
1a
ORDINANZA –
Una cosa è il combattimento e
un'altra l'andare di notte a vuotare i pollai.
2a ORDINANZA
(toccandosi la schiena come
colui che l'ha dolorante) –
Che ne sai tu che non si
tratta di combattimento.
1a
ORDINANZA
(guardandolo e scoppiando a ridere)
– Vuoi dire
che...? ah, ah, ah... dietro il pollaio c'era il contadino con un buon
bastone...? ah, ah, ah... adesso capisco perché questa volta ti sei accontentato
delle uova.
2a ORDINANZA – Avrei
voluto vedere te al mio posto.
1a
ORDINANZA –
Vedere me al tuo posto? non è
possibile: io la notte non vado a rubare galline.
2a ORDINANZA – Ah, tu non vai...? dimmi
un po', allora, l'oca alla cui pancia apparteneva quel grasso, è piovuta dal
cielo?
1a
ORDINANZA
(un po' imbarazzato) –
Questa... è un'altra faccenda.
Qui non si tratta né di bottino di guerra né di furto: si tratta di
requisizione.
2a ORDINANZA – Requisizione?
e che cosa sarebbe?
1a
ORDINANZA –
È... una cosa che è inutile
spiegarti perché un ignorante come te non riuscirebbe mai a capire.
2a ORDINANZA –
Invece credo di aver capito.
Per esempio, io adesso requisisco un pezzo d'oca...
(Fa per allungare la mano)
1a
ORDINANZA
(difendendo il grasso) –
Altolà! vedi che non hai capito
niente! "Non è ammessa per nessuna ragione, sotto nessuna forma e in nessun
caso, la sottrazione o l'alterazione totale o parziale di materiale requisito,
senza il previo consenso dell'autorità che ha effettuato la requisizione stessa".
2a ORDINANZA –
Però... "trattandosi di
materiale disponibile nella compagnia, necessario all'alimentazione o
all'equipaggiamento, ogni soldato ha il diritto di prelevare il suo
fabbisogno"...
(Con un salto acchiappa un pezzo di grasso)
1a ORDINANZA –
Via di qui, brutto ladro!
2a ORDINANZA –
E perché
ladro? io ho solo esercitato il
mio diritto. E poi, è un vero peccato sciupare tanta grazia di Dio sul cuoio di
un paio di stivali.
1a ORDINANZA – E
con che cosa dovrei lucidarli? Certo, andrebbe meglio il grasso di bue, ma dove
li trovi i buoi se le stalle qui intorno sono vuote come vesciche seccate al
sole? i contadini della zona sono troppo diffidenti.
2a ORDINANZA (toccandosi ancora la
schiena) –
Neanche a me piace la gente
di queste parti.
1a ORDINANZA – E,
intanto, il generale vuole gli stivali ben lustri.
2a ORDINANZA – E
tu lustrali con lo sputo, per giove! l'hai o non l'hai la saliva? e per cosa
credi che te l'abbia fatta la mamma?
1a ORDINANZA (indicando un recipiente
suI fornello) –
Dài un'occhiata
al vino, piuttosto. Fra poco il generale si sveglierà e, sai bene, che il suo
vino deve essere pronto: né troppo caldo né troppo freddo.
2a ORDINANZA – Chissà come faccio io a
sapere quand'è pronto questo maledetto vino.
1a ORDINANZA – Come
fai a saperlo? inzuppaci un dito , per giove! l'hai o non l'hai le dita? e per
cosa credi che te l'abbia fatte la mamma?
(Una pausa. Le due ordinanze sono affaccendate
nel loro lavoro. La 1a, lentamente, sorridendo)
Lo sai che... ho fatto innamorare una donna?
2a
ORDINANZA (alzando la testa pieno di interesse) –
Dove?... quand'è successo?... racconta!...
1a
ORDINANZA (lascia lo stivale e incomincia a raccontare
aiutandosi con larghi gesti delle braccia)
– Una donna come non ne
ho mai visto di
eguali... capelli neri come le ali di un corvo, la pelle bianca come il latte e
una striscia di fuoco al posto della bocca...
2a
ORDINANZA (sorridendo a questa immagine) –
E poi?
1a ORDINANZA – ... a scendere giù dal
viso è come calarsi da una montagna di burro... il petto gonfio che pare una
vigna carica, la vita stretta come il collo di un fiasco e i fianchi... ah, i
fianchi! c'è da perdere la ragione soltanto a pensare di accarezzarli...
2a ORDINANZA (con un cenno di
dispetto) –
Ma dove l'hai trovata?... dove?
se intorno non c'è neanche l'ombra di una donna... sono tutte fuggite prima del
nostro arrivo...
1a ORDINANZA – Dove
l'ho trovata? non molto distante di qui.
2a
ORDINANZA –
E non s'è nascosta quando ti ha
visto?
1a
ORDINANZA –
Oh, certo che era nascosta...
eppure io sono riuscito a tirarla fuori dal suo nascondiglio senza neanche fare
un gesto.
2a ORDINANZA (impaziente) –
Come hai fatto?... racconta.
1a
ORDINANZA –
Stavo girando per la campagna
per... (Si
arresta un po' imbarazzato)
2a
ORDINANZA –
... per qualche...
requisizione...
1a ORDINANZA – ... giravo così... per
passeggiare, quando ho visto una casa. Avevo sete e sono entrato per chiedere da
bere, ma non ho trovato nessuno. Ho guardato in tutte le stanze, nella stalla,
nei campi intorno: nessuno. "Ehi, di casa!" mi sono messo a gridare, ma nessuno
rispondeva. E' stato quando ho visto vicino alla porta un tombolo da trine che
ho capito: "qui c'è una donna" ho pensato "mi ha visto avvicinare e s'è
nascosta". Dove poteva essere? Allora m'è venuta un'idea. Mi sono piantato in
mezzo all'aia
e ho incominciato a gridare
ordini, come se con
me ci fossero altri soldati: "Appiccate il fuoco!" gridavo "... non in quel
fienile, in quell'altro!... incendiate la casa... bruciate quel pagliaio!..."
... è venuta fuori dalla paglia: tremava come una foglia in novembre prima che
caschi dal ramo...
2a ORDINANZA (preso dal racconto) –
... e
poi?
1a ORDINANZA –
Quando l'ho vista in quello
stato ho
incominciato a farle coraggio. le ho detto che non volevo farle del male e che
gli altri soldati erano andati via.
2a ORDINANZA – E
lei?
1a ORDINANZA –
A poco a poco s'è calmata; m'ha
fatto sedere su una panca ed è entrata in casa a
prendere del vino. E' tornata
con un boccale pieno e m'ha lanciato uno sguardo da fare restare incantati...
2a ORDINANZA (infervorato) –
E tu?...
1a ORDINANZA – E io, sul momento, non
sono stato più capace di parlare... ho portato il boccale alle labbra e ho
bevuto un sorso, poi ho detto: "chissà come mai queste terre fanno vini così
bruschi e donne cosi dolci..."
2a ORDINANZA – E
lei?...
1a ORDINANZA – "Ne avete assaggiata qualcuna di queste donne per sapere che sono dolci?"
2a ORDINANZA – E
tu?...
1a ORDINANZA – E
io: "non ne ho mai assaggiata nessuna, ma solo a guardare si capisce di
che pasta son fatte: colano miele da tutte le parti..."
2a ORDINANZA – E
lei?...
1a ORDINANZA – ... e lei è diventata
rossa e m ha dato uno spintone, poi s'è seduta sulla stessa panca e m'ha detto:
"a volte gli occhi ingannano: si crede di mettere la bocca sul dolce e si trova
il brusco..."
2a ORDINANZA – E
tu?...
1a ORDINANZA –
"Lasciate che vi dia un morso
in quella spalla per assaggiarvi..."
2a ORDINANZA – E
lei?...
1a ORDINANZA – E
diventata ancora rossa e m'ha dato un altro spintone...
2a ORDINANZA – E
tu?...
1a
ORDINANZA –
... e io...
(Improvvisamente serio)
sono caduto dalla panca.
VOCE DEL GENERALE (dall'interno della tenda) –
Ehi, maledetti poltroni!... non è ancora pronto
il mio vino?...
che cosa aspettate per portarmelo, che sia crepato di sete?...
(Immediatamente le due
ordinanze ritornano al loro lavoro. La 1a impugna gli stivali e dà gli ultimi
colpi di panno; la 2a corre al fornello, ma il recipiente del vino scotta
troppo, allora, dopo essersi guardato intorno come per chiedere aiuto, afferra
il recipiente con un lembo del suo vestito e corre nella tenda del generale, ma
ne riesce poco dopo di corsa seguito da un grido furioso, mentre dietro di lui
rotola qualcosa: è il recipiente del vino)
VOCE
DEL GENERALE –
M'hai bruciato lo stomaco!...
canaglia!... assassino!... dove scappi, furfante?!...
(Il generale con in mano la
spada sguainata appare sulla soglia della tenda; fa l'atto di slanciarsi ad
inseguire l'ordinanza, ma, accorgendosi di essere semivestito e a piedi nudi, si
trattiene. La prima ordinanza, immobile sull'attenti, impugna gli stivali: il
generale glieli strappa di mano e rientra nella tenda. La 1a ordinanza corre a
prendere l'elmo del compagno, appoggia una padella sul fuoco e vi rompe dentro
le uova. Il marchese Von Hauser appare sulla soglia della sua tenda; è
completamente vestito ma sbadiglia e si sgranchisce le membra come chi s'è
alzato da poco. La
2a ordinanza fa capolino, vede che il generale non c'è e approfitta di un momento
di disattenzione della 1a ordinanza per togliere la padella dal fuoco e per
fuggire inseguito dall'altro. Vanno a cadere quasi nelle braccia di Von Hauser.
Accorgendosi di essere davanti a un loro ufficiale, le due ordinanze si
irrigidiscono sulla posizione di attenti. Von Hauser estrae un occhialetto ed
esamina il contenuto della padella)
VON HAUSER –
Che roba è?... uova?... ah,
buonissime... (Introduce delicatamente due dita nella padella)
1a ORDINANZA – Veramente è...
VON HAUSER (con il boccone in mano) –
Che
cosa?
2a ORDINANZA – ... è... la colazione del
generale...
VON HAUSER –
Ah,
ah... (Von
Hauser continua a mangiare mentre le due ordinanze, sempre immobili si
scambiano rapide occhiate. Finito di mangiare,
Von Hauser esamina accuratamente con l'occhialetto che nella
padella non ci sia rimasto altro, si pulisce le dita nel vestito di uno dei
soldati, quindi fa loro cenno di andarsene. La 1a e la 2a ordinanza si
allontanano; Von Hauser estrae qualcosa di tasca, lentamente e con aria di
mistero, si avvicina al tavolino da campo e fa rotolare un dado. Il generale
esce dalla sua tenda e si avvicina alle spalle di Von Hauser)
GENERALE (ironico) –
Interrogate la sorte di buon'ora marchese.
(Von
Hauser fa una specie di grugnito senza voltarsi)
GENERALE –
Potrei chiedervi l'esito
della vostra spedizione
di stanotte?
VON HAUSER (sempre giocando –
Non
c'è male... non c'è male...
GENERALE –
Avete fatto dei prigionieri?
VON HAUSER –
Sì,
non c'è male... qualche decina
di migliaia...
GENERALE (sbalordito) –
Eh!...
ma siete impazzito?
VON HAUSER –
Stanotte, in due ore
di
gioco, ho catturato al mio
avversario circa quarantamila ducati in oro zecchino.
(Il generale solleva
le mani indignato, muove qualche passo con rabbia, poi si pianta decisamente
alle spalle di Von Hauser)
GENERALE (con forza) – Marchese Von Hauser,
interrompete immediatamente
il vostro
gioco.
VON HAUSER (voltandosi
tranquillamente) –
Parlate con me?
GENERALE –
E
con chi dovrei parlare? c'è
qualche altro Von Hauser da queste parti?
VON HAUSER (accomodandosi con
piccoli colpi della mano le trine del vestito) –
E chi può
dirlo con sicurezza?... cinquant'anni fa tra i marchesi di Boslavo e la mia
famiglia correvano rapporti molto amichevoli... mio padre veniva spesso a caccia da queste
parti... veramente,
allora era un po' giovane: non aveva che dodici anni... tuttavia, trattandosi di
un Von Hauser, la cosa non può dirsi del tutto improbabile.
(Estrae l'occhialetto ed
esamina con alterigia il generale dalla testa ai piedi)
GENERALE –
Quando la marchesa Von
Hauser, vostra madre, mi ha scritto chiedendomi
di arruolare
suo figlio nella mia compagnia col grado di
aiutante di battaglia...
VON HAUSER (interrompendolo) –
Rispettate la forma, generale... la marchesa
Von Hauser mia madre,
alta dama di corte, confidente particolare di Sua
Maestà Serenissima, non chiede
mai niente... ma concede sempre...
GENERALE (trattenendo la collera) – ...
è
vero... concede sempre... e
allora, quando mi ha... concesso l'onore
di arruolarvi nella mia compagnia col grado di
aiutante di battaglia, non credo che
intendesse farvi giocare a dadi giorno e notte, invece di apprendere le
discipline dell'arte militare e dar lustro sul campo di battaglia al nome dei
Von Hauser!... Questa notte vi avevo affidato un compito delicatissimo. Come
mai non avete eseguito il mio ordine?
VON HAUSER –
La spedizione di stanotte è
stata compiuta. Soltanto che a condurla, invece della mia persona, c'era quella
di Salardier.
GENERALE –
E potrei chiedervi perché
Salardier s'è preso
l'incomodo di sostituirvi?
VON HAUSER –
Non è stato Salardier a offrirsi
per prendere il mio posto, ma io a convincerlo che il fato aveva scelto lui per
questa missione. E gliel'ho dimostrato con l'argomento più inconfutabile...
(Fa ballare il dado nel palmo)
GENERALE (severo) – Avete giocato a dadi il comando
della spedizione?
VON HAUSER –
Giocare... giocare... sono
forse un gioco i dadi, o un mezzo attraverso il quale si manifesta
l'imponderabile e il trascendentale?... un dado che rotola sul terreno e che si
arresta su un numero, una volta, due volte, dieci volte, non porta forse un
messaggio?
GENERALE –
Si
tratta soltanto di un caso.
VON HAUSER –
Ah, un caso, voi dite?... è
stato un caso quello di due mesi fa, quando abbiamo attaccato sul fianco destro
le truppe del duca di Navarra, sbaragliandole?
GENERALE (con calore) – Ah,
no, per giove! io avevo previsto che la pioggia avrebbe ingrossato il fiume
e che l'ala sinistra del duca sarebbe rimasta impigliata nel fango.
VON HAUSER (interrompendolo) –
La pioggia nella
notte avrebbe potuto cessare.
GENERALE –
Avrei messo in esecuzione un
piano differente.
VON HAUSER – E
la vittoriosa difesa di Orlivo?
GENERALE –
Ma come potete pensare che...
VON HAUSER (interrompendolo) –
Non ricordate più a che cosa fu sospesa la nostra vittoria? a un
messaggero che, a cavallo, si gettò fuori dalla fortezza, attraversò allo
scoperto un campo solcato da proiettili, riuscì a raggiungere i nostri alleati e
a recapitare la richiesta di rinforzi. Un'impresa simile ha tante probabilità di
riuscire, quante ne ha un dado di arrestarsi per venti volte di seguito sul
punto più alto.
GENERALE (lievemente imbarazzato) – Ma...
VON HAUSER (incalzante) – Trecento dei nostri soldati rimasero sul campo
nell'attacco contro il duca di Navarra e duecento nella difesa di Orlivo. Perché
voi non siete caduto con loro?
GENERALE (turbato) –
Ma perché, proprio io...
VON HAUSER (c.s.) –
Sì, capisco che voi eravate ben distante dal
luogo del combattimento, tuttavia una palla di archibugio avrebbe potuto
cogliere anche voi...
GENERALE (scattando) –
Io distante? ma se proprio io ho guidato la
cavalleria alla carica, e nessuno più di me ha corso il rischio di cadere sul
campo...
VON HAUSER –
E' stato dunque il caso a
lasciarvi in vita? me ne duole profondamente.
GENERALE –
Vi dispiace che sia ancora
vivo?
VON HAUSER –
Mi dispiace che abbiate pagato a
quel prezzo la vostra vittoria. Poca davvero è la gloria ottenuta con l'aiuto
del caso.
GENERALE –
Non il caso mi ha risparmiato:
il fato è sempre benigno con gli eroi!
VON HAUSER (sorridendo) –
Naturalmente, generale... altrimenti, se il
restar vivi dipendesse dal caso,
come potreste convincere i soldati ad andare
all'attacco? ognuno, questo caso, vorrebbe aiutarlo come può, ed è indiscutibile
che la fuga prima del combattimento è l'aiuto più efficace che si possa dare al
desiderio di restar vivi.
GENERALE –
Non vi capisco, Von Hauser.
VON HAUSER –
Non ha importanza, generale.
Avete detto una cosa esatta: che il caso non esiste perché è stato il vostro
valore a risparmiarvi. E stato il fato a deviare la spada diretta verso la
giuntura della vostra
corazza, o a far
tremare la mano dell'archibugiere che vi stava prendendo di mira. E perché la
mano che getta un dado dovrebbe essere immune da queste influenze?
GENERALE –
Perché al fato stanno a cuore le
sorti dei combattenti valorosi e non certo quelle dei giocatori fannulloni.
VON HAUSER –
Oh, certo che se la posta è un
boccale di vino, i dadi non sono che un passatempo di volgari ubriaconi, ma se
dal rotolare di questi noi facciamo dipendere avvenimenti più gravi, se a questi
noi affidiamo le nostre sorti, allora sì che i dadi diventano uno strumento
divino attraverso il quale noi chiediamo umilmente che ci venga indicata la via
da seguire. Voi mi avevate ordinato di uscire in perlustrazione: il destino ha
scelto Salardier. E il destino non è forse nelle mani di Dio? e la sua autorità
non è superiore alla vostra? O volete mettervi contro Dio, generale?
GENERALE –
Volevo che la spedizione
fosse portata a
termine da voi, e non da Salardier.
VON HAUSER –
Non avete fiducia in lui, forse?
È molto strano che non vi fidiate di un ufficiale della vostra compagnia. Anche
mia madre si meraviglierà nell'apprendere questa notizia, e sono sicuro che
anche Sua Maestà...
GENERALE (interrompendolo
bruscamente) –
Ma c'è
bisogno di mettere in mezzo
vostra madre in ogni momento?!
VON HAUSER
Segue con molta attenzione
questa campagna: ella stessa mi ha pregato di tenerla al corrente di ogni
particolare.
GENERALE (imbarazzato) – Va bene... va bene... io ho
fiducia nei miei ufficiali... e anche Salardier è un buon diavolaccio...
soltanto che... (Muove qualche passo come cercando un pretesto e subito dopo
alza severamente la testa)... che Salardier, stamani, era incaricato
dell'ispezione alle truppe. Dato che stanotte ha preso il vostro posto, voi in
questo momento dovreste essere in mezzo ai reparti.
VON HAUSER –
Giustissimo, generale.
Soltanto che, ieri sera, dopo aver saputo che il destino aveva scelto lui per
la spedizione notturna, Salardier ha voluto sapere se, rientrando al campo,
avrebbe dovuto ritirarsi nella sua tenda a dormire, oppure dedicarsi
all'ispezione delle truppe... e il destino ha deciso per
l'ispezione.
GENERALE –
Ah!... mi pare che il...
destino si accanisca
un po' troppo sul povero Salardier, non è vero, marchese?
(Von Hauser
allarga le braccia sospirando e volgendo gli occhi al cielo, poi si avvia verso
la sua tenda. Entra Cristiano con un rotolo di carta sotto il braccio)
GENERALE –
Che cosa è quella roba,
Cristiano?
CRISTIANO –
Una mappa della località,
generale.
GENERALE –
Benissimo. Stabiliremo subito
il piano d'attacco.
CRISTIANO (stendendo la carta sul
tavolo) – Questo è il castello di
Boslavo... e qui sono schierate le nostre truppe...
GENERALE –
Un momento... dov'è il mio
scrivano? (A qualcuno fuori della scena)
Ehi
tu, suona per il mio scrivano... (Un breve,
sommesso squillo di tromba. Compare lo scrivano con un fascio di carte)... siedi
al tavolo. (Lo scrivano siede ma non può appoggiare i suoi fogli
sul tavolo a causa della mappa. Il generale con un rapido gesto la getta per
terra)
CRISTIANO –
Ma è la carta della zona,
generale!
GENERALE –
Conosco questa zona meglio di
quelli che l'abitano: non ho bisogno della mappa. (Allo scrivano) Sei
pronto?... scrivi, allora: (detta passeggiando) "Poco dopo il sorgere del
sole, il generale usci dalla sua tenda e passò in rassegna le truppe. Miei
valorosi,
disse, il marchesato di Boslavo, feudo concesso dalla generosità di Sua Maestà Serenissima, ha
avuto l'ardire di ribellarsi ai voleri del Sovrano. È nostro dovere, quindi,
espugnarlo perché sia ricondotto sotto la legittima autorità e perché tutti i
nemici del nostro Sovrano ricevano il castigo che meritano"... (A
Cristiano) Vi sembra che vada bene?
CRISTIANO –
Mi sembra poco pertinente con
il piano d'attacco.
GENERALE –
E va bene, prepariamo pure
questo piano... (Riflettendo)... però, non ricordate che cosa deve
pronunciare un generale prima del combattimento... non ricordate che cosa
occorre...?
CRISTIANO –
Sì,
il discorso alle truppe, ma
l'avete già fatto, generale.
(Indica lo scrivano)
GENERALE –
Ma non sapete proprio niente
dei memoriali di
guerra,
Cristiano! occorre un aneddoto! (Allo scrivano)... e tu, scrivi,
presto... "Pochi minuti prima del vittorioso assalto al castello di Boslavo, il
generale
riunì le sue truppe e promise di pagare una speciale ricompensa per ogni ferita
riportata in combattimento.
Si fece avanti allora un vecchio soldato che disse: e coloro che morranno,
generale, come faranno
a riscuotere la loro ricompensa? I morti non avranno nulla da esigere, rispose
il generale, perché avranno già ricevuto la ricompensa più alta: quella di
essere caduti al servizio di Sua Maestà"... (Ridacchiando)... eh,
eh... che ne dite di questa battuta,
Cristiano?
CRISTIANO –
Se permettete, generale...
GENERALE (interrompendo annoiato) –
Sì,
lo so: il piano d'attacco.
CRISTIANO –
No, generale: se permettete
esprimerò apertamente il mio pensiero.
GENERALE –
Ebbene?
CRISTIANO –
La risposta data a quel soldato
è falsa e sciocca.
GENERALE (offeso) – Come osate parlare in questo
modo?
CRISTIANO –
Vi avevo chiesto il permesso, generale.
GENERALE –
Voi, Cristiano, mancate di spirito critico. Pensiamo piuttosto ad
attaccare il castello. Sei pronto scrivano?
SCRIVANO (impaurito) – Ma voi, generale, mi avevate
dispensato dal partecipare ai combattimenti...
GENERALE –
E chi vuoi farti combattere?
Ti domandavo se sei pronto con la penna.
SCRIVANO (rassicurato) –
Sì,
sì, certo, sono pronto.
GENERALE (con un gesto solenne) –
Scrivi,
allora: "Al termine del discorso del generale, le
truppe si schierarono in combattimento..." (A Cristiano) Aprite bene
gli orecchi anche voi: questo è il piano d'attacco... "Come le prime avanguardie
della compagnia uscirono dal bosco, dal ballatolo del castello le artiglierie
cominciarono a sparare... ma ecco avvicinarsi due gruppi di uomini: l'uno
trascina un pesante ponte mobile, l'altro è munito di lunghe e leggere scale...
l'artiglieria del castello raddoppia i suoi colpi mentre gli archibugi
incominciano a sparare: il fracasso s'è fatto assordante... dalla parte di
levante, intanto, è già in atto la stessa manovra..."
SCRIVANO –
Se permettete, generale,
vorrei togliere 1'"assordante".
GENERALE –
E perché?
SCRIVANO –
Perché "levante" viene subito
dopo, generando un brutto suono.
GENERALE –
Toglieremo il
"levante", allora: vuol dire che faremo attaccare da ponente.
CRISTIANO (prontamente) – Mi permetto di farvi osservare
che il fossato che circonda il castello, dalla parte di ponente ha una
larghezza almeno doppia e che un attacco in quel settore si svolgerebbe in
condizioni disperate.
GENERALE –
Quell'"assordante" mi piace e non lo
toglierò per nessuna ragione. Attaccheremo da ponente, intesi? (Continuando
a dettare) "Il
generale si
avvicinò allora alle truppe che si preparavano ad entrare in combattimento e
disse..."
1a ORDINANZA (entra di corsa e si
ferma davanti al generale) –
L'ufficiale Salardier
desidera parlarvi urgentemente.
GENERALE (ridacchiando) –
Ah, ah... quel povero Salardier contro il
quale si accanisce il destino...
(Brusco)...
che
aspetti! (Allo scrivano) Rileggi le ultime
parole.
SCRIVANO –
... il generale si avvicinò
allora alle truppe che si preparavano a entrare in combattimento e
disse: ah, ah, quel povero
Salardier contro il quale si accanisce il destino...
GENERALE (infuriato) –
Ma no, idiota, che cosa hai
scritto?!... cancella
l'ultima frase... (Dettando) "...combattimento e disse: ecco là il castello di Boslavo. A
voi l'onore di
valicarne per primi gli spalti!"... che
ve ne pare, Cristiano?
CRISTIANO –
Continuo ad insistere perché
l'attacco si
svolga a mezzogiorno. Il bosco che circonda il castello, in quel luogo arriva
fin quasi sotto le mura.
GENERALE –
Macché bosco: da quella parte
non ci sono che cespugli... (Allo scrivano) Che cos'hai scritto poco fa?
SCRIVANO (leggendo) – "...ma ecco che dai cespugli che fronteggiano la parte
di mezzogiorno..."
GENERALE –
Sentite?
CRISTIANO –
V'ingannate, generale: i cespugli
si trovano a tramontana.
(Entra il marchese Von Hauser).
GENERALE –
Voi confondete l'orientamento,
Cristiano. Adesso vi darò una dimostrazione pratica: il sole sorge alla nostra
destra, non è vero?... proprio dove si trova adesso il marchese Von Hauser...
CRISTIANO –
Giustissimo.
GENERALE –
La parte di ponente, quindi, è
quella dello scrivano... (Va verso il fondo)... ora, poiché la
tramontana ci sta di fronte e
il mezzogiorno dietro le spalle, in questo momento vi trovate a tramontana ed
io a mezzogiorno.
CRISTIANO –
Ma per me siete proprio voi
che vi trovate a
tramontana.
GENERALE –
E chi vi dice di rimanere lì,
venite anche voi da questa parte.
CRISTIANO –
Ma allora dobbiamo spostare
anche il marchese Von Hauser, perché in questo caso il sole sorgerebbe dalla
parte dello scrivano.
GENERALE –
Andiamo, Cristiano, volete
che non sappia da che parte sorge il sole?
SALARDIER (entrando di corsa) – Scusate, generale...
GENERALE (interrompendolo) –
Fermatevi, Salardier: voi siete un
bosco. (Salardier si guarda intorno
meravigliato)... non è forse da quella parte il bosco?
CRISTIANO –
Secondo l'orientamento che
avete stabilito,
il bosco si troverebbe vicino a noi... se invece volete che il sole rimanga al
suo posto...
GENERALE (interrompendolo) –
E dove dovrei mandarlo? vi pare possibile che
io voglia cambiare di posto al sole? voi chiedete troppo dalle mie forze.
SALARDIER –
Scusate, generale, ma devo
riferirvi cose importantissime.
GENERALE –
Fermatevi, ho detto! Non
sconvolgete la topografia di questa zona! Non vedete che sto preparando un
piano di battaglia?
SALARDIER –
Sono certo che quanto dirò,
generale, vi costringerà a modificare notevolmente i vostri piani.
GENERALE (stupito) – Modificare i miei piani?...
Coraggio, allora, parlate.
SALARDIER –
Come certo sapete, secondo i
vostri ordini, stanotte ho comandato una spedizione attorno al castello...
GENERALE (interrompendolo) – Un momento: non secondo i miei
ordini...
VON HAUSER –
Secondo gli ordini del fato.
(Il
generale approva ironicamente con la testa)
SALARDIER –
Esatto, generale.
GENERALE –
E sempre per ordine del fato,
al ritorno dalla
spedizione, avete dovuto ispezionare le truppe.
SALARDIER –
Esatto, generale.
GENERALE –
Non è colpa mia se il destino si
accanisce contro di voi, Salardier.
SALARDIER (impaziente) – Esatto, generale... ma io
intendevo parlarvi della spedizione di stanotte.
GENERALE (irritato) – Ma parlatene una buona volta! non
fate che lamentarvi del destino. Che cosa ci posso fare io? se proprio il fato
vi è cosi avverso, fate in modo di conoscere la vostra sorte il meno
possibile... (Accenna con la testa a Von Hauser, quindi rimane un istante
pensieroso)...
ehi, scrivano! m'è venuto in mente un altro aneddoto: scrivi, presto... (Dettando)
"Durante l'assedio al
castello di Boslavo, il generale che alla testa delle sue truppe guidava
l'attacco travolgente dalla
parte di ponente..."
SCRIVANO –
Se permettete, generale,
vorrei togliere il "travolgente".
GENERALE (riflettendo) – ... già: "travolgente"...
"ponente"... (Deciso)
Vuol
dire che attaccheremo da
tramontana.
CRISTIANO (pronto) – Ma la parte di tramontana è la
più fortificata di tutto il castello!
GENERALE (brusco) – ... da tramontana, ho detto! non
discutete, Cristiano... (Allo scrivano)... e tu, scrivi: "...l'attacco
travolgente dalla parte di tramontana, vide un soldato che si stava ritirando.
Allora il generale spronò il suo cavallo e tagliò la strada al disertore. "Dove
stai andando, vigliacco? " "A farmi medicare,
generale",
rispose il soldato alzando verso di lui la fronte ferita. "Torna presto
all'attacco: non è con la testa che devi reggere la spada." (Ridacchiando)
Eh, eh... che ve ne pare, Cristiano?
CRISTIANO –
Se permettete che esprima
apertamente il mio pensiero...
GENERALE (pronto) – No, non fa nulla... non fa
nulla... (Posa lo sguardo su Salardier)... e voi siete ancora qui? non
mi avete parlato abbastanza dei vostri guai? o forse mi direte che il fato vi
ha ordinato di piantarvi davanti a me?
SALARDIER –
È per riferirvi sulla spedizione
di stanotte, generale.
VON HAUSER (con tono annoiato) – E un pezzo che fate questo mestiere, eppure non avete ancora
imparato che le spedizioni notturne non servono a nulla, o meglio, servono solo
in quanto esistono, e basta. Le pattuglie che mandiamo in giro la notte sono
come i cani da guardia in un giardino: i ladri sanno che ci sono i cani e non
entrano, proprio come fa il nemico che non viene a disturbarci nei nostri
accampamenti perché sa che ci sono le pattuglie. Che importanza volete che abbia
per il padrone, sapere che i suoi cani hanno abbaiato durante la notte?
SALARDIER –
Eppure, generale, è
assolutamente indispensabile...
GENERALE (interrompendolo,
rassegnato) –
Volete
dirmi che avete abbaiato...
avanti, Salardier, fate presto.
SALARDIER –
Questa notte, secondo gli
ordini ricevuti... dal fato... (Il generale fa un cenno di approvazione)...
sono
uscito in esplorazione attorno al castello; ho scelto personalmente i sette
uomini che dovevano costituire la pattuglia: uomini fidati, combattenti
coraggiosi. Usciti dall'accampamento, ci siamo inoltrati nel bosco dalla parte
che guarda a mezzogiorno del castello... la luna era luminosa nel cielo...
GENERALE –
Trascurate questi
particolari, Salardier.
SALARDIER –
Sono importanti, generale.
GENERALE (sospirando) – Avanti con la luna, allora.
SALARDIER –
La luna era particolarmente
luminosa, proprio com'è naturale nelle notti di questa stagione. Ad un tratto,
giunti sul limitare di un sentiero che dà su una radura, vediamo sei ombre che
avanzano cautamente, allo scoperto. Io capisco che le sei ombre sono dirette
verso di noi e fo cenno ai miei uomini di nascondersi dietro i cespugli. Man
mano che i sei vengono avanti, mi accorgo che si tratta di nemici e do ordine di
preparare l'imboscata. Ecco che le sei ombre incominciano a percorrere il nostro
sentiero... a un cenno convenuto, i miei uomini si alzano di scatto e si
slanciano avanti...
GENERALE (interrompendolo) – Bravo, Salardier, un bel colpo
davvero!
SALARDIER (tormentato) – Un momento, generale... era di
questo che volevo parlarvi...
GENERALE (sospettoso) – Non mi volete dire, per caso,
che ve li siete lasciati sfuggire
di
mano?
SALARDIER (tormentato) – È accaduto un fatto incredibile,
assurdo...
GENERALE –
Che cosa diavolo è accaduto?
SALARDIER –
Io non volevo credere ai miei
occhi appena questa scena mi si è presentata davanti...
GENERALE (impaziente) – Che cos'è accaduto? Non tenetemi
sulle spine.
SALARDIER –
Vi ho detto che, a un cenno
convenuto, i miei uomini si sono alzati di scatto dai cespugli e si sono
slanciati avanti...
GENERALE (con ansia) – E poi?
SALARDIER –
... e appena si sono trovati
di fronte ai loro avversari...
GENERALE (scattando) – Avanti! che cosa hanno fatto di
fronte ai loro avversari?
SALARDIER –
... hanno gettato le armi e
si sono abbracciati... gli uni con gli altri...
GENERALE (sbigottito) – Abbracciati?!
SALARDIER –
Sì, generale.
(Il generale
guarda Salardier, Cristiano, Von Hauser, lo scrivano, poi di nuovo Salardier)
GENERALE (severo) – E voi che cosa avete fatto?
SALARDIER –
Riavutomi dallo sbalordimento
che mi aveva colpito, ho
detto: (Timidamente
e con voce malferma)"...
Vergognatevi... è questo il modo
di
comportarsi con dei
nemici?... io vi invito immediatamente a compiere il vostro dovere"...
GENERALE (ironico) – Questo avete detto?
SALARDIER (grave) – Le stesse precise parole,
generale.
GENERALE (estrae di scatto la
spada dal fodero e la rotea in aria gridando e correndo sulla scena) – Cani rognosi!... bastardi
puzzolenti!... traditori di Sua Maestà!... Vi impiccherò con le mie stesse
mani!... Tutti, ad eccezione di Von Hauser, fuggono terrorizzati. Fermandosi
improvvisamente e tornando calmo)... Che cosa succede? dove vi siete ficcati?
(Cristiano,Salardier e lo scrivano fanno capolino e, vedendo il generale
calmo, ritornano in scena)... credevate che ce l'avessi con voi?... ma io
volevo soltanto insegnare a Salardier come si usa parlare ai soldati... e voi
avete creduto...?
ah, ah. ah.... magnifico
(Allo scrivano)
Descrivi questa scena in mezzo agli aneddoti... ah, ah. che cosa ne dite
di questo, Cristiano?
CRISTIANO (pronto) – Perfetto, generale.
GENERALE (rinfodera la spada) –
Mi meraviglio,
Salardier che non abbiate ancora imparato il linguaggio da adoperare con le
truppe.
CRISTIANO –
Che cos 'è successo dopo gli
abbracci?
SALARDIER –
Non lo so perché sono stato
costretto a ritirarmi nell'accampamento.
VON HAUSER –
Complimenti: è stata un'azione
veramente brillante.
SALARDIER –
Erano in tredici... e tutti
contro di me.
GENERALE –
Tredici?... già... perché ai sei
nemici si sono aggiunti anche i nostri sette uomini...
SALARDIER –
Esatto, generale.
VON HAUSER –
Ed è stato per raccontarci di
questa magnifica operazione che avete tanto insistito?
SALARDIER –
Ma non è finito qui... il peggio
deve ancora venire.
GENERALE –
Coraggio, Salardier, sono
rassegnato a tutto.
SALARDIER –
Rientrato all'accampamento,
ho dato l'allarme
alle sentinelle ed ho impartito ordini perché i sette uomini della pattuglia
fossero arrestati al loro ritorno al campo. Ebbene, stamani quest'ordine non
era stato eseguito.
CRISTIANO –
Ci voleva tutta la vostra
ingenuità, Salardier, per
pensare che quei sette si sarebbero presentati dopo quello che era accaduto.
SALARDIER –
Era infatti una supposizione
azzardata: la prima cosa da pensare dopo quell'avvenimento era che si trattasse
di sette uomini venduti al nemico...
GENERALE (interrom pendolo) –
E
perché non l'avete pensato, invece di mettere in
allarme le sentinelle e dare ordini che non potevano essere eseguiti?
SALARDIER –
E invece quegli ordini
sarebbero potuti essere eseguiti...
CRISTIANO (interrompendolo) – ... se quei sette fossero
tornati, ma dato che si trattava di traditori in contatto con il nemico...
SALARDIER –
Ma no, non erano dei
traditori...
GENERALE (interrompendolo) –
Volete dirmi che
erano bravi soldati che hanno
scrupolosamente compiuto il loro dovere? ma siete impazzito, Salardier Credete
forse che io paghi loro sei ducati al giorno più la spartizione del bottino di
guerra, per vederli abbracciare i nemici invece di combattere?
CRISTIANO –
E poi, se eravate convinto che
fossero bravi soldati, perché avete dato ordine alle sentinelle
di arrestarli?
SALARDIER –
Perché li credevo anch'io dei
traditori.
CRISTIANO –
Ecco che torniamo da capo. E
perché l'avete dato quell'ordine, allora? Sapevate bene che non sarebbero
rientrati.
SALARDIER –
Mi ero ingannato, perché quei
sette sono ritornati al campo
GENERALE –
Sia lodato il Cielo! almeno
quando sbagliate vedete qualcosa di giusto!
VON HAUSER –
Riepiloghiamo, allora:
sapendo che non sarebbero rientrati, voi avete dato ordine di arrestarli... al
loro ritorno.
SALARDIER –
Esatto.
CRISTIANO –
Ma invece vi siete ingannato:
i sette sono venuti e le sentinelle, per errore, li hanno acciuffati.
SALARDIER –
Ma no: le sentinelle li hanno
lasciati tornare indisturbati alle loro tende.
GENERALE –
Hanno riparato al vostro
sbaglio, dunque, poiché i sette non erano traditori.
SALARDIER –
Ma avrebbero dovuto essere
arrestati lo
stesso.
GENERALE (sollevando di scatto le
braccia) – E' troppo complicato!
provateci voi, Cristiano: io non ne sono capace.
CRISTIANO –
Credo di essere sulla strada
giusta, generale. i sei uomini che Salardier asserisce di avere visto sulla
radura, non erano nemici, ma soldati della nostra compagnia che, probabilmente,
tornavano da una ricognizione nei cascinali vicini. Voi sapete che la vita al
campo è piuttosto dura per i nostri soldati, e che noi siamo costretti a
chiudere un occhio se qualcuno di loro si allontana dal campo, in cerca di
qualche gallina nei pollai dei dintorni: sono cose che servono a rialzare il
morale delle truppe...
GENERALE (continuando) – ... Salardier ha creduto di trovarsi
di fronte a una pattuglia nemica e ha ordinato l'imboscata...
SALARDIER (timidamente) – Se permettete...
GENERALE (brusco) – Tacete, voi! non vedete che
cerchiamo di risolvere il vostro caso?
CRISTIANO (continuando) – ... Ma Salardier, non accorgendosi
dell'errore di cui i sette uomini della pattuglia s'erano invece accorti, ha
insistito nell'ordinare l'attacco, e i soldati, pensando che egli intendesse
punire quella scappatella, hanno assunto nei suoi riguardi quell'atteggiamento
che l'ha costretto a ritirarsi al campo e ad impartire alle sentinelle
quell'ordine che, fortunatamente, non è stato eseguito. Dico "fortunatamente",
perché sappiamo bene quale effetto deprimente abbiano sul morale delle truppe
gli errori dei comandanti, specialmente durante un'azione dì guerra.
SALARDIER (protestando) – Ma, insomma...
GENERALE (pronto) – Tacete, Salardier! Cristiano ha
perfettamente ragione. Non avete pensato che siamo in guerra e che su certe questioni
dobbiamo essere tolleranti?
VON HAUSER –
La disciplina militare non è
l'asta rigida di una lancia, ma la corda di una balestra che deve tendersi per
poter proiettare la freccia contro il nemico. Non è vero, generale?
GENERALE –
Verissimo. Fra poco, forse,
quei soldati che voi volevate incatenati saranno proiettati contro il castello
di Boslavo, esporranno la loro vita in quest'azione...
SALARDIER (interrompendo) – Ma io voglio dirvi come stanno
veramente le cose.
VON HAUSER –
Non insistete, Salardier:
nonostante le vostre... spiegazioni, tutto è sufficientemente chiaro.
GENERALE –
Tornate ad ispezionare le
truppe e lasciatemi terminare lo studio del piano di attacco.
SALARDIER (con uno sforzo) – Ma non avete ancora capito che non ci
sarà nessun attacco?
GENERALE (sbigottito) – Che cosa?!... ma siete
impazzito, Salardier?!
SALARDIER –
E quello che finora ho
cercato di spiegarvi.
GENERALE –
Ma io finora non ho inteso
parlare che di luna, di boschi e di soldati che vanno in cerca di galline. Che
cos'è questa novità?
SALARDIER –
I sei nemici che stanotte
abbiamo incontrato nel bosco...
GENERALE (interrompendolo) – Ma come, nemici? non avevate detto
che erano soldati della nostra compagnia, usciti senza permesso
dall'accampamento?
SALARDIER –
Voi l'avete detto, generale,
non io.
GENERALE –
E come potevo dire una cosa
simile? non ero mica al vostro posto, stanotte. Avanti, Salardier, dite quello
che sapete il più chiaramente possibile.
SALARDIER –
Stamani, durante l'ispezione, ho
visto i sette soldati di stanotte in mezzo agli altri. Ho domandato spiegazioni
e questi mi hanno risposto che i soldati incontrati nel bosco erano amici loro e
di tutta la nostra compagnia: insomma, il castello di Boslavo è difeso dalle
truppe del capitano Gutierrez!
GENERALE –
Che cosa?!... Gutierrez
difende il castello di Boslavo?
SALARDIER –
Proprio così, generale.
GENERALE (a Cristiano) – E io che lo credevo nel Mezzogiorno a
mettere ordine da quelle parti dove accadono cose straordinarie... pensate, le
plebi di quei luoghi pretendono di essere pagate per il lavoro che svolgono...
avete sentito dire niente di più curioso?... e, invece, Gutierrez è qui.
SALARDIER –
La sua compagnia è stata
assoldata dal
marchese di Boslavo pochi
giorni prima del nostro
arrivo.
GENERALE –
Se avessi saputo una cosa simile
avrei evitato di mettermi agli ordini di Sua Maestà
Ottaviano. La situazione è veramente
imbarazzante... che ne dite, Cristiano?
CRISTIANO –
Penso che ben difficilmente i
nostri soldati accetteranno di battersi contro le truppe di Gutierrez. Le
nostre compagnie si sono trovate insieme in diverse occasioni e fra loro si
sono sviluppati vincoli di amicizia. Ricordate la battaglia di
Girifalco? Furono proprio le truppe
di Gutierrez a cavarci d'impaccio: i nostri soldati erano feriti ed affamati e
gli uomini di Gutierrez furono come dei fratelli per loro: medicarono le loro
ferite, divisero con loro
il pane e il soldo. Questo i nostri soldati non l'hanno
dimenticato.
GENERALE –
E Gutierrez, poi, che simpatico
individuo!... avete mai sentito, Cristiano, raccontare storielle più buffe delle
sue?... l'ultima volta che ci siamo visti, sono rimasto in piedi tutta la notte
a sentirlo raccontare... ah, ah, ah,... mi viene ancora da ridere se mi tornano
in mente... Ma perché non ha portato la sua compagnia nel Mezzogiorno? sì,
capisco che il principe Costantino è un pidocchio che non vuol pagare il soldo
alle truppe, però, voglio vedere come se la sbrigherà da solo in questa
occasione: costa meno mantenere un esercito che una plebe in rivolta... (Passeggia avanti ed indietro)...
mi dispiace proprio attaccare un amico simpatico come Gutierrez... ma come fare
altrimenti? io sono al soldo di Ottaviano il Pio e la simpatia è simpatia e i
ducati sono ducati.
CRISTIANO –
È davvero un brutto affare,
generale.
GENERALE –
Eppure dobbiamo mettere da
parte ogni
sentimentalismo e muovere all'attacco del castello di Boslavo.
CRISTIANO –
E i soldati come li farete
muovere?
GENERALE –
Volete che mi preoccupi per
quello? non mi avrete preso per un Salardier, per caso... (Si volta e vede
Salardier)... ah,
siete ancora qui... parlavo giusto di
voi... (Ancora a Cristiano)... è per Gutierrez,
piuttosto che... (Ha
un'idea)... una
lettera... sicuro, una lettera! gliela farò arrivare con un messo prima
dell'attacco...
(Allo scrivano)...ehi, tu, scrivi: (Drammatico)
"Generale Gutierrez,
amico carissimo...
solo ora sono stato informato che vi trovate con le vostre truppe nel castello di
Boslavo che mi accingo ad espugnare,
secondo i voleri del Sovrano dal quale,
in questo momento, ricevo ordini... Spero che non vogliate attribuire a
me la colpa di uno scontro che solo una malvagia fatalità ha deciso, e che
comprendiate, invece, il dolore che provo nel compiere il mio dovere... (Con
tono giocondo)... Mettete insieme una buona misura di storielle allegre da
raccontare al nostro prossimo incontro. Vi abbraccio". (Va verso lo
scrivano, gli strappa la penna di mano, firma con una croce, arrotola la
lettera e la porge a Salardier) Inviate un messo al castello e date ordini
alle truppe di prepararsi per la battaglia.
CRISTIANO –
Occorrerebbe qualche bella
parola per infiammare i soldati.
GENERALE –
Ma non ho già parlato alle
truppe?
CRISTIANO
– Solo sul memoriale, generale.
GENERALE –
E' vero... ci vuole un bel
discorso. (Gridando a qualcuno fuori scena)
Trombe!... suonate l'adunata!... (Squilli di
tromba)... tamburi!...
(Rullio di tamburi)...
che cosa sono questi
suoni?... una marcia
funebre?...
andiamo in combattimento, per giove!... a ricoprirci di gloria!... animo,
dunque!
(Squilli più forti)
CRISTIANO –
Non abbiamo ancora definito il
piano d'attacco, generale.
GENERALE –
Pensateci voi, Cristiano,
guardate voi sul posto qual'è la cosa
migliore da fare... ricordatevi solo che l'attacco deve essere condotto da
levante... no, ponente...
SCRIVANO (sfogliando le carte) –
Tramontana...
GENERALE –
Ecco, da tramontana. Buona
fortuna, Cristiano. (Cristiano
e Von Hauser escono)
GENERALE (alle ordinanze fuori
della scena) –
Ehi
le mie armi, presto! (Le
due ordinanze entrano nella tenda
del generale ed escono con la sua armatura. Le trombe continuano a squillare e
i tamburi a rullare; il generale indossa l'armatura mentre si ode il brusio
delle truppe che si raccolgono. Il generale, ormai armato, avanza verso il
boccascena come di fronte a un esercito schierato)... non siete ancora a posto là in fondo?...
avvicinatevi con quel plotone
(Von Hauser, che ha indossato l'armatura, esce dalla sua tenda e viene avanti con l'elmo in
mano. Il generale gli rivolge un'occhiata sospettosa. Ironico) Posso domandarvi se il fato
ha deciso che scendiate in campo, oppure se al vostro posto ha scelto
Salardier? (Von Hauser dà un'occhiata piena di sussiego al generale, poi fa
rotolare il dado nell'interno dell'elmo, avvicina l'elmo al viso e guarda
dentro. Toglie il dado ed esce di scena infilandosi l'elmo) Zittite quei
tamburi! (I tamburi tacciono; si ode il brusio della folla che a poco a poco
si affievolisce) Soldati!... l'alba di stamani ha portato una triste notizia
alla mia tenda. La difesa del castello di Boslavo è affidata al capitano
Gutierrez. Stanotte, sette di voi usciti in perlustrazione, incontrando un
gruppo di nemici, anziché assalirli li hanno abbracciati... io non ho avuto il
coraggio di punire questi soldati, appena la notizia m'è giunta agli orecchi:
ricordavo ancora la battaglia di Girifalco e la fraterna assistenza che le
truppe di Gutierrez hanno avuto per noi... e già stamani avevo in animo di
inviare una supplica al nostro Sovrano, perché volesse dispensarci dal
combattere contro coloro che ritenevamo nostri fratelli... ma un messaggero
giunto dal castello mi ha fatto rinunciare a questo disegno... portava una
lettera di Gutierrez, di colui al quale mi sentivo legato da affetto e da
riconoscenza... (Corre verso il tavolo, raccoglie per terra la mappa e la
srotola)... la lettera dice: "Vi do un giorno di tempo per
togliere al castello di Boslavo il vostro miserabile assedio... poltroni,
vigliacchi! A Girifalco vi abbiamo ingrassato come porci, abbiamo tolto dalla
vostra schiena il segno delle nerbate, e voi avete l'ardire di presentarvi qui
davanti, in arme!... Se domani all'alba vedremo ancora le vostre tende piantate
qui intorno, verremo a cacciarvi a colpi di frusta e a calci!" (Arrotola
la mappa e la getta via con disprezzo)... Ho già risposto poco fa a quella
lettera, e il messo a quest'ora, avrà già recapitato il mio scritto... ma a tale
arroganza non è con la penna che si può rispondere, ma con la spada! (Sfodera
la spada e l'agita in aria gridando) Avanti, miei valorosi!... ricacciate
in gola a Gutierrez la sua offesa!... (Squillano le trombe, rullano i
tamburi: la compagnia si mette in marcia. Il generale continua ad agitare la
spada e muove qualche passo nella direzione del castello, ma torna subito
indietro, quasi si fosse spinto troppo avanti. Gli squilli e i rullii si
allontanano. Il generale torna verso la sua tenda e si toglie l'elmo
asciugandosi il sudore: è molto stanco. Le ordinanze si precipitano a sfilargli l'armatura. Subito dopo il
generale ritorna a guardare dalla parte da dove s'è allontanata la compagnia. Lo
scrivano gli è vicino) Scrivano, hai mai visto niente di più bello di un
esercito in marcia?... guarda come avanza con i suoi stendardi al vento, con i
suoi cavalli irrequieti!... guarda quanto sole c'è su quelle corazze!... (Lo
scrivano squadra il generale da capo a piedi ed emette una specie di grugnito
d'assenso, poi cava di tasca una mela e l'addenta. Patetico) ...
Ah, perché sono un generale e
non un poeta, in questo momento!...
Solamente i poeti sono degni di tanto spettacolo!...
Marciano sicuri verso il combattimento: sono consapevoli della loro forza. Fra
poco si schiereranno di fronte al castello e una vampata di furore guerriero li
avvolgerà tutti, li
avventerà contro le mura
nemiche... Dimmi, scrivano, che cosa pagheresti per
essere con loro in quel momento, per sentire nelle tue vene lo stesso impulso
generoso che ti spinga avanti?
SCRIVANO (masticando) – Ma... io... veramente...
GENERALE –
Ah, il destino non è egualmente
giusto con tutti gli uomini !... perché son io un generale intento solo a
preparare piani di battaglia, a scrivere memorie per insegnare ad altri l'arte
della guerra? perché sono costretto a risparmiarmi fatiche e pericoli? (Lo
scrivano continua a mangiare, guarda il generale con sospetto e grugnisce.
Esaltandosi) Lo
senti, scrivano,
questo rumore cupo che si allontana?
SCRIVANO –
Sono i tamburi di coda,
generale.
GENERALE –
No, non sono i tamburi: è il
calpestio della mia compagnia... è la terra che trema sotto il passo dei miei
soldati... E questo stormire che c'è in alto... questo frullare d'ali, lo
senti?... sono gli abitanti dell'aria che hanno inteso avvicinarsi la
tempesta... fuggono ed accorrono, vedi?... svolazzano spauriti i timidi uccelli
del bosco... piombano da tutti gli spazi, con pesante battere d'ala, gli oscuri
uccelli di rapina che si preparano al banchetto di cadaveri. Tutto il cielo
prende vita al passaggio del mio esercito: l'intera natura freme e atterrisce...
(Lo scrivano, sempre mangiando, guarda ancora il generale e si
allontana di un passo) Questo ed altro potrei dire se fossi un poeta... ma
sono un generale, ed è con occhio di generale che devo osservare la battaglia.
Credi che da quest'albero si possa arrivare con lo sguardo fino al castello?
(Indica l'albero che è in scena)
SCRIVANO –
Credo di sì, generale.
GENERALE (con enfasi) – Abbraccia allora quest'agile
tronco fino a raggiungerne la cuspide, e che il tuo sguardo, di lassù, si
trasformi in quello di un'aquila e penetri acuto e profondo nello spazio.
SCRIVANO (indeciso) – State dicendo a me, generale?
GENERALE –
Non badare, scrivano, era il
poeta che parlava... (Con tono diverso) Arrampicati su quest'albero fino
a quella forcella lassù e dimmi quello che vedi davanti a te.
SCRIVANO –
Bene, generale...
(Mette in tasca quello che è
rimasto della mela, si sputa sulle mani e incomincia a salire)
GENERALE (ai piedi dell'albero) – Sei arrivato alla forcella?
SCRIVANO –
Sì, generale, ci sono adesso.
GENERALE –
Montaci a cavallo e aguzza la
vista.
SCRIVANO –
Fatto, generale.
GENERALE –
Che cosa vedi?
SCRIVANO –
Le tende del nostro campo.
GENERALE (furioso) – Ma non da quella parte, idiota!
volgiti verso il castello.
SCRIVANO –
Mi sono voltato, generale.
GENERALE –
E che cosa vedi?
SCRIVANO –
Tutto un mare...
GENERALE (stupito) – Un mare...?!
SCRIVANO (con enfasi) – Un oceano grigio, generale...
sembra che tutti i vapori dell'inferno si siano ammassati sul bosco: neanche gli
alberi si vedono più... soltanto le cime più alte affiorano qua e là come scogli
sperduti...
GENERALE (irritato) – Ma che cosa stai dicendo?
SCRIVANO –
Scusate, generale: era il poeta
che parlava... volevo dire che non si vede niente perché c'è la nebbia.
GENERALE (allegro) – La nebbia?!... ma era quello che
ci voleva per nascondere i miei uomini che si avvicinano al castello!... ecco che le mie
truppe hanno già sferrato l'attacco... ecco
che cento scale vengono appoggiate alle mura... i miei soldati escono dalla
nebbia e irrompono sui ballatoi...
SCRIVANO –
Ma come fate a vedere tutte
quelle cose là sotto, se io qui non vedo nulla?!
GENERALE (impaziente) – Avanti, scrivano, cerca di
trovare un passaggio per lo sguardo.
SCRIVANO –
Un momento, generale... la
nebbia si sta dissolvendo... ecco, ora la nostra compagnia è visibile...
GENERALE –
Ebbene?
SCRIVANO –
E' schierata al termine del
bosco, di fronte alla spianata che circonda il castello.
GENERALE (irritato, battendo il
piede a terra) – Dovevano
approfittare della nebbia per avvicinarsi alle mura! che cosa fanno là
piantati?... non sento l'artiglieria: si vede che il nemico non li ha ancora
avvistati.
SCRIVANO –
Generale, dal castello si
sono staccati un
gruppo di uomini che si dirigono verso il bosco...
GENERALE –
Sono a cavallo?
SCRIVANO –
No, generale, sono a piedi.
GENERALE –
Avanzano con circospezione?
strisciano sul
terreno?
SCRIVANO –
No, generale, camminano
tranquilli e ben diritti.
GENERALE –
Strano modo di combattere! e
i miei soldati che cosa fanno?
SCRIVANO –
Sono ancora fermi: sembra che
stiano aspettandoli.
GENERALE –
Si tratterà di una pattuglia
inviata a parlamentare.
SCRIVANO –
Sembra anche a me... no,
aspettate... la nostra compagnia è uscita dal bosco e corre verso di loro...
GENERALE –
Non si tratta di parlamentari,
allora, ma di uno scontro, per giove! di quanti uomini è composto questo gruppo?
SCRIVANO –
Di una cinquantina, generale.
GENERALE –
Imprudenti! affrontare il mio
esercito con un così sparuto drappello! I miei soldati li faranno a pezzi in un
baleno.
SCRIVANO –
Ecco... si sono incontrati...
GENERALE –
Sono già tutti stesi sul
terreno?
SCRIVANO –
No, generale.
GENERALE –
Si sono arresi?
SCRIVANO –
Nemmeno.
GENERALE (inquieto) – Che cos'è accaduto, allora?
SCRIVANO –
Si sono abbracciati.
GENERALE (sbalordito) –
Abbracciati?
SCRIVANO –
Sì, generale... dovreste vedere:
i nostri li circondano e fanno a gara per abbracciarli o per stringergli la
mano...
GENERALE (infuriato) – E i miei ufficiali dove sono?
che cosa fanno?
SCRIVANO –
Sono riuniti in disparte e
parlano fra loro... adesso il gruppo dei nemici si allontana verso il castello
seguito da tutta la nostra compagnia... ecco che il marchese Von Hauser ha
lasciato gli altri ufficiali e s'è slanciato ad inseguire le truppe...
GENERALE (con un briciolo di
speranza) –
Von Hauser?!... sei certo di non
ingannarti?
SCRIVANO –
No, generale: è proprio lui... e
come corre per raggiungere i soldati...
GENERALE –
Strano... strano che proprio Von
Hauser... ma, del resto, tutto è possibile: nulla più, ormai, mi meraviglia... e
adesso, scrivano, che cosa succede?
SCRIVANO –
Non so, generale: sono spariti
tutti in un banco di foschia che c'è davanti al castello...
GENERALE (ansioso) – Fai presto a sciogliere questa
foschia... vedi nulla?
SCRIVANO –
Nulla, generale.
GENERALE –
Continua a guardare.
SCRIVANO –
La nebbia si sta alzando!...
GENERALE –
Sia lodato il Cielo!
SCRIVANO (emozionato) – Meraviglioso!... incredibile!...
GENERALE (fra la speranza e il
timore) –
Che cosa
succede?... parla!
SCRIVANO –
Una cosa mai vista, generale...
davanti al castello c'è una lunghissima tavola carica di ogni ben di Dio... ecco
che stanno aprendo alcune botti di vino: chiunque può mangiare e bere a
volontà...
GENERALE (sbalordito) –
È impossibile!...
SCRIVANO –
E la verità, generale... ecco là
che i soldati di Gutierrez stanno alzando un palo altissimo... è un albero della
Cuccagna!...
GENERALE –
Che cosa?!
SCRIVANO (entusiasta) – Sicuro!... ci sono appesi
salami e file di salsicce... botticelle di vino... oche, lepri... magnifico,
generale! I soldati ora provano ad arrampicarsi ma non ci riescono... ah, ah,...
dovreste vedere come scivolano... l'hanno unto a dovere con il sego quel palo...
GENERALE (urlando) –
E
Von Hauser, dov'è?
SCRIVANO –
Non lo vedo,
generale... sì, sì... eccolo... è lui che si arrampica adesso... va su che è una
meraviglia... sfido io: s'è riempito le tasche di sabbia e la getta a manciate
sul palo!... (Il
generale fa qualche gesto di disperazione)... su... su... bravo!... ha quasi
raggiunto la cima... quel Von Hauser è meraviglioso: si arrampica come uno
scoiattolo!... su... su... (gridando a squarciagola)... vittoria!...
vittoria! (Il generale, colpito dal tono della voce, guarda la cima
dell'albero)... è riuscito ad agguantare il tacchino!...
(Il generale, disperato, si porta le mani alla
testa).
E' il mattino del giorno dopo. Entra in scena una
contadina giovane e bella: Vanna. Ha sotto il braccio un cestino dal quale
sbucano le teste di due paperi. La seconda ordinanza è curvo sul fuoco.
VANNA –
Scusate, militare, sapreste
dirmi dove potrei trovare il conte Fortebraccio?
2a ORDINANZA (che non si è accorto della
ragazza, sgarbatamente, senza alzare la testa) – Avete sbagliato strada, qui di conti fortebracci non ce ne sono.
VANNA –
Eppure la persona che cerco
si trova proprio nel vostro accampamento.
2a ORDINANZA –
E invece, qui non c'è nessuno
che abbia quel nome.
VANNA (un po' risentita) – Sono certa di quello che dico: il
conte Fortebraccio è un ufficiale della vostra compagnia.
2a ORDINANZA (scattando) – ... e io vi dico di andare al
dia... (Alza
la testa e vede la ragazza, subito il suo volto si illumina e le sue maniere
diventano gentili) Che cosa avete detto?... mi sembra di non aver inteso
bene.
VANNA –
Volevo che mi indicaste la
tenda dove alloggia il conte Fortebraccio.
2a ORDINANZA (squadrando la ragazza
con visibile interesse, ma, nello stesso tempo, adocchiando il cestino dei
paperi) – ... e... sono per lui
questi paperi?...In questo caso lasciateli pure a me: penserò io a farglieli
avere.
VANNA –
Non sono per lui, ma per il
generale.
2a ORDINANZA –
Allora dovete lasciarli a me
in ogni modo: io sono proprio colui che si occupa della cucina del generale.
VANNA –
Se permettete, vorrei
presentarli io stessa al generale.
2a ORDINANZA (indicando) – Quella è la sua tenda. Però devo
avvertirvi che in questo momento il generale è occupato: ha discusso tutta la
notte con i suoi ufficiali e la riunione non è ancora finita. Lasciateli pure a
me: penserò io a dire che siete stata voi a portarli. Qual'è il vostro nome?
VANNA –
Vanna.
2a ORDINANZA (girando intorno alla
ragazza, con voce carezzevole) – Scusatemi se poco fa sono stato sgarbato, ma io non immaginavo che foste voi a
parlarmi... È cosi strano vedere qui una donna... soprattutto come voi... (Con
tono diverso)... allora, Vanna, li lasciate sì o no questi paperi?
VANNA –
Vorrei consegnarli
personalmente al generale.
2a ORDINANZA –
Avete qualche grazia da
chiedergli?
VANNA –
Avete indovinato.
2a ORDINANZA –
E di che si tratta?
VANNA –
Di un lasciapassare per il
castello.
2a ORDINANZA –
Abitate là dentro?
VANNA –
Oh, no, io abito poco
distante da qui.
2a ORDINANZA –
Come mai non siete fuggita al
castello con le altre donne prima che noi arrivassimo?
VANNA –
Non ho fatto in tempo. Da
principio, avevo paura di essere sola a poca distanza dalla vostra compagnia...
figuratevi che m'ero preparata un rifugio in mezzo al pagliaio, e correvo là a
nascondermi ogni volta che vedevo un soldato avvicinarsi alla mia casa. Ma poi
ho conosciuto un vostro ufficiale e allora non ho avuto più paura.
2a ORDINANZA (cominciando a capire) – Come avete detto che si chiama
quell'ufficiale che state cercando?
VANNA –
È
il
conte Fortebraccio.
2a ORDINANZA (ironico) –
Ah, il
conte Fortebraccio!
VANNA –
Lo conoscete, allora?
2a ORDINANZA (falsando la voce) – ... "chissà come mai queste terre
fanno vini cosi bruschi e donne così dolci..."
VANNA –
Ma che state dicendo?
2a ORDINANZA (c.s.) – ... "lasciate che vi dia un
morso in quella spalla per assaggiarvi..." (Ride) ... ah, ah... il
conte Fortebraccio!
VANNA –
Che cosa vi prende? lo
conoscete o no questo conte?
2a ORDINANZA –
Lo conosco, lo conosco...
aspettate un minuto... (Gridando a qualcuno fuori della scena) ehi,
tu!... c'è una persona che ti
cerca... conte Fortebraccio!...
(Compare la 1a ordinanza con in mano un paio
di stivali che, vedendo la ragazza, cerca istintivamente di nascondere. La 2a
ordinanza lo guarda ridendo).
1a ORDINANZA –
Tu, Vanna, qui?!
VANNA (inchinandosi) – Perdonate, eccellenza, se mi
sono permessa di
disturbarvi.
1a ORDINANZA –
Ma non ti avevo ordinato
di
star chiusa in casa e
di
non avvicinarti al nostro
accampamento? Non, sai, dunque, che cosa ti accadrebbe se i soldati ti
vedessero? (Dà un'occhiata torva alla 2a
ordinanza che sta ammirando la ragazza, quindi, con gesto autoritario, gli porge
gli stivali. Il suo compagno li prende con mossa istintiva, poi, ripensandoci,
li getta a terra).
VANNA (a capo chino) – Perdonate eccellenza, ma un
motivo urgente mi ha spinto fin qui.
1a ORDINANZA –
Su alza la testa, sentiamo un
po' per quale ragione sei venuta all'accampamento.
VANNA –
Ho bisogno
di
un lasciapassare per
il
castello.
2a ORDINANZA (sogghignando) – E vuole che proprio voi. conte,
con l'autorità che vi conferisce
il
vostro grado, appoggiate questa richiesta presso il generale.
1a ORDINANZA (che ha cambiato di posto diverse volte. cercando
sempre di mettersi fra la 2a ordinanza e la ragazza) –
Impossibile.
Il castello di Boslavo è
circondato dalle truppe e nessuno può passare le
nostre linee.
VANNA –
Eccellenza, ho assolutamente
bisogno di
questo lasciapassare.
2a ORDINANZA –
Eccellenza!... non avete
inteso? ha assolutamente bisogno di questo lasciapassare.
1a ORDINANZA –
E
che cosa vuoi andare a fare
nel castello?
VANNA –
C'è mia madre là dentro... una
povera vecchia sola
e ammalata: si era recata laggiù prima del vostro arrivo e non ha fatto in tempo
ad uscire... pensate, eccellenza, forse in questo momento mi piangerà come
morta.
2a ORDINANZA –
Come potete rifiutare questo
favore?... è per sua madre vecchia e ammalata... ma non avete cuore, eccellenza?
1a ORDINANZA (con rabbia) –
Sei diventato l'eco, per caso? Questa ragazza non ha
bisogno di
difensori.
VANNA (precipitandosi a proteggere
la 2a ordinanza) Non lo sgridate, eccellenza: non aveva intenzione di
offendervi.
1a ORDINANZA (accarezzandola) – Avete ragione, buona giovane: io
non avevo nessuna intenzione
di offendere
sua eccellenza...
1a ORDINANZA (allontanandolo dalla
ragazza) –
Giù le zampe e levati dai piedi.
VANNA (alle spalle della 1a
ordinanza) – Allora posso
sperare nel vostro appoggio?
1a ORDINANZA (senza voltarsi) – Te l'ho già detto Vanna, è
impossibile.
2a ORDINANZA –
Non per voi conte. Tutti
sanno quale ascendente abbiate sul generale e in quale considerazione egli
tenga i vostri suggerimenti... (La 1a ordinanza fa un gesto di
disperazione)... No, è inutile che neghiate... tutti, del resto, conoscono
anche la vostra modestia... a voi il generale non rifiuterà questo
lasciapassare...
(Fa alcuni cenni alla ragazza per invitarla ad insistere)
VANNA –
Oh, ve ne prego, eccellenza, ve
ne prego... concedetemi questa grazia ed io ve ne sarò per sempre
riconoscente...
1a ORDINANZA (conquistato)
– Bah... vedremo... intanto è assolutamente indispensabile che tu cerchi
riparo da qualche parte... tu non sai cosa ti potrebbe capitare se i soldati
della compagnia si accorgessero della tua presenza... sono quaranta giorni che
non vedono una donna...
VANNA –
Ma non sono sotto la vostra
protezione?
1a ORDINANZA –
... non servirebbe.
2a ORDINANZA – Il
conte ha ragione: mentre egli
andrà dal generale a chiedere il vostro lasciapassare,
voi potrete ripararvi nella
nostra ten... nella tenda di sua eccellenza.
1a ORDINANZA –
Nemmeno per sogno: aspetterai
nel bosco... (Guarda la 2a ordinanza)... e da sola... andiamo!
(Si
avvia verso il fondo seguito da Vanna e dalla 2a ordinanza. Dalla tenda del
generale escono il generale, Von Hauser, Cristiano e Salardier. Von Hauser si
ferma davanti al tavolino da campo a far rotolare il dado).
GENERALE –
Anche se continuassimo a
discutere fino a domani, non riuscireste a convincermi: la nostra è una
compagnia di soldati e non di eremiti, eppure sono già quaranta giorni che le
truppe non hanno visto in faccia una donna. Quello che è accaduto ieri deve
essere considerato esclusivamente come un atto di protesta.
CRISTIANO –
Questa lunga... diciamo...
astinenza, ha influito senza dubbio sul morale delle nostre truppe, ma non
bisogna dimenticare che
il castello di Boslavo è difeso dalle truppe
di
Gutierrez e che i nostri soldati non vogliono combattere contro i loro
amici...
GENERALE (brusco) – Ma io li pago per fare amicizia o
per scannarsi?... e poi, cosa c'entra l'amicizia con la guerra? non ero amico,
io, forse, del duca di Navarra? eppure quando la mia compagnia è stata inviata
contro di lui, questo non mi ha impedito di sconfiggerlo, prenderlo prigioniero
e chiedere un forte riscatto per la sua vita.
VON HAUSER –
Ma non pretenderete, spero,
che i nostri soldati, dei rozzi mercenari, abbiano dell'amicizia lo stesso
vostro alto concetto.
GENERALE –
Se fossero arrivate le donne che
Sua Maestà ci aveva promesso, questo non sarebbe accaduto.
CRISTIANO –
Mi permetto di insistere,
generale: dopo
Girifalco, i nostri uomini si sentono legati da riconoscenza alle truppe di
Gutierrez.
GENERALE –
Non è possibile: la riconoscenza
è un sentimento troppo nobile per un'accozzaglia di soldatacci di ventura.
VON HAUSER (con sufficienza) –
Siete in errore, generale. La riconoscenza un
sentimento nobile?... non c'è niente di più basso e di più meschino. Fate una
carezza a un cane e questo vi leccherà la mano riconoscente, gettate una moneta
a un servo e avrete un amico per tutta la vita. La gratitudine è veramente un
sentimento degli esseri inferiori. Quando mai avete sentito dire che un nobile
abbia avuto della riconoscenza?
GENERALE –
Insomma, nessuno riuscirà a
convincermi. Mandate mezza dozzina di donne all'accampamento e vedrete che i
miei soldati marceranno all'assalto del castello. (A Salardier) Vi avevo
pur dato ordine di frugare nei dintorni!
SALARDIER –
Ho frugato in ogni luogo,
generale, ma non ho trovato neppure una donna.
GENERALE (inquieto, passeggiando) Eppure in qualche modo dobbiamo provvedere... ormai non c'è più da sperare nelle
donne che Sua Maestà aveva promesso di inviarci... avrebbero dovuto già arrivare
da quindici giorni!... (Si ferma alle spalle di Von Hauser che sta giocando)
Voi,
marchese, che cosa consigliate? (Stizzito perché l'altro non risponde) Almeno
in questo momento potreste darci il vostro aiuto!
VON HAUSER (girandosi lentamente e
guardando il generale attraverso l'occhialetto) – Voi generale conoscete già la mia opinione perché debba
continuamente ripetervela.
GENERALE (prima calmo, poi
aumentando di tono nelle successive battute, sino a perdere completamente il
controllo) – Quest'assalto non
si dovrebbe fare, vero?
VON HAUSER –
Esatto.
GENERALE –
Perché, secondo i vostri dadi,
il momento non sarebbe opportuno?
VON HAUSER –
Proprio cosi generale.
(Riprende
a giocare)
GENERALE –
Ma sapete cosa penso io di
queste diavolerie?...
VON HAUSER (gettando il dado) – Quattro...
GENERALE –
... di questi passatempi da
rifiuti di osteria?...
VON HAUSER (c.s)
–
... quattro...
GENERALE –
... di queste furfantaggini
con le quali si pretenderebbe
di leggere il destino?...
VON HAUSER (c.s.) –
... quattro...
GENERALE –
... e indegno che un ufficiale
della mia compagnia, al servizio di Sua Maestà...
VON HAUSER (con interesse) – Un momento...
GENERALE (stupito) –
Che c'è?
VON HAUSER –
Il quattro è uscito tre volte
di seguito...
GENERALE (pieno di speranza) –
Ebbene?
(Si precipita al tavolo)
VON HAUSER –
Stavate parlando di donne, non è
vero?
GENERALE (emozionato) – Sì, parlavo di donne... e
allora?...
VON HAUSER –
Non perdete le speranze: la
questione sembra avviarsi favorevolmente.
GENERALE (con rumoroso entusiasmo) – Stanno per arrivar le donne che
ci ha inviato Sua Maestà!... Tutto è risolto, allora!... io lo sentivo che non
era il caso di disperare: se arrivano le donne, il castello di Boslavo è già
nelle nostre mani! (La 1a ordinanza entra di corsa e si ferma davanti al
generale)
Che
cosa vuoi, tu?
1a ORDINANZA – Ho
una grazia da chiedervi, generale.
GENERALE (brusco) – Non ho tempo, ora.
1a ORDINANZA – Non è per me, generale, ma
per una povera donna afflitta e infelice...
GENERALE (voltandosi di scatto) – Donna?!... "donna",
hai detto?
1a ORDINANZA –
Sì, generale, per una povera
donna vecchia e ammalata...
GENERALE (a Von Hauser, con ira) – E che volete che se ne facciano
i miei soldati delle vecchie ammalate?... (Ripensandoci, alla 1a ordinanza)
Quanti
anni ha questa vecchia?
1a ORDINANZA (imbarazzato) – ... non lo so generale...
GENERALE –
Ma non è venuta da te a chiedere
questa grazia?
1a ORDINANZA –
No, generale, qui è venuta la
figlia... la vecchia è nel castello di Boslavo, e la figlia vorrebbe appunto un
lasciapassare per andare da lei.
GENERALE –
Comincio a capire.
1a ORDINANZA –
Il nostro arrivo è stato così
rapido, che la vecchia è rimasta chiusa nel castello e la giovane...
GENERALE (continuando) – ... è rimasta fuori... (Guardando
Salardier) Avevate frugato in ogni luogo, vero!
1a ORDINANZA –
Io vi supplico, generale, di
volerla ricevere: le sue lacrime sapranno farsi intendere meglio delle mie
parole.
GENERALE –
Corri da lei, presto, e
dille che sono
disposto ad ascoltarla.
1a ORDINANZA (felice) – Grazie, generale... corro a
portarle questa buona notizia.
(Esce di corsa)
GENERALE (si avvicina a Von Hauser
che sta giocando) –
Che cosa dicono i vostri
dadi, marchese?
VON HAUSER –
Il quattro continua
spavaldamente a mostrare la sua faccia.
GENERALE –
E non vi sembra che sia venuto
il momento di smetterla? ormai il destino s'è già pronunciato: che cosa
continuate a stuzzicarlo?
VON HAUSER –
Voi credete che il destino
abbia una sola parola da dire, o che un avvenimento qualsiasi di cui vogliamo
conoscere l'esito, sia possibile ridurlo a una sola alternativa: favorevole o
no?
GENERALE –
Ma se voi stesso dite che il
quattro continua ad uscire?
VON HAUSER –
L'inizio è favorevole, non c'è
alcun dubbio... ma quante cose nate sotto una buona stella si concludono male?
(Getta ancora il dado) Quattro...
GENERALE (fermando con la mano il
dado) – Ecco, basta cosi.
VON HAUSER –
La vostra mano
non è forte abbastanza per arrestare il fato, generale: esso continua la sua via
inesorabilmente, lo vogliate o no. (Il generale solleva la mano, Von Hauser
lancia ancora il dado)... vedete?... due!...
(Il generale alza le spalle
irritato. Entrano dal fondo Vanna e le due ordinanze. Vanna compie un lungo e
profondo inchino davanti al generale)
GENERALE –
Su ragazza. (Vanna si
solleva e porge al generale la cestina con i paperi. Von Hauser si avvicina e
fissa la ragazza attraverso l'occhialetto. Il
generale guarda ironicamente il marchese) Il fato continua inesorabile la sua strada, marchese... (Von Hauser squadra la ragazza con
alterigia e torna al tavolino)... Che cosa vuoi da me, dunque, ragazza?
1a ORDINANZA –
Ecco, generale...
GENERALE (guardando severamente le
due ordinanze) – Che cosa fate
voi ancora qui? (Lancia il cestino con i paperi alla 1a ordinanza)...
che siano pronti per questa sera! (Vanna guarda meravigliata la scena. La 1a
ordinanza, umiliato e a malincuore esce con il compagno. A Vanna garbatamente)
Sentiamo, allora.
VANNA (inginocchiandosi) – Eccellenza, la mia povera madre si trova al castello di Boslavo,
esposta a tutti i pericoli...
GENERALE –
Su, ragazza... (Vanna si
solleva)... quanti anni ha tua madre?
VANNA –
Settanta.
GENERALE –
Non corre alcun pericolo,
allora.
VANNA –
Come dite, eccellenza?
GENERALE –
Andiamo... vorresti farci
credere che vuoi un lasciapassare per andare a trovare tua madre?
VANNA (inginocchiandosi di
nuovo) – Sì, eccellenza, ve lo
giuro...
GENERALE –
Su, ho detto... (L'aiuta a
sollevarsi e indugia con le mani sulla curva dei fianchi, Salardier allunga il
collo con visibile interesse)... è meglio parlare così, non ti pare? (Il
generale allontana le mani dai fianchi della ragazza e getta un'occhiata
sospettosa intorno, temendo che gli altri abbiano colto la sua debolezza)...
Dì la verità, non è tua madre che vuoi andare a trovare al castello.
VANNA –
Sì, generale: è proprio lei...
una povera vecchia
ammalata...
GENERALE –
Menzogna! non si va incontro
a tanti pericoli per rivedere la madre.
VANNA –
Eppure vi giuro...
(Fa
l'atto di inginocchiarsi di nuovo, ma il generale la trattiene prendendola per
la vita, ma questa volta la lascia subito guardandosi intorno).
GENERALE –
Resta in piedi! E il tuo
innamorato che vai a cercare al castello. Se non dici che è il tuo innamorato
non ti do il lasciapassare.
VANNA (abbassando la testa) – Sì eccellenza: è il mio innamorato
che voglio rivedere.
GENERALE (soddisfatto) – Volevo ben dire! (Si sposta verso
Cristiano e Salardier) Ero sicuro che non si trattava di sua madre, ma di
ben altro.
CRISTIANO –
Dal modo come avete posto la
domanda, non credo possiate essere certo che quella ragazza non abbia mentito.
GENERALE –
In ogni modo, questo ha poca
importanza, l'importante è sapere che al castello di Boslavo ci sia qualcuno che
abbia a cuore l'onore di questa ragazza. (Cristiano guarda stupito il
generale) Perché mi guardate in questo modo? non avete ancora intuito il mio
piano?
CRISTIANO –
Se devo essere sincero, non
ancora.
GENERALE –
E voi Salardier?
(Salardier non risponde,
assorto in contemplazione di Vanna)
Ehi, Salardier, dico a voi!
SALARDIER (soprassalendo) – Scusate generale.
GENERALE –
Volevo domandarvi se avevate
intuito il mio piano, ma ritengo che la domanda sia perfettamente inutile.
SALARDIER (guardando ancora Vanna) – Sì, generale.
GENERALE –
Quando mai voi avete intuito
qualcosa?
SALARDIER (c.s.) – Sì, generale.
GENERALE –
Ascoltate, allora... (Si
spostano tutti a sinistra. Da destra fanno capolino le due ordinanze che stanno
spennando i paperi. La 1a ordinanza fa cenni a Vanna, ma questa volge la testa
sdegnata. Mimica fra i tre) I soldati
di
Gutierrez non vogliono combattere, vero?
CRISTIANO –
Purtroppo.
GENERALE –
Perché fra loro e la nostra
compagnia, come dite voi, si sono stabiliti rapporti... diciamo, di amicizia.
CRISTIANO –
Esatto.
GENERALE –
E se la nostra compagnia
portasse un'offesa al castello, un'offesa grave, tale da accendere l'animo
delle truppe di
Gutierrez... che cosa credete
che accadrebbe?
CRISTIANO –
La difficoltà sta nel convincere
i nostri uomini ad andare al castello ad offendere i soldati di Gutierrez.
GENERALE –
Ma non è necessario andar fin
là: l'offesa possono compierla qui.
CRISTIANO –
E come?
GENERALE –
Quella ragazza vuole recarsi
appunto al castello... e noi ce la manderemo... ma prima...
CRISTIANO (comprendendo) – Volete dire che?...
GENERALE –
Avete già capito, vero, l'offesa
che si può fare a una donna giovane e bella?
CRISTIANO –
Naturale...
GENERALE –
Immaginate voi quando quella
ragazza si presenterà al castello e racconterà quello che qui le hanno fatto?
CRISTIANO –
Mi sembra veramente una buona
idea.
SALARDIER (irrigidendosi
comicamente) –
Generale, sono ai vostri ordini.
GENERALE (sorpreso) – Che cosa?
SALARDIER (indicando Vanna con la
testa) – Sono pronto ad
occuparmi di questa faccenda.
GENERALE (ridendo e squadrandolo
delle testa ai piedi) Chi, voi?... ah, ah... no, Salardier... ci vuol altro!
L'offesa dev'essere violenta, brutale... e voi, invece...
SALARDIER –
Mi
permetto di...
GENERALE (interrompendolo) – No, non insistete.
VON HAUSER (voltando la testa dal
tavolo di gioco) Credo che vi inganniate, generale... se volete essere
sicuro che la donna si senta veramente offesa, dovete proprio mandare Salardier.
SALARDIER –
Ecco!...
(Fa un cenno di
compiacimento ma, riflettendo sul senso di quelle parole, si volta verso Von
Hauser pieno di collera).
GENERALE –
Calma Salardier... vi siete
offerto per portare a termine questa faccenda, e io l'affido a voi...ma non come
credete, però... scegliete una mezza dozzina di soldati... (A Cristiano)...
credete che bastino?
CRISTIANO (voltandosi a guardare
Vanna) – E' un po' difficile
stabilire... cosi... ma, se non bastassero, uomini disposti ad approfittare
di quest'occasione al nostro campo non mancano.
GENERALE (a Salardier) – Bisogna usare molta discrezione:
fare in modo che gli altri non si accorgano di nulla.
SALARDIER –
Bene, generale.
GENERALE –
Voi sorveglierete perché tutto
proceda con ordine.
SALARDIER –
Bene, generale.
GENERALE –
Niente esagerazioni,
ricordatevi. La ragazza dovrà avere la forza di raggiungere il castello e di
raccontare quello che le è accaduto.
SALARDIER –
Bene, generale.
GENERALE –
E soprattutto bisogna portare a
termine quest'operazione nel più breve tempo possibile. Vi basta mezz'ora?
SALARDIER –
Scusate, generale, ma non
sono io che...
GENERALE –
Va bene, va bene: basterà
mezz'ora.(S'avvicina e Vanna) Ragazza mia, il tuo caso è stato studiato
attentamente e abbiamo deciso di assecondare il tuo desiderio.
VANNA (si inchina a baciare le
mano al generale) – Grazie,
eccellenza.
GENERALE –
Segui quest'ufficiale che ha già
ricevuto ordini in proposito. (A Salardier) Avete ben compreso?
SALARDIER (irrigidendosi) – Sì, generale.
GENERALE –
Andate, allora (Vanna gaia
e saltellante si allontana accanto a Salardier che cammina con passo
militaresco. Soddisfatto) Un altro, al mio posto, avrebbe disperato di
portare i suoi uomini in battaglia: io, invece, ci sono riuscito!
VON HAUSER (che ha lanciato il dado) – Due...
GENERALE (fulminandolo con
un'occhiate e alzando le voce) – Stanotte,
Cristiano, dormiremo nei letti del castello di Boslavo...
VON HAUSER (c.s.) –
Due...
GENERALE (alzando la voce, in tono
di sfida) – ...dormiremo
tranquilli dopo una meritata vittoria...
VON HAUSER (c.s.) –
Due...
GENERALE (alle spalle di Von
Hauser, con le mani sui fianchi) –
Non
siete di questa opinione, marchese?
VON HAUSER (voltandosi) – Che cosa contano le nostre
opinioni di fronte a quello che il soprannaturale ha deciso?
GENERALE –
Ma non mischiate ad ogni
momento il soprannaturale con le nostre faccende terrene!
VON HAUSER –
E com'è possibile fare quello
che dite? esiste forse un istante di quiete per l'acqua che un fiume trasporta?
c'è forse un attimo della vita di un uomo che possa venire sottratto al dominio
del fato?
GENERALE –
Ma...
VON HAUSER –
... la vita, l'onore, la
ricchezza, la gloria... non sono forse beni che possono essere perduti o
conquistati in ogni momento?
GENERALE –
Sì... ma con la spada e la
mente, non con i dadi!
VON HAUSER –
Ma io con i dadi non combatto...
interrogo. C'è qualcuno che viene verso di me, ed io voglio conoscere il suo
volto. Può darsi che sia un tagliaborse oppure un amico che vuole beneficarmi,
una donna che viene a donarmi il suo amore o colei che mi pianterà fra le
costole la lama di un pugnale.
GENERALE –
Ma... io...
VON HAUSER (incalzante, grave) – Vi ricordate di Guazanillo alla
difesa di Orlivo? aveva una sola occasione per salvarsi la vita: interrogare la
sorte... invece rifiutò la parola dei dadi, spronò il suo cavallo e, pochi
istanti dopo, stramazzava al suolo sotto un colpo di mazza, col cranio
fracassato.
GENERALE (impressionato) – ... eee...
(Fa un cenno come
per domandare: "che cosa dicono i dadi?")
VON HAUSER –
Mi spiace, generale, ma
questa notte dormiremo ancora nelle nostre tende.
GENERALE –
Volete dire che non
riusciremo ad impadronirci del castello?
VON HAUSER –
No, generale.
Ma del resto, non faremo neanche questo tentativo.
GENERALE –
Non ci sarà nessuno scontro,
dunque?
VON HAUSER –
Assolutamente nessuno.
GENERALE –
Ma siete impazzito?! Quando
quella ragazza arriverà al castello e racconterà quello che qui le hanno fatto,
nessuno riuscirà più a trattenere gli uomini di Gutierrez.
VON HAUSER (allontanandosi verso la
sue tenda) – Mi spiace,
generale, ma non siamo noi a decidere.
GENERALE (gridandogli dietro) – E io vi dico, invece, che prima
di notte entreremo nel castello... (a Cristiano)... sicuro,
Cristiano: stanotte saremo ospiti del marchese di Boslavo, lo vogliano o no i
dadi di Von Hauser... andate a
prendere la mappa, daremo un altro sguardo al piano di attacco.
CRISTIANO (tranquillo) – Piano d'attacco? di difesa,
vorrete dire.
GENERALE (meravigliato) – Ma siete impazzito anche voi,
Cristiano? volete che pensi a difendermi da Gutierrez, io, con un cannone e
quattro archibugi in più?
CRISTIANO –
Fra mezz'ora quella ragazza sarà
al castello, e fra un'ora noi avremo qui gli uomini di Gutierrez, infuriati,
pronti a lavare con il sangue l'offesa ricevuta.
GENERALE (dopo un istante) – Avete ragione, per giove! non ci
avevo pensato... (Riflette per qualche attimo, poi allegramente) e va
bene piano di difesa, allora! respingeremo l'attacco ed entreremo trionfanti nel
castello. Vinceremo più rapidamente e avremo meno perdite: in campo aperto la
disfatta di Gutierrez è sicura. Se nell'assedio avevano peso il mio cannone e i
miei quattro archibugi, in campo aperto avranno ancor più peso il numero
maggiore dei miei fanti e dei miei
cavalli. Tutto va ancora meglio di quanto avessi sperato. (Esaltandosi a
poco a poco) Ah, lo vorrei qui adesso, Von Hauser con i suoi dadi e
con i suoi foschi presagi di sventura... vorrei vedere che faccia farebbe!...
Capite, Cristiano?... niente ponti mobili, né scale lungo le mura, ma scontri di
fanterie, cariche di cavalli...
CRISTIANO (gelido) – Indubbiamente, sarebbe bello se
tutto potesse svolgersi in questo modo.
GENERALE (sgomento, con un filo di
voce) – Perché voi ne
dubitate?...
CRISTIANO –
Dubitare è forse troppo... (Il
generale tira un sospiro di sollievo per un attimo)... troppo poco. Dite
pure che sono sicuro che le cose si svolgeranno in un'altra maniera.
GENERALE (angosciato) – E come si svolgeranno, come?
CRISTIANO –
Gli uomini di Gutierrez
verranno in massa verso il nostro campo, i nostri soldati li crederanno animati
di buone intenzioni e andranno loro incontro festanti... e in brevissimo tempo
saranno tutti stesi al suolo.
GENERALE –
Ma è la rovina Cristiano.
CRISTIANO –
Credo di sì, generale, perché
anche se spiegassimo alle truppe il pericolo che corriamo non saremmo creduti:
nessuno vede gli uomini di Gutierrez come nemici. Ma non è il caso di
preoccuparsi perché, per fortuna, quella ragazza è ancora al nostro campo.
GENERALE –
Questo è vero... ma se
tratteniamo la ragazza perdiamo la sola occasione che abbiamo per provocare uno
scontro.
CRISTIANO (lentamente) – A meno che gli uomini di
Gutierrez non portino nel frattempo un'eguale offesa nel nostro campo...
GENERALE –
E come potrebbero? noi non
abbiamo donne al castello.
CRISTIANO –
Al castello no, ma qui ne
abbiamo una: la vivandiera della compagnia.
GENERALE –
E come potrete convincerla ad
andare al castello a ricevere
un'offesa per nostro conto?... e poi, siete sicuro che i soldati di Gutierrez
sarebbero disposti a...?
CRISTIANO –
E che bisogno c'è di andare fino
al castello?... potrebbe fare
una passeggiata nel bosco e
tornare qui dicendo di avere incontrato gli uomini di Gutierrez...
GENERALE (entusiasmandosi a poco a
poco) – ... e raccontare a tutti di essere stata
aggredita... questo, certo, farebbe impressione sulle truppe... sicuro!
magnifico, Cristiano... è proprio quel che ci vuole!... bisogna chiamar subito
la vivandiera: non c'è da perdere un minuto di più.
CRISTIANO –
È meglio che vada io a
chiamarla: in questo periodo, per lei, è piuttosto pericoloso attraversare il
campo da sola.
GENERALE –
L'importante è non perdere
tempo. (Cri stiano esce. Il generale passeggia con impazienza. Entra la
vivandiera seguita da Cristiano).
VIVANDIERA –
Mi avete fatta chiamare,
generale?
GENERALE –
Sì, ti ho fatta chiamare per...
(sottovoce a Cristiano)...
pensate sia meglio informarla subito?
CRISTIANO –
Meglio agire con
delicatezza... potrebbe anche rifiutarsi.
GENERALE –
Ti ho fatto chiamare per...
informarmi sulla tua salute, per sapere se hai qualche lamentela da fare.
VIVANDIERA –
I soldati diventano sempre più
aggressivi: hanno bisogno di donne.
GENERALE –
Giustissimo. Proprio per questo
desidero che la campagna finisca in breve tempo. Però,in fondo, a te non
dovrebbe dispiacere che nei dintorni non ci siano donne: i soldati non hanno
ragione di andarsene in giro e restano al campo a bere il tuo vino e... detto
fra noi, cinque soldi al boccale come tu lo vendi, non è un cattivo guadagno.
VIVANDIERA (risentita) – Ma voi, generale, dimenticate che
sui cinque soldi che io ricavo per ogni boccale, ne pago tre al vostro
esattore. E come arriva puntuale tutti i giorni a misurare il vino rimasto e a
riscuotere la tassa sul venduto!
GENERALE (cominciando ed alzare le
voce) – Allora, se ci tieni a saperlo, ti dirò che corre
voce che tu aggiunga acqua nelle botti per dimostrare di averne venduto di
meno...
VIVANDIERA (vivacemente) – È una menzogna! I soldati protestano
perché il vino costa caro, figuratevi quello che direbbero se io dessi loro
acqua da bere.
GENERALE (con tono più alto) – L'imposta sul vino è un mezzo per
diminuire il consumo di questa bevanda, per tutelare la salute dei miei soldati.
Si tratta quindi di un principio morale che io intendo applicare.
VIVANDIERA –
E perché, allora, fate pagare la
tassa anche sulle focacce di miele?
GENERALE (gridando) – Non è a te che io devo rendere conto
del mio operato! (La vivandiera gli volta le spalle con dispetto).
CRISTIANO –
Scusate, generale, ma in
questa maniera non otterrete niente.
GENERALE –
Avete ragione, Cristiano, mi
sono lasciato un po' trasportare dalle parole... (Si avvicina alla
vivandiera)... Su, non te la prendere: non è per parlarti di queste cose che
ti ho fatto chiamare.
VIVANDIERA (voltandosi con aria di
sfida) – E allora sono io che
voglio parlarne: le vostre tasse sono troppo alte e il mio guadagno troppo
basso.
GENERALE (conciliante) – Di questo potremo discutere più
tardi; vedremo di accontentarti in qualche modo.
VIVANDIERA (allegra) – Diminuirete la tassa?
GENERALE –
Oh, no: ti permetterò un aumento
dei prezzi.
VIVANDIERA (di nuovo imbronciata) – Le vendite caleranno e il mio
guadagno resterà basso ugualmente.
GENERALE –
Sistemeremo tutto più tardi, ora
dobbiamo occuparci di altre cose. Tu non sai perché ti ho fatto chiamare, vero?
VIVANDIERA –
No, generale.
GENERALE –
È per... per una questione...
come dire... molto... molto... delicata... (Le vivandiera lo guarda
incuriosita; il generale è imbarazzato, poi, a Cristiano) è meglio che mi
lasciate solo... accetterà più facilmente se non ci sono testimoni.
CRISTIANO –
Bene, generale.
(Cristiano
esce. La vivandiera lo guarda, poi guarda il generale e solleva lentamente la
testa come se avesse capito)
GENERALE (intercalando il suo
parlare con qualche colpetto di tosse)
– Non c'è bisogno che impieghi molte parole per spiegarti quello che voglio
da te... tu stessa, poco fa, hai dimostrato di essere al corrente della
situazione...
VIVANDIERA (sorridendo stranamente) – Già... già...
GENERALE –
Sono quaranta giorni che qui al
campo non vediamo una donna: non possiamo attendere oltre... l'aria s'è fatta
infuocata ed è necessario provvedere in qualche modo...
VIVANDIERA (c. s) – Già... già...
GENERALE –
Prima di tutto, però, voglio
assicurarti che se mi rivolgo a te è perché non ho niente di meglio sotto mano.
VIVANDIERA (rabbuiandosi) – Che modo di parlare è questo?
sono forse merce di scarto?... (Gonfiando il petto con sussiego)... sono storpia, o gobba... oppure mi
manca qualcosa?
GENERALE –
Ma non intendevo
offenderti... volevo dire che avrei volentieri evitato di recarti questo
incomodo.
VIVANDIERA (sorridendo e oscillando
fino a toccare con la spalla il generale)
– Ma non sapete che io sono sempre agli ordini del mio generale?...
GENERALE –
Qui non si tratta di ordini... è
qualcosa di diverso...
VIVANDIERA (c.s.) – Lo so... lo so...
GENERALE –
... direi che si tratta di
un'alleanza... di una collaborazione...
VIVANDIERA (c. s) – Lo so... lo so...
GENERALE (meravigliato) – Come fai a saperlo? Soltanto
Cristiano è al corrente della faccenda... anzi, per essere esatti, l'idea di
farti venir qui è proprio sua ...io pensavo di servirmi soltanto di una ragazza
dei dintorni, ma egli mi ha fatto capire, giustamente, che una sola donna non
bastava... (La vivandiera fa un gesto di meraviglia)... e che era
necessario chiamare anche te. Chi ti ha informato allora?
VIVANDIERA –
Credete che ci voglia un grande
ingegno a capire che, se mi avete chiamato, è perché... avete bisogno di me?
GENERALE –
Sei disposta ad aiutarmi,
allora?
VIVANDIERA –
Ma certo, generale. Mia madre
che era vivandiera come me, mi ha sempre insegnato che al comandante non si
dice mai di no... (Porta una mano alla testa e si avvia ancheggiando)... vogliamo
andare, generale?
GENERALE –
Un momento, lascia che ti
spieghi.
VIVANDIERA (sorridendo dolcemente) – A che serve, generale?
GENERALE –
Ma dove stai andando?... (Comprendendo
all'improvviso)... o forse, tu credi che io...? ... ma cosa ti salta in
mente?!
VIVANDIERA (delusa) – Non è per questo che mi trovo
qui?
GENERALE –
Ma nemmeno per sogno. Ho ben
altro per la testa in questo momento.
VIVANDIERA –
Mi era sembrato un po' strano,
infatti...
GENERALE (cogliendo l'ironia di
quelle parole) – Che cosa ci
sarebbe stato di strano?
VIVANDIERA –
Mi era sembrato strano che,
durante un'operazione di guerra, pensaste a certe cose.
GENERALE –
Nessuno ti ha chiesto
un'opinione su questo argomento. Sei disposta ad aiutarmi, allora?
VIVANDIERA –
Prima di darvi la mia parola
vorrei sapere di che cosa si tratta.
GENERALE –
Non eri d'accordo di
collaborare con me poco fa?
VIVANDIERA –
Ma io pensavo che fosse... sì,
avevo capito un'altra cosa...
GENERALE (passeggiando
nervosamente) – Vuoi sapere di che si tratta?... Sarebbe troppo
lungo spiegartelo... (fermandosi all'improvviso) Vuoi bene al tuo paese,
alla terra dove sei nata?
VIVANDIERA –
Io non sono nata sulla terra,
ma sul mio carro: mia madre, ve l'ho detto, era una vivandiera.
GENERALE (irritato) –
E
tua madre sarà pure nata da qualche parte... avrà pure
avuto una patria!
VIVANDIERA –
Non lo so, generale: non
gliel'ho mai domandato.
GENERALE –
Neanche di tuo padre sai
nulla?
VIVANDIERA –
Io sono nata durante la guerra
fra Spagna e Francia: in quel periodo mia madre fu costretta a cambiare spesso
di esercito e non riuscì a sapere con precisione di che razza era mio padre.
Però, m'ha sempre detto che dov'era lei, oltre agli spagnoli e ai francesi,
c'erano molti italiani e olandesi, e perfino qualche turco...
GENERALE (improvvisamente allegro) – Qualche turco hai detto? Tuo
padre allora potrebbe essere anche un turco?!
VIVANDIERA (sbigottita) – Non lo so generale...
GENERALE (entusiasta) – Magnifico!... Sai tu, quando le
truppe ottomane hanno occupato Cavasca, chi ha salutato per primo quella
vittoria?
VIVANDIERA (impaurita) –
No, generale...
GENERALE –
Sua Maestà Serenissima Ottaviano
il Pio, nostro supremo comandante!... e sai tu chi ha mandato ambasciatori a
Costantinopoli per la firma
di un trattato di pace?
VIVANDIERA (c.s.) –
No, generale.
GENERALE –
Sempre il nostro Sovrano, per il
quale noi combattiamo. Ora non potrai più rifiutare il tuo aiuto alla nostra
compagnia, all'esercito di colui che ha voluto eterna pace con l'impero
ottomano, col popolo turco del quale, forse, faceva parte tuo padre...
VIVANDIERA (quasi piangendo) –
Ma io non so nulla
di mio padre... e a me i turchi non piacciono...
GENERALE (con un gesto drammatico) – Sentitela questa sciagurata che
rinnega suo padre!
(A Cristiano
che entra e gli si avvicina)...
È la
rovina, Cristiano... non le piacciono i turchi!
(Abbandona la testa
sul petto).
CRISTIANO (guarda il generale con
meraviglia, poi si avvicina alla vivandiera) – Che cosa c'è di strano
ad andare nel bosco e tornare indietro dicendo di
essere stata assalita dai soldati di Gutierrez?
VIVANDIERA –
Questo volete da me?
CRISTIANO –
Nient'altro che questo.
VIVANDIERA –
Ma io sono pronta, allora.
CRISTIANO –
Generale, ha accettato!
GENERALE (accorrendo entusiasmato) – Ha accettato? Lo sapevo
io che la voce del sangue avrebbe vinto!... (Alla vivandiera) Hai capito
bene che cosa devi fare?
VIVANDIERA –
Entrare nel bosco e tornar
qui dicendo di
essere stata assalita dai soldati di Gutierrez.
GENERALE –
Gridare dovrai, perché qui sarà
riunita tutta la compagnia... griderai e piangerai come se quello che racconti
fosse davvero successo.
CRISTIANO –
Quando uscirai dal bosco
dovrai avere i capelli scomposti e il vestito stracciato...
VIVANDIERA –
Il vestito stracciato? ma è pura
tela d'Olanda a mezzo fiorino il braccio!
GENERALE –
Ne avrai dieci di vestiti
come quello.
VIVANDIERA (battendo le mani) – Allora lo farò a brandelli. E
quando dovrò entrare nel bosco?
GENERALE (guardando fuori dalla
scena) –
Non c'è
tempo da perdere: vedo
Salardier che sta venendo verso di noi.
VIVANDIERA –
Io vado, allora.
(Si
allontana)
GENERALE (gridandole dietro) – Hai capito bene?
VIVANDIERA (voltandosi) –
Abbasserete l'imposta sul
vino?
GENERALE (dopo un attimo
d'esitazione) – Abbasserò
l'imposta.
VIVANDIERA –
Ho capito perfettamente,
generale. (La vivandiera esce)
GENERALE (respirando
rumorosamente) – Ci siamo
riusciti Cristiano.
CRISTIANO –
Non resta che augurarsi che
tutto proceda come previsto.
GENERALE –
Quando la vivandiera farà il suo
racconto davanti ai soldati, e voi vi accorgerete che lo sdegno ha preso tutti,
allora snuderete la spada gridando: "Lasceremo noi impunita quest'offesa?"
CRISTIANO –
Bene, generale.
GENERALE –
E allora vedrete tutta la
compagnia slanciarsi avanti dietro di voi: una bufera di cavalli sfrenati,
un'ondata impetuosa di fanterie...
SALARDIER (entrando di corsa) – Generale...
GENERALE (interrompendolo) – Andate di corsa a far preparare
le truppe, Salardier: fra poco muoveremo all'assalto del castello.
SALARDIER (grave) – Mi spiace contraddirvi, generale,
ma non ci sarà nessun assalto.
GENERALE (resta muto per qualche
attimo, ma subito si rischiara) –
Ah, sì... anche a voi è venuto in mente che il nostro piano precedente non
poteva funzionare da solo... (A Cristiano)... straordinario! persino Salardier
ci ha pensato.
SALARDIER (sollevato) – Siete già al corrente, allora?
GENERALE –
State tranquillo Salardier, ho
perfezionato il mio piano come una lama sulla pietra da affilare: prima era un
rozzo pezzo di metallo ed ora è una spada tagliente.
SALARDIER –
Mi sollevate il cuore con queste
parole: il fatto mi aveva lasciato così sbalordito...
GENERALE –
Quale fatto? quello che vi fosse
venuta in mente una tale idea?... so bene che il peso del ragionamento è
spossante... specialmente... per voi, Salardier, che non siete abituato a certe
fatiche... ma non impressionatevi, non è detto che queste lucidità debbano
ripetersi: a volte tali folgorazioni avvengono una sola volta nella vita di un
uomo. Avete già provveduto a mandare quella ragazza al castello?
SALARDIER (cadendo dalle nuvole) – Ragazza...? ma come,
generale...?
GENERALE (seccato) – Avanti, Salardier, venite qui a
parlarmi delle vostre elucubrazioni e trascurate di dirmi le cose che mi stanno
a cuore.
SALARDIER –
Ma voi stesso, poco fa, mi
avete detto di essere informato...
GENERALE –
E chi avrebbe dovuto
informarmi se non voi? non vi avevo forse affidato quest'incarico?
SALARDIER –
Infatti, generale.
GENERALE –
Siete voi dunque che dovete
riferirmi... (Alzando lievemente le voce)... o, forse, non avete il
coraggio di dirmi che, tutto assorto nei ragionamenti, avete dimenticato il
vostro compito?
SALARDIER –
No, generale; ho eseguito
perfettamente i vostri ordini.
GENERALE –
La ragazza, allora, sarà già al
castello di Boslavo. Che vi dicevo, Cristiano? Tutto procede nel migliore dei
modi.
SALARDIER –
No, generale... quella ragazza
non è andata al castello...
GENERALE (sbalordito e indignato) – Non è andata al castello?... e
per quale ragione?... spiegatevi!
SALARDIER –
Secondo il vostro ordine, ho
chiamato sei soldati della compagnia... mi sono allontanato dal campo ed ho
scelto un boschetto di agrifogli in mezzo a una radura... voi avevate
raccomandato la discrezione...
GENERALE (impaziente) – Va bene... e poi?
SALARDIER –
Ho fatto entrare la ragazza
nel boschetto, quindi ho ricordato ai soldati qual'era il loro compito...
GENERALE –
Trascurate questi particolari.
Ditemi che cos'è accaduto quando i soldati sono usciti dal boschetto.
SALARDIER –
Sono andato dalla ragazza e
le ho detto che avevo il suo lasciapassare per il castello.
GENERALE –
Un momento per giove!...
"sono andato dalla ragazza"... che cosa faceva questa ragazza?...
gridava, piangeva?
SALARDIER –
No, generale, cantava.
GENERALE (sbalordito) – Cantava?
SALARDIER –
Sì, generale, e intanto si
pettinava, specchiandosi nell'acqua di una fontana.
GENERALE –
Avete sentito, Cristiano?!
CRISTIANO –
È chiaro che quest'offesa non
l'ha colpita eccessivamente.
GENERALE –
E voi, quando avete visto che
sei soldati non erano bastati, perché non ne avete chiamato dodici...
ventiquattro?!
SALARDIER –
Ma i soldati l'hanno
rispettata... e proprio per colpa vostra.
GENERALE (stupito) – Per colpa mia?!
SALARDIER –
Sicuro! Siete stato proprio
voi a farle dire che andava al castello a trovare l'innamorato... e i soldati
hanno creduto che questo innamorato appartenesse alla compagnia di Gutierrez...
CRISTIANO –
... e non hanno voluto
approfittare della ragazza!
GENERALE (drammatico) – Ma questo colma ogni misura! Ha
un bel dire Von Hauser il fato, il destino... ma quando si è vista mai una
sfortuna come la nostra?... a chi è mai capitato, come a noi, avere di fronte
una sorte tanto nemica?... qual mai segno infausto è quello sotto il quale si
svolge questa sciagurata campagna?... quale speranza abbiamo di portare la
nostra compagnia all'assalto del castello di Boslavo?... che cosa ci rimane
ormai? (All'improvviso si ode
un grido soffocato di aiuto. Il generale gira lentamente la testa e il suo viso
si illumina. Prima sottovoce, poi, con rumoroso entusiasmo) ... La
vivandiera!... sicuro... per giove... me n'ero dimenticato!... abbiamo la
vivandiera! (Ancora un grido d'aiuto. Il generale corre verso la tenda a
prendere una coperta. Porgendo la coperta a Salardier) Andate presto!
SALARDIER (con la coperta in mano,
senza capire) Dove devo andare?!
GENERALE (impaziente) – Ma nel bosco, non avete ancora
capito?!
SALARDIER (indeciso, indicando la
coperta) – E questa?
GENERALE (infuriato) – Correte, per giove, e non fate
domande inutili... (Salardier esce poco convinto; il generale gridando fuori
scena)... trombe!...l'adunata! (Squilli di tromba)... fiato,
fiato!... (Squilli più forti e rullio di tamburi)... più forte su quei
tamburi! (A Cristiano)... Sento che questa è la volta buona... non
importa se gli uomini di Gutierrez non usciranno dal castello: l'importante è
che i nostri vadano all'attacco... (Si avvicina al boccascena)... guardate
come accorrono da tutte le parti del campo... forza con le trombe! (Squillare
di trombe, rullare di tamburi, calpestio di passi, mormorio di folla). Dove
si è cacciato Salardier con la vivandiera?... ah, eccoli qui... (Entra
Salardier che sorregge la vivandiera avvolta nella coperta dalla quale pendono
i brandelli del vestito. La vivandiera sta piangendo con il braccio sul viso)
Benissimo così... vieni avanti, ora... (Prende la vivandiera per il braccio
e la conduce vicino al boccascena)... Piangi più forte... (La vivandiera
ha uno scoppio di singhiozzi pia forte)... brava!... perfetto... (Il
generale alza le mani per chiedere silenzio. Le trombe e i tamburi tacciono; il
mormorio dei soldati si spegne a poco a poco. Gridando) Soldati!... è
accaduto poco fa un fatto gravissimo... la nostra vivandiera è stata assalita
nel bosco... (Si leva intorno un forte mormorio di indignazione; la
vivandiera singhiozza più forte. Il generale, piano alla vivandiera)...
brava! perfetto!... (Alle truppe)... l'hanno gettata a terra e le hanno
strappato i vestiti! (Ancora un lungo mormorio; la vivandiera continua a
singhiozzare approvando col capo; i1 generale, piano a Cristiano)... Ci
siamo, Cristiano, ci siamo... ricordate le parole? "Lasceremo noi impunita quest'offesa?"... e poi, fuori la spada...
CRISTIANO (piano) – Bene, generale.
GENERALE (alle truppe) – ... Ma quest'affronto, non è stato
rivolto soltanto a questa povera donna... è un'offesa questa che colpisce tutti
noi in modo uguale... (Un coro di grida si leva dalle folla. Il generale, alla
vivandiera, alzando le voce)... Chi ha osato alzare la mano su di te?...
Chi ha osato sfidare la nostra collera?...
VIVANDIERA (leggermente voltata
verso il fondo della scena, abbassa il braccio dal viso e tende la mano)
– Lui...!
(In quello stesso istante
compare Von Hauser che si sta aggiustando con qualche colpetto della mano le
trine del vestito. Si leva tutto intorno un forte mormorio di stupore. Von
Hauser, impassibile, estrae l'occhialetto e guarda la scena, mentre il generale
allunga una mano verso Cristiano per sorreggersi).
Il mattino del giorno dopo.
Sono in scena la marchesa Von Hauser
e
due dame di corte.
1a DAMA –
E' stata un'imprudenza,
credetemi.
2a DAMA –
Oh, se Sua Maestà, lo venisse a
sapere!
1a DAMA –
... Un'imprudenza che può
costarci assai cara.
2a DAMA –
E se il medico sospendesse
all'improvviso la cura?...
1a DAMA –
E se nel ritorno la carrozza
perdesse una ruota?...
2a DAMA –
E se il cavallo si
azzoppasse?...
1a DAMA –
E se a Sua Maestà, in mezzo al
vapori del sudarium, venisse voglia di vedervi?
2a DAMA –
E se i banditi ci tendessero
un agguato nel bosco?...
1a DAMA –
E
se cadessimo in mano ai
nemici?...
MARCHESA (energica) – Tacete, dunque! Non sapete far
altro che prevedere sventure?
1a DAMA –
E per il vostro bene,
marchesa.
2a DAMA –
Appena Sua Maestà uscirà dal
sudarium, voi dovrete cospargere
il
suo corpo di
unguenti aromatici:
sapete bene che questa operazione è riservata soltanto a voi.
MARCHESA –
E
non intendo sottrarmi a questo
incarico. Sua Maestà deve restare nel sudarium ventiquattr'ore; il viaggio in
carrozza è durato dieci ore, dieci ne impiegheremo per tornare: vedete bene,
quindi, che abbiamo ben quattro ore per trattenerci qui.
1a DAMA –
E, se nel ritorno un asse
della carrozza si spezzasse?...
2a DAMA –
E se il cocchiere smarrisse
la strada?...
MARCHESA –
Basta cosi! non
sono venuta qui per sentire i vostri piagnistei. Avete visto se i miei sospetti
erano fondati? Siamo giunte fino nell'accampamento senza trovare un cane che ci
intimasse l'alto là.
1a DAMA –
Per fortuna il soldato di
guardia alla strada era addormentato: aveva un ceffo così poco rassicurante.
MARCHESA –
Ah, per fortuna, dici?! e tu
pensi che Sua Maestà abbia preso al soldo questi rifiuti di galera per farli
dormire?
2a DAMA –
Adesso che avete visto con i
vostri occhi quello che accade, potremmo tornare in città.
MARCHESA –
Tornare in città? sei pazza?
adesso che sono qui voglio fare luce completa. Il marchese
Von Hauser, mio figlio, sapete bene, è
in questa compagnia come aiutante di battaglia. Mi ha scritto cose incredibili:
pensate, sembra che le truppe non vogliano dare l'assalto al castello di
Boslavo.
1a DAMA –
Ma la vostra presenza, allora, è
superflua se qui c'è già vostro figlio.
MARCHESA –
Voglio vedere con i miei occhi
per poter fare un rapporto esatto a Sua Maestà. Naturalmente, dovrò tenere
celato il mio nome, altrimenti, sapendomi qui, questi poltroni si
trasformerebbero all'improvviso in perfetti soldati. Noi siamo tre viaggiatrici
che... un guasto alla carrozza ha costretto a una sosta. Avete capito?
1a DAMA –
Voglia il cielo che non ci
capitino disgrazie.
2a DAMA –
Sua Maestà non ci perdonerebbe
mai di avervi aiutato in questa impresa.
MARCHESA –
Tacete, sta venendo qualcuno.
(Entra la 2a ordinanza con una bracciata di legna che gli impedisce di
vedere le donne; si avvicina al fornello, scarica la legna e si china per
accendere il fuoco, voltando le spalle alle donne. Avvicinandosi) Sapete
dirmi, militare, dove si trova il vostro comandante?
2a ORDINANZA (senza alzare le testa) – Sta dormendo, e prima
di
un paio d'ore nessuno lo può
disturbare.
MARCHESA –
Ma io ho bisogno di parlargli
subito.
2a ORDINANZA (sgarbato) – E, invece, se volete vederlo
dovrete aspettare due ore.
MARCHESA (pestando il piede a
terra) – Andate a chiamarlo
immediatamente!
2a ORDINANZA (risentita) – Ma con chi credete di
parlare?!..(Si alza e, accorgendosi della presenza delle donne, rimane muto
per la meraviglia, poi spalanca gli
occhi sorridendo)
MARCHESA (insospettita da quello
sguardo fa un passo indietro verso le dame)
– Mi avrà riconosciuta?
2a DAMA –
Niente di più facile: quel gesto
di comando vi ha tradita.
MARCHESA –
Maledizione! volevo visitare
il campo in incognito.
2a ORDINANZA – Scusate
il mio scatto...
ma io non sapevo
di parlare con voi... siete
arrivate adesso dalla città?...
(Continua a guardarle sorridendo)
2a DAMA (alla marchesa, piano) – Come farebbe a sapere da dove
arriviamo se non sapesse chi siete?
1a DAMA (alla marchesa, piano) – Non vi guarderebbe in quel modo
se non vi avesse riconosciuta.
MARCHESA –
Andate ad annunciarci al
vostro comandante, dunque.
2a ORDINANZA –
Naturale che vado... una
buona notizia non deve mai attendere... sapete, vi aspettava con tanta ansia...
2a DAMA (c.s.) – Ci stava aspettando?... non
capisco...
MARCHESA –
Sarà stato mio figlio a parlare
del mio probabile arrivo.
1a DAMA –
Ma se neanche lui sapeva
nulla.
MARCHESA –
Avrà bene immaginato che, dopo
quello che mi aveva scritto, non mi sarei lasciata sfuggire l'occasione di
compiere questo viaggio. Soltanto, poteva evitare di informarne tutta la
compagnia.
2a ORDINANZA (gira attorno alle donne
osservandole e sorridendo stranamente) –
Eh,
ah... io vado, allora...
MARCHESA –
E che cosa state aspettando?
2a ORDINANZA –
Vado... ho... detto... vado...
neppure uno sguardo si può dare?
(Si dirige verso la tenda del
generale camminando all'indietro e sorridendo)
1a DAMA (allarmata)
– Perché quel soldato aveva un comportamento così strano?
2a DAMA (c. s) – Perché ci osservava con tanta
insistenza?
1a DAMA (c.s.) – Perché aveva sul viso
quell'espressione indefinibile?
MARCHESA –
Suvvia, calmatevi, di che cosa
temete? in fondo non si trattava che di un soldato, probabilmente di un rozzo
contadino che per la prima volta nella sua vita si sarà trovato di fronte a
delle nobili dame, che non ha potuto fare a meno di restare incantato davanti
alla nostra grazia e al nostro portamento. Dovremmo, forse, impedire alla plebe
di guardarci?... anche il popolo ha qualche diritto e noi dobbiamo
concederglielo.
(Il generale esce dalla tenda seguito dall'ordinanza: ha
indosso un paio di calzoni non completamente allacciati e una camicia
semiaperta)
GENERALE –
Oh, finalmente! sapeste da
quanto tempo vi aspettavo. Sua Maestà avrebbe dovuto inviarvi qui già da
quindici giorni.
(Le tre donne, colpite dall'abbigliamento e dai modi del generale,
si guardano in viso meravigliate)
MARCHESA –
Siete voi il comandante della
compagnia?
GENERALE (distrattamente) – Sì, sono io... (Gira intorno
alle donne, osservandole)... non c'è male... non c'è male... (Le donne
indietreggiano di un passo e si guardano ancora scandalizzate) Però, non ne
aspettavo soltanto tre...
MARCHESA (dominando a stento lo
sdegno, ancora incredula) – ... il generale al servizio di Sua Maestà Ottaviano il Pio?...
GENERALE (brusco) – Sono io, vi ho detto... (La
marchesa ha uno scatto di collera, ma subito le due donne le vanno vicino) Ma
in fondo, sapete che cosa vi dico?... meglio tre che nulla...
1a DAMA (piano) – Vi supplico marchesa, trattenete
la vostra ira...
2a DAMA (c.s.) – Saprà bene Sua Maestà punire
quest'uomo per i suoi modi volgari.
1a DAMA (c.s.) – Pensate che siamo nelle sue
mani...
MARCHESA (dignitosamente) – Vi prego di farci accompagnare
agli alloggiamenti della truppa... generale...
GENERALE –
Ma come?... avete già intenzione
di andare dai soldati?
MARCHESA –
Siamo qui per questo.
GENERALE –
Lo so, lo so... ma dalla città a
qui il viaggio è lungo... non avete voglia di riposare un po'?
MARCHESA (asciutta) – Non avete inteso?
GENERALE (contrariato)
– Eh, quante arie!... Va bene, va bene,... fate come volete... (All'ordinanza)...
ehi, vai a chiamare Salardier... (L'ordinanza esce. Il generale, piu' calmo)...
mi preoccupa il fatto che avrete di fronte un'intera compagnia e che voi siete
solo in tre...
MARCHESA (c.s.) – Abbiamo tempo a sufficienza per occuparci di tutti e portare a termine
la nostra missione.
GENERALE –
In quanto a me non domando di
meglio. (Fra sé, ad alta voce)... La nostra "missione"... (Entra
Salardier; il generale andandogli incontro) Queste sono le donne che
aspettavamo dalla città... (Alla parola "donne", le tre dame,
offese, si scambiano uno sguardo)... conducetele negli accampamenti perché
possano svolgere la loro... "missione"... Incominciate dai cavalleggeri e subito
dopo passate alle fanterie.
SALARDIER –
Bene, generale.
GENERALE –
Che tutto si svolga con
ordine, in modo di evitare ogni incidente.
SALARDIER –
Sarà fatto, generale. (Alle
donne, bruscamente) Andiamo!
(Le dame si scambiano ancora
un'occhiata di sbalordimento, poi escono a testa alta, sdegnosamente, seguite da
Salardier. La 2a ordinanza che per tutto il tempo non avrà fatto che fissare le
donne e sorridere, segue il gruppo, imbambolato, ma la voce del generale lo fa
trasalire e tornare indietro di corsa)
GENERALE –
Ehi, tu! dove stai
andando?... hai dimenticato il mio vino?
(L'ordinanza si china
precipitosamente sul fornello. Il generale entra allegramente nella sua tenda.
Arriva la 1a ordinanza con un recipiente)
2a ORDINANZA (sorridendo furbescamente
e ammiccando verso il luogo da dove sono uscite le donne)
– Ehi... non sai chi è arrivato?
1a ORDINANZA (distrattamente) – Non so nulla. Chi è arrivato?
(Si
ferma col recipiente in mano a guardare per aria, assorto in un altro pensiero)
2a ORDINANZA –
Sua Maestà ha inviato le donne
che aveva promesso... sono tre... (La 1a
ordinanza rimane nella stessa
posizione, come se non avesse sentito. Meravigliato per questa indifferenza)
Non hai inteso? ho detto che
sono arrivate le donne...
1a ORDINANZA –
Sono contento per voi... in
quanto a me non so cosa farmene: non sarei capace di guardare un'altra donna
ora che ho la mia.
2a ORDINANZA –
E chi sarebbe?... Vanna?... ma
non è andata al castello?
1a ORDINANZA (raggiante) – No, è qui!
2a ORDINANZA –
Non le hanno dato il lasciapassare?
1a ORDINANZA –
E stata lei a rifiutarlo.
2a ORDINANZA –
Oh bella e perché?
1a ORDINANZA – Perché, al momento di
andarsene, non ha saputo più trovare il coraggio di allontanarsi da me e ha
voluto rivedermi...
2a ORDINANZA –
E tu, allora?
1a ORDINANZA – L'ho accompagnata a casa e
le ho raccomandato di non mostrarsi più in giro, almeno finché voi resterete
qui.
2a ORDINANZA –
... "voi"...? e tu
chi sei?
1a ORDINANZA (si guarda intorno, poi,
a voce bassa) – Ti devo confidare
un segreto: io non seguirò la compagnia. Ho deciso di sposare Vanna e di restare
qui.
2a ORDINANZA –
E come farai ad avere il
foglio di congedo? ci vogliono ancora tre anni prima di finire la ferma.
1a ORDINANZA –
Andrò via senza foglio di
congedo.
2a ORDINANZA –
Sei impazzito! non sai che
cosa capita ai disertori? ancora devo conoscere uno che sia fuggito senza
essere impiccato.
1a ORDINANZA –
Per amore di Vanna sono
pronto a rischiare.
VOCE DEL GENERALE
(dall'interno della tenda) – Non è ancora pronto il mio vino?
Che cosa aspettate per portarmelo?! (Le due ordinanze si curvano rapidamente
sul fornello: la 1a afferra il recipiente per il manico ma, dopo qualche attimo,
fa i gesti di chi si è scottato e sta per lasciare la presa. Interviene la
seconda ordinanza che afferra a sua volta il manico, ma, anche lui scottato,
riesce appena ad appoggiare il recipiente per terra) Non avete capito,
dannati poltroni? (Le due ordinanze impacciati davanti al recipiente che non
osano sollevare, e impauriti dalla voce del generale, fuggono dalla scena)
GENERALE (appare completamente
vestito) – Dove vi siete
cacciati, manigoldi?!... dov'è il mio vino?
(Entra in scena un uomo avvolto in un mantello col
cappuccio abbassato. L'uomo si avvicina al generale che s'è chinato per prendere
il recipiente)
NUOVO ARRIVATO –
Devo parlarvi immediatamente,
generale.
GENERALE (afferra il recipiente e
si raddrizza) Chi siete voi?... (Il manico gli scotta fra le dita. Il
generale, istintivamente, porge al nuovo arrivato il recipiente che sta per
cadergli di mano)
NUOVO ARRIVATO –
Non riconoscete
più il vostro amico Gutierrez? (Ha afferrato il manico, ma, anch'egli scottato, dopo un
vano tentativo per salvare il recipiente, questo gli cade di mano)
GENERALE (infuriato) – Stordito che non siete altro! non
potevate essere più accorto?! (Improvvisamente terrorizzato)...
Gutierrez... aiuto!... allarmi!...siamo circondati!...
(Corre impaurito per
la scena)
GUTIERREZ –
Non gridate cosi, farete
accorrere tutti.
GENERALE –
Dove sono i miei soldati? dov'è
la mia spada?!
GUTIERREZ (andando verso di lui) – Ma no, ascoltatemi...
GENERALE –
Non avvicinatevi... non
fatemi del male... io non sapevo che il castello di Boslavo era difeso da
voi... vi giuro che non lo sapevo... (E' riuscito a prendere la spada nella
sua tenda e la punta verso Gutierrez)
GUTIERREZ (impaurito) – Che cosa volete fare? Mi volete
uccidere?... io sono solo e disarmato...
GENERALE –
Disarmato?
(Punta la spada
al petto di Gutierrez e con l'altra mano lo tocca per assicurarsi che non abbia
armi nascoste)
GUTIERREZ (piagnucolando) – Io sono venuto qui in visita
amichevole...
GENERALE (getta la spada e
spalanca le braccia) – Gutierrez; amico carissimo!... che gioia rivedervi!
GUTIERREZ (abbracciandolo) – Anch'io sono felice, e...
GENERALE (interrompendolo) – Credetemi, io non avrei mai
accettato di condurre questa campagna se avessi saputo di combattere contro di
voi.
GUTIERREZ –
Vi ringrazio, ma...
GENERALE –
Ve l'ho anche scritto nella
lettera, se ricordate.
GUTIERREZ –
Certo, io...
GENERALE (continuando ad
interromperlo) – Avrei
detto di no a Sua Maestà...
sicuro: "contro il capitano Gutierrez
non posso scendere in campo" gli avrei detto.
GUTIERREZ –
Capisco, ma...
GENERALE (c. s) – Ma io vi credevo nel meridione a
dare aiuto al principe Costantino che sta passando dei brutti momenti, sapete?
GUTIERREZ –
Io sono venuto per...
GENERALE (c.s.) – Avete fatto bene a venire, caro
Gutierrez: era un po' di tempo che non ci vedevamo. Sapete, io ricordo ancora
quella storiella che raccontaste la notte della battaglia di Girifalco, e ogni
volta che mi torna in mente mi metto a ridere di nuovo... vi giuro che non ho
mai sentito una storiella più buffa... i due taglialegna che si incontrano nel
bosco... ah... ah...
GUTIERREZ (serio) – Sono venuto a parlarvi di cose
gravissime, amico mio... è necessario che la vostra compagnia attacchi subito
battaglia, entri nel castello di Boslavo e lo metta a sacco.
GENERALE (stupefatto) – Che cosa?! (Ma, subito dopo,
credendo che Gutierrez abbia raccontato una storiella)... ah... ah... "è
necessario che..." ah, ah... "che entrino nel castello e lo mettano a sacco"...
ah, ah... e proprio voi venite a raccontarmi queste cose... ah, ah...
GUTIERREZ (irritato per essere
stato frainteso) – Ma io sto parlando seriamente... bisogna che sia
sconfitto prima di stanotte.
GENERALE –
Ah, ah... magnifica, caro
Gutierrez... veramente degna di voi!... ah, ah... il comandante dell'esercito
nemico che chiede di essere sconfitto... ah, ah!...
GUTIERREZ (con tono che non ammette
dubbi) – Ma non si tratta di una storiella! Ho bisogno del vostro aiuto:
dovete entrare nel castello di Boslavo prima di stanotte.
GENERALE (non del tutto convinto) – Ma voi parlate seriamente,
Gutierrez?
GUTIERREZ –
Certo, mi trovo in una
condizione disperata.
GENERALE –
Che cosa v'è accaduto?
GUTIERREZ –
Domani all'alba debbo pagare
il soldo alla compagnia e nelle casse non ho neppure un ducato.
GENERALE –
Com'è possibile?
GUTIERREZ –
L'altra notte è capitato al
castello un gentiluomo di passaggio... abbiamo giocato... io perdevo e, per
rifarmi, ho messo mano alle paghe della truppa... ho perso tutto: quarantamila
ducati...
GENERALE
– Un bel guaio davvero... con i nostri soldati, poi, che non
ascoltano chiacchiere il giorno della paga... Ma, scusate, Gutierrez... un
gentiluomo di passaggio capita al castello, vince al gioco quarantamila
ducati... e voi lo fate andar via tranquillamente, con i vostri denari...?
GUTIERREZ –
Mi credete tanto sciocco?...
soltanto sono stato vilmente ingannato. Quando ci siamo alzati dal tavolo di
gioco, io stavo già per ordinare ai miei uomini di afferrare il vincitore e di
vuotargli le tasche, quando questo gentiluomo mi ha detto che non aveva
intenzione di rimettersi in viaggio a quell'ora e m'ha chiesto ospitalità per il
resto della notte. Io gliel'ho accordata volentieri... per dovere di
educazione...
GENERALE –
Naturale: l'ospitalità è sacra.
GUTIERREZ –
Ma no... per dovere di
educazione perché, anziché fargli mettere le mani addosso da un paio di
soldatacci, mi sembrava più educato entrare nella sua camera durante il sonno a
riprendere il mio denaro... e invece sono stato giocato un'altra volta!...
GENERALE –
Che cos'è accaduto?
GUTIERREZ –
Quel vile ha spalancato la
finestra della sua camera ed è fuggito dal castello con la sua vincita...
GENERALE (scandalizzato) – Inaudito!...
GUTIERREZ –
... s'è calato lungo le mura per
mezzo una corda...
GENERALE (disgustato) – Ribaldo maledetto! Fuggire con i
denari delle truppe! defraudare i soldati del loro avere!...
GUTIERREZ –
Ecco perché vi chiedo di mettere
a sacco il castello prima di stanotte: è per nascondere l'ammanco. Sono sicuro
che non mi rifiuterete questo favore.
GENERALE (generosamente) – Oh, no davvero, potete stare
certo.
GUTIERREZ (commosso) – Sapevo bene che potevo contare
su di voi.
GENERALE –
Attaccheremo il castello e
travolgeremo i vostri uomini: faremo a pezzi quelli che vorranno sbarrarci il
passo.
GUTIERREZ –
Grazie amico mio, il vostro
animo è pieno di bontà: non dimenticherò mai quello che farete per me. Una volta
che i vostri soldati avranno saccheggiato il castello, nessuno mi chiederà più
conto di quei denari.
GENERALE –
Saccheggiare? ma noi lo
bruceremo: faremo del castello di Boslavo un solo, gigantesco rogo.
GUTIERREZ –
Le vostre parole mi commuovono:
non conoscevo ancora bene quanta generosità albergasse nel vostro cuore.
GENERALE –
E non sareste pronto, voi, a
fare lo stesso in una eguale
situazione?
GUTIERREZ –
Potete esserne certo! Ascoltate,
dunque, il mio piano per facilitare la vostra impresa. Fate avvicinare i vostri
uomini a mezzogiorno del castello e simulate un attacco... io concentrerò lì
tutti i miei soldati e voi potrete entrare liberamente da un'altra parte... che
ne dite?
GENERALE (entusiasta) – Meraviglioso!... io faccio finta
di attaccare, e voi... veramente magnifico! Bravo
Gutierrez: è una mossa da grande condottiero!
GUTIERREZ (un po' confuso) – Ma veramente... non è un piano
per vincere la battaglia.
GENERALE (riflettendo) – Già, è vero... voi non avete
intenzione di vincere... (Rapidamente)... però con un piano di questa
fatta, meritereste senz'altro la vittoria.
GUTIERREZ (pronto) – Vi ringrazio, amico mio, ma io
desidero solo essere sconfitto al più presto. Piuttosto avete in mente il modo
di far muovere i vostri soldati che, mi pare, non abbiano intenzione di
battersi?
GENERALE –
Per quello, ormai, non c'è da
preoccuparsi; si trattava di un'azione di protesta che ora non ha più ragione di
esistere. Stamani sono giunte le donne che aspettavamo, e fra poco le mie truppe
saranno pronte per marciare sul castello... (Indicando qualcuno fuori
scena) Ecco, appunto, un mio ufficiale che viene a riferirmi.
SALARDIER (entrando
precipitosamente) – Generale!...
sta accadendo un fatto assai grave...
GENERALE –
Calma, Salardier, calma...
voi mi preoccupate con la vostra continua eccitazione. Che cosa mai avete da
raccontarmi questa volta?
SALARDIER –
Un fatto assai strano,
generale.
GENERALE (sorridendo) – Un fatto strano; dite? e quale
stranezza può ancora colpirci in questa campagna? ne avevate mai sentito parlare
prima, voi, Salardier, di soldati di eserciti avversari che invece di scannarsi
si abbracciano?
SALARDIER –
No, generale.
GENERALE (con un gesto di
commento) – Ecco... e voi,
Gutierrez, ne avevate mai sentito parlare... (Al nome di Gutierrez,
Salardier volta bruscamente la testa e appoggia la mano sulla spada. Il generale ferma sorridendo questa
mossa)... no, cosa fate? Anche questo fa parte della stranezza della
campagna. Un generale nemico che
viene a supplicare di essere sconfitto, l'avevate mai visto?
SALARDIER –
No,
generale.
GENERALE –
E voi mi dite che è accaduto un
fatto strano... normale, dovete dire: assolutamente normale... oppure avete da
raccontarmi che i cavalli della compagnia hanno spiccato il volo?... sentiamo,
dunque, di che cosa si tratta.
SALARDIER –
Le tre donne che sono venute
al campo...
GENERALE (interrompendolo,
severamente) – Vi sarete
attenuto ai miei ordini, vero?
SALARDIER –
Sì, generale. Ho iniziato con i
cavalleggeri per passare poi alla fanteria.
GENERALE –
... e i fanti hanno incominciato
a protestare perché avrebbero voluto essere i primi... ho capito. Ma non mi
sembra questo il caso di agitarvi come state facendo.
SALARDIER –
No, generale, non si tratta
di questo.
GENERALE –
Che cos'è accaduto allora?
SALARDIER –
Le donne che sono venute al
campo affermano di essere tre nobili della corte di Sua Maestà... una sarebbe la
marchesa Von Hauser e le altre due...
GENERALE (scoppiando in una
rumorosa risata) – Ah, ah, ah...
e voi, scommetto, l'avrete creduto...?! ah, ah, ah... ma non conoscete proprio
niente delle donne, Salardier...
SALARDIER –
Dovreste sentirle come
gridano e come si difendono dai soldati che vogliono...
GENERALE (interrompendo) – A quanto è stato fissato il
prezzo per ogni uomo?
SALARDIER –
Mezzo ducato a testa, come al
solito.
GENERALE –
Dite ai soldati che a quel mezzo
ducato ne aggiungano ancora un quarto e vedrete che le... dame dimenticheranno
la loro nobiltà... ah, ah...
SALARDIER –
Mi permetto di insistere
generale, ma siete proprio sicuro di non esservi ingannato?
GENERALE –
State scherzando, Salardier?
ma se me l'hanno detto chiaramente proprio qui, prima che voi arrivaste, quello
che erano venute a fare.
SALARDIER (non ancora convinto) – E' veramente strano, generale.
GENERALE –
Voi non conoscete le donne, ve
l'ho detto: la menzogna per loro è necessaria come il pane, come l'acqua.
Tornate dalle truppe e fate aumentare il prezzo di un quarto di ducato: vedrete
che tutto andrà a posto da sé.
(Il generale e Gutierrez si allontanano verso
il fondo. Salardier rimane un istante pensieroso, poi corre dietro al generale)
SALARDIER –
E se per caso si trattasse
proprio della marchesa Von Hauser?
GENERALE –
Siete impazzito,
Salardier?... va bene che tutti noi conosciamo che tipo sia la marchesa, e
che... (Si ferma imbarazzato, poi si riprende bruscamente)... ma volete
che abbia scelto proprio la compagnia dove suo figlio è aiutante di battaglia?!
(Il generale si allontana con
Gutierrez. Salardier rimane pensieroso come prima, poi corre di nuovo dietro al
generale che solleva le mani in segno di stanchezza. Scompaiono tutti e tre.
Entrano Sua Maestà Ottaviano il Pio e il medico. Il re è avvolto in un mantello
sotto al quale traspare il bianco degli asciugatoi che gli fasciano il corpo. Il
medico saltella intorno al re, in grande apprensione)
MEDICO –
Maestà, quale imprudenza! a
quali gravi pericoli vi state esponendo per non voler ascoltare le mie parole!
IL RE –
Tacete! Durante le dieci ore
di viaggio non avete fatto che ripetere le stesse cose.
MEDICO (meccanicamente, come una
lezione imparata a memoria) – E'
per il vostro bene, per il bene di tutto il regno. E' stata un'enorme
imprudenza uscire dal sudarium, dopo solo due ore, quando il corpo aveva
incominciato ad espellere gli umori nocivi, e salire poi su una carrozza, fra
le correnti d'aria che trafiggevano la vostra persona come colpi di spada. Non
avete nessun riguardo, dunque, per la vostra preziosa salute?
IL RE (affranto) – Basta per pietà! io sono un uomo
solo e voi un fiume, una cascata di parole, una pioggia noiosa e insistente.
MEDICO –
Uccidetemi Maestà, ma non
impeditemi di consigliarvi la prudenza per la vostra salute.
IL RE –
Vi avrei già fatto tagliare la
testa se fossi stato sicuro di chiudervi la bocca: ma voi dovete essere come le
lucertole che, anche spaccate a metà, continuano a muovere la coda. Orsù,
aiutatemi piuttosto a rintracciare la marchesa Von Hauser: sulla strada abbiamo
vista ferma la sua carrozza, ma qui non c'è traccia né di lei né delle sue dame.
(Indica la tenda del generale) Guardate se c'è qualcuno in quella tenda.
(Il medico entra nella tenda e ne esce allargando le braccia. Il re
passeggia spazientito, poi si ferma vedendo qualcuno fuori scena)
IL RE –
Ecco che qualcuno sta
arrivando. (Entrano il generale, Gutierrez e Salardier che parlano
animatamente fra loro senza curarsi del re e del medico)
IL RE (con le braccia incrociate,
a voce alta) –
Dov'è il comandante di questa
compagnia?
GENERALE (colpito dal tono di
quella voce, s'avvicina minaccioso) –
Chi
osa parlare con tanta arroganza?
MEDICO (correndo davanti al
generale) – Non riconoscete,
dunque, il vostro Sovrano.
(Il generale fissa ancora per un
istante il re che è rimasto immobile; poi cade a terra con un ginocchio chinando
la testa. Anche Gutierrez e Salardier fanno lo stesso. Gutierrez abbassa sul
viso il cappuccio del mantello)
GENERALE (deferente) – Maestà...
IL RE –
In piedi. Siete voi il
comandante della compagnia?
GENERALE (alzandosi) – Sì, Maestà.
IL RE (duramente) – Il mio conestabile mi aveva
parlato male di voi, ma io non volevo crederlo. Mi accorgo adesso che aveva
ragione. Qui niente funziona a dovere. Abbiamo visitato il corpo di guardia
vicino alla strada: erano tutti addormentati...
GENERALE –
Infliggerò loro una punizione
esemplare, Maestà.
IL RE –
... Tutti addormentati meno
uno...
GENERALE –
Ah...
(Come per dire: uno
era sveglio)
IL RE – .... meno uno che doveva
essere ubriaco fradicio, perché appena ci ha visti, ha voluto abbracciarci a
tutti i costi. Pensate se noi fossimo stati dei nemici? saremmo potuti entrare
indisturbati nell'accampamento e distruggervi tutti...
(Fa un gesto ampio
con il braccio spalancando il mantello)
MEDICO (slanciandosi a
richiudere il mantello) – Vi
supplico, Maestà, la vostra salute...
IL RE (al medico) – Non ricominciate con le vostre
chiacchiere adesso... (Al generale) Dov'è la marchesa Von Hauser?
GENERALE (sbalordito e
imbarazzato) – Come... come
avete detto...?
IL RE –
Dov'è la marchesa Von Hauser...
ho detto.
GENERALE (c. s. e guardando
Salardier) – La... la... ma...
marchesa...
Von... Von Hauser...?
IL RE (irritato) – Non avete ancora capito?
(Fa
un gesto brusco che gli riapre il mantello)
MEDICO (precipitandosi come
sopra) – Siate prudente,
Maestà...
IL RE (strappando i lembi del
mantello dalle mani del medico) –
Basta vi ho detto! prenderò tutta l'aria che voglio, vi piaccia oppure no!
(Al
generale) Che cosa fate ancora lì?... non avete inteso?
GENERALE (c.s.) – Sì, Maestà... ho inteso...
IL RE –
E che cosa aspettate, allora?
non si trova forse qui la marchesa?
GENERALE (c. s. e guardando
Salardier) – Sì, Maestà... è
nell'accampamento... è andata a ispezionare le truppe...
IL RE –
Orsù dunque, mandatele a dire
che io mi trovo qui.
GENERALE (con voce bassa e rotta
dall'emozione e dall'affanno) – Salardier...
eseguite quest'ordine...
SALARDIER (con un filo di voce) –
Sì,
generale...
GENERALE (a Salardier solo) – Tutto è nelle vostre mani.
SALARDIER (c.s.)
Farò del mio meglio, generale.
GENERALE –
A che punto erano... le cose
quando avete lasciato le truppe?
SALARDIER –
Le dame si stavano difendendo
con tutte le loro forze.
GENERALE –
Correte, presto: può darsi che
arriviate ancora in tempo.
(Salardier esce di corsa. Il re passeggia
irritato mentre il medico gli saltella intorno)
MEDICO –
Ebbene Maestà, io affermo che
voi non avete il diritto di esporre la vostra vita come state facendo...
IL RE –
Tacete, medico. Io sono il re e
posso tutto, avete capito? tutto!... anche trovare un medico che mi guarisca dal
catarro con applicazioni di vento gelido sul petto, o mi faccia passare
l'indigestione con una bella mangiata. Mio padre ne aveva uno di questi medici.
Per mandar via l'ubriachezza consigliava di continuare a bere. "Quando siete
ubriaco fradicio", diceva, "sforzatevi di mandar giù un altro boccale di vino.
Ricordatevi che l'ultimo boccale non rimane mai nello stomaco, e con esso se ne
vanno anche quelli bevuti prima: allora il corpo resta libero e si può
ricominciare daccapo." Imparate queste cognizioni, medico, invece delle vostre:
la medicina è una scienza che deve salvare gli uomini dalle mortificazioni della
malattia, ma sarebbe del tutto inutile che noi, per ottenere questo, dovessimo
sottostare alle mortificazioni della salute.
SALARDIER (entra di corsa e
s'avvicina al generale) – La
marchesa Von Hauser sta arrivando.
GENERALE (terrorizzato) – ... eeee...
(come per dire:siete
arrivato in tempo?)
SALARDIER (grave) – Troppo tardi generale... una delle dame, sopraffatta da forze
superiori, aveva già rinunciato alla difesa.
GENERALE (angosciato)
–Non mi direte che si tratta proprio...?
(vuol
dire: della marchesa Von Hauser. Salardier abbassa lentamente la testa per
assentire, poi guarda fuori scena da un lato ed esce rapidamente dall'altro. Il
generale, affranto, si appoggia a Gutierrez. La marchesa Von Hauser entra con
passo deciso e va ad inchinarsi davanti al re)
IL RE (la rialza e le bacia la
mano, poi, dolcemente)
– Crudele... come avete potuto
fuggirvene via senza dirmi nulla?
MARCHESA –
Come mai vi trovate qui Maestà?
Non dovevate restare per ventiquattr'ore nel sudarium?
IL RE –
E voi avete potuto pensare che
sarei rimasto per ventiquattro lunghissime ore privo della vostra presenza?
avete dunque così poca considerazione del mio amore se pensate che sarei
sopravvissuto a un distacco cosi lungo? Che cosa ho fatto mai per meritarmi
tanta durezza?
MARCHESA –
Ma il medico...
IL RE –
... Il medico, dite?... ma
sono i vostri occhi, il vostro sorriso soltanto che possono curare il mio
male... in queste dodici ore in cui mi avete abbandonato, io sono stato mille
volte sul punto di morire.
MARCHESA –
Io non merito, maestà, un
affetto cosi grande.
IL RE –
Quale pazzia, poi,
avventurarsi da sola in mezzo a un esercito in guerra. Dove sono le vostre
dame?
MARCHESA –
L'ispezione alle truppe le
aveva un po' stancate... (Guarda verso il generale)... e quando mi hanno
avvertita che voi eravate qui, le ho fatte tornare in città con la mia
carrozza... io farò il viaggio di ritorno nella vostra.
IL RE –
Affrettiamoci allora: anche
voi avete bisogno di riposo.
MARCHESA E' stata infatti una giornata
faticosa, Maestà... (Guarda ancora il generale) Perdonatemi per un
attimo, Maestà... (Si stacca dal re e si avvicina al generale;
trattenendo a stento la collera) Vi ringrazio dell'accoglienza che avete
riservato a me e al mio seguito... generale...
GENERALE (cade in ginocchio,
mormorando) – Si è trattato di un
errore, di un tragico errore... marchesa...
MARCHESA –
Credevate che chiedessi
giustizia a Sua Maestà?... oh, no... proprio per questo ho mandato via le mie
dame, perché non si tradissero... Sua Maestà è portato per natura
all'indulgenza, alla pietà... probabilmente si sarebbe limitato a farvi
squartare o seppellire vivo...
GENERALE –
Io vi supplico, marchesa...
MARCHESA –
... sono in grado di ripagare
da sola le vostre attenzioni... e molto presto...
GENERALE –
... io vi scongiuro,
marchesa...
MARCHESA (a denti stretti) – Dovrete maledire il giorno in
cui siete nato!
(Ritorna vicino al re lasciando il
generale visibilmente impaurito)
IL RE –
Giusto! Ho anch'io due parole
da dire al generale: stavo quasi per dimenticarlo... (Alla marchesa)... precedetemi
alla carrozza, mia cara. (La marchesa esce; il re si avvicina al generale)
Dimenticavo di domandarvi notizie sulla guerra, generale. Avete già espugnato il
castello di Boslavo?
GENERALE (colto di sorpresa, è
imbarazzato e cerca di riprendersi) – ...
Il castello... no, non ancora... Maestà... ma ci stiamo preparando per
l'assalto... e... (guarda Gutierrez)... e intanto... abbiamo catturato
il generale nemico...
(afferra Gutierrez per un braccio)
IL RE –
Rimettetelo in libertà: la
guerra è finita.
GENERALE (stupito) –
Finita?
GUTIERREZ (allarmato) – Come, finita?
IL RE –
Il marchese di Boslavo ha fatto
atto di sottomissione. Sono riuscito, finalmente, a fargli capire la sciocchezza
che stava commettendo. Si era ribellato per non pagarmi le tasse, e, per
ribellarsi, aveva assoldato un esercito che gli costava in un giorno quello che
doveva pagare a me in dieci, mentre io, per non perdere le rendite del
marchesato, spendevo in quattro settimane per la vostra Compagnia il doppio di
quello che avrei dovuto riscuotere in un anno. Ora, con appena un quinto della
spesa che tutti e due sostenevamo per la guerra, potremo in santa pace
decuplicare il numero degli esattori sul feudo di Boslavo, per cui il reddito si
accrescerà di sette volte e mezzo, cioè, di tre volte e tre quarti per ciascuno.
È chiaro, non è vero?
GENERALE –
Chiarissimo, Maestà.
GUTIERREZ (con forza) – Ma questa campagna non può finire
in questo modo.
IL RE –
Di che vi lamentate, voi che
siete prigioniero? Ringraziate il Cielo, piuttosto, di aver riavuto la libertà.
GUTIERREZ (comicamente) – Io non accetto doni. Da buon
soldato, sono pronto ad affrontare il destino. I miei soldati si batteranno
fino all'ultimo per strappare dalla prigionia il loro comandante.
IL RE –
E invece non si batterà proprio
nessuno. Le vostre compagnie si riuniranno e lasceranno immediatamente la zona,
quindi, a tappe forzate, raggiungeranno il meridione. Il principe Costantino ha
bisogno del vostro aiuto per reprimere la rivolta che è scoppiata nelle
campagne. Pensate, i contadini di laggiù pretenderebbero una parte dei prodotti
che coltivano: non ho mai sentito niente di più assurdo.
GENERALE (guarda dalla parte dalla
quale è uscita la marchesa, poi, al re, con malcelata emozione) – Non so se ho interpretato
giustamente le vostre parole, Maestà... ma la mia compagnia, avete detto,
lascerebbe il vostro servizio per passare agli ordini del principe
Costantino...?
IL RE –
Esatto.
GENERALE (in un crescendo di
entusiasmo) – ... cosicché il
comando delle operazioni passerebbe alla corte del principe Costantino...?
IL RE –
Naturale.
GENERALE –
... e nessuna influenza
potrebbe esercitare ormai la vostra corte sulla mia compagnia...?
IL RE –
Certamente no. Una volta usciti
dal mio servizio, io non ho più alcun potere su di voi. Da ora in poi sarà il
principe Costantino a pagarvi il soldo.
GENERALE (allegro) – Leveremo le tende domattina
all'alba, Maestà.
IL RE –
Vi auguro buona fortuna.
(Il re esce. Il generale cade in
ginocchio, mentre Gutierrez non può trattenere uno scatto di dispetto)
GENERALE (salta in piedi
esultante) – Avete sentito,
Gutierrez?... partiamo!
GUTIERREZ (tetro) – La guerra è finita e io sono
rovinato.
GENERALE (c.s.) – Ormai, la marchesa Von Hauser non
mi fa più paura!
GUTIERREZ (c.s.) – A me non pensate, vero? come farò
a pagare i soldati?... non mi resta altro scampo che la fuga.
GENERALE –
Credo anch'io che non vi
rimanga altro da fare. Ma anche voi, caro Gutierrez, potevate pensarci, prima
di giocare a carte con uno sconosciuto.di passaggio.
GUTIERREZ –
Oh, non a carte ho giocato,
ma a dadi.
GENERALE (colpito) – A dadi...? (piu' forte)... a
dadi avete detto?!
GUTIERREZ (sorpreso per questo
interesse) – Sì, abbiamo giocato
a dadi.
GENERALE (vivacemente) – Conoscete il nome del vostro
vincitore?
GUTIERREZ –
No, non lo so.
GENERALE (ad alta voce) – Lo so io, però... è il marchese
Von Hauser!
VON HAUSER (entra lentamente dal
fondo trastullandosi con l'occhialetto) –
Mi avete chiamato, generale?
GUTIERREZ (facendo l'atto di
slanciarsi sul marchese) – Eccolo
colui che è fuggito con i denari della truppa!
GENERALE (trattenendolo) – Calmatevi, Gutierrez... che cosa
volete fare?
GUTIERREZ (infuriato) – Dove sono i denari delle paghe?
i miei quarantamila ducati?
VON HAUSER –
Li avete giocati e li avete
persi: che cosa pretendete?
GUTIERREZ –
Ve li farò tirar fuori a
qualunque costo!
GENERALE –
Basta, Gutierrez! Così non
otterrete nulla: lasciate fare a me. (Si avvicina a Von Hauser, poi, con
calma)... Marchese Von Hauser, voi avete perfettamente ragione: il torto è
del vostro avversario che non avrebbe dovuto giocare con i soldi delle paghe. Ma
ormai l'errore è stato commesso e domani all'alba la compagnia di Gutierrez si
schiererà davanti all'alloggio del furiere per pretendere il proprio soldo.
Possiamo lasciare che si scateni la rivolta?
VON HAUSER –
Che cosa pretendete da me?
che restituisca la mia vincita al capitano Gutierrez?
GENERALE (con comica gravità) – Sarebbe un nobile gesto degno di
voi.
VON HAUSER –
Sarebbe un atto contro natura.
Non sono stato io a decidere la sconfitta di Gutierrez, ma qualcuno più in alto
di noi.
GENERALE (riscaldandosi) – Lascerete, allora, che scoppi
una rivolta?... che i soldati facciano a pezzi il loro comandante?
VON HAUSER –
C'è ancora una strada da
prendere, prima di giungere a questo.
GENERALE –
Quale strada?
VON HAUSER –
Un gentiluomo che guadagna al
gioco non rifiuta mai una rivincita.
GUTIERREZ (che non si aspettava
questa proposta) Una rivincita...?
VON HAUSER –
A mio avviso, è l'unico mezzo
che rimane per sapere se il destino ha cambiato disegno nei vostri riguardi, se
ha rinunciato a costringervi nella parte di capitano che fugge o in quella di
capitano che muore assassinato dai suoi uomini.
GUTIERREZ –
Una rivincita? L'accetto di
buon grado, marchese.
(Si avviano verso il tavolino da campo. Von Hauser fa ballare il dado nella
mano, ma, a un tratto, si arresta)
VON HAUSER –
Posso chiedervi con quali
denari giocherete?
GUTIERREZ (imbarazzato) – Che cosa volete dire?
VON HAUSER –
Io giocherò i quarantamila
ducati che vi ho vinto, ma voi quali denari userete, se le casse della vostra
compagnia sono vuote?
GUTIERREZ (c.s.) – Beh... giocherò sulla parola...
non vi basta la mia parola?
VON HAUSER –
Non mi basta.
GUTIERREZ –
Come osate?!... la parola di
un generale!
VON HAUSER –
Perdonate, capitano, ma alle
parole dei comandanti preferisco il metallo della truppa.
GENERALE (serio) – Marchese Von Hauser, voi
offendete il mio amico. Il capitano Gutierrez è un gentiluomo e, nel caso
dovesse perdere, pagherà regolarmente.
VON HAUSER –
Io non concedo rivincite a
chi non ha denari per giocare... a meno che...
GUTIERREZ –
... a meno che...?
VON HAUSER –
... il vostro amico generale non
garantisca per voi. Anche per noi domani è giorno di paga e nelle nostre casse
c'è l'intero soldo della compagnia: sessantamila ducati.
GUTIERREZ (al generale) – Amico mio, spero non mi
rifiuterete questo favore!
GENERALE –
Siete pazzo, Gutierrez?
garantire per voi con i soldi della truppa?
GUTIERREZ –
Eppure, l'avete detto proprio
voi che, in caso di sconfitta, pagherò regolarmente...
GENERALE –
Non ho detto, però, che ero
disposto a dare garanzia al vostro avversario.
GUTIERREZ –
E avete il coraggio di
abbandonarmi in queste condizioni?
GENERALE –
Chi vi ha detto di cacciarvi
in questo imbroglio?
GUTIERREZ –
E
io che vi credevo un amico
!... io che pensavo non avreste dimenticato quello che ho fatto per voi a
Girifalco...
GENERALE –
Non sono tenuto ad avere
sentimenti di gratitudine per nessuno. Dite voi, Von Hauser, che cos'è la
riconoscenza?
VON HAUSER –
Un'abitudine plebea degna
solo di servi e di animali.
(Si ode come un lontano brusio. Il generale si
guarda intorno con sospetto)
GENERALE –
Che cos'è questo rumore?... lo
sentite, Gutierrez?
GUTIERREZ –
Sì, lo sento... non capisco...
GENERALE –
E voi, Von Hauser, lo sentite?
VON HAUSER –
Certo.
E il rumore inconfondibile di un esercito in marcia.
GUTIERREZ
(stupito) –
Un esercito?... quale
esercito?
VON HAUSER –
Il vostro, capitano.
GENERALE (spaventato) – L'esercito di Gutierrez in
marcia?... ma che cosa state dicendo?
VON HAUSER (sempre con la stessa
calma) – Le nostre
compagnie non sembravano disposte a darsi battaglia, e io mi sono permesso di
mettere in atto un piccolo piano personale.
GENERALE (soffocato dall'ira) – Che cosa avete fatto?!...
(Entrano
Cristiano e Salardier che si dirigono di
corsa verso il generale)
CRISTIANO –
Le truppe del capitano
Gutierrez hanno lasciato il castello e stanno dirigendosi, armati di tutto
punto, verso il nostro campo!
SALARDIER –
Ho già fatto schierare i nostri
soldati in ordine di combattimento.
GENERALE (urlando) – Nessun combattimento ci dovrà
essere!... Avete capito?... La guerra è finita!
VON HAUSER (leggermente meravigliato) – La guerra è finita? Dovevate avvertirmi per tempo, generale.
GENERALE (trattenendo a stento la
collera) – Che cosa vuol dire
quello che succede? Come mai quei soldati vengono verso di noi?
VON HAUSER –
Quando ho visto il capitano
Gutierrez entrare nell'accampamento,
ho spinto il mio cavallo fino al castello di Boslavo e ho fatto circolare la
voce che il comandante era fuggito nel nostro campo con i denari delle paghe:
sapevo bene che i suoi soldati non avrebbero tardato molto a venirlo a cercare.
GENERALE –
Maledizione!... proprio
questo doveva venirvi in mente...
Bisogna fermare quei soldati.
VON HAUSER –
Io credevo di farvi un
favore.
GUTIERREZ (spaventato) – Sono perduto...i miei uomini mi faranno a pezzi.
GENERALE –
Smettetela di piagnucolare:
siete voi il responsabile di
quello che accade.
GUTIERREZ –
Ormai non mi resta che la
fuga... spero, amico mio, che non mi rifiuterete un cavallo.
GENERALE –
Volete andarvene e lasciare
me in questo dannato imbroglio?! Se i vostri soldati non vi troveranno,
accuseranno me di aver tenuto mano alla vostra fuga.
GUTIERREZ –
Volete, dunque, consegnarmi
nelle loro mani?!
GENERALE –
Certo che lo farò, ma voglio
prima assicurarmi che, dopo la vostra morte, non sospettino me di custodire il loro denaro.
GUTIERREZ –
Miserabile ingrato, se non ci
fossi stato io sareste crepato a
Girifalco.
GENERALE –
Io non ho mai avuto bisogno
di un gaglioffo travestito da capitano di ventura.
GUTIERREZ –
Otre pieno di vento!
GENERALE –
Ladro della cassa della
compagnia! (Stanno per gettarsi l'uno contro l'altro, ma il brusio che è diventato un vociare confuso, li
fa guardare intorno impauriti. A Cristiano) Fermate le truppe di Gutierrez e
cercate di calmarle. Dite che la guerra è
finita e che il loro comandante non è fuggito, ma si trova qui in visita amichevole.
CRISTIANO –
Se i fatti sono a questo punto
bisognerà dire che la compagnia sarà pagata regolarmente.
GENERALE –
Dite anche questo, basta che
riusciate a fermarla. (Cristiano e Salardier escono. Il generale si
avvicina a Von Hauser) Avete sentito? la compagnia deve essere pagata.
VON HAUSER (facendo ballare il dado
nel palmo, con indifferenza) –
Accettate
la rivincita, allora?
GENERALE (alzando il tono della
voce) – Voglio che restituiate immediatamente i
quarantamila ducati.
VON HAUSER –
Io non restituisco quello che
ho guadagnato secondo la regola.
GENERALE –
Volete che ci pensino i
soldati di Gutierrez a riprendersi il loro denaro?
VON HAUSER –
Non illudetevi generale: i
soldati sanno che il capitano
Gutierrez è vostro amico ed è da voi che verranno a cercare la loro paga.
GENERALE (gridando) – Saprò ben riavere quel denaro!
VON HAUSER –
Vi consiglio di non farlo
cercare nella mia tenda: sarebbe una fatica inutile, io non tengo il mio denaro
in un luogo così poco sicuro. Inoltre si tratterebbe di un atto di prepotenza
che mia madre disapproverebbe aspramente.
GENERALE –
Vostra madre, eh!?... ormai
avete finito di chiamarla in causa ad ogni momento!... se ancora non lo sapete,
vi dirò che vostra madre non mi fa più paura!
VON HAUSER (leggermente
meravigliato) – La marchesa Von
Hauser, alta dama di corte, confidente particolare di Sua Maestà Serenissima
Ottaviano il Pio, non vi fa più paura?... è una cosa molto strana, generale.
(il vociare è cresciuto. Il
generale corre ai margini del palcoscenico per rendersi conto di quello avviene.
Entra Cristiano di corsa)
GENERALE –
Ma che diavolo sta
accadendo?!
CRISTIANO –
La situazione è peggiorata,
generale: le nostre truppe si sono unite a quelle del capitano Gutierrez e
protestano contro di voi.
GENERALE
(impaurito) –
Contro di me?... e che c'entro io in tutto
questo?
VON HAUSER
(tranquillamente) –
Mi ero dimenticato di dirvi che,
per rendere più verosimile il mio racconto, ho sparso la voce che, non solo il
capitano Gutierrez era fuggito nel nostro campo, ma anche che si trovava qui
sotto la vostra protezione.
GENERALE
(mettendo la mano sull'impugnatura
della spada) –
Miserabile impostore! (Nel
momento in cui sta per slanciarsi avanti, uno scoppio più forte di grida frena
il suo slancio) Ma è una rivolta, questa! (A Cristiano) Tornate in
mezzo alle truppe e cercate di trattenerle... (Guarda verso Von Hauser)...
dite
che fra poco verranno distribuite le paghe...
(Cristiano esce)
VON
HAUSER –
Se ho ben capito, generale,
avete intenzione di accettare la rivincita.
GENERALE
(a denti stretti) –
Accetto la rivincita.
VON HAUSER – Il
capitano Gutierrez ha la vostra garanzia?
GENERALE
(c.s.) –
Ha la mia garanzia.
VON HAUSER (a Gutierrez) – In questo caso, sono ai vostri
ordini. (Si avvicinano al tavolino e cominciano a giocare. Il generale
assiste per un po' al gioco con grande apprensione, poi, richiamato dagli,
scoppi di voci, corre ai margini del palcoscenico. Von Hauser, giocando) Vedete, capitano?... la sventura mi perseguita... ecco là: un altro due... a
voi, ora... raddoppiate la posta?... avete una mano fortunata quest'oggi... ecco
che avete riguadagnato metà della vostra perdita!... raddoppiate ancora?...
sei... quattro... coraggio, capitano, siete ancora in vantaggio... triplicate?
accettato... quattro volte?... bel colpo!... (Una leggera pausa: Gutierrez
si allontana lentamente dal tavolo)... e con questo, capitano Gutierrez,
avete perduto altri sessantamila ducati.
(Le grida si fanno più forti, il generale corre verso il
tavolo)
GENERALE
(agitato) –
Bisogna pagare il soldo immediatamente: non è più possibile aspettare...
(Si accorge dello stato di prostrazione in cui si trova Gutierrez)... che
cos'è accaduto?
GUTIERREZ
(desolato) –
Siamo nelle sue mani, amico mio: ho perduto di
nuovo.
VON
HAUSER (facendo un gesto) – Da quella parte all'inizio del bosco ci sono due cavalli a
vostra disposizione.
GUTIERREZ –
E' meglio andare prima che
sia troppo tardi.
GENERALE
(alzando a poco a poco la
voce) –
E voi credete che io, quando
ho accettato la rivincita, avessi intenzione di pagare, in caso di
sconfitta?... voi credete che io sia disposto a lasciare il campo a questo
miserabile intrigante?...
(Fa per sguainare la spada)
VON
HAUSER
(con un gesto rapido e solenne alza la mano nella quale tiene chiuso il dado; la
sua voce s'è fatta all'improvviso tagliente) – Fermo là, generale...io stringo
in pugno un'arma tremenda... basta che la lasci cadere per potervi dire con
precisione quello che vi aspetta... badate, generale! Io getto questo e i
soldati si avventeranno su di voi... e fra poco sarete impiccati a
quest'albero... oppure riuscirete a raggiungere i cavalli ma sarete strappati a
terra e finiti a colpi di mazza... non lasciatemi aprire la mano, generale!...
(Il generale, impressionato, ha fatto
qualche passo indietro, ma con uno sforzo di volontà riesce a sguainare la spada
e a tornare avanti)
GENERALE (minaccioso) – Le vostre chiacchiere non mi fanno
paura, Von Hauser...
VON HAUSER (con prontezza e brutalità)
– E la forca del re
per chi non paga i debiti di gioco, non vi fa paura?
GENERALE –
Né il re né vostra madre mi
fanno più paura, ormai: siamo usciti dalla loro influenza. Domattina all'alba le
nostre compagnie partiranno per il mezzogiorno: passiamo agli ordini del
principe Costantino!
VON HAUSER (con uno scoppio di risa
violento e crudele) – Ah, ah,
ah... ecco che si rivela la vostra natura plebea!... Se conosceste la
discendenza delle maggiori famiglie, sapreste che il principe è un Von
Kringer... proprio come mia madre che è sua prima cugina. Sono cresciuti insieme
fino all'età di quindici anni e si amano come fratello e sorella... e voi
credete di essere al sicuro?... ah, ah, ah,... se mia madre alla corte di
Ottaviano gode di autorità e di prestigio, in quella di Costantino i suoi
desideri sono leggi. Non illudetevi di esservi sottratto alla sua influenza...
il principe Costantino spianerebbe una montagna per farle piacere... ah, ah...
(Von
Hauser volta le spalle con disprezzo al generale, facendo ballare il dado nella
mano. Le grida dei soldati sono aumentate: Gutierrez, spaventato, si afferra al
generale costringendolo a retrocedere, quindi a fuggire. Cristiano entra di
corsa)
CRISTIANO –
Generale... la situazione... è
disperata... (Si guarda attorno, poi, a Von Hauser)... dov'è il generale?
VON HAUSER (tranquillamente) – E' partito poco fa
insieme con il capitano
Gutierrez... dopo aver affidato a me il comando delle truppe. Da questo momento
io assumo la guida delle due compagnie...
CRISTIANO –
Voi!?...
VON HAUSER –
... e vi nomino mio aiutante
di battaglia.
CRISTIANO –
Grazie, marchese... (Correggendosi)...
generale.
VON HAUSER –
Meglio marchese. Chiunque può
diventare generale. Comunicate alle truppe queste variazioni, informandole della
partenza di domani. Provvedete a far distribuire le paghe, tanto alle truppe di
Gutierrez quanto alle nostre. Che il furiere incominci a pagare con i
sessantamila ducati che ha nelle casse: fra breve invierò i quarantamila ducati
mancanti.
CRISTIANO –
Sarà fatto, marchese.
VON HAUSER – Dite
anche allo scrivano che lo sto
aspettando.
(Cristiano esce. Von Hauser passeggia accomodandosi con qualche colpetto
della mano le trine del vestito)
SCRIVANO (entrando) – Mi hanno
detto che il generale ha bisogno di me.
VON HAUSER –
Sono io il tuo generale:
siedi e scrivi. (Lo scrivano esegue. Von Hauser passeggia dettando)... "Essendo in corso la guerra contro il marchesato di Boslavo, a causa della
inettitudine dei comandanti, la rivolta scoppiò in mezzo alle truppe dei due
eserciti... Tutto sarebbe stato perduto senza l'intelligenza e il valore del
marchese Von Hauser che, con mossa abile e coraggiosa... (Fa ballare il dado nella mano)...
a rischio della propria vita, riuscì a sedare la rivolta, a riunire le truppe
dei due eserciti in una unica compagnia di ventura..."
(Il vociare dei soldati è
intanto cessato. All'improvviso si ode un acuto strillo di donna, quindi Vanna
entra correndo, andando
a stringersi contro Von Hauser: dietro di lei viene la 1a ordinanza)
VANNA –
Salvatemi, eccellenza, abbiate
pietà...
VON HAUSER (la guarda attraverso
l'occhialetto) – E da che cosa
dovrei salvarti, se è lecito?
VANNA –
La mia vita è in pericolo,
eccellenza... mi vogliono uccidere...
VON HAUSER (l'accarezza per
calmarla) – E chi può avere il
coraggio di allungare la mano verso di te, se non per bagnarla in mezzo ai tuoi
capelli... (Esegue i movimenti che descrive)... oppure per accarezzare
il velluto delle tue guance... o provare la dolcezza del tuo collo... (Vanna,
per un istintivo moto di pudore, chiude la mano fra la spalla e la guancia) chi
è mai cosi insensibile di fronte a tanta bellezza? chi osa minacciare la tua
vita?... questo soldato, forse?... (All'ordinanza)... vieni avanti... è
vero quello che dice questa ragazza?... sei tu la causa dei suoi timori?
1a ORDINANZA –
Io non voglio farle del male,
marchese... voglio solo sposarla.
VON HAUSER (a Vanna) – Hai sentito? Questo soldato non
vuole ucciderti, ma sposarti. Io non conosco quale opinione tu abbia in
proposito, tuttavia dovrai convenire
che fra il matrimonio e la morte c'è pure qualche differenza.
VANNA –
Ho paura, eccellenza, ho
paura...
VON HAUSER –
Anche ora che sei sotto la
mia protezione?
VANNA
(sorridendo graziosamente) –
Ora no, eccellenza.
VON HAUSER (all'ordinanza) – Dimmi, dunque, con quale diritto
pretendi la mano di questa ragazza?
1a ORDINANZA –
Ha detto di amarmi, marchese.
VON HAUSER –
E credi che basti? credi che
una parola d'amore possa costituire un impegno?
1a ORDINANZA – ...
E poi, sono stato il primo a vederla.
VON HAUSER –
Una moneta per terra non
appartiene a chi l'ha vista per primo, ma a chi per primo l'ha raccolta.
1a ORDINANZA –
Allora non ci sono dubbi...
sicuro: proprio ieri, nel boschetto di agrifogli, sarebbe potuta esser mia.
VON HAUSER –
Non mi sembra di averti visto
fra quei sei... comunque, se c'eri, questa donna sarebbe potuta esser tua per la
sesta parte di mezz'ora che è la quarantottesima parte del giorno che è la
trecentosessantacinquesima parte di un anno, che è un solo anno di vita umana...
riporta questa misura sul suo corpo e prendi quello che ti appartiene... che
cos'è?..un. filo dei suoi capelli?
1a ORDINANZA –
Questa donna è mia, marchese.
VON HAUSER (solletica Vanna con
l'occhialetto) –Tu non hai
proprio niente da dire?
VANNA
(dondolando il corpo con
civetteria) –
Io farò tutto quello che
l'eccellenza vostra comanda.
VON HAUSER (all'ordinanza) – Allora, poiché questa ragazza non
ha ancora preso la sua decisione e poiché nessuno dei diritti che tu vanti
sembra sufficiente, non resta che affidarsi a una giustizia più alta della
nostra... (Fa ballare il dado)... Qua sopra ci sono sei numeri. Scegli
quelli dall'uno al tre o quelli dal quattro al sei?
1a ORDINANZA –
Dal quattro al sei.
(Von
Hauser toglie l'elmo al soldato, getta il dado in aria e lo raccoglie nell'elmo
rovesciato)
VON HAUSER –
...
Due... (Ha ancora l'elmo
immobile fra le mani... l'ordinanza spinge lentamente la testa avanti. Grave)
Non
hai fiducia nella parola del tuo comandante? (Toglie il dado e restituisce
l'elmo) Vai pure, adesso.
(L'ordinanza esce. Von Hauser si avvicina a
Vanna)
VANNA (con finta ingenuità) – Anch'io debbo andar via,
eccellenza?
VON HAUSER –
Non è più possibile, ormai: il
due era il numero che io avevo
scelto prima che il dado ricadesse nell'elmo.
VANNA (felice) – Allora, la sorte avrebbe deciso
che...?
VON HAUSER –
Che tu resti sotto la mia
protezione.
VANNA –
E se invece del due, fosse
uscito un altro numero... il tre, poniamo?
VON HAUSER (tranquillo) – Allora, il tre sarebbe stato il
numero che io avrei scelto precedentemente... non c'era nessun motivo per
interrogare il fato per questo caso: il destino s'era già pronunciato gettandoti
nelle mie braccia tenera e trepidante come una tortora inseguita dal falco.
VANNA –
E
se per caso fosse uscito il
quattro, o il cinque... oppure
il sei?
VON HAUSER (sorridendo) – Ma credi forse che io abbia
letto quale punto era segnato
sulla faccia di quel dado? era assurdo che quel soldato chiedesse alla sorte se
tu dovevi appartenergli... da quando in qua gli asini mangiano il fieno? Un
contadino può gettare il dado e domandare se nell'annata farà un buon raccolto,
non se diventerà imperatore.
VANNA (timida) – Allora, eccellenza, debbo farvi
una confessione... se per caso fosse uscito il quattro, il cinque, oppure il
sei, vi avrei chiesto di gettare nuovamente
il dado per sapere se dovevo accettare
oppure
no... e se avessi perduto di nuovo...
VON HAUSER –
(interrompendola, sorridendo) – Vedo con piacere che sai servirti in modo
esemplare dei mezzi che gli dèi hanno
dato agli uomini per aiutarli nella loro esistenza... (Come per
dimostrare quello che ha detto, facendo ballare il dado)... vuoi che lo
getti ancora per avere la conferma di quello che è stato deciso?
VANNA (pronta) –
Oh,
no, eccellenza: non ho alcun dubbio in proposito.
VON
HAUSER
(sorridendo) –
Naturale. Quando il responso è
favorevole, non si torna dalla sibilla. Vuoi che legga nel futuro se tu mi sarai fedele?
VANNA (stringendosi
sapientemente al braccio di Von Hauser) – Oh, no, eccellenza... io vi giuro...
VON HAUSER –
Perfetto! .... e dimmi,
adesso: poco fa, avevi veramente
paura?
VANNA (c.s.) –
Oh,
sì, eccellenza... tanta paura... che voi non vi
accorgeste di me.
VON HAUSER (bonariamente) – Piccola briccona, ti sei burlata di me, dunque?
VANNA –
Io burlarmi di voi?... non
avrei mai osato, eccellenza... (Intanto, alle spalle di Von Hauser,manda baci
alla 1a ordinanza che fa capolino. Le luci cominciano ad attenuarsi)
E ora potrei chiedervi una
grazia?
VON HAUSER –
Di che si tratta?
VANNA –
Quel soldato che era qui non
vorrei più vedermelo di fronte finché
rimarrò... sotto la vostra protezione...
sarebbe imbarazzante per me, voi capite...
VON HAUSER –
Darò ordine di farlo impiccare.
VANNA (pronta) – Oh, no, eccellenza !... ne avrei
troppo rimorso. Basterà che lo scacciate dalla compagnia... magari con un foglio
di congedo.
VON HAUSER –
E' una punizione un po'
singolare, ma poiché sei tu a
chiedermela non posso rifiutarmi.. (Allo scrivano)... ehi, tu, prepara un
foglio di congedo... (Mentre lo scrivano esegue l'ordine, a Vanna)...
spero che anche tu sarai altrettanto pronta a esaudire i miei desideri.
VANNA –
Oh! Eccellenza, sono sicura
che per tutta la vita vi ricorderete di me.
(Von Hauser si avvicina al
tavolo dello scrivano e applica il suo sigillo al foglio di congedo.)
VON HAUSER –
(allo scrivano) Vai a
consegnarlo al soldato che è uscito poco fa. (lo scrivano esce. A
Vanna indicando) Quella laggiù è la
mia tenda... vai pure ad aspettare là dentro: io verrò fra poco.
VANNA –
A fra poco, eccellenza.
(si avvia lentamente verso il fondo. Da
sinistra entra la 1a ordinanza con il foglio di congedo in mano. I due, alle
spalle di Von Hauser, si abbracciano ed escono da destra. Von Hauser s'è
avvicinato al boccascena e guarda intorno a sé. Entra Cristiano che si dirige
verso il marchese.)
VON HAUSER –
Venite per i quarantamila
ducati, Cristiano?
CRISTIANO –
No, marchese: è già tardi e ho
fatto sospendere i pagamenti. Riprenderemo domattina prima della partenza.
VON HAUSER –
E anche questa giornata è
finita. Il sole sta tramontando in mezzo al bosco, tingendo di rosso le mura del
castello di Boslavo e le tende del nostro campo... Domani all'alba la nostra
compagnia si metterà in marcia per raggiungere le terre del principe nostro
cugino... In cielo s'è già accesa la costellazione di Orione, cara agli amanti e
a coloro che navigano: fra poco tutto intorno calerà il silenzio del sonno... Andate a riposare anche voi, Cristiano... voi
che lo potete... (guarda verso la sua tenda)... io, stanotte, credo che
dormirò assai poco... devo studiare con attenzione la marcia di trasferimento
della compagnia (Cristiano saluta mettendosi sull'attenti ed esce. Von
Hauser si avvia verso la sua tenda aggiustandosi con qualche colpetto della
mano le trine del vestito. Davanti alla tenda)... Vanna... Vanna!... (nessuno
risponde; Von Hauser entra nella tenda)... Vanna... dove sei?... (esce dalla
tenda e grida)... Vanna... Vanna!
(si dirige verso destra chiamando; la sua
voce si allontana fino a spegnersi.)
Le luci aumentano a poco a poco: è l'alba. Squilli di
tromba: il campo si
risveglia. Una marcetta militare: le truppe lasciano la zona. Passano sul fondo
gli stendardi della compagnia. Mentre il suono delle trombe e dei tamburi si
affievolisce, compaiono Vanna e la 1a ordinanza
che veste ora un abito da contadino.
L'ordinanza fa cenni di saluto
verso le truppe ormai lontane agitando il foglio di congedo e, intanto, con un
braccio tiene stretta a sé la ragazza.
SIPARIO
Estratti da opere storico - letterarie