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IL VENTO E I GIORNI
due
tempi
=o0o=
[Testo tutelato dalla Società
Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Sinossi:
Un gruppo di attori ingaggiati per portare uno spettacolo di varietà a soldati impegnati in operazioni di guerra, di fronte alle atrocità alle quali assiste, si domanda se il loro mestiere abbia ancora una funzione in questo mondo lacerato.
Forse il rifiuto del testo di evasione che avrebbero dovuto rappresentare, e la scelta di recitare uno spettacolo pacifista e anticonformista, potrebbe essere la soluzione.
Non si sa se l’esperimento sia destinato a riuscire, comunque si tratta di una positiva presa di coscienza degli attori che scoprono all’improvviso, in questo impegno, la loro dignità umana.
Durata: due tempi
Genere: drammatico
8 personaggi (5 uomini e 3 donne)
Rappresentata:
– nel 1969 al Teatro Sangenesio di Roma dalla Compagnia dell’Atto (interpreti: Carmen Scarpitta, Roberto Herlitzka, Renato Campese), regìa di Luigi Tani;
– nel 1977 al Teatro Arsenale di Milano dalla Compagnia del Teatro Verticale, regìa di Daniele Abbado.
LE PERSONE
(per ordine di entrata)
Anna
(mezza età)
Gogò
(mezza età)
Corcut
(mezza età)
Grokil
(giovane)
Lad
(giovane)
Ghea
(giovane)
Willy
(giovane)
Chichì
(giovane)
LA SCENA
Un palcoscenico vuoto,
qualche sedia e qualche baule qua e là.
P
R I M O T E M P O
(Anna è seduta
vicino alla ribalta. Dal fondo viene una fiochissima luce. Entra Gogò)
Gogò
– Qui non si vede un
accidente... c'è qualcuno laggiù?... Corcut!
Anna
– Non c'è Corcut: ci
sono io.
Gogò
– E te ne stai al
buio?
Anna
– Mi riposo. Strano,
vero, dopo un viaggio così comodo.
Gogò
– Si può arrivare fin
lì?
Anna
– Io ci sono arrivata.
Gogò
– Senza inciampi,
voglio dire.
Anna
– Vieni a dritto...
così... c'è una tavola che si muove, attento... bene... ostacolo superato.
Gogò
– Ecco, ora incomincio a
vedere qualcosa anch’io… lì ci dev'essere il quadro delle luci...
(ACCENDE UN FIAMMIFERO)... eccolo...
(ESCE A SINISTRA; RUMORE DI MATERIALE
SPOSTATO) in che stato! (SI ACCENDE
UNA LUCE SUL PALCOSCENICO)… zitta che qualcosa funziona!.. l’unica, però...
(RITORNA IN SCENA SEGUENDO UN FILO
ELETTRICO)... il resto è da buttare... sempre meglio del teatro di ieri,
però.
Anna
– Quello di ieri è
stato il peggiore della serie.
Gogò
– Mi sembra anche più
grande, questo.
Anna
– La tenda è più alta,
ma il numero dei posti dev'essere più o meno lo stesso.
Gogò
– E' stata scaricata
la borsa degli attrezzi?
Anna
– Sì, è là in fondo.
Gogò
(VA VERSO IL FONDO) – Non vedo nulla.
Anna
– Lo so io dov'è, ma
ora non mi va di muovermi. Non puoi aspettare un momento?
Gogò
(SIEDE) –
Per me... solo che se non incomincio subito con le luci...
Anna
– Sono a pezzi. Quante
ore di quel maledetto pullman, oggi?
Gogò
– A buttarmi fuori
uso, più del pullman, sono le cuccette in cui dormiamo.
Anna
– Buone, quelle!
vorrei conoscere il bel tipo che l'ha progettate. E poi, il caldo, dove lo
metti?
Gogò
– Comunque, ormai è
finita!
Anna
– Ah, sì! domani si
torna a casa! Sarà l'ultima tournée di questo genere che faccio.
Gogò
(RACCOGLIE IL CAPO DI UN FILO ELETTRICO SPEZZATO) – Chissà dove andava a finire questo qui.
Anna
– Insomma, neanche
stasera c'è speranza.
Gogò
– Che speranza?
Anna
– Quella di non poter
fare lo spettacolo per via delle luci.
Gogò
– Non è ancora detta
l'ultima parola: devo guardar bene cosa c’è rimasto.
Anna
– Scommetto che fra
mezz'ora è già tutto a posto.
Gogò
– Come corri! E poi,
credi proprio, anche se tutto fosse a pezzi, che lo spettacolo verrebbe
sospeso?
Anna
– No, lo so. "Il
teatro si faceva anche quando l'elettricità non era stata scoperta"
direbbe Corcut. E farebbe aprire il sipario a lume di candela.
Gogò
– Zitta che arriva!
(Entra Corcut contando i colli sulla scena)
Corcut
– ... otto... nove...
e dieci... (RIVOLGENDOSI A QUALCUNO FUORI
SCENA)... ne mancano due... come? (AD
ANNA) Hai visto la valigia
rossa?
Anna
– E' stata portata
nella baracca dei camerini, mi pare.
Corcut
– Bisogna accertarsi.(A GOGÒ)
Hai dato un'occhiata alle luci?
Gogò
– Sì, un disastro.
Corcut
– E me lo dici così?!
vuoi che ti aggiusti un cuscino dietro la schiena?
(Gogò e
Anna si alzano.
Anna esce a destra)
Gogò
– Il tempo di
riprendere fiato, signor Corcut.
Corcut
– Fammi stare
tranquillo con le luci, poi prenditi tutto il fiato che vuoi.
(ESCE)
(Anna
rientra e torna a sedersi)
Anna
– Non ho voglia di
andare a cercare quella maledetta valigia: ci vada lui se gli sta tanto a
cuore.
Gogò
– Io, invece, bisogna
che mi metta al lavoro. Pazienza: è l'ultima sera.
(SI AVVIA VERSO SINISTRA)
Anna
– Tu come ci sei
capitato?
Gogò
(SI FERMA) –
Ero a spasso da tre mesi. E tu?
Anna
– Non ridere, però.
Ero curiosa di vedere questi posti.
Gogò
– Incosciente.
Anna
– E pensare che ora,
appena il pullman arriva in un paese, la prima cosa che faccio è abbassare la
tendina.
Gogò
– Per non vedere, o
per non essere vista?
Voce di
Corcut
– Qui non ci sono...
guardate bene...
Anna
– Meglio
squagliarsela.
(ESCE A DESTRA E
GOGÒ A SINISTRA. RIAPPARE
CORCUT A CONTARE I COLLI)
Corcut
– ... otto... nove...
e dieci... non mi sono sbagliato. (GRIDANDO)
Anna! c'è un baule da te?
Voce di
Anna
– No, signor
Corcut.
Corcut
– ... e da te,
Gogò?
Gogò
(APPARENDO) –
Qui non c'è nulla... e io ho bisogno della borsa degli attrezzi.
Anna
(APPARE A DESTRA E VA VERSO IL FONDO) – Vado a prendertela io.
Corcut
(GRIDANDO A QUALCUNO FUORI SCENA) – Cercate sul primo camion. Forse il collo non è
stato scaricato!
(ESCE)
Anna
(RIENTRA CON LA BORSA) – Come pesa quest'accidente! cosa diavolo c'è dentro?
Gogò
(ANDANDOLE INCONTRO) – Lascia stare che la prendo io.
Anna
– E' la prima volta
che vedo funzionare un servizio di guardia.
Gogò
– Giusto: non ci sono
curiosi in giro come dalle altre parti.
Anna
(INDICANDO UN BAULE) – Mi dài una mano per portarlo là dietro?
Gogò
– Come no.
(SPINGE IL BAULE VERSO DESTRA)
Corcut
(FUORI SCENA)
– ... l'ho già provato io: si apre e si chiude benissimo, unica cosa che funziona,
il sipario!
(Grokil
si avvicina al proscenio, fissa per un attimo la platea, poi allarga le braccia
e incomincia a declamare)
Grokil
– Popolo di Troia,
popolo mio! la sventura batte poderosi colpi alle nostre porte: le ciurme di
stranieri sbarcate sulla spiaggia stanno già dividendosi le nostre misere
spoglie!
Corcut
– Che cos'è?
Grokil
– Euripide. Ti piace?
Corcut
– Direi.
Grokil
– E, invece, non è
niente di nessuno: me lo sono inventato io in questo momento.
Corcut
– Vai al diavolo!
(GRIDANDO) Allora,
Anna, questa valigia rossa, l'hai
trovata?
Anna
(APPARENDO) –
Ho mandato a cercarla nella baracca dei camerini.
(ESCE)
Grokil
(CON FALSA MERAVIGLIA) – Oh, guarda! una grande tenda... con tante file di
sedie allineate... e questo è un palcoscenico...
(BATTE CON I PIEDI)... sì, sono su un palcoscenico... allora,
signore e signori, è doveroso fare qualche presentazione...
Corcut
– Piantala,
Grokil, e preoccupati di far sistemare
la tua roba.
Grokil
– ... ecco:
incominciamo da lui... è quasi obbligatorio, del resto; è l'impresario, quello
che ci ha radunato, impacchettato e scaricato qui... un uomo che sa fare il suo
mestiere...
Corcut
– Non vuoi piantarla?
(SCROLLA LA. TESTA ED ESCE)
Grokil
(INDICANDO L'ATTRICE SEDUTA) – ... e quella è Ghea. Fra poco la vedrete, tutta
fasciata in un abito lamé, camminare così...
(IMITA LA CAMMINATA DI UNA SOUBRETTE)... uno spettacolo! e la
sentirete anche cantare che "i baci di allor hanno perso il sapor"...
e vi dirà anche il perché. Poi la vedrete danzare su un fondale notte con un
cappello a cilindro, su un fondale tramonto con ventaglio di piume senza
cilindro e su fondale mare con cilindro e ventaglio. Con lei ci sarà Lad, suo
marito, attore e ballerino... un tipo simpatico... ehi, Lad, vieni qui...
Lad
– Lascia perderè,
Grokil.
(ESCE)
Grokil
– E’ molto modesto:
non gli piace mettersi in mostra... strano per un attore, vero? Ed eccoci a me
che presento lo spettacolo. Io sono da poco nel varietà: vengo dal teatro di
prosa… ho recitato William Shakespeare, Henrik
Ibsen, Anton Cekov… Dodi Galligan… l’autore dello spettacolo di stasera… non si
può paragonare a Shakespeare, naturalmente… è una cosa più leggera, vedrete.
Poi c’è Willy, la nostra colonna… ehi, Willy!... non c’è… ve lo presenterò più
tardi, insieme con Chichì… sì, Chichì… preparatevi a qualcosa di eccezionale,
qualcosa come… no, non voglio dirvi nulla per non sciuparvi la sorpresa. Là
dietro c’è Anna, la sarta che
riordina i costumi , e Gogò, il
direttore di scena che fa anche da macchinista, da suggeritore e da comparsa.
E' lui che apre lo spettacolo suonando una tromba, o meglio, facendo finta di
suonare, perché la musica, tutta la musica dello spettacolo, è incisa su
nastro: Corcut – dice lui – non
poteva permettersi il lusso di portare qui un'orchestra per quei quattro, fetentissimi
soldi che gli dànno...
(LAD SI AVVICINA IN FRETTA)
Lad
– Vai a dare
un'occhiata, Grokil: il tuo
baule sta galleggiando in mezzo al pantano.
Grokil
– Bisogna spingerlo a
fondo, allora.
(CORCUT RIENTRA E LAD
GLI VA INCONTRO)
Lad
– Hai visto la baracca
dei camerini, Corcut? è come la
stiva di una nave affondata.
Corcut
(SGARBATO) –
Ho visto, ho visto. Stanno già lavorando a portar fuori l’acqua, mi pare.
Lad
– L'acqua non basta;
e'è mezzo metro di sabbia sul fondo.
Corcut
– Metteremo delle
passerelle, vi spoglierete fra le quinte, vi arrangerete, perdio! o pretendete
che vi rincalzi anche le coperte del letto?!
(Gogò
appare con una bottiglia in mano)
Gogò
– Volete farvi un
goccio, capo?
Corcut
(SBUFFANDO E ALLONTANANDOSI) – Ma lasciatemi in pace!
Gogò
(UN PO' INTERDETTO) – Beh, che ho detto di male?
Lad
– Dài qua che bevo io
un sorso... (GUARDA LA DONNA SEDUTA)...
ne vuoi, Ghea?
Ghea
–No.
Lad
(RESTITUISCE LA BOTTIGLIA) – Grazie,
Gogò.
(GOGO’ ESCE.
LAD DI AVVICINA A GHEA)
Non va giù con quella roba, vero?
Ghea
– Che ore sono?
Lad
(MOSTRA IL POLSO CON L'OROLOGIO) – S'è fermato.
Ghea
– Mattino o sera?
Lad
– Sera, credo... se ci
si prepara per lo spettacolo.
Ghea
– Avevi mai visto
tanti alberi, Lad?
Lad
– Non c'è che sabbia
intorno... colline di sabbia all'infinito.
Ghea
– Una settimana in
mezzo agli alberi. E non fa che piovere, vedi?
Lad
– Vedere come? il riverbero del sole sulla sabbia è accecante.
Ghea
–Buio di pioggia, buio
di alberi. Come farà la gente di qui a sapere quand’è giorno e quand’è notte?
Lad
– Oggi i camion si
sono insabbiati sulla pista... e non c'era buio abbastanza.
Ghea
– No.
(RIENTRA
GROKIL)
Grokil
– Una tubatura
scoppiata. Forse un sabotaggio.
Lad
– Hai detto "un
sabotaggio"?
Grokil
– Chissà? sperare non
costa nulla.
Lad
– Hai detto
"sperare"?
Grokil
– Già, l'ho proprio
detto. Dovevo essere sopra pensiero.
Anna
(ENTRANDO) –
La valigia rossa non si trova; ho guardato da ogni parte.
Grokil
– Forse ha fatto
naufragio nella baracca dei camerini.
Anna
– E chi glielo dice a
Corcut, adesso? lui non vuole sentire
ragioni, lo sapete.
Grokil
– Hai paura di
Corcut? eccolo che arriva... guarda
come si fa... (VA INCONTRO A
CORCUT)... siamo rovinati!
Corcut
(TURBATO) –
Che succede?
Grokil
– Le scene del secondo
tempo!
Corcut
(ALLARMATO) –
Le scene... che cos'è succeso?
Grokil
– Non potremo fare lo
spettacolo...
Corcut
(GRIDANDO) –
Ma che diavolo è successo alle scene?!...
Grokil
– Bruciate!... col
camion che le trasportava…
Corcut
(EMOZIONATO)
– Che cosa?!... (CI RIPENSA E DA'
UN’OCCHIATA OLTRE LA QUINTA)... ma che dici!... eccole lì le scene!
Grokil
– Eppure, mi avevano
detto...
Corcut|
– Che cos'è, un'altra
delle tue pagliacciate?
Grokil
– Però, che la valigia
rossa sia rimasta sott'acqua, è vero.
Corcut
–Non c'era nulla di
importante dentro. E poi il tubo è stato riparato e l'acqua sta andando via.
Grokil
– Hai visto,
Anna, cosa ti dicevo,
Corcut è paziente: aspetta che l'acqua
si ritiri. Anche Noè ha aspettato come lui dopo il Diluvio Universale.
Corcut
(ACCORGENDOSI DI
ANNA) – Che stai a fare
qui? ci sono ancora dei costumi nei bauli. (ANNA ESCE. GRIDANDO A
GOGÒ)… Allora, funzionano o no
questi comandi elettrici?
(ESCE A
SINISTRA)
Grokil
(VIENE AL BOCCASCENA) – Sta parlando a Gogò che, come sapete, fa anche
1'elettricista... un tipo insostituibile, Gogò: sa fare di tutto... di tutto
fuorché viaggiare in aereo... dovevate vederlo una settimana fa, attaccato alla
ringhiera della scaletta...
(Appare Gogò
con cacciavite e fili elettrici)
Gogò
– Era la prima volta
che salivo su un aereo... una crisi di paura...
Voce di Corcut
– Gogò! dove sei
andato?
Gogò
– Eccomi!...
(ESCE)
Grokil
– ... una crisi di
venti minuti... tremava come una foglia, povero Gogò. E noi tutti intorno con
la bottiglia; "butta giù un po’ di questo... andrà giù anche la
paura". Andò giù lui, invece, dopo venti minuti: ubriaco fradicio... dopo,
portarlo dentro fu facile, vero Lad?
Lad
(AVVICINANDOSI)
–Sì, ma non finirono i guai.
Grokil
– Anzi,
incominciarono... quando Gogò si
mise in testa di fare un comizio ai passeggeri...
Lad
– ... e a raccontare a
tutti quello che gli passava per la testa... per esempio, che cosa pensava dei
militari e del nostro viaggio.
Grokil
– Uno scandalo fra i
passeggeri…
Lad
– Ti ricordi di quei
due generali che facevano finta di dormire?
Grokil
– Poi, per fortuna, si
addormentò anche Gogò.
Lad
– E noi anche.
Grokil
– Già. quanto tempo
abbiamo dormito? Che confusione con quei fusi orari! Ma il peggio è passato...
stasera è l'ultimo spettacolo: si torna a casa, chiudiamo le finestre su questa
settimana.
Lad
– Già.
(SI AVVICINA A
GHEA)
Grokil
– Ce ne
dimenticheremo, vedrete. Basta volerlo veramente, impegnarsi a fondo... e io lo
voglio, ah, se lo voglio!... "dove sei stato,
Grokil, negli ultimi giorni?" ... a presentare uno spettacolo
al mare... abbiamo toccato i centri balneari, le spiagge di lusso... e io
passavo intere giornate sdraiato al sole... guardate la pelle, guardate che colore...
(GUARDA
LAD E GHEA)...
sì, ce ne dimenticheremo... è possibile, no?
(SI TOCCA LA FRONTE)... o dovranno sempre restar qui questi sette
giorni... sette chiodi fissi?!
Lad
– Si riesce sempre,
prima o poi, a trovare delle ragioni.
Grokil
– E non ci sono,
forse? eri in condizioni, tu, di sputare su quel bel mucchio di soldini che
Corcut ti ha messo davanti?
Lad
– Giusto. Che cosa
cerchi ancora?
Grokil
– E chi lo sapeva,
poi, come andavano veramente le cose... si leggono i giornali, si ascolta la
radio...
Lad
– E in che cosa si
crede, eh?
Grokil
– Beh... nelle voci
che circolano.
Lad
– Pensaci bene, in che
cosa si crede veramente?
Grokil
– In quello che serve.
Lad
– Ecco che ci siamo
arrivati.
(Una pausa)
Ghea
– Non fìnirà più questa
pioggia? fuori i1 pantano si allarga; le ruote affondano nella melma.
Lad
– La sabbia è ancora
rovente, ma fra poco comincerà il freddo.
Ghea
– Anche i nostri
camion sono rimasti piantati nel fango... oggi... o ieri...
Lad
– Ieri e oggi: basta
uscire dalla pista e la sabbia ti inghiotte; poi si alza il vento e tutto
sparisce.
Grokil
– Allora la scorta
militare corre nel villaggio più vicino a raccogliere tutti quelli che trova:
vecchi, donne, bambini... e li porta sulla pista a scavare, a spingere...
Lad
– ... e bisogna dare
degli esempi se in mezzo a loro c'è qualcuno che non intende collaborare.
Ghea
– Io non ho visto
nulla... c'era troppo buio...
Grokil
– Era giorno pieno,
Ghea, con il sole a picco lassù.
Ghea
(OSTINATA) –
Non ho visto niente... non riesco a vedere niente in mezzo a questi alberi.
Grokil
– Puoi continuare
così, ad occhi chiusi? non è il metodo giusto, credimi.
Ghea
– Ne conosci un altro?
Grokil
– Certo. Solo che
bisogna accettarlo così com'è, senza fare domande.
Ghea
– Perché?
Grokil
– Perché non posso
fornirti prove: tutto si basa su un'ipotesi, una spiegazione non dimostrabile,
una logica supposta.
Ghea
– D'accordo.
Grokil
– Bene. Noi non siano
affatto partiti.
Ghea
– Che dici?
Grokil
– Lo vedi. Hai già un
dubbio.
Ghea
– Non aprirò più
bocca.
Grokil
– Noi non siamo
partiti. L'aereo s'è alzato nel buio e ha girato sul campo per ore e ore. Poi è
tornato a terra, ci hanno fatto salire su un pullman e portati in mezzo alla
sabbia, come diciamo io e Lad, o
in un bosco come dici tu, o forse in mezzo ai ghiacci... non cambia niente,
vero?
Lad
– Non cambia niente.
Grokil
– Ogni sera ci siamo
fermati in un campo allestito per l’occasione, a dare uno spettacolo a comparse
vestite da soldato. Sì, comparse, come la gente lungo la strada o nei villaggi
di cartapesta che hanno costruito: è un film che stanno girando. Non ci hanno
detto niente perché vogliono registrare emozioni autentiche, vogliono che le
scene siano il più vicine possibile alla verità. Le macchine da presa sono
nascoste intorno a noi: io non le ho mai viste, ma ci sono.
Ghea
(DOPO UN SILENZIO) – Grazie comunque,
Grokil.
Grokil
– Non ti serve, vero?
lo so: non esiste un metodo. Bisognerebbe fare come Chichì, non chiedersi
assolutamente nulla.
Ghea
– E perché no? come
Chichì, cosa c'è di male? perché caricarsi di responsabilità che non sono
nostre?... come Chichì, certo: io, tu, Lad
e tu, Grokil, dobbiamo imparare
a... (LA VOCE LE MANCA, FA UN GESTO DI STIZZA)...
e non riuscire nemmeno a sapere se è ora di andare a dormire o di lavarsi la
faccia!
Corcut
(ENTRA E PARLA CON QUALCUNO FUORI SCENA) – ... è maledettamente tardi e c'è un sacco di cose
da fare, l'avete capito? (GRIDANDO)
Gogò!... hai finito con l’impianto
elettrico?
Voce di
Gogò
– Siamo quasi al
traguardo.
Corcut
– Per l'arrivo o per la partenza?
(ALCUNI
COLPI NEL FONDO)... piano con quella roba, piano! è stata pagata fino
all'ultimo centesimo, sapete?... (AGLI
ATTORI) Qualcuno di voi ha visto Willy?
Grokil
– Io l'ho visto il tuo
Willy, stampato sui manifesti attaccati per il campo, accanto alla bellissima
Chichì... che strano! con il reggiseno e le mutande quasi non la riconoscevo.
Corcut
– E' nel contratto,
Grokil.
Grokil
– Che qualche volta si
metta le mutande?
Corcut
– Leggitelo quel
contratto, una buona volta.
Grokil
– Sembra che lo
spettacolo lo facciano solo loro. E noi dove siamo?
Corcut
– Mi pareva che non ti
interessasse molto figurare in questo spettacolo.
Grokil
– E' una questione di
principio! dove siamo noi?
Corcut
– Al piede del
manifesto, in rapporto tre a uno, proprio com'è scritto nel contratto.
Grokil
(ALZANDO LA VOCE) – Me ne infischio di quel fottuto pezzo di carta che continui a
sventolare!
Corcut
(GRIDANDO) –
Sono sette giorni che hai sotto il naso quel manifesto: lo vedi solo adesso?
Grokil
– Solo adesso, sì! e
dico che è uno schifo, che se quei due sono in rapporto tre a uno nel
manifesto, lo siano anche nello spettacolo. Noi dobbiamo fare un terzo di
quello che fanno loro.
Corcut
(PERDENDO IL CONTROLLO) – Ah, stai cercando della rogna, eh?!
Grokil
(IMPROVVISAMENTE CALMO E IRONICO) – Io... della rogna con te,
Corcut... amico e padrone?... e per che cosa, poi... per uno
stupido, inutile pezzo di carta?
Corcut
– Il contratto non è
un pezzo di carta.
Grokil
– No, certo: è un
documento severo e meditato, un impegno preciso, solenne. Perdonami,
Corcut, di non averlo capito subito:
sono profondamente pentito e sopporterò la punizione che ho meritato...
Corcut
(SECCATO) – Piantala,
Grokil.
Grokil
– ... voglio essere punito,
Corcut,
amico mio... voglio , umiliarmi davanti a tutti...
(SI INGINOCCHIA)... lascia che lucidi le tue scarpe...
(GROKIL
FA L’ATTO DI LUCIDARE CON LA MANICA LE SCARPE DI
CORCUT CHE SI SCOSTA IRRITATO)
Corcut
– Smettila una buona
volta con le tue istrionerie!
(GROKIL RIMANE IMMOBILE A TERRA E
CORCUT FA L’ATTO DI USCIRE.
LAD LO RAGGIUNGE)
Lad
– E' tutta una
questione di nervi.
Corcut
– E crede di averli
soltanto lui i nervi? guarda in che condizioni dobbiamo lavorare: mi avevano
garantito teatri funzionanti, ed ecco che cosa abbiamo trovato: camerini
sott'acqua, impianti elettrici sconquassati... non c'è nulla che funzioni a
dovere.
Grokil
(SI ALZA STANCAMENTE) – Nulla,
Corcut,
assolutamente nulla... lo puoi dire...
(ESCE)
Corcut
(GRIDANDOGLI DIETRO) – Io me ne sbatto delle tue questioni di coscienza!
Ghea
(DOPO UNA BREVE PAUSA) – E delle tue, che ne fai?
Corcut
– Non le spiattello
sotto il naso degli altri: cerco di risolverle da solo.
Ghea
– E in che modo, me lo
puoi dire?
Corcut
– Intanto, non do
troppa importanza alla coscienza: è merce troppo di lusso per maneggiarla come
fate voi.
Lad
(STUPITO) –
Merce di lusso?
Corcut
– Prova a fare il
mestiere che faccio io... nel tuo non ci si sporcano le mani.
(ALCUNI COLPI NEL FONDO;
CORCUT, GRIDANDO) Andateci piano
con quei riflettori!... sapete che cosa costano le lampade?!
Lad
–Perché lo fai,
allora?
Corcut
– Che cosa faccio?
Lad
– Il tuo mestiere.
Corcut
– L'ho ereditato da
mio padre: è una specie di tara familiare. Da giovane ho cercato di salvarmi...
ho navigato per diversi anni... poi sono tornato a terra e me lo sono ritrovato
addosso.
Lad
– Nessun rimpianto per
la vita di marinaio?
Corcut
– Non ho il tempo di
pensarci... ma, ogni tanto, quando passo vicino a un porto... oppure se,
girando un angolo, sento arrivare un colpo di vento...
Lad
– Ritorni sulla nave
al largo, eh?
Corcut
– Capita, a volte.
Ghea
– Parlaci dei Monsoni,
Corcut.
Corcut
(MERAVIGLIATO)
– Dei monsoni… i venti monsoni?
Ghea
– Sì, quelli: tu che
hai navigato devi conoscerli bene.
Corcut
– Certo che li
conosco, anche se sulle navi di oggi i venti contano poco: non è più il tempo
della vela.
Ghea
– Allora?
Corcut
– Ma perché proprio i
monsoni?... fra 1'altro, questa è piuttosto zona di alisei.
Ghea
– Ti prego,
Corcut, fammi questo piacere.
Corcut
– E va bene. Voi
sapete come nascono i venti, vero? Dove il sole è più caldo, le masse d'aria si
sollevano e altra aria si precipita a occupare quel posto. Intanto, per il
monsone, bisogna distinguere quello d'estate e quello d'inverno...
(ENTRANO
GOGÒ E ANNA. TUTTI
E DUE SI AVVICINANO LENTAMENTE ALLE SPALLE DI
CORCUT E SI FERMANO AD ASCOLTARE)... è soprattutto in estremo
oriente che soffia il monsone: è lui che decide per le semine e per i raccolti.
Quello d'estate viene dal sud, in direzione del continente: arriva dall'oceano
a portare la pioggia, torrenti di pioggia che si rovesciano sulla terra. Il
monsone invernale, invece, arriva dal nord e scopre un cielo sempre sereno;
corre verso il sud a perdersi in mare aperto... si sente anche a grande distanza
dalla costa col suo alito asciutto, come una carezza leggera e continua...
(SI ACCORGE DI
ANNA E DI GOGÒ)...
e voi, che siete venuti a fare?... è già a posto l'impianto elettrico?... e i
costumi, sono tutti in ordine?... ma devo occuparmi proprio di tutto, io? non
lo sapete che fra poco andiamo su con lo spettacolo?
Grokil
(ENTRANDO) –
E' già incominciato lo spettacolo, nel salone della mensa, senti?...
(SI ODE UN CORO LONTANO)... ci sono
Willy e Chichì a tenere banco.
Corcut
– Erano andati a firmare
un po' di autografi.
Grokil
– Invece, ora sono in
piedi su dei tavoli riuniti... sentite come tengono su il morale...
(SCOPPI DI RISATE E DI APPLAUSI)... ne
avranno almeno un migliaio intorno. Willy ha incominciato con l'imitazione
degli animali, poi è passato al capo di stato maggiore... un successone!
Corcut
– E Chichì?
Grokil
– In piena forma!
avresti dovuto vederla quando faceva finta di essere sotto la doccia... si
insaponava, si sciacquava... da tutte le parti e con tutti i movimenti precisi…
andavano in delirio quei ragazzi: il cordone di sentinelle intorno ai tavoli è
andato a rischio di rompersi tre o quattro volte… sentite, adesso, sentite...
(RISATE E APPLAUSI)... scommetto che
Chichì ha fatto il bis di quando le casca il sapone dalle mani.
Corcut
– Bisogna mandarli a
chiamare; comincia a esser tardi.
Grokil
– Mandarli a
chiamare... far finire tutto così... ma è un vero peccato!... senti come si
divertono.
Corcut
– Anche quei due
devono prepararsi per lo spettacolo.
Grokil
– Ma che bisogno c'è
di farlo questo spettacolo? i ragazzi si divertono come matti... lasciamoli
divertire. Tutt'al più, possiamo andare anche noi a dare una mano.
Corcut
– Sei ammattito? qui è
stato programmato uno spettacolo, non un'esibizione sui tavoli di una mensa.
Grokil
Ah, tu pensi a noi,
alla nostra dignità di attori! Grazie, Corcut,
ma non è il caso di formalizzarci: per una volta siamo disposti a recitare
anche come guitti. Per noi vanno bene anche i tavoli di una mensa.
Corcut
– Finiamola di
chiacchierare e andate a infilarvi i vostri stracci: c'è una scena da mettere a
posto, lo sapete.
Grokil
– Allora, non vogliamo
far divertire questi ragazzi... dillo, Corcut,
dillo, su!... non è per questo che siamo venuti... è per suonare una grancassa
che ci hanno mandato qui, una sudicia, stramaledetta grancassa per convincere
questi ragazzi a farsi ammazzare meglio!
Corcut
(URLANDO) –
Vuoi chiuderla quella bocca, una buona volta?!
(Entrano Willy e Chichì)
Willy
(A CORCUT,
INDICANDO GROKIL) – Cos'ha fatto... ha raccontato una barzelletta?
(CORCUT
ALZA INDISPETTITO LE SPALLE ED ESCE)
Grokil
– Un po' di
conversazione con Corcut,
Willy, niente di straordinario...
(APRE LE BRACCIA VERSO
CHICHÌ) Chìchì!... brava... brava!...
hai avuto un successo strepitoso, eccezionale!
Chichì
– Oh, sì, Grok... è
stato molto bello.
Grokil
– Ma, dimmi un po',
tesoro, è proprio vero che fai tutti quei movimenti così deliziosi quando sei
sotto la doccia?
Chichì
– Sì, sì...
Grokil
– Tutti, tutti?...
Chichì
– Ma sì, Grok.
Grokil
–... e anche quei
meravigliosi gridolini?
Chichì
– Oh, anche di più.
Grokil
– Di più?
Chichì
– Quando scambio il
rubinetto dell’acqua calda con quello dell’acqua fredda.
Grokil
– Sei una creatura adorabile,
Chichì!
Chichì
– Grazie, Grok. Ormai
non ci sei che tu a dirmi cose tanto carine.
Grokil
– Sentitela, signori,
con le sue espressioni teneramente irresponsabili... guardate, signori, la sua
testolina deliziosa e tanto, tanto piccina... i suoi meravigliosi occhioni
spalancati che riflettono un'adorabile assenza di idee...
Chichì
– Non starai facendomi
il filo, per caso?
Grokil
– ... sentitela,
signori, e giudicatela... Signori della Corte: è innocente!… la sola, unica
innocente fra tutti noi!
Chichì
– Stai giocando al
tribunale, Grok?
Willy
– Ma no, cara: sta
solo ripassando la parte di Saint – Just.
Chichì
– Davvero?! Quand'ero
in collegio andavo pazza per le storie dei santi.
Willy
– Anche dei santi
taglia – teste, protettori della Rivoluzione Francese?
Chichì
– E ho recitato anche
in un lavoro che parlava di quella.
Willy
– Della Rivoluzione
Francese?
Chichì
– Sissignore. Eravamo
in dodici, e tutte con uno strano berretto in testa... e quando alzavamo le
sottane, si vedevano le giarrettiere a tre colori.
Corcut
(ENTRANDO) –
Allora, siamo pronti per questa prova?...
Gogò!... possiamo partire?
Gogò
(SPORGENDO CON LA TESTA DALLA QUINTA) – Ancora cinque minuti.
Grokil
– Se stasera io non
recitassi, Corcut, che cosa
succederebbe?
Corcut
– Guai... guai a non
finire.
Grokil
– Per me o per te?
Corcut
– Pensaci un po'.
Nessuno ti ha obbligato a venir qui.
Grokil
– Ma nessuno mi ha
neanche detto come mi sarei sentito dopo una settimana.
Corcut
– Dipende dai punti di
vista.
Grokil
– E il tuo qual'è,
Corcut?
Corcut
– Ce l'hai proprio con
me, oggi, eh?
Grokil
– Il punto di vista
dell'impresa, ce lo vuoi far conoscere?
Corcut
– Non ho niente in
contrario. Mi hanno proposto una tournée e io sto portandola a termine. Mi
hanno pagato in anticipo, e io, in anticipo, ho pagato voi.
Grokil
– Come mai la macchina
non funziona, dopo avere infilato i gettoni?... ci sarà qualche guasto, no?...
(AGLI ALTRI) Sentite come tratta il
nostro lavoro?
Corcut
– Un lavoro, appunto.
Non ci si fanno tante domande quando si lavora.
Grokil
– Neppure quando è in
gioco la tua coscienza?
Corcut
– E ai ragazzi che
sono qui a mettere in gioco la vita, non ci pensi?
Grokil
– Parliamo anche di
loro... tu che ne dici? (TRATTIENE
CORCUT CHE VORREBBE ALLONTANARSI)...
eh, no, non puoi andar via adesso... bisogna fare qualcosa per questi
ragazzi... tu che ne dici, come dobbiamo aiutarli?... con le barzellette di
Willy o con
Chichì che dimena il sedere sul palcoscenico?
Corcut
(SI LIBERA DA
GROKIL
E SI AVVIA VERSO IL FONDO) – Ci siamo
dentro fino al collo: ora dobbiamo tirare avanti.
Grokil
(GRIDANDOGLI DIETRO) – Non sei originale,
Corcut:
una frase come questa l'ho sentita tanto tempo fa, fin dall'epoca di Alessandro
Magno o giù di lì.
Willy
– Fiato sprecato,
Grokil.
Non lo sai che Corcut, fra i
problemi di coscienza, affronta solo quelli ripieni di prosciutto?
Grokil
(SI AVVICINA AL PROSCENIO; AGLI SPETTATORI) – Dobbiamo parlarne, una buona volta, della
condizione dell’attore... è responsabile di ciò che dice?
Willy
– Per me, l'unica
nostra responsabilità sta nel "come si dice".
Grokil
– Allora non hai
scampo: dall'impegno che metti in questo spettacolo, si direbbe che tu abbia
scritto il copione.
Lad
– Credo sia un altro
il problema. Fino a che punto l'attore deve calarsi in una parte, aderire al
suo personaggio?
Willy
– A me hanno sempre
insegnato a tenere le distanze. Altrimenti, come puoi recitare un giorno da
tiranno e un giorno da eroe?
Grokil
– Sì, la distanza...
ma solo quel tanto che ti permetta di giudicare i tiranni e gli eroi.
Willy
– Non dovrebbe
spettare al pubblico questo giudizio?
Grokil
– Certo. Io, però,
suggerisco!
Chichì
– Potrei dire anch'io
qualcosa?
Willy
– E perché, cara? i
tuoi mezzi espressivi non sono in discussione.
(Willy,
Grokil e
Chichì si allontanano. Ghea
si avvicina a Lad.)
Ghea
– Anche di qui si
sente.
Lad
– Non è possibile:
ormai sarà distante cinquecento chilometri.
Ghea
– Si sente, ti dico.
E' il vento a portare l'odore... il monsone, come ha detto
Corcut.
Lad
– Ha detto anche che
questa è zona di alisei.
Ghea
– E' sempre vento. O credi
che siano andati a raccogliere i corpi e a seppellirli?
Lad
– E' difficile: non
c'erano superstiti ed era inutile rischiare un’infezione.
Ghea
– Lo vedi? che fanno
cinquecento o mille chilometri: nell'aria il vento è come un immenso fiume che
raccoglie e trasporta tutto.
Lad
– Domani torniamo a
casa nostra: ci prenderemo un po' di riposo.
Ghea
– E quel villaggio
bombardato?
Lad
– Diventerà sempre più
piccolo, fino a scomparire.
Ghea
– Allora ha ragione
Grokil, riusciremo a dimenticare.
Lad
– Non c'è via
d'uscita, altrimenti.
Ghea
– Un villaggio
distrutto in mezzo alle risaie... bisogna farlo sparire.
Lad
– E' già confuso nella
tua memoria, vedi? siamo nel deserto e non ci sono risaie.
Ghea
– Forse è più distante
di quello che pensiamo. Ma il vento ci ricorda che questo fatto è accaduto.
Lad
– Certo che è
accaduto, anche se intorno non c'erano risaie, ma dune di sabbia.
Ghea
– Perché questa
pioggia che rimbalza sul tendone, se siamo nel deserto... perché tanti alberi
qui intorno?
Lad
– Non ci sono alberi e
non sta piovendo, ma è lo stesso. Ho letto da qualche parte che se al Polo ci
fosse la guerra, il ghiaccio scenderebbe dovunque.
Ghea
– L'ho letto anch'io.
Diceva: oggi la sabbia ricopre le pianure gelate del nord e le foreste
affondano le radici anche nel cuore delle città.
Lad
– Domani torniamo a
casa: a questo devi pensare.
Ghea
– E se fosse già
domani, se avessimo già fatto quest'ultimo, maledetto spettacolo?
Lad
– Che cosa vuoi dire?|
Ghea
–
Corcut l’altro giorno spiegava che c'è
un punto della terra dove è possibile saltare un giorno della propria vita.
Lad
– La linea di
cambiamento di data... ma non passa da questa zona.
Ghea
– E che ne sappiamo
(CHIAMANDO)...
Corcut!.. ascolta, Corcut!
Corcut
(VENENDO DA SINISTRA) – Che succede?
Ghea
– Che cos'è la linea
di cambiamento di data?... vuoi spiegarmelo ancora.
Corcut
– Ma, ti sembra questo
il momento?... che cos'hai nella testa?
Ghea
– Ti prego,
Corcut!
Corcut
– Perché queste
domande?... prima i monsoni, e ora... che cos'è, un piano di
Grokil per fare il pagliaccio alle mie
spalle?
Ghea
– Grokil non e'entra...
ti prego, Corcut.
Corcut
– E la pianterai,
dopo?
Ghea
– Tè lo prometto.
Corcut
– E va bene...
antimeridiano di Greenwich si chiama, la linea di separazione delle date,
proprio perché si trova a centottanta gradi da Greenwich...
Lad
– Dall'altra parte del
mondo, vero?
Corcut
– Più o meno
dall'altra parte... (ANCHE
GROKIL,
WILLY e CHICHÌ SI
AVVICINANO)... ammettiamo ora di viaggiare alla stessa velocità della terra
e di spostarci verso ponente: il nostro orologio resterà fermo perché, per ogni
ora che passerà, dovremo rimetterlo indietro di un'ora, essendo entrati in un
fuso orario diverso. Compiremo tutto un giro della terra e sul nostro orologio
non sarà passato un solo minuto... ma in realtà è passato un giorno, e dobbiamo
strapparlo dal nostro calendario. Se andiamo verso levante, invece, ogni ora
conterà per due e a metà del viaggio vedremo il sole sorgere di nuovo. Alla
fine, ci sembrerà che siano passati due giorni, invece ne è passato uno solo, e
quello solo dobbiamo togliere dal conto della nostra esistenza.
Ghea
– Questo, se
viaggiamo alla velocità della terra. E se il nostro viaggio è più lento?
Corcut
– E' lo stesso. Anche
una tartaruga che passa il meridiano al centottantesimo grado di longitudine,
salta un giorno della sua vita apparente se viene dall'est, oppure lo guadagna
se arriva da ovest.
Ghea
– Eccolo il posto dove
mi piacerebbe stare: proprio a metà della linea, nè di qua nè di là, dove il
tempo non esiste, questo sudicio spazio ingombro di ore e di minuti nei quali
sei costretto a compiere tante cose schifose.
Corcut
– Non ti illudere, il
tempo è eguale dovunque.
Ghea
– Ma com'è possibile?!
se questa linea esiste veramente, io posso cancellare un giorno della mia vita.
Oggi è lunedì, per esempio... aspetto che scocchi l'ultimo secondo della
giornata, faccio un passo, ed eccomi in mercoledì... il martedì è scomparso per
sempre.
Corcut
– E' alle tue spalle,
con la sua serie di ore e di minuti eguale alla serie che hai davanti, anche se
quest'ultima si chiama mercoledì, anziché martedì.
Grokil
– C'è una linea di
cambiamento di settimana, Corcut?
sono questi ultimi sette giorni che vorrei cancellare.
Gogò
(APPARENDO A SINISTRA) – L'impianto elettrico è a posto.
Corcut
– E i costumi?...
(CHIAMANDO)...
Anna!
Anna
(APPARENDO A DESTRA) – Sono pronti, signor
Corcut.
Corcut
– Via con questa
prova, allora, non perdiamo più tempo.
Grokil
– E da dove
incominciamo?
Corcut
– Dall'entrata di
Willy.
Grokil
– Perché riprovarla? è
perfetta.
Corcut
– Nossignori: ieri
sera non è stata molto sicura.
Willy
– Nessuno di noi era
sicuro ieri sera, dopo quello che avevamo visto per strada.
Corcut
– Non vi avevano
informato che da queste parti c'è la guerra? coraggio,
Willy, ripassiamo le battute.
Willy
–Hai paura che
trascuri qualche parola di questo preziosissimo testo?
Corcut
– Mi sono impegnato a
portare uno spettacolo decente, non un'esibizione di guitti che non sanno
neppure la parte.
Willy
– Io
Corcut l'apprezzo per la sua
chiarezza: dice delle cose schifose, ma chiare.
Corcut
(MINACCIOSO)
– Mi avete rotto i coglioni con le vostre chiacchiere e le vostre arie!
Grokil
(IRONICO) –
Willy, ma perché non vuoi fare
contento, il povero Corcut,
nostro amico e padrone?... via, che cosa chiede in fondo?... di provare
un'entrata... si accontenta di poco... e poi, detto fra noi, non dovrebbe mica
dispiacerti quell’entrata, così come te la preparo io, no?...
(GRIDANDO)... un po' di luce,
Gogò!
(RIFLETTORE SU GROKIL
CHE SI AVVICINA AL PROSCENIO)... "ed ora, ragazzi, preparatevi a
qualcosa di eccezionale... l'abbiamo tenuto in fresco finora, ma il ghiaccio è
finito e, prima che vada a male, vi serviamo il nostro asso nella manica:
Willy!... "... su con la musica,
Gogò!
(RULLO DI TAMBURI E ACCORDO MUSICALE.
GROKIL CORRE VERSO IL FONDO E RITORNA AVANTI IMITANDO LA.
CAMMINATURA DI WILLY. SCROSCI DI
APPLAUSI)... "grazie, grazie, amici... sempre in gamba, eh! ... eccolo
qua il vostro vecchio Willy,
tutto per voi... "
Corcut
(AD ALTA VOCE)
– Hai sempre voglia di fare il pagliaccio, eh?!
Grokil
(IRONICO) – Perdonami,
Corcut, ma questa parte mi piace
tanto che vorrei quasi rubargliela a Willy...
tant’è vero che l'ho imparata a memoria. Senti come la farei io!
Corcut
– Vai al diavolo!
(ESCE IRRITATO)
Grokil
–Tu permetti,
Willy, vero?
Willy
– Dài,
Grokil, comincio a divertirmi.
Grokil
– Su con le voci,
Gogò... voglio sentirli bene intorno a
me questi ragazzi, anche se sono registrati su nastro…
(RISATE E APPLAUSI)... ecco, così... "grazie a tutti,
grazie!... me ne avete fatta fare di strada per venirvi a trovare!... ma dove
vi siete cacciati?... dico, non c'era un posto più comodo per andare a prendere
la tintarella? (RISATE)... e, pensare
che, prima di partire da casa, sono stato al ministero della guerra, a parlare
con un generale: ”ah, lei va a trovare i ragazzi... bravo, molto bene!”... e
io: “sarà un viaggio lungo, generale? ''Viaggio lungo? ma vuole scherzare?...
lei va all’aeroporto, sale su un bell'apparecchio e siede tranquillo in
poltrona, poi chiama la hostess e chiede una tazza di tè... lei non avrà il
tempo di imburrare una tartina... ” vede, generale, io, veramente, avrei già
fatto colazione... ”... beh, invece della tartina, si faccia portare un tosto
al formaggio... ”... il fatto è che non ho appetito... ”... allora, una fetta
di zuppa inglese”... non voglio mangiare, generale! “Ho capito, ho capito!...
cameriere! porta un panino a questo morto di fame!
(RISATE E APPLAUSI)... grazie, ragazzi, grazie... ma non crederete
che io abbia fatto tante mglia per raccontarvi queste cose… ci mancherebbe
altro! Ho le tasche piene zeppe di storielle che...
(AFFONDA LE MANI NELLE TASCHE DELLA GIACCA MA QUESTE SONO SFONDATE
PERCHE' LE MANI RIAPPAIONO LUNGO LE COSCE)... beh, si fa così per dire...
la sapete quella della ragazza vestita di rosso che va dal dentista?...
Voci
– E' vecchia!...
Grokil
– Vecchia?... una
ragazza di diciott'anni... siete impazziti?...
(RISATE E FISCHI)... ah, ma forse voi parlate della barzelletta!...
l'avete già sentita... peccato perché è una storiella che ha avuto molto
successo quando è venuta fuori... ai principi del secolo... Niente di male; ve
ne racconto subito un'altra. La sapete quella del signore rabbioso col cane
balbuziente... cioè, del signore balbuziente col cane rabbioso?...
Voci
– E' vecchia!
(FISCHI)
Grokil
– Co... co... me... ve...
.ve...
Voci
– E' vecchia!...
basta!...
(FISCHI)
Grokil
– ... no... no... non
è il ca... ca... cane che... cioè il si... si... gnore che ba... ba...
balbetta... sono io che... (RESPIRA
PROFONDAMENTE)... scusatemi, amici... chiedo scusa a nome dell'autore del
copione... questi scrittori a corto di idee che rubacchiano qua e là
storielline decrepite… Ce l’ho io una barzelletta fresca, fresca per voi…
(APPLAUSI) un signore che tornava a casa
dopo avere alzato un po' il gomito, incontra un poliziotto all’angolo della
strada...
(VIOLENTO CORO DI FISCHI)
Voci
– E' vecchia!...
vecchia!... basta!...
Grokil
(SMARRITO) –...
ma come, vecchia!... l'abbiamo inventata noi, sul pullman che ci portava qui… e
siamo arrivati da un'ora! come potete conoscerla… ?... ma... ma cosa fate voi
tutto il giorno?... andate a caccia di barzellette nuove?... ah, ora ho capito:
questa è la vostra occupazione principale!... che bella vita la vostra!...
questo sì è un mestiere che farei volentieri anch'io... sentite, non ci sarebbe
un posticino anche per me in mezzo a voi?... su, fate un favore a un vecchio
amico... stringetevi un po' che ci sto anch'io... dov'è l'ufficio
arruolamento?... (SCATTA SULL'ATTENTI E
SALUTA MILITARMENTE)... agli ordini, signor generale!... soldato
Willy, volontario per il servizio
barzellette! (RISATE E APPLAUSI.
GROKIL FA UN GESTO PER CIIIEDERE
SILENZIO, POI, CON TONO SERIO E UN PO' SOLENNE)... e ora, basta con gli scherzi,
ragazzi : mi avete sopportato abbastanza. Noi lo sappiamo bene quello che fate
qui, sappiamo dei vostri sacrifici, del vostro eroico coraggio... e vi diciamo,
grazie!" (VOLTANDOSI VERSO LA
QUINTA) su con la musica, Gogò,
su a poco a poco... (SI ALZA LENTAMENTE
UNA MARCIA MILITARE)... "grazie di cuore: il Paese ve ne sarà sempre
riconoscente (APPLAUSI IN CRESCENDO)...
Tornate presto, ragazzi : vi aspettiamo con le braccia spalancate... tornate
presto con la vittoria che avete meritato..."
(APPLAUSI SCROSCIANTI. GROKIL
SI VOLTA VERSO IL FONDO)... ma cosa fai,
Gogò?!... .mi mandi giù il fondale col tramonto!... che effetto
vuoi che faccia parlare di vittoria con il tramonto alle spalle?
(IL FONDALE DEL TRAMONTO VIENE SOSTITUITO DA
UNO AZZURRO)... ecco, questo sì che va bene: l'azzurro del cielo, del mare,
l'azzurro dei grandi ideali! facciamoli guardare nell'azzurro questi poveri
ragazzi, sprofondare nell’azzurro... questo è il fondale che ci vuole, capito?
... azzurre sono le loro case lontane, azzurri i loro ricordi d'infanzia, i
capelli delle loro madri, gli occhi delle loro ragazze…
(CHIAMANDO)... Chichì!...
Chichì! che cosa fai? era tua
l'entrata poco fa, no?
Chichì
– Scusa, Grok, ma io
non capisco bene: se tu hai fatto la parte di
Willy, la mia parte non deve farla un'altra?
Grokil
– Ma ti rendi conto di
quello che dici, tesoro? chi mai può pensare di fare la tua parte? tu sei
unica, Chichì, insostituibile!
Chichì
– Oh, Grok, sei tanto
carino.
Grokil
– Aspetta che ti do
ancora l'attacco... "tornate presto con la vittoria che avete meritato!"
(La marcia scompare sotto lo scroscio di applausi.
Sonoro accordo musicale, quindi inizio di un nuovo pezzo:
Chichì viene avanti ancheggiando e
cantando)
Chichì
"Non sono un tipo
facile,
eppure ho gusti semplici:
gioielli od automobili
non son fatti per
me...
ma...
ma anch'io ho il mio
punto debole
si, sì, ragazzi, sì!
Se passa per la strada
un fante o un
artigliere,
carrista oppur
geniere...
il cuore fa toc toc:
non posso dir di no!
Nei gusti sono immobile,
i miei principi,
solidi:
pellicce o beni
stabili
io li rifiuterò...
ma...
ma anch'io ho il mio
punto debole
sì, sì, ragazzi, sì!
Se vedo un marinaio:
nocchiero o
cannoniere,
fuochista o
artificiere
il cuore fa toc toc:
non posso dir di no!
I più eleganti abiti
Mi lasciano
insensibile:
regali irresistibili
accettare non so...
ma...
ma anch'io ho il mio
punto debole
sì, sì, ragazzi, sì!
Se un aviatore guardo:
pilota o bombardiere,
meccanico od
armiere...
il cuore fa toc toc:
non posso dir di no!"
(Applausi scroscianti;
Chichì manda baci agli spettatori. La musica riprende con un altro
motivo; i riflettori puntano verso il fondo sul quale appare
Ghea.
Lad le va incontro ed inizia con lei un numero di danza.
All'improvviso il fischio acuto di una sirena che copre la musica.
Lad e
Ghea si fermano e si raccolgono con gli altri al centro del
palcoscenico)
Ghea
– Che cos'è?...
Lad
– Sembra... un
allarme...
Anna
(ENTRA IN FRETTA DA DESTRA) Sentite?!
Gogò
– Nessuno è sordo, mi
pare.
Chichì
– Che cosa vuol dire,
Grok?
Grokil
– Non lo so, tesoro…
ora è cessato, senti?
Lad
– E' un segnale di pericolo... non ci sono dubbi.
Anna
– Un pericolo… e
quale?
Gogò
– Un po’ di fantasia,
su… quali pericoli ci possono essere in guerra?
Anna
– Un bombardamento
aereo?!
Gogò
– Può darsi.
Anna
– E lo dici così… così
calmo?
Gogò
– Cosa ci guadagni ad
agitarti?
Anna
– Insomma! Non si può
rimanere in quest’incertezza… dov’è Corcut?
Gogò
– Credi che lui possa
farci qualcosa?
Anna
– Che vada a chiedere
spiegazioni, almeno.
Willy
– Anna ha ragione…
vogliamo sapere qualcosa… (CHIAMANDO)…
Corcut!...
Corcut!
Grokil
– Ecco che sta
arrivando
(ENTRA CORCUT)
Willy
– Cosa diavolo succede,
Corcut?
Corcut
– Sembra che si tratti
di un attacco al campo.
Anna
– Come… un
attacco?!...
Corcut
– Calma ... non c’è da
preoccuparsi.
Willy
– Naturalmente no: c'è
solo il pericolo di crepare.
Anna
– Vuoi dire che ci
sarà una sparatoria?
Corcut
– Ne so quanto te.
Anna
– E, magari,
spareranno anche addosso a noi.
Corcut
– Calmati, ti ho detto:
un attacco non è la fine del mondo.
Anna
– E che ci importa che
il mondo resti, se siamo noi a finire?!
Corcut
– Voglio dire che per
questi ragazzi è una cosa normale. Succede, in media, un paio di volte alla
settimana.
Willy
(IRONICO) –
E, forse, che per noi non è normale? ma per chi ci hai preso, si può sapere?
Corcut
(ALZA LE BRACCIA) – Mi dispiace per voi, ma anche questo rischio è previsto dal
contratto che avete firmato.
Grokil
– Sentito?... non
potremo dargli querela neppure all'altro mondo.
Anna
– E da dove arriva
questo attacco, dal cielo o dalla terra?
Corcut
– Questo non lo so. Il
comandante del campo ci manda a dire di rimanere dove siamo, al coperto,
qualunque cosa accada.
Willy
– Perché, secondo lui,
stare sotto una tenda significa rimanere al coperto?!
(Rumore di scoppi)
Anna
– E' incominciato
l'attacco!... che succederà, ora?
Corcut
– Ho detto di star
calmi!
(Ancora scoppi)
Willy
– Bombe d'aereo o cannonate, secondo te?
Grokil
– Forse mine... ma, c'è
qualche differenza?
Anna
– E' finita! salteremo
tutti per aria!
Corcut
– Non cominciamo con i
piagnistei, tanto non servono.
Lad
(A GHEA) – Hai paura?
Ghea
– Un po’. Ma non ti
preoccupare per me.
Grokil
– C'è un vantaggio,
però, in questa faccenda: stasera non faremo lo spettacolo.
Gogò
– Proprio ora che
avevo messo a posto l'impianto elettrico!
Grokil
– Allora,
Corcut, dobbiamo star qui qualunque
cosa accada?
Corcut
– Sissignore.
Willy
– Anche se prende
fuoco il tendone?
Corcut
– E' un modo di dire,
si capisce.
Willy
– Un modo di dire un
po' idiota, mi sembra.
(Crepitare di mitragliatrici e di fucili)
Anna
– Si sono avvicinati!
Corcut
(GRIDANDO) –
Vuoi smetterla, Anna?! vai a
guardare i tuoi costumi.
Willy
– Giusto, dobbiamo
scegliere l'abito con il quale andare sotto terra, ammesso che di noi rimanga
qualcosa da seppellire.
Gogò
(OFFRENDO UNA BOTTIGLIA) – Penso che sia il momento di bere qualcosa.
Willy
(PRENDENDOLA)
– Buona idea... cominciamo dalle donne...
Chichì...
Chichì
– Grazie,
Willy, ma non posso: se bevo, dopo,
non riesco più a cantare.
Willy
– Perché la nostra
deliziosa innocente pensa che, dopo, ci sarà ancora lo spettacolo.
Chichì
–
Corcut non mi ha ancora detto che è
sospeso.
Willy
– Ma certo,
Chichì: lo spettacolo ci sarà. Non
senti che fuori stanno distribuendo i biglietti?!
(La bottiglia viene fatta passare. Scoppi e colpi
d’arma da fuoco)
Chichì
– Potresti anche
piantarla, Willy, di trattarmi
come una bambina.
Grokil
– Via, non te la
prendere: Willy stava
scherzando.
Chichì
– Come faccio io a sapere
quello che passa per la testa di Corcut,
se nessuno mi dice niente?
Willy
– Incredibile! che
cos'è, la nuova barzelletta da inserire nel copione?
Grokil
– Zitto,
Willy!
Chichì ha perfettamente ragione.
Chichì
– L'aveva detto a te,
Corcut, che lo spettacolo era sospeso?
Grokil
– Assolutamente no: lo
giuro!
Chichì
– Ecco... diglielo un
po' a quello lì.
(Scoppi e colpi d'arma da fuoco)
Anna
– Ma non c'è niente da
fare?!... dobbiamo star qui a farci ammazzare?!
Corcut
– E dove vuoi andare?
lo sai, tu, qual'è il posto più sicuro?... troppo bello trovarsi in zona di
operazioni senza sentire neppure una fucilata.
Willy
–Senza fare neppure da
bersaglio, vuoi dire.
Corcut
– Prendetela come vi
pare: l'importante è star calmi.
Grokil
(IRONICO) –
Vuoi che continuiamo le prove?
Corcut
– Per ora mi
basterebbe che tu stessi zitto.
Ghea
– Una linea di
cambiamento di data, tu dici che esiste,
Lad?
Lad
– Certo che esiste.
Ghea
– Ma non come ha
spiegato Corcut: una linea vera,
dove puoi tornare indietro per rivivere un giorno felice... oppure scavalcare
quello che non vuoi vederti davanti.
Lad
– Il bene e il male si
consumano nel tempo che passa, non nel nome dei giorni o nel loro numero.
Ghea
– Ma se oggi fosse
mercoledì, invece di martedì, noi ci troveremmo già sull'aereo che ci porta a
casa.
Lad
– Dovremmo andare
sull'altra faccia della terra per trovare il mercoledì.
Ghea
– E perché?... forse
perché una convenzione ha stabilito dove cade questa linea? ogni punto della
circonferenza terrestre è eguale all'altro... e io posso incominciare a contare
da dove voglio.
Grokil
(CON DOLCEZZA)
– Perché non provi ad andarlo a dire a quelli che sparano che oggi è mercoledi,
e che il loro attacco è fuori tempo perché era stato programmato per martedì?
Ghea
– Non c'è speranza,
Grokil?
Grokil
– Non da quella parte.
La linea è stata fissata dagli stessi che hanno dato un nome e un numero ai
giorni.
(Rumori fuori scena)
Corcut
– Che cosa succede di
là?... Gogò, guarda se è entrato
qualcuno.
Grokil
– No, aspetta... è giù
in platea... sono in due...
Gogò
(SCENDE IN PLATEA) – Sì, sono in due... hanno una barella... ecco, stanno scaricando
qualcosa...
Willy
– Sarà un ferito...
avranno deciso di portar qui 1'ospedale... e pensare che qualcuno dice che il
teatro non serve.
Gogò
– E' un morto.
Ghea
– Di che razza?
Gogò
– E' difficile
stabilire la divisa che ha addosso... e il viso è tutto bruciato.
Ghea
– Niente che possa
servire d’'orientamento: non sappiamo se fuori c'è un bosco o un deserto,
oppure se non siamo affatto partiti come dice
Grokil... non sappiamo se è giorno o se è notte... se è martedì o
mercoledì, oppure lunedì, nel caso ci fossimo spostati verso levante... e
dov'è, poi, il levante e il ponente?... tutto è impreciso e discutibile...
sapevamo solo che doveva iniziare uno spettacolo, ma ora non è più sicuro
neanche quello.
Grokil
– Stanno portando un
altro morto.
(SCENDE IN PLATEA)
Ghea
– Riusciremo almeno a
stabilire dove non siamo?
Grokil
– Ci provo... la
divisa non dice nulla...
Ghea
– E il colore della
pelle?... è bianca o gialla?
Grokil
(RITORNA SUL PALCOSCENICO) – Siamo al punto di prima: è un negro!
–=o0o=–
S
E C O N D O T E M P O
(Sono passati pochi
minuti. Anna è alla ribalta e
interroga Gogò che si trova in
platea. In lontananza esplosioni e colpi d'arma da fuoco.)
Anna
– Ne arrivano altri?
Gogò
– Sì, altri due; li
hanno scaricati proprio ora.
Anna
– Quanti ce ne sono in
tutto?
Gogò
– E' difficile
contarli... alcuni sono allineati, altri no... qui, per esempio, .ce ne sono
due al posto di uno.
Anna
– Un cimitero sotto la
tenda... perché porteranno qui i morti?
Willy
– Per sottrarli alla
curiosità dei vivi.
Anna
– Già! i morti vanno
sempre nascosti, altrimenti come si potrebbe dire che non ci sono state
perdite?
Willy
– Vedi che incominci a
capire. Sei già idonea per compilare i bollettini di guerra…
(CORCUT
ENTRA DAL FONDO)... ma, come, Corcut?!... hai osato violare gli ordini del
comandante del campo?
Corcut
– Ho dato solo
un'occhiata fuori, senza uscire dalla tenda. C'è qualcosa che brucia dall'altra
parte del campo.
Willy
– Cosa dici, sarà
l'arrosto alla mensa?
Corcut
– Hai voglia di
scherzare... (INDICA CON LA TESTA LA
PLATEA)... con quelli che stanno arrivando?
Willy
– E non è il momento
buono... con un pubblico che non può protestare?
Corcut
– Su, piantala.
Willy
– Avresti preferito
dei feriti qui, invece dei morti?
Corcut
– Sempre meglio di un
morto, un ferito… puoi fare qualcosa per aiutarlo.
Willy
– Con il nostro
spettacolo, magari.
Corcut
(AD ALTA VOCE)
– La vuoi piantare?!
Grokil
– Un ferito può
parlare, non ci pensi, Corcut?...
potrebbe domandarti perché l'hai mandato qui.
Corcut
– A me dovrebbe
domandarlo?!
Grokil
– Che cos’hai fatto
per non farlo venire?
Corcut
(STUPITO) –
Ah!... che cos'ho fatto io? ... e tu... tu, invece, che cosa hai fatto?
Grokil
– Nulla. Per questo ne
parlo, e me ne vergogno.
(Un silenzio)
Anna
(AVVICINANDOSI A
CORCUT) – Non ce la
faccio a stare in piedi stasera, con la mia schiena.
Corcut
– E chi ti ha detto di
stare in piedi? siediti... anche sdraiare ti puoi.
Anna
– Potrei andare sul
pullman, neIla mia cuccetta...
Corcut
– No.
Anna
– Sono quattro passi
di qui a là... e il pericolo è lo stesso.
Corcut
– Ho detto di no.
Nessuno lascia questa tenda.
Anna
– E va bene... come
non detto. Per fortuna è l'ultima sera...
Willy
– Piano con queste
affermazioni.
Anna
– ... l'ultima sera
della tournée.
Willy
– Ecco, così va bene.
Non che alla vita ci tenga eccessivamente, ma che debba crepare qui non c'è
scritto sul copione.
(Grokil
si avvicina al proscenio e si rivolge al pubblico)
Grokil
– E' vero, non c'è
scritto per nessuno di noi: dobbiamo fare in modo di riportarla intatta a casa,
la pelle. Anche per evitare confusioni spiacevoli... sì, confusioni. Mettiamo
che dovesse capitare un... incidente a me, o a
Lad, o a un altro di noi... da quale lista dovrebbero cancellarci?
Non dalla lista dove c'è Corcut:
questo è chiaro. La nostra è una lista diversa e, più o meno, ci siamo tutti
dentro, magari scritti con inchiostri differenti... tutti, salvo
Corcut.
Corcut
– Credi che ci tenga a
entrare nel tuo minestrone?
Grokil
– Guarda un po',
invece, se ci capitasse un incidente, ci metterebbero in una lista comune e per
noi, forse, piangerebbe gente che dovrebbe rallegrarsi.
Corcut
– Che cosa vuoi dire
con tutto questo discorso?
Grokil
– Che i morti sono
molto più instabili dei vivi, Corcut.
Non ti puoi fidare di loro. Un vivo, qualunque cosa succeda, la sua lista ce
l'ha. Ma i morti possono scivolarti via dalle dita come la sabbia, quando
incominci a contarli.
Corcut
– Vuoi dire che questi
ragazzi stavano dalla tua parte?
Grokil
– Ma neanche tutti
dalla tua, questo è certo... (FA UN PASSO
VERSO CHICHI’ CHE E’ VENUTA AVANTI)…
Chichì!... tu ci sei nella mia lista, vero?... no,
Chichì non può essere nella mia, e
nemmeno nella tua, Corcut: sta
al di sopra. Chichì è una delle
cose buone che esistono per tutti senza distinzione, come una bella giornata di
sole, bella per te come per me... Chichì
è il segno della benevolenza della natura quando si mostra imparziale e
generosa per tutti noi.
Chichì
– Oh, Grok, che cose
meravigliose dici! davvero credi che io possa fare del bene a tante persone?
Willy
– E come no! prova a
pensare su quante pareti sei attaccata nuda in questo momento.
Chichì
– Tanto perché tu lo
sappia, io non ho mai fatto fotografie completamente nuda.
Willy
– Giusto! c'era sempre
il cinturino dell'orologio.
Chichì
– Oh,
Willy, sei veramente sgradevole!
Grokil
– Ma, perché,
tesoro..ti sembra che ci sia qualcosa di male a posare vestita... sì...
soltanto della propria pelle?
Chichì
– Beh... questo no, si
capisce... però, c'è modo e modo di dirlo.
Grokil
– Giustissimo.
Willy, chiedi scusa a
Chichì.
Willy
– Scusami,
Chichì: siamo tutti un po' giù di
nervi.
Chichì
– Su questo sono
d'accordo, quanto durerà questo... come si chiama... attacco?
Grokil
– Difficile dirlo.
Chichì
– Sono stufa di star
qui ad aspettare chissà che cosa. E non poter far niente per questi poveri
ragazzi!
Grokil
– Non hanno più
bisogno di nulla, ormai.
Chichì
– Proprio di nulla,
Grok?
Grokil
– Forse si potrebbe
far pronunciare a Corcut
un'orazione funebre... (HA UN'IDEA)...
anzi, ci penso io... dov'è il baule verde?...
(VA RAPIDAMENTE VERSO UN BAULE SULLA SCENA)
Corcut
– Stai organizzando
un'altra pagliacciata?
Grokil
(APRE IL BAULE E CERCA QUALCOSA) – Non potrai lamentarti, stai tranquillo.
Corcut
– Bada che c'è un
limite per tutto.
Grokil
– Ti ho detto che non
dovrai lamentarti... (HA TROVATO UN
LIBRO)... ecco qua... (VA AL PROSCENIO)...
sarà Pericle stesso a tenere la commemorazione... sì, il famoso Pericle che,
all'incirca duemilaquattrocento anni fa pronunciò l'elogio funebre per alcuni
soldati ateniesi caduti in guerra... contento,
Corcut? (MOSTRA IL LIBRO)...
è Tucidide che ha trascritto il discorso.
Willy
– La parola a Pericle!
Grokil
(LEGGENDO) –
"Comincerò prima di tutto dai lontani antenati. Essi hanno abitato questo
paese e lo hanno trasmesso libero a coloro che venivano dopo; così è giunto
fino a noi. Merito del loro valore, certo, ma ancor più degni di lode i nostri
padri che, oltre a quello che avevano ereditato, conquistarono il dominio che
possediamo. Quello che abbiamo in più è stato aggiunto con i nostri sforzi. Con
quale modo di vita abbiamo raggiunto tutto questo, in virtù di quale sistema di
governo e con quali abitudini aumentò il nostro potere? Questa forma di governo
si chiama democrazia ed è amministrata non per l'interesse di pochi, ma per la
collettività. Noi siamo obbedienti a coloro.che si succedono al governo e
rispettiamo le leggi. Amiamo il bello, ma con discrezione ; amiamo la cultura
dello spirito, ma senza debolezze. Ci distinguiamo anche nella preparazione
delle guerre e, il più delle volte, nell'invadere il territorio dei vicini, non
facciamo fatica a superare, in campo aperto o in città straniere gli uomini che
che difendono i loro focolari. La nostra città, nel suo insieme, è la scuola
dell'Ellade: non è un vanto di
parole, ma verità comprovata dai fatti. Lo dimostra la stessa potenza che
abbiamo conquistato con tale modo di vita. Una potenza conseguita attraverso grandi
prove che ci assicurerà l'ammirazione dei contemporanei e dei posteri. Noi non
abbiamo bisogno di un Omero che ci lodi, né di un altro poeta epico: noi che
abbiamo costretto ogni mare e ogni terra ad aprirsi al nostro coraggio, abbiamo
lasciato dovunque ricordi immortali di disfatte e di trionfi. Per una tale
città, dunque, costoro nobilmente morirono combattendo. Essi furono di quella
tempra che l'onore di Atene richiedeva. Sacrificando la propria vita
nell'interesse comune, ciascuno di loro si assicurò una lode imperitura insieme
con la più gloriosa delle tombe. Ora, dunque, proponetevi di imitarli!"
Corcut
(DOPO UN SILENZIO) – Bello... ma non ho capito bene chi è sotto accusa.
Willy
– Pericle,
naturalmente, non hai sentito? duemilaquattrocento anni fa ha avuto la
sfrontatezza di parlare come i nostri uomini politici!
Ghea
(A LAD
CHE STA OSSERVANDO LA PLATEA) – Ne
arrivano ancora?
Lad
– Da duemilaquattrocento
anni arrivano, hai sentito?
Ghea
– ... una menzogna decrepita che continua a colpire.
Grokil
– Hai capito adesso chi è 1'accusato,
Corcut? Sei d'accordo con noi almeno in questo?
Corcut
– E anche se siamo
tutti d'accordo, che cosa succede? riusciamo a spostare di un pollice una sola
delle stramaledette cose piantate intorno a noi?
Willy
– Perché tradurre
tutto in termini di facchinaggio?... il peso delle responsabilità... il carico
e lo scarico delle coscienze... le cose da spostare... io sono pronto a
collaborare, ma vorrei lasciare i muscoli in riposo.|
Grokil
– Siamo attori, no?
allora, perché chiedersi in che modo contribuire? abbiamo nelle nostre mani la
verità e sappiamo come porgerla.
Willy
– Hai dimenticato
soltanto che qui non c'è pubblico.
Grokil
(INDICANDO LA PLATEA) Non è vero: ci sono loro.
Willy
– Forse è un'idea: uno
spettacolo postumo.
Chichì
– Ma sono morti!
Willy
– Perché, tu credi che
sia tutta viva la gente che di solito riempie le platee?
Chichì
– Io non ho ancora ben
capito che cosa vuoi fare, Grok.
Grokil
– Uno spettacolo,
tesoro, per questi poveri ragazzi che se ne stanno zitti, zitti, tutti
allineati in platea.
Chichì
– Ma a che serve se
non potranno sentirlo?... è pazzesco, Grok!
Grokil
– E gli elogi funebri,
li sentono, forse?
Chichì
– No, ma...
Grokil
– E' sempre ai vivi
che si parla, anche se ci si rivolge a un morto.
Ghea
– Io ci sto. Che cosa
recitiamo, Grokil?
Willy
– Ahi, ahi... qui
comincia il difficile. Se vuoi dire la verità, e'è poco da scegliere nel nostro
repertorio.
Grokil
– Che ne dite della
"Ballata dei vagabondi"?
Ghea
– Per me va bene.
Grokil
– Ci occorre un
poliziotto, però. Ci dai una mano, Corcut?
Corcut
– E perché no?... ma
la parte non la so a memoria.
Grokil
– C'è
Gogò a suggerirti. Vero,
Gogò?
Gogò
– L'ho suggerita per
tutta una stagione.
Willy
–La "Ballata dei
vagabondi"... ne ho sentito parlare.
Grokil
– Strano! non abbiamo
mai avuto più di dieci spettatori per sera.
(VA
AL CENTRO DEL PALCOSCENICO) Gogò!
buttami giù il fondale della città... Anna,
ho bisogno anche di te.
(GOGÒ ESCE)
Anna
– Di me? ma io non
conosco il lavoro.
Grokil
– Non importa: fammi
sentire come ridi.
Anna
– Ah, ah, ah...
Grokil
– Non così... più
roca, come se l'alcool ti avesse scavato dentro.
Anna
– Ah, ah, ah...
Grokil
– Brava... perfetto!
... ora vai un po’ a spettinarti: Ghea
ti dirà cosa devi fare.
(Anna e
Ghea escono a destra. Intanto è calato un fondale di città)
Gogò
(APPARENDO) –
Vuoi anche il fanale?
Grokil
– E' indispensabile...
Corcut, vai a prepararti per la
tua entrata.
Corcut
– Non so se troverò
una giacca che mi vada bene.
(ESCE A
SINISTRA)
Gogò
(PORTANDO IN SCENA UN FANALE DI CARTONE) – Dove lo vuoi?
Grokil
– Lì, sotto il
riflettore.
Chichì
– Ho capito! vuoi
farmi cantare la canzone della ragazza perduta!
Grokil
– E perché no:
potrebbe fare da prologo. Sentiamo un po' come fa.
Chichì
– Dovrei fumare in un
bocchino piuttosto lungo.
Grokil
– Lo cercheremo dopo;
ora basta che tu accenni le prime strofe.
Chichì
– Come vuoi, Grok. Un
po' di luce, Gogò...
... Il marciapiede è
deserto,
spunta la prima stella:
del vizio e del
peccato
ecco la sentinella...
Grokil
(AVANZA BATTENDO LE MANI) – Brava,
Chichì...
veramente bravissima.
Chichì
– Grazie, Grok. Ti
piace la mia canzone?
Grokil
– Moltissimo, ma non
possiamo metterla nel nostro spettacolo: farebbe a pugni con quello che viene
dopo.
Chichì
– Ci tenevo tanto a darti una mano... non c'è proprio nulla che possa
fare?
Grokil
– No, tesoro… ora tu
vai buona, buona a sedere accanto a Willy
e a Lad…
(L’ACCOMPAGNA A UNA SEDIA VICINO ALLA QUINTA DI DESTRA, POI TORNA AL
CENTRO, VOLTA LE SPALLE AL PUBBLICO E BATTE LE MANI) Luce sul fanale… così,
grazie Gogò… su il sipario!
(Esce in fretta a destra. Dalla stessa parte entrano
Ghea e
Anna, scarruffate e con abiti stracciati, che trascinano due
sacchi pieni)
Ghea
(APPOGGIANDO IL SUO SACCO AL LAMPIONE, AD
ANNA) – … qui stasera non si respira…
(SISTEMA IL SACCO MENTRE L’ALTRA ESCE E RITORNA CON UN ALTRO SACCO)
... ma non finiscono più questi sacchi?! (ESCE
E RITORNA TRASCINANDO UN SACCO, MENTRE ANNA
HA IMPUGNATO UNA BOTTIGLIA E STA BEVENDO)... dài qua, "spugna"...
l'hai quasi vuotata!
(LE STRAPPA LA
BOTTIGLIA DI MANO)
Anna
(RIDENDO) –
Ah, ah, ah...
(Entra Grokil
trascinando due sacchi: anche lui è vestito come un vagabondo; vedendo
Ghea che sta bevendo, lascia i sacchi
e corre a prendere la bottiglia)
Grokil
– Non me ne lasci
neppure un goccio?
Ghea
– Tu hai già avuto la
tua parte.
Grokil
– E tu che hai scolato
tutto il giorno! E poi, quella, il caldo non te lo leva di dosso.
Ghea
– Pensa al tuo di
caldo... col mio me la sbrigo da sola... (GLI
PASSA LA BOTTIGLIA)... toh, bagnati la gola... Forza, "spugna",
al lavoro! (ROVESCIA UN SACCO CHE RISULTA
PIENO DI RIFIUTI)... son tutti da dividere stanotte...
(IN GINOCCHIO IN MEZZO AI RIFIUTI, INCOMINCIA A LAVORARE)... osso…
vetro ... osso... lana... vetro... lana...
Grokil
(CHE HA VUOTATO LA BOTTIGLIA, LA GETTA NEL MUCCHIO).. .e vetro!
Anna
– ... lana... lana...
osso... vetro... lana...
Grokil
(PRENDE A VOLO L'ULTIMO STRACCIO) – Questo non è lana: è cotone. Se il
"gobbo" lo trova, quel bastardo è capace di farci vuotare tutti i
sacchi.
Ghea
– Col vino non ne fai
di confusioni, eh, "spugna"?
Anna
(RIDE) – Ah,
ah, ah...
(Grokil
prende un altro sacco e lo rovescia)
Ghea
– Tutta carta e ossi.
Grokil
– Roba speciale, però.
Ghea
– Speciale?
Grokil
– Sai dove l'ho presa?
nei bidoni del palazzo comunale.
Ghea
– La carta. E
l'ossario?
Grokil
– Lo stesso. L'altra
sera hanno fatto una... (PRENDE UNO DEI
FOGLI DAL MUCCHIO E LEGGE)... una... a... ga... pe... democratica.
Ghea
E cosa vuol dire?
Grokil
– Dev'essere una
specie di pranzo... qui c'è stampato il menù.
Ghea
(PRENDE UN ALTRO FOGLIETTO) – E' un pranzo senza specie... arrosto... tacchino...
agnello ... libertà...
Grokil
(STUPITO) –
Libertà?
Ghea
– Guarda in fondo.
Grokil
– Ma non è una
portata, è la frase finale: "Viva la libertà"!
Ghea
– Ma perché,
democratica, questa... (LEGGE ANCORA IL
FOGLIETTO) ... a... gape?
Grokil
– Bah... forse perché erano tutti eguali come portate e come bevute.
Ghea
– Insomma, uno non
poteva mangiare due porzioni o bere due volte?
Grokil
– Si vede di no.
Ghea
– Bella libertà,
allora! Però, dev'essere stata un'agape democratica coi fiocchi... guarda che
mucchio di ossi... ne hanno mangiata di roba!
Grokil
(PESCANDO DAL MUCCHIO) – Questo doveva essere un tacchino.
Ghea
– Ma quando mai l'hai
spolpato un tacchino, tu, eh?
Anna
(RIDE) – Ah,
ah, ah...
Grokil
– Che c'entra! e
l'osso di un cane non lo riconosci, anche senza averne mangiati di cani?
Ghea
– Quanti chili di roba
c'era attaccata a questi ossi, secondo te?
Grokil
– Beh, più o meno il
conto si può sempre fare. C'è chi trova il dente di un animale e sa quanto
pesava da vivo un milione di anni fa.
Ghea
– Io so che i nostri
scheletri sono leggeri: quello che pesa è la carne che c'è intorno.
Grokil
– Dipende... il peso
di "spugna", per esempio, più che dalla carne, è dato dal liquido che
s’è scolata…
(ANNA E GHEA RIDONO,
QUINDI RIPRENDONO A DIVIDERE I RIFIUTI)
Anna
– Lana... osso ... lana...
Ghea
– ... osso ... lana...
carta...
Grokil
(CON UN OSSO IN MANO) – Mettila qui in mezzo la... democrazia: è più
comoda... (PRENDE UNA MANCIATA DI FOGLI)...
e qui accanto, la libertà...
Ghea
– ... lana, vetro...
lana... democrazia...
Grokil
– ... libertà...
libertà... democrazia...
Anna
(RIDE) – Ah,
ah, ah...
Ghea
(TIRANDO SU DAL MUCCHIO UN REGGISENO) – E questo cos'è... libertà o democrazia?
Grokil
– Quello è sesso!|
Ghea
– Aspetta...
(Ghea
si alza, indossa il reggiseno sul vestito e mette alcune manciate di stracci
nelle coppe per farle gonfiare, quindi ballonzola per la scena. I tre ridono
smodatamente. Ad un tratto Ghea,
che ha visto qualcosa fuori scena, corre verso i compagni e si toglie il
reggiseno)
Grokil
– Che succede?
Ghea
– Arriva uno sbirro.
(Grokil
si alza e corre a guardare fuori scena, quindi ritorna)
Grokil
– Sta arrivando!...
facciamo il cerchio, presto!... (I TRE
RACCOLGONO ALCUNE BRACCIATE DI RIFIUTI E LI SPARGONO IN MODO DI FORMARE UN
AMPIO CERCHIO INTORNO A LORO)... e ricordatevi di grattarvi, anche senza
prurito.
(Entra Corcut
roteando un manganello: ha indossato una giacca bianca da poliziotto)
Corcut
– Ehi, voi! ... che
cosa fate... chi vi ha permesso di... che cos'è 'sta porcheria?!
(Grokil
e Ghea sono curvi sul lavoro,
mentre Anna si gratta
vistosamente)
Ghea
– ... vetro... lana...
vetro...
Corcut
(A VOCE ALTA)
– Ho detto a voi, schiuma di fogna!
Grokil
(ALZA LA TESTA; IRONICO) – Oh, ma guarda chi è venuto a farci visita... a
quest'ora! (SI ALZA E VA VERSO
CORCUT GRATTANDOSI IL PETTO)...
vieni pure avanti, sbirro.
Corcut
(INDIETREGGIANDO E PUNTANDOGLI CONTRO IL MANGANELLO) – Non ti avvicinare, sai: non ci tengo a riempirmi di
pidocchi. Cos'è questa porcheria?
Grokil
– Vieni a vedere… Ah,
ho capito: non vuoi insudiciarti gli scarpini.
(RIDE CON LE DONNE)
Corcut
(SVENTOLANDO IL MANGANELLO) – Bada come rispondi, vagabondo, o ti gratto la rogna
sul groppone.
Grokil
– Hai paura dei
pidocchi e delle cimici?.. .non sono mica animali feroci, sai... bestioline docili
che si affezionano... al punto che non ti lasciano più.
Corcut
– Indietro, ho detto!
Grokil
(RITORNANDO DENTRO IL CERCHIO) – Prendi le pulci, per esempio... sembrava sparita la
specie, e invece sono tornate... è una razza forte che ha vinto i disinfettanti...
sissignore: oggi, quando prendi una pulce e l'ammazzi sull'unghia, sembra quasi
di spaccare una noce.
(RIDE CON LE DONNE)
Corcut
– Vuoi chiudere quella
sporca boccaccia?! ... o, perdio!...
(Corcut
fa qualche passo infuriato brandendo il manganello. Le due donne accennano a un
movimento di fuga)
Grokil
– Ferme! non viene
avanti, state tranquille: gli scarafaggi e le croste ci difendono meglio di un
muro... siamo più sicuri qui che in galera.
(RIDE
CON LE DONNE)
Corcut
– Ti ci manderò in
galera, brutto pezzente!
Grokil
– Avresti il coraggio
di farmi arrestare? ... un onesto capo di famiglia?
(INDICANDO ANNA)…
con.suocera a carico?...
(RIDE CON LE
DONNE)
(Corcut
muove qualche passo irritato intorno al cerchio)
Corcut
– Perché siete venuti
proprio qui a stendere le vostre sudicerie?
Grokil
(INDICANDO IL LAMPIONE) – Perché il contatore della luce non è intestato a
mio nome…
(RIDE CON LE DONNE)
Corcut
– E qui non si può
stare. Dunque, raccogliete la vostra schifezza e andatevene.
Grokil
– Calma, sbirro,
calma. Prima dell'alba qui sarà tutto finito.
Corcut
– Subito, ho detto!
Grokil
(ALLE DONNE)
Siamo capitati male: questo è uno che non si contenta... è uno che vuole la
guerra, questo. E allora io dichiaro la guerra... e incomincio a far sventolare
la bandiera!
(RACCOGLIE UNA VECCHIA
COPERTA E LA SBATTE IN ARIA)
Corcut
(INDIETREGGIA, MEZZO SOFFOCATO DALLA POLVERE E DALLA
TOSSE) – Giù quella porcheria!...
siano maledetti i tuoi schifosi pidocchi!
(I tre riprendono il lavoro, mentre
Corcut si spolvera la divisa.
Corcut torna ad avvicinarsi al confine
di rifiuti, ma questa volta con meno spavalderia: si capisce che cerca un
compromesso per salvare la faccia)
Corcut
– Hai detto che, prima
dell'alba, qui sarà tutto pulito?
Grokil
– Puoi giurarci, sbirro:
prima dell'alba questa roba è tutta dal "gobbo".
Corcut
– E va bene, ti do
tempo fino all'alba. Ma se non dici la verità...
Grokil
– Allora sei anche
sordo. Vendiamo tutto e alziamo i tacchi, ti ho detto.
Corcut
– Ve ne andate dalla
zona?
Grokil
– Dalla zona e dal
paese: andiamo all'estero. Ti manderemo qualche cartolina.
(RIDE CON LE DONNE)
Corcut
– Troppo bello per
crederci.
Grokil
– Alla partenza o alle
cartoline? Per la partenza ci puoi contare.
Corcut
– Alto là, schiuma di
fogna, perché tanta fretta di andarvene? ne avete combinata qualcuna delle
vostre?
(I tre riprendono a lavorare)
Anna
– Lana... vetro ...
lana...
Grokil
–.Demorazia...
libertà... sesso!
(SOLLEVA IL REGGISENO
TRA LE RISATE DELLE DONNE)
Corcut
– Perché tanta fretta?
rispondete!
Grokil
(A GHEA) – Non ha ancora capito... non s'è accorto di nulla.
Diglielo tu perché ce ne andiamo.
Ghea
– Quando la secchia si
riempie di fango è venuta l'ora di scavare un altro pozzo.
Corcut
– Quale fango e quale
pozzo, strega?
Anna
– E' inutile: non ci
arriva.
Ghea
– Loro dormono al
coperto, su un letto col materasso...
Anna
– ... e mangiano tutti
i giorni...
Ghea
– ... e bevono anche,
tutti i giorni, "spugna"!
(RISATE)
Anna
– Non gliele insegnano
mica a loro queste cose...
Ghea
– ... gli insegnano a
pulirsi le unghie col coltello, a picchiare il bastone sulle teste.
Corcut
– Senti, schiuma di
fogna, con me devi parlar chiaro, hai capito?
Ghea
– E non parlo chiaro?
non sono mica matta a fare un discorso complicato con te: sarebbe fiato
sprecato.
Corcut
– Che cos’è quella
storia del secchio e del fango?
Grokil
(A GHEA) – Guarda se riesci a trovare qualcosa di più facile.
Ghea
– Non lasciare i
covoni sul campo quando le mosche volano basso.
Grokil
– Oh, finalmente! ora
tutto è a posto.
Ghea
– Questa l'avrai
capita, no?
Corcut
– Pezzenti, non mi
piacciono i vostri maledetti indovinelli.
Grokil
– Ma come... neanche
questa?!...
Ghea
– Allora bisogna usare
il sillabario, proprio come si fa con i ragazzi o gli ignoranti.
Anna
– Non c'è altro da
fare.
Grokil
– Eh, sì: bisogna
aiutarsi con le figure. Dai un'occhiata dietro di te, sbirro, verso la
pianura... vedi nulla?
Corcut
(SI VOLTA) –
Sì, un chiarore a qualche miglio di distanza... sembra un fuoco.
Grokil
– E allora?
Corcut
– Forse sarà un
fienile che brucia, o un bosco. Succede con questo caldo: è un fenomeno che
chiamano "autocombustione"... (I
TRE SCOPPIANO A RIDERE)... cosa c'è da ridere?... ma sì, che ne sapete voi
di queste cose!
Grokil
(SEMPRE RIDENDO) – Ricordi qualche anno fa, quando per tutta l'estate, nella pianura,
nessuno consumò una candela di cera o di sego?... avevano 1'illuminazione a
giorno ... "autocombustione" anche quella?
Corcut
– Quella fu un'altra
faccenda... ma ne impiccarono una dozzina, e tornarono le candele.
Grokil
– E non ti sei
domandato perché i contadini bruciassero i raccolti sul campo?
Corcut
– Era venuto l'ordine
di consegnare i prodotti, e loro, invece, volevano tenerseli... non avevano
capito che era sempre meglio intascare il prezzo di requisizione, anziché
bruciare tutto. Ah, i contadini hanno le teste come rape!
Ghea
– Vedi che non è roba
per lui, ragionare? il suo mestiere è picchiare col bastone su quelle teste di
rapa di contadino.
Corcut
– Cosa vuoi dire,
strega?
Grokil
(A GHEA) – Chiudi il becco! abbiamo promesso di spiegargli
tutto per bene... vuoi lasciare le cose a metà?
(A CORCUT)...
allora, ti ricordi come andò a finire, poi, quella faccenda?
Corcut
– La persi di vista.
Scoppiò la guerra e anch'io fui richiamato.
Ghea
– Hai visto che cosa
vien fuori dietro i covoni che bruciano?
Corcut
– Ma che razza di
corbellerie stai dicendo?!
Grokil
– Ho capito: bisogna
tornare alle figure. Guarda dall'altra parte, adesso, verso il fiume: ci sono
fiamme anche lì.
Corcut
– Certo: sono le
fonderie che lavorano a pieno ritmo, qui da noi il lavoro non manca per chi ne
ha voglia.
Ghea
– Può darsi... ma tu,
nonostante il lavoro, hai preferito fare lo sbirro.
(RISATE)
Corcut
– Vai avanti.
Grokil
– Hai mai provato, di
questi tempi, a frugare in mezzo ai rifiuti?
Corcut
– M'hai preso per un
saltafossi come te?
Grokil
– Beh, fai la prova se
vuoi imparare qualcosa... (INDICA I
RIFIUTI)... ecco tutto quello che trovi... guarda: non c'è un solo pezzo di
metallo.
Corcut
– E allora?
Grokil
– Ce n'erano a mucchi,
prima, e ora nulla: ferro, ghisa, rame, ottone... nulla!
Corcut
– E che cosa vuol
dire?
Ghea
– Sono i segni,
sbirro, i segni!
Corcut
– Quali segni, strega?
Ghea
– I segni del massacro
che stanno preparando. Ci sei arrivato, finalmente? sei riuscito a capire
perché ce ne andiamo?
Corcut
– Ma cosa vai
raccontando... ma perché sto perdendo il mio tempo con questi pezzenti?!
Ghea
(A GROKIL) – Era inutile... hai visto?
Grokil
– E' come parlare con
un sordo... niente da fare, sbirro: sei spacciato.
Corcut
– Intanto, io potrei
arrestarti anche per propaganda allarmistica.
Grokil
– Non c'è la libertà
di parola?
Corcut
– Sì, ma non di
mettere in giro notizie false.
Grokil
– Ho capito: qui la
gente è libera di dire quello che pensa... quando non la sente nessuno.
(RIDE CON LE DONNE)
Ghea
– Lana... vetro...
carta...
Grokil
– ... democrazia...
libertà... democrazia...
Corcut
– Ehi, fermo lì!...
cosa sarebbe questa, una provocazione?
Grokil
– E' vero che sto
lavorando... però, 1'intenzione di provocarti non ce l'ho.
Corcut
– E cosa c'entrano la
libertà e la democrazia? io non ti permetto, schiuma di fogna, di cacciarti
sotto i piedi parole così sante, hai capito?
Grokil
– Io, veramente,
sante, queste parole, proprio non le vedo... altrimenti, se le parole fossero
sante, bisognerebbe accendere le candele sul... come si chiama... vocabolario.
Corcut
– Non fare il furbo:
santo è quello che sta dietro queste parole, lo sai.
Grokil
– Vedi, io forse
sbaglierò, ma penso che il cappello non bisogna levarselo davanti alle
parole...
Corcut
– Cominci a
scocciarmi.
Grokil
– … perché uno,
magari, decide di levarsi il cappello e gli arriva una bastonata sulla testa...
Corcut
– Se vuoi un
consiglio, ogni volta che trovi quelle parole trattale con delicatezza, e non
le avvicinare al tuo mucchio di spazzatura.
Grokil
– C'è chi le tratta
peggio: c'è chi le tiene in bocca come caramelle e poi le scaracchia di qui e
di là...
Ghea
– ... c'è chi le
taglia a fette come salame o le mette nell'insalata al posto dell'aceto.
(RIDONO TUTTI E DUE)
Corcut
(BRUSCO) –
Ora basta, avete capito?!
Ghea
– Perché ti arrabbi,
sbirro? non l'abbiamo mica inventata noi l'agape democratica.
Corcut
– L'agape che cosa?
Ghea
– Come, non ne sai
nulla?... ma guarda un po'! loro fanno una festa e non ti invitano neanche!
(RISATE)
Corcut
– Silenzio,
spazzatura! non siete all'altezza di capire certe cose... libertà, democrazia:
non è roba che si trova nelle vostre fogne.
Grokil
– Ora hai detto bene,
sbirro... io quella roba là non l'ho mai incontrata... non c'è mai stato
nessuno che mi abbia domandato che idee avevo.
Corcut
– E chi doveva
domandartelo? paghi le tasse, tu... hai un domicilio, un lavoro stabile?
Grokil
– Io non esisto,
dunque!... capito? mi ha ammazzato un impiegato dietro il tavolo, cancellandomi
dalla lista... e non gli hanno dato nemmeno un giorno di galera...
(RIDE CON LE DONNE) Peccato, altrimenti
l'avrebbero domandato anche a me il permesso di fare la guerra.
Corcut
– Che cosa ti
avrebbero domandato? (RIDE)... e chi credi
di essere, tu?
Grokil
– Ah, perché questo
non usa?!.. .neanche con la libertà e la democrazia?
Corcut
– Ora basta! questi
sono discorsi da sovversivo!
Grokil
– Bravo! lo sai chi
voglio sovvertire? le pulci e le cimici che mi porto addosso... sì, non sono
più d'accordo che mi mordano la schiena... magari le ammaestro per un colpo di
stato.
(RIDE CON LE DONNE)
Corcut
– Attenti!.. .perché,
pidocchi o non pidocchi, chiamo una pattuglia e vi faccio sbatter dentro.
Grokil
– E io che volevo
farti un piacere!
Anna
– Si vede che lui non
ha bisogno di consigli.
Ghea
– Lui è uno di quelli
che se ne accorge sotto la pioggia di avere in mano un parasole, invece
dell'ombrello.
Corcut
– Ricominci con gli
indovinelli, strega?
Ghea
– Indovinelli? ma non
lo senti il temporale per aria? cercati un riparo, dài retta a me!
Grokil
– Mi torna a mente una
vecchia filastrocca... me la cantarellava mia madre facendomi ballare sulle
ginocchia...
Corcut
– Chi te la
canterellava?...
(RIDE)
Grokil
– Mia madre. Ti
meravigli? ... eppure, sbirro, anche se i tuoi registri non lo dicono, ho avuto
anch'io una... specie di madre. La vuoi sentire la sua cantilena?
(ALLE DONNE) Datemi un po' di fiato
anche voi...
(Incominciano tutti e tre a saltellare intorno a
Corcut, canterellando la filastrocca
ed illustrandola con gesti mimici)
Sulla piazza
principale
prima arrivano i
mercanti,
dopo vengono di corsa
le puttane e i
lestofanti.
C'è l'arrivo dei
soldati
fra gli scoppi e le
esplosioni,
sciabolate, fucilate,
fumo, polvere e
cannoni.
Viene avanti poi il
chirurgo
che i feriti cuce e
taglia.
Benvenuto, generale,
con la tromba e la
medaglia!
Presto, presto
beccamorto
c'è già il corvo
appollaiato:
chi sa fare il tuo
mestiere
non è mai disoccupato.
(Chichì,
Lad e
Willy battono le mani. Grokil
si inchina a ringraziare come se gli applausi venissero dalla platea, poi si
avvicina al boccascena e parla al pubblico mentre si toglie la parrucca e gli
stracci che ha addosso)
Grokil
– Grazie, amici... è
andata discretamente, vero?... e dire che è la prima volta che recitiamo con
Corcut... anzi, io non pensavo neanche
che sapesse recitare... invece se l'è cavata. Non che abbia fatto troppa fatica
a entrare nel personaggio: in fondo, fra
Corcut e lo sbirro non è che ci sia tanta differenza... però è
stato bravo lo stesso. Mai sentito questo testo, vero? eppure io e
Ghea l'abbiamo portato in giro per
un'intera stagione... ma, ve l'ho già detto: non abbiamo mai avuto più di dieci
spettatori per sera... un disastro. Sempre lo stesso, in città o in provincia:
teatri periferici, sale sconosciute, nessun giornale che parla del lavoro... la
solita storia. E così, questo testo che poteva servire per discuterci sopra,
non lo avete trovato quand'era il momento. Ora è un po ' tardi. Peccato. Sarà
per la prossima volta... Però, pensandoci bene...
(FA UN PASSO VERSO I COMPAGNI)... non possiamo fermarci qui,
lasciare il discorso a metà...
Lad
– Qualunque discorso,
per quanto tu lo faccia durare, non potrà mai raggiungere la fine.
Grokil
– Lo so... ma ora c'è
qualcosa da dire a questi ragazzi, qualcosa di più chiaro, di più preciso.
Corcut
– E che diavolo c'è
ancora da dire?
Grokil
– Qualcosa che abbiamo
trascurato e che è la più importante di tutte: la speranza,
Corcut!... dobbiamo dirla una parola
di questo genere, qui, in mezzo alla guerra... una parola di speranza...
altrimenti, che senso ha tutto questo? Tiriamola su... facciamola sventolare
bene in alto, la speranza... e che tutti: la vedano... e prendano coraggio!
Corcut
– E che cosa vorresti
recitare, questa volta?
Grokil
– Sono domande da
farsi? di tutti i lavori che conosciamo, ce n'è uno solo che possa andar bene
in quest'occasione: "La storia di Sinedi Ixèni"!
Corcut
– Sei impazzito? se
qualcuno del comando del campo dovesse saperlo, passeremmo i guai nostri.
Grokil
(GRIDANDO ALLA PLATEA) – C'è qualche ufficiale del comando fra voi?...
(A CORCUT)...
non risponde nessuno... come vedi, siamo al sicuro.
Anna!... le divise da soldato, presto!... occorre la compagnia al
completo: anche la sarta e il direttore di scena.
Willy
– Io non so niente di
questo lavoro.
Grokil
– Basta che tu ci
venga dietro... e puoi anche improvvisare, se vuoi.
Chichì
– Nemmeno io so nulla,
Grok.
Grokil
– Meglio, tesoro,
sarai più spontanea. (ANNA PORTA UNA BRACCIATA DI GIACCHE E
GROKIL LE DISTRIBUISCE)... questa
a Lad... a te,
Willy... e questa da sergente a
Corcut.
Corcut
– Il sergente no: è
una parte importante e io lo conosco appena il lavoro.
Grokil
– Se dovesse trapelare
qualcosa al comando del campo, almeno avrai fatto il sergente, no?
Corcut
(PRENDE UNA GIACCA) – E va bene.. .ma verrà una guittata, ti avverto.
Grokil
– Tutti fuori meno
Corcut... s'incomincia...
Gogò!... muro di caserma!
(Tutti escono meno
Corcut che, indossata la giacca da sergente, cammina irritato per
la scena. Cala un fondale che riproduce il muro di una caserma.
Corcut si ferma con il viso rivolto
alla quinta)
Corcut
– Sinedi Ixèni, è
suonata la sveglia del quarantesimo giorno... scommetto che non ci pensavi più,
scommetto... io sì, invece: una croce ogni giorno sul calendario... era il
nostro appuntamento, no? (RIDE) Per
te ho radunato il reparto. Non te l'aspettavi tanto onore, vero Sinedi?...
Quaranta giorni passati... un soffio per te e... per me, interminabili con
queste mani legate! Ma ora ritornano libere, perché ti chiamerò per tre volte e
proclamerò solennemente la tua diserzione. E' il regolamento, non devi
prendertela: il regolamento è buono, è amico... con lui ti senti forte, sicuro,
protetto. Guarda le norme che applichiamo adesso, quelle del regolamento di
guerra: sono più dure, più taglienti, proprio perché in guerra bisogna sentirsi
più forti, più sicuri, più protetti... Allora, via con la cerimonia! Per la
prima volta: Sinedi Ixèni... per la seconda: Sinedi Ixèni... per la.terza ed
ultima volta: Sinedi Ixèni, rispondi!... silenzio assoluto . Bene: il soldato
Sinedi Ixèni, da quaranta giorni assente dal reparto, è dichiarato
ufficialmente disertore. Intendiamoci, disertore lo era già da trentanove
giorni, ma, fino a questo momento, il suo caso era sottoposto alle leggi
militari, all'arresto e al processo. Ora, invece, il regolamento mi ha
consegnato quest' uomo perché ne faccia quello che voglio... sì, anche con la
pelle schifosa di un disertore si può fare qualcosa di buono... si può dare un
esempio, si può dare... in modo che, poi, le idee marce caschino ad una ad una
dal ramo, e i dubbi ritornino in gola scivolando sulla saliva. C'è chi pensa
che io sia una carogna?... ma se lo faccio per voi! un fucile di meno sparare
dalla nostra parte, non è un fucile in più che spara su di voi dall'altra?...
Il più è fatto, Sinedi Ixèni: quest'attesa di quaranta giorni. Ora viene il più
facile: trovarti. Dopo verrà il più piacevole. Ma, trovarti è il più facile...
perché io so dove sei rintanato. Se finora non mi sono mosso, è stato proprio
per questi quaranta giorni: io non mi muovo mai prima, non lavoro per i
tribunali, io. Non c'è gusto a faticare per riacchiappare un bastardo, e
vederselo poi portar via di mano. Bene, ragazzi, la caccia incomincia. Ho
bisogno di tre uomini che vengano a fare una passeggiata con me. Avanti i tre
volontari! (GROKIL, LAD E
WILLY AVANZANO DA FUORI SCENA)
Bravi! così vanno prese le decisioni: di scatto. Vi ho toccato il cuore, eh?
(A WILLY)
Lo conoscevi, tu, Sinedi Ixèni?
Willy
– Soltanto di vista,
sergente.
Corcut
– Sergente?... ma,
dico, è la prima volta che parli con un superiore?
Willy
– ... signor,
sergente, scusate.
Corcut
– Non che ci tenga,
sia chiaro... ma qui, davanti al reparto... da soli è un'altra faccenda, se te
ne dimentichi è lo stesso. (A
GROKIL)... e tu, lo conoscevi il
disertore?
Grokil
– Mai visto.
Corcut
(A LAD) – E tu?
Lad
– Io sì. Fin da
ragazzo lo conosco... è del mio stesso paese.
Corcut
– Oh, bella! questa va
segnata in rosso. Avete capito? è suo amico d'infanzia, il bastardo...
cresciuti insieme fra le stesse case, le stesse persone... eppure lui viene con
noi a caccia, vuol dare una mano per riagguantarlo.
Lad
– E' così.
Corcut
– Avete capito il
perché? si vergogna di quello che ha fatto il paesano, e vuol fargliela
pagare... vuol dimostrare che, dalle sue parti, la gente non è fatta tutta con
la stessa pasta.
Lad
– E' così.
Corcut
– E così si ragiona...
bravo! è una lezione da ricordare, questa. Anche da un semplice soldato può
venire un esempio tanto alto. Bene, ragazzi, abbiamo già perso troppo tempo:
armarsi, equipaggiarsi, e via... fra mezz'ora partenza!
(Brevissimo buio. Al riapparire della luce,
Corcut è al centro del palcoscenico e
scandisce il tempo battendo le mani. I tre soldati escono da destra, in fila
indiana, con zaino in spalla e fucile a tracolla. Il fondale con il muro della
caserma si alza: dietro appare uno sfondo campagna. I soldati mimano la marcia
da destra verso sinistra. Lad ha
portato alla bocca un'armonica e suona una marcetta)
Corcut
– Alt! ... fermiamoci
qui: è l'ora di mettere qualcosa sotto i denti, no?... e poi un po’ di riposo
ci vuole: bisogna essere freschi per l'ultimo scatto... eh, sì: è nella zona il
nostro uomo... (A
WILLY E A LAD CHE
HANNO RACCOLTO ALCUNI PEZZI DI LEGNO E STANNO PER ACCENDERE IL FUOCO)...
fermi! che cosa fate... siete impazziti? è nella zona, vi ho detto, e voi
vorreste accendere un fuoco?! sotto vento, in punta di piedi, per i sentieri al
coperto... così ci si avvicina, non lo sapete? ... viveri a secco per ora!
Grokil
– Pensate che ci stia
aspettando?
Corcut
– No, ormai è
tranquillo... si sente al sicuro, si sente... ma non bisogna fare passi falsi:
il sospetto è come l'erba secca, si accende in un attimo.
(Mentre i tre mangiano,
Corcut esce)
Grokil
(A LAD) – Tu che lo conosci bene, che tipo è?
Lad
– Che tipo, chi?
Grokil
– Il tuo paesano, no?
Lad
– Non saprei... uno
come noi.
Willy
– L'avrai pur capito,
a furia di viverci insieme.
Lad
– Non ci ho mai fatto
caso, non lo sapevo che in lui c'era qualcosa da capire.
Grokil
– E da ragazzi? ci
sarà pur stata una volta in cui ha fatto la spia, o ha scaricato su un altro
quello che aveva commesso.
Lad
– Non me ne ricordo.
Grokil
– Ci sarà, pensaci
bene.
Lad
– No, sono sicuro: non
ha mai dimostrato di essere un vigliacco.
Grokil
– Perché è scappato,
allora, perché aveva... troppo coraggio?
Lad
– Non lo so.
Willy
– Però, io dico che in
guerra, uno che diserta la paura può sentirla in due modi.
Grokil
– Quali modi?
Willy
– La paura di essere
ammazzato... e la paura di ammazzare.
(Corcut
torna in scena)
Corcut
– Ha trovato una tana
sicura, il bastardo, ma è nei dintorni: ho il fiuto giusto per certe cose.
Forse abbiamo sbagliato a venire subito da queste parti: dovevamo puntare su
un'altra direzione e arrivare qui per vie traverse. Ora Sinedi sa che noi
l'abbiamo scovato. Meglio così, però: c'è più fatica e più gusto. In guerra le
distrazioni scarseggiano, e quelle che riusciamo a trovare bisogna farle durare
a lungo. Forza, ragazzi, si riparte!
(I tre si alzano, si rimettono in spalla lo zaino e
riprendono a camminare. Le luci si abbassano e si rialzano per segnare la
divisione di un quadro. I soldati si fermano a mangiare)
Corcut
– Ora potete anche accenderlo
il fuoco: si gioca a carte scoperte, si gioca. Anzi, dopo, magari, prepareremo
una specie di trappola che sembra fatta apposta per scattare alla gola di un
tipo come il nostro.
Grokil
– Una trappola col
fuoco, vero?
Corcut
– Appunto.
Grokil
– Si lascia il fuoco
acceso, come se fossimo tutti qui, e invece ognuno di noi striscia in direzioni
diverse...
Corcut
– Bravo! con me c'è
sempre la gente più in gamba! chissà che il bastardo, credendoci intorno al
fuoco, non esca dalla tana... per sorvegliarci, magari, o per allontanarsi.
Allora devo fare una raccomandazione: andateci piano con le armi, intesi?
Willy
– Può sempre capitare
che...
Corcut
(TRONCANDO IL DISCORSO) – D'accordo. Se proprio dovesse capitare, non sono io
che... ma in basso, alle gambe. Piuttosto, se non siete sicuri delle gambe, non
sparate neppure... lasciatelo andare, piuttosto : verrà a tiro in un altro
momento. Che a nessuno venga in mente di portarmelo qui secco, capito?! sono
quaranta giorni che mi consumo: volete sciuparmi tutto con la fretta?
(Corcut
esce. I tre accendono il fuoco e preparano da mangiare)
Lad
– Gli sta a cuore a
quello lì, il mio paesano...
(INDICA CON
LA TESTA IL LUOGO DA DOVE E' USCITO CORCUT)
Willy
– Non mangia e non
dorme, lo vedi.
Lad
– Sembra che Sinedi
abbia fatto del male proprio a lui.
Grokil
– Ha fatto di peggio:
ha calpestato il regolamento. E per lui il regolamento è come la moglie... io
dico che la sera se lo porta a letto.
(RIDE)
Willy
– Beh, di male ne ha
fatto il tuo amico, a tutti noi. E’ chiaro che, più siamo, prima finisce e
prima torniamo a casa.
Grokil
– E' chiaro.
Willy
– Io, poi, la vedo
anche da un altro punto di vista. Quante volte, in questi quaranta giorni, mi è
toccato fare anche il suo turno a spaccare la legna in cucina o a pulire le
latrine?
Grokil
– lo ho fatto conti
più precisi. In questi quaranta giorni, in media, risulta che abbiamo ammazzato
un uomo e tre quarti a testa, il che vuol dire che ogni settimana circa, noi
abbiamo dovuto far fuori anche il quarto di uomo che spettava a lui. Siamo
stati attaccati sei volte e ci siamo buscati parecchie decine di pallottole al
suo posto. Abbiamo avuto ventisette morti, il che, diviso fra tutti, fa almeno
un paio di gambe o due braccia e un piede del tuo amico.
Willy
– Che razza di
farabutto! scaricare la sua parte su noi! questa proprio non riesco a buttarla
giù: è una questione di principio. Non vedo l'ora di trovarlo per fare i conti.
(Le luci si affievoliscono. Al ritorno della luce
piena, i tre stanno marciando in fila indiana.
Corcut è in testa)
Corcut
– Alt! sta arrivando
una donna, mi pare.
Grokil
(CHE S'È SPINTO AVANTI) – E' qualcosa con la sottana... la faccia non si vede
bene.
Corcut
– Potremo avere
qualche informazione, forse. Giù gli zaini!
(I
TRE SCARICANO A TERRA GLI ZAINI. ENTRA DA SINISTRA
GHEA, VESTITA DA CONTADINA, CURVA SOTTO UN BASTONE ALLE CUI
ESTREMITA’ SONO APPESI DUE SECCHI)... ehi, donna!.. .ehi, tu...sei sorda?!
Ghea
(SI FERMA E SOLLEVA A FATICA LA TESTA) – Eh?... chi c'è?
Corcut
– Nessuno che ti vuol
male... ho qualche domanda per te. (GHEA SCAR1CA A FATICA LA STANGA CON I
SECCHI E RIMANE IN PIEDI ANCORA CURVA) Di' un po’, hai visto un soldato
girare da queste parti?
Ghea
– Io non ho visto
nessuno.
Corcut
– Ne avrai sentito
parlare, anche se non l'hai visto... è un soldato disertore che ronza in questa
zona.
Ghea
– Non so niente di
soldati, io.
Grokil
(A CORCUT) – Potrebbe aver gettato la divisa, anzi, è quasi
certo che l'abbia fatto.
Corcut
– Giusto! forse non ha
più la divisa addosso, ma un forestiere si nota lo stesso, no?
Ghea
– Non so
nulla…lasciatemi passare.
Corcut
– Eh, no, di qui non
te ne vai, prima di aver cantato.
Ghea
– Che cosa volete
farmi?
Corcut
– Dico, non ti
verranno delle idee... non siamo affamati a questo punto.
(RIDE CON GLI ALTRI)
Ghea
– Voglio andar via.
Corcut
– Ferma lì! lo sai che
cosa capita a chi aiuta i disertori, a chi non corre a denunciarli?
Ghea
– Io non ne conosco di
disertori.
Corcut
– Basta aver visto
qualcuno con la faccia bianca di paura e con le mani che tremano.
Ghea
– Lasciatemi stare...
maledetti voi quanti siete!
Corcut
(AVANZANDO MINACCIOSO) – Non vuoi aiutarci, donna?!
Grokil
– Cosa volete che
sappia!... non vede al di là dei suoi piedi, in quella posizione.
Corcut
(DOPO UN ATTIMO DI SILENZIO; ALLA DONNA) – Vattene!
(Ghea
riprende la stanga con i secchi e s'allontana)
Grokil
– Se permettete,
signor sergente, io avrei da ridire su come avete svolto l'interrogatorio.
Corcut
– Sentiamo.
Grokil
– L'avete spaventata.
E poi vi siete lasciato scappare il perché della ricerca: nessuno vuole essere
immischiato in una faccenda di diserzione.
Corcut
– Hai visto giusto.
Quando penso che lui è qui intorno, addosso mi sento la febbre... l'emozione
tradisce più delle donne. Non mettere mai il sentimento accanto al cervello.
Grokil
– Se permettete, il
prossimo interrogatorio lo faccio a mio modo, signor sergente.
Corcut
– Va bene. E lascia
stare il signore.
(Riprendono la marcia. Luci che si abbassano e che si
rialzano)
Corcut
(ARRESTA LA MARCIA CON UN GESTO E INDICA QUALCOSA
FUORI SCENA) – ... laggiù... sotto
l'ulivo.
Grokil
– Sì, è un
contadino... (PORTA LE MANI ALLA BOCCA)...
ehi, voi!... eh!... venite quassù!
Corcut
– S'è mosso. Zaino a
terra.
Grokil
– Lasciate fare a me,
sergente?
Corcut
– Sì, fai tu: io sono
troppo impaziente... sciuperei tutto.
(Entra Gogò
vestito da contadino. Ha in mano una fiasca)
Gogò
– Salute, militari...
bella giornata.eh?
Grokil
– Per caso, non
stavate dormendo sotto l'ulivo?... non vorrei avervi svegliato.
Gogò
– Il sonno si fa
presto a ritrovarlo... (MOSTRA LA FIASCA)...
con un po’ di sonnifero... ne volete un sorso anche voi?... è stata in fresco
nel fiume tutta la mattina.
Corcut
– Perché no... date
qua...
(BEVE, POI PASSA A
GROKIL)
Grokil
(BEVE E PASSA A
LAD) – Grazie.
Willy
(VEDENDO CHE
LAD
BEVE A LUNGO) – Ehi, ci sono anch'io!
Gogò
– Ha dentro un po'
d'asciutta, come questi campi.
Grokil
– E il raccolto?... mi
sembra un po' indietro quest'anno.
Gogò
– In pianura stanno
già tagliando... qui incominceremo fra qualche giorno... a meno che...
Grokil
– A meno che...?
Gogò
– Siete soli o ci
sono, anche gli altri?
Corcut
– Quali altri?
Gogò
– Il resto, voglio
dire... non starà spostandosi il fronte, per caso?
Corcut
– Ho capito... avete
paura che...
Gogò
– Almeno, lasciateci
fare il raccolto, prima! non ci pensate a queste cose, voi?
Corcut
– State tranquillo: la
linea del fronte è ben solida.
Grokil
(RICONSEGNANDO LA FIASCA) – Ecco fatto... quanto vi dobbiamo per il vino?
Gogò
– Nulla... ci
mancherebbe altro!
Grokil
(DANDOGLI UNA MONETA) – Tenete, su...
Gogò
– Grazie.
Grokil
– Sentite... forse
potete aiutarci.
Gogò
– Ai vostri ordini.
Grokil
– Noi stiamo cercando
un soldato... un amico... sappiamo che è venuto da queste parti... si chiama
Sinedi Ixèni...
Gogò
– Gente che va e che
viene ce n'è tanta.
Grokil
(A LAD) – Fagli il ritratto di Sinedi.. .forse gli toma a
mente.
Lad
– Alto... forte... i
capelli che danno sul rossiccio.
Gogò
– Non saprei proprio
che dire...
Grokil
– Voi, magari, lo pensate
in divisa, e invece lui se l'è tolta... non gli è mai piaciuta troppo la
divisa.
Gogò
– Ah, non gli è mai
piaciuta... e che cosa farebbe da queste parti?
Grokil
– E'... in licenza...
appunto... anche noi siamo in licenza... per questo vorremmo trovarlo...
Gogò
– Ho capito. Sentite,
se mi dite il vostro nome... nel caso dovessi trovare il tipo che cercate, lo
posso avvertire...
Grokil
– II guaio è che noi
siamo in viaggio... non saprebbe dove trovarci... dobbiamo essere noi ad andare
da lui...
Gogò
– Sentite, fermatevi
qui al fresco un momento... io vado a fare un giro e, se mi capita di trovare
quel tipo...
Grokil
– Insomma, non vi
fidate di noi?!
Gogò
– Io sì, ma lui...
quel tipo, insomma, si fida?... voi avete detto di essere suoi amici… troppo poco...
avete detto che è alto, forte, con i capelli rossicci... troppo poco... gli
amici ne sanno di più. Per esempio, un tale che io conoscevo cantava sempre una–certa
canzoncina...
Corcut
(A LAD) – Fagli sentire quella che suonavi prima... chissà!
(Lad
mette alla bocca l'armonica e suona la marcetta di prima.
Gogò si mette a cantare su quell'aria)
Generale, il vostro
piano
non è andato a
perfezione:
il nemico ha
sterminato
un intero battaglione.
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
Corcut
(INDIGNATO) –
Ah, è questo che canta?!
Grokil
(PRONTO) –
Calma, sergente!
Gogò
Colonnello, s'è
scordato
di mandar
l'artiglieria
e il nemico ha
massacrato
un'intera compagnia.
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
(RIDE)...
ora non ci sono più dubbi... sì, ora sono certo che siete suoi amici! E' qui il
vostro Sinedi... è proprio un buon diavolaccio, sapete? Con lui si sta sempre
allegri... e come lavora!... tre carri di fieno ha caricato poco fa... e da
solo... ora è andato al fiume a fare il bagno... il "bagno d'acqua",
perché quello di sudore l'aveva già fatto...
(RIDE)... se prendete questo sentiero arriverete proprio da lui,
accanto alla cascata...
Corcut
– In marcia, via!
Gogò
–Che fretta!... non
scappa mica, sapete.
(I soldati riprendono la marcia.
Gogò esce. Abbassarsi e alzarsi delle
luci. I soldati gettano a terra lo zaino: sono evidentemente stanchi)
Corcut
– Ci ha visto
arrivare, il bastardo!
Grokil
– Il sentiero era allo
scoperto.
Corcut
– Ancora il suo puzzo
per aria, ma lui se l'era squagliata.
Grokil
– Ora sa di sicuro che
lo stiamo cercando.
Corcut
– E ora incomincia il
meglio, il gioco d'astuzia... mi voglio divertire.
(FISSA QUALCOSA FUORI SCENA)... ma guarda chi si vede!... il
contadino di prima... adesso l'interrogatorio lo faccio io...
(A LAD
E A WILLY)... su, andatelo a
prendere!
(I DUE ESCONO)
Grokil
– Forse, con un po’ di
maniera...
Corcut
– Vedrai, adesso, un
interrogatorio fatto sul serio.
(Entra Gogò
spinto avanti da Lad e da
Willy)
Gogò
– Ma cosa vi prende...
dove mi portate?
Corcut
– Sei già arrivato,
stai tranquillo.
Gogò
– Cosa volete da me?
Corcut
– Che tu ci parli
della vita del nostro amico: dove dorme, dove mangia, dove lavora.
Gogò
– E che ne so, io: non
sono mica sua madre!
Corcut
(A LAD E A WILLY)
–Forza, ragazzi, faccia a terra!
(I due afferrano
Gogò e lo costringono a sdraiarsi bocconi)
Gogò
– Lasciatemi! fermi...
ahi!
Corcut
(A GROKIL) – Vedrai che risultati!... un po' su col destro,
ragazzi!
(Lad e
Willy sollevano dalla schiena il
braccio destro di Gogò)
Gogò
– Ahi!... il mio
braccio!... me lo spezzate... ahi!... non so nulla!
Corcut
– Cos'è... avete paura
di sciuparlo, avete?!... un po’ d'impegno, perdio!
Gogò
– Ahi... ohi! .. .non
so nulla.. .nulla!
Corcut
– Ma da dove venite
voi due, eh?!... non avete mai visto un interrogatorio?!... così bisogna
fare!...
(SI PRECIPITA SU GOGO' E GLI
SOLLEVA BRUTALMENTE IL BRACCIO)
Gogò
– Basta, per carità!...
basta!... .dirò tutto...
Corcut
(SODDISFATTO)
– Ah!...
Gogò
– ... alla curva del
fiume... in casa delle vedove... è là che vive...
Corcut
(AI DUE) –
Capito?... e adesso legatelo a un albero: non deve avere il tempo di dare
d'allarme. Presto!... raccogliamo gli stracci, e partenza!
(Breve intervallo di buio. Al riaccendersi della luce,
Chichì entra di corsa,
impaurita, e va a stringersi ad Anna
che è immobile al centro. Tutte è due sono vestite da contadine. Da direzioni
diverse entrano Lad,
Grokil e
Corcut)
Anna
– Stai calma, figlia
mia.
Chichì
– Ho paura, mamma.
Anna
– Non sarà niente,
vedrai.
(Entra Willy
con una giacca da soldato sulla canna
del fucile)
Willy
– Ecco cos' ho trovato
nel fienile.
(GETTA LA GIACCA A TERRA)
Corcut
– Stai a vedere che
non riescono a spiegarsi com'è arrivata a casa loro, vero, donne?
Anna
– E' la giacca di
Sinedi.
Corcut
– Oh, finalmente una
che non ha tempo da perdere! Dov'è adesso?
Anna
– Se n'è andato...
quando vi ha visto al fiume.
Corcut
– Dove, è andato? non
te l'ha detto, vero?
Anna
– Siamo state noi a
non volerlo sapere.
Corcut
– E perché?
Anna
– Per essere sicure di
non tradirlo.
Corcut
– Risposta azzeccata,
vecchia! Però, mi riservo di controllare. (GIRA
INTORNO ALLA DONNA)... E' tua figlia?
Anna
– Sì.
Corcut
– Non aveva scelto
male il suo posto, il nostro amico... (RIDE)...
che bella vita quella del disertore! comincia a piacere anche a me. Hai una
gran bella figlia, lo sai? ... e, in casa, magari, siete sole..
Anna
– E' così: suo marito
è morto un anno fa, in guerra.
Corcut
– E non ti
vergogni?!... il suo uomo è morto in guerra e tu, per onorare la sua memoria,
gli infili nel letto un disertore vigliacco!
Anna
– Se suo marito ha
sbagliato, partendo volontario, perché deve pagare lei?
Corcut
– Uno sbaglio, dici...
e dov'è? ... forse devo farmi curare la vista. O, stai a vedere, che lo sbaglio
è fare il proprio dovere, fino in fondo?
Anna
– Il suo dovere non
l'ha fatto, partendo.
Corcut
– Naturale! doveva
badare alla sua roba, alla sua femmina, doveva! Che razza di cialtrone! ha
l'orto da zappare e il maiale all'ingrasso, e lui, invece, corre a difendere la
patria.
Anna
– Per la difesa non
servono i volontari.
Corcut
– Questa non l'ho
capita, vecchia.
Anna
– Si chiamano
volontari quando scoppia un incendio... o non arrivano da ogni parte, e da
soli, tutti quelli che sanno reggere un secchio?... e quando il fiume rompe gli
argini, non è lo stesso? Se è per difenderci, siamo sempre qui... tutti pronti.
Corcut
– E che ne sai, tu, se
non è meglio essere i primi ad attaccare, a volte. Vuoi insegnare tu agli
uomini di stato, ai generali, che cosa devono o non devono fare?
Anna
– Sbagliano anche
loro, a volte... e allora, chissà sé al loro posto, uno qualsiasi non avrebbe
fatto meglio.
Corcut
– Questa non è farina
del tuo sacco: è stato Sinedi, ci scommetto, a farti questi discorsi.
Anna
– Può darsi.
Corcut
– Le ha incantate
tutte e due, le ha incantate! In che mondo viviamo! una volta le donne
perdevano la testa per le divise... solo un uomo di coraggio riusciva a farle
cadere.
Chichì
– Sinedi ha più
coraggio di tutti voi! quando la stalla ha preso fuoco, è entrato lui solo a
mettere in salvo le bestie.
(PIANGE)
Anna
– Calmati, figlia.
Corcut
– Silenzio, bellezza:
non parlare di ciò che non sai. Il coraggio è un'altra cosa.
Anna
– Coraggio è il
vostro... di uccidere, vero?
Corcut
– Vedremo se il nostro
Sinedi avrà almeno quello di morire, quando sarà il momento...
(CHICHÌ
SCOPPIA IN SINGHIOZZI)... sì, piangi, bellezza... ma non per il tuo ganzo
che stiamo per prendere, piangi per tuo marito morto con onore... impara a
rispettarlo da morto...
Anna
– L'ha rispettato da
vivo... e voi, invece, che cosa ne avete fatto?... ma voi non sapete nulla di
un uomo che è vivo e che lavora... per voi un uomo conta solo quando è
rassegnato a morire... (ACCAREZZA
CHICHÌ' CHE CONTINUA A SINGHIOZZARE)...
non piangere... lo sai che ora non devi affaticarti...
Corcut
– Non deve... e perché
non deve affaticarsi?... forse perché?... (GIRA
INTORNO ALLE DONNE)... capito, ragazzi? non ha perso tempo il nostro amico,
non ha perso... è qui soltanto da quaranta giorni, eppure le ha già riempito la
pancia! (SI AVVICINA A
GROKIL)... tu cosa faresti a
questo punto, eh?
Grokil
– E' chiaro che questa
ormai è la sua casa. Un giorno o l'altro dovrà pure tornare.
Corcut
– Già... un giorno o
l'altro... ma quando? io ho fretta.
Grokil
– Allora non resta che
rimettersi a caccia.
Corcut
– Già... riprendiamo
la caccia... ma, questa volta, con l'esca! (A
LAD E A
WILLY) Portiamo la giovane con noi!
(Qualche attimo di buio. Al riaccendersi delle luci,
Grokil e
Lad sono seduti a bivacco. Willy
entra poco dopo)
Willy
– L'ha portata nella
capanna... legata.
Lad
– Avrà qualche
intenzione?
Grokil
– No: lui non pensa
che a Sinedi... è un chiodo fisso.
Lad
– Va bene il chiodo...
ma, davanti a tanta grazia di dio!
Willy
– Non la vede nemmeno.
Lei è nella capanna che piange,
e lui è fuori, nascosto tra i cespugli.
Grokil
– Però, se l'è saputa
scegliere il tuo paesano, eh?...
Lad
– E' stato
fortunato... un pezzo di donna così... e quel fesso del marito che l'ha
piantata per andare a farsi accoppare...
Grokil
– Fesso?... eh, già...
Willy
– Com'è quella
canzoncina che canta sempre Sinedi?
Lad
– Questa...
(PORTA L'ARMONICA ALLA BOCCA)
Grokil
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
Lad
A una bionda avevo dato
il mio cuore per
intero,
poi, spogliandola
m'accorsi
di un cespuglio tutto
nero.
Coro
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
(RISATE)
Grokil
Generale, il vostro
piano
non è andato a
perfezione
e il nemico ha
sterminato
un intero battaglione.
Coro
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
(RISATE)
Lad
Col suo seno come un
monte
lei m'aveva
conquistato,
poi spogliandola mi
accorsi
dhe quel monte era
crollato.
Coro
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
(RISATE)
Willy
Colonnello, s'è
scordato
di mondar
1'artiglieria
e il nemico ha
massacrato
un'intera compagnia.
Coro
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
(RISATE)
Grokil
(A LAD) – Però, non è possibile che tu, conoscendo Sinedi
così bene... vivendo da tanto tempo con lui... non è possibile che non ti sia
mai accorto di come la pensava.
Lad
– Di voler disertare
non me l'ha mai detto... ma del resto, non faceva mistero.
Willy
– E che diceva, eh?
Lad
– A che proposito?
Willy
– Non so... della vita
militare, per esempio.
Lad
– Diceva che è giusto
che la disciplina sia tanto dura...
Willy
(DELUSO) –
Ah, questo diceva?!
Lad
– ... altrimenti,
senza ordini così severi, non sarebbe possibile far commettere a un uomo tante
fesserie.
Willy
(RIDE) – E
della guerra, ha mai parlato?
Lad
– Certo. Diceva che la
guerra è una vecchia, sporca baldracca sempre in cerca di giovani.
Willy
– Doveva essere un bel
tipo, il tuo paesano.
Lad
– Perché "doveva
essere"? non è mica morto.
Willy
– Ha la sua donna fra
le mani, il sergente.
Lad
– Se Sinedi tiene
duro, prima o dopo dovrà mollarla.
Willy
– Impossibile: quando
un cane ha un osso fra i denti, non lascia la presa.
Grokil
– Senti, io il tuo
amico non so neppure chi sia.e lui l'ha appena visto. Ma tu che ci sei
cresciuto insieme... tu, come hai fatto a venire con noi a dargli la caccia?
Lad
– Che domande! metti
che a uno venisse in mente di dargli una mano... in che posto dovrebbe
trovarsi, secondo te?
Grokil
(RIFLETTE) –
Hai ragione.
Willy
– Zitti!... sta
piangendo, mi pare... sì, ora si sente bene...
Grokil
– Deve far male stare
legati... specialmente per una donna.
Lad
– Non credo che pianga
per il male.
Grokil
– Dici che piange per
Sinedi?
Lad
– E' il padre di suo
figlio.
Willy
– Già... noi toglievamo
gente dal mondo... e lui lavorava al rovescio...
Grokil
– Con noi, in questi
quaranta giomi, avrebbe ammazzato un uomo e tre quarti... qui, invece... io non
sono un asso in matematica, e questa è un'operazione di algebra: ci sono numeri
negativi e positivi.
Willy
– Sentila come piange!
(SI SPOSTA AL MARGINE DELLA SCENA)
Grokil
– E il sergente,
dov'è?
Willy
– Sempre appiattato
fra i cespugli, con la rivoltella in pugno, pronto a scattare se sente muoversi
una foglia.
Grokil
– Poveretto... dev'essere
stanco! Sentite, io direi che sarebbe giusto che andassimo a dargli una mano.
Lad
– Certo... che è
giusto.
Willy
– D'accordo.
(Escono tutti e tre. Si ode un colpo d'arma da fuoco:
i tre rientrano)
Grokil
– Il sergente è morto.
Come più anziano, assumo io il comando.
Lad
– Sta bene.
Willy
– D'accordo.
Grokil
– Intanto c'è da
pensare alla donna: è incinta e in giro c'è troppa umidità. Bisogna rimandarla
a casa.
Willy
– Già fatto.
Grokil
– Bene. Veniamo al
caso Sinedi Ixèni. Primo interrogatorio della donna con i secchi dell'acqua:
negativo. Secondo interrogatorio: uomo con la fiasca del vino. Si trattava di
un vecchio completamente ubriaco che non ha capito chi cercavamo, perché ci ha
messo per due volte su una falsa strada. La prima, quella del fiume; la seconda
quella delle vedove. Non è possibile, infatti, che l'uomo che abita in quella
casa sia quello che noi cerchiamo. Il primo ci è stato descritto come un uomo
forte e generoso, dotato di grande coraggio, mentre il nostro è un disertore
vile e codardo. Si tratta, evidentemente, di un'altra persona.
Lad
– Evidentemente.
Willy
– Non e'è dubbio.
Grokil
– Sinedi Ixèni non è
in questa zona. Se il comando deciderà di continuare le ricerche, lo farà in
altro luogo. E, adesso, apro l'inchiesta per la morte del sergente. Causa del
decesso?
Lad
– Arma da fuoco. Colpo
sparato alla testa, a bruciapelo.
Grokil
– Movente?
Willy
– Sconosciuto.
Grokil
– Incominciamo le
indagini, qualcuno di noi odiava il sergente?
Lad
– No.
Willy
– Nessuno.
Grokil
– Qualcuno di noi ha
mai alzato la voce contro di lui o l'ha minacciato in qualche modo?
Lad
– No.
Willy
– Nessuno.
Grokil
– I presenti sono,
dunque, esclusi da qualunque sospetto. C'è un indizio da seguire, però: è una
frase pronunciata dal sergente in casa delle vedove.
Lad
– Sì, la ricordo:
"che bella vita quella del disertore!... comincia a piacere anche a me..."
Willy
– La ricordo anch'io.
Grokil
– E' semplice: si
tratta di un caso di diserzione... per mezzo di suicidio. C'è da obiettare che
il sergente disse: "che bella vita quella del disertore", mentre la
sua decisione non è stata proprio una scelta di vita. Ma, per disertare da
vivi, ci vuole la tempra di un Sinedi Ixèni. Se la sentiva il sergente di
sopportare l'esistenza di un ricercato, di trascorrere i giorni fuggendo e
nascondendosi? No, egli ha preferito abbandonare la vita militare con un
semplice e comodo colpo della sua pistola.
Lad
– Perfetto.
Grokil
– Rispettiamo, dunque,
le sue ultime volontà.
Willy
– C'erano delle
volontà?
Grokil
– Naturale.
Disertando, non ha forse espresso il desiderio di evadere, di andarsene?
Willy
– E' vero.
Grokil
– E, allora, che
aspettiamo? raccogliamo il suo corpo e gettiamolo nel fiume: L'acqua lo porterà
lontano da qui, in quei luoghi dove sicuramente desiderava fuggire.
Lad
– E vero!... (A WILLY)...
dàmmi una mano...
(Il due escono.
Grokil li accompagna al margine della scena, poi, gli grida
dietro)
Grokil
– ... e non
dimenticate di strappargli il piastrino di riconoscimento...né di togliergli la
giacca... se qualcuno dovesse ripescarlo, non sta bene che si sappia che uno
dei nostri ha scelto la strada vergognosa della diserzione.
(I DUE RIENTRANO)... tutto fatto?
(I DUE APPROVANO CON LA TESTA)... Bene.
Zaino in spalla, adesso: si torna in caserma....
(I TRE SI CARICANO LO ZAINO SULLE SPALLE)
Lad
– Il nostro comandante
sta navigando in piena corrente: prima dell'alba avrà fatto parecchie miglia.
(I TRE PRENDONO A MARCIARE DA SINISTRA VERSO
DESTRA)
Grokil
– Si dirige verso il
mare che amava tanto. Ha realizzato il suo sogno!
(LAD PORTA ALLA BOCCA
L'ARMONICA)
Coro
Ma, suvvia, che c'è di
male?
tutti possono
sbagliare.
(Le luci si abbassano, quindi ritornano normali. Tutti
gli attori sono sul palcoscenico. Grokil
ha abbandonato lo zaino e la giacca da soldato. Ora, con le spalle al pubblico,
si congratula con i colleghi)
Grokil
– Bravi!...
bravissimi!... tutti bravi, meravigliosamente bravi!... ci voleva proprio
questo... sì: ora la speranza muove i primi passi... si alza... comincia a
volare su tutti... sì, lasciamola volare, la speranza... vola... vola!... ma
non troppo in alto: tutti la devono sentire vicina, a portata di mano, la
speranza... tutti devono...
(Un acuto e prolungato fischio di sirena.
Grokil si guarda intorno smarrito)
Anna
– La sirena!...
Gogò
– Siamo fuori
pericolo!
Corcut
– L'attacco è finito.
Willy
– E chi se ne
ricordava più dell'attacco?
Corcut
– Nemmeno questi morti
in platea te lo facevano ricordare?
Willy
– Questi, ormai, erano
diventati spettatori.
Gogò
– Li stanno facendo
sloggiare, vedete...
Grokil
(CORRENDO ALLA RIBALTA) – Che cosa?!... ehi, voi... cosa succede!
Willy
– Stanno portandoci
via i nostri morti.
Anna
– Prima davano
fastidio fuori... adesso lo dànno qui dentro...
Corcut
(GUARDANDO L'OROLOGIO) – Eh, sì... 1'allarme è finito giusto in tempo.
Grokil
– In tempo per cosa?
Corcut
– Oh, bella! per lo
spettacolo, no?... per cosa credi che facciano pulizia lì in platea?
Grokil
– E tu vorresti farci
recitare...?
Corcut
– Avete firmato un
contratto per sette spettacoli, mettetevelo in testa... e lo stesso contratto
io l'ho firmato prima di voi.
Ghea
– Era inteso che
stasera non avremmo recitato.
Corcut
– Se l'attacco fosse
andato per le lunghe, ma, come vedete, è finito in tempo giusto.
Willy
– E chi se la sente di
recitare, stasera?
Corcut
– Io non so cosa
farci. Mettetevi nei miei panni... finora ho lasciato fare, anzi, vi ho dato
persino una mano... ma ora tutto ritorna normale... sentite?
(SI ODE UN CORO LONTANO)... stanno
venendo a teatro...
Ghea
– Cantano!...
Lad
– Hanno respinto
l'attacco: hanno vinto.
Ghea
– E i morti che hanno
avuto... quelli che erano qui?
Lad
– Li hanno ammucchiati
da parte... cercano di dimenticarli... fino al prossimo attacco. Per loro è
incominciata una pausa.
Grokil
(SI AVVICINA AL PROSCENIO; AGLI SPETTATORI) – E' vero: la nostra esistenza si svolge nelle pause.
Come può essere altrimenti? dovremmo continuamente meditare e piangere sui
nostri guai, o su quelli degli altri, invece ci muoviamo, lavoriamo, facciamo
all’amore e, qualche volta, riusciamo anche a ridere, ma solo perché ci
dimentichiamo dei mali del mondo.
Ghea
– E la nostra pausa,
incomincia ora, o finisce?
Grokil
(RIFLETTE) –
Già!... prima abbiamo recitato, ma non eravamo in una pausa... oh, bella!...
recitavamo, eppure non avevamo dimenticato il mondo, i nostri problemi!...
allora è possibile, vedete, eliminare questi confini... è possibile recitare ed
essere presenti... lavorare, cantare, ed essere presenti, al centro della vita
di tutti, dei problemi del mondo!... Sì,
Corcut... i ragazzi stanno venendo a teatro, e noi lo faremo lo
spettacolo stasera... il nostro spettacolo!... quello che abbiamo recitato
prima ai morti.
Corcut
– Sei diventato
matto?! non hai più voglia di tornare a casa?!
Grokil
– Vogliono dimenticare
tutto... e noi non dobbiamo dargliela questa pausa!
Ghea
– Sarebbe come
tradirli, adesso.
Corcut
– Ma, ragionate,
perdio! non lo sapete dove siamo?!... come possono venirvi in testa certe
cose?!
(SI ODE IL CORO DEI SOLDATI)
Grokil
– Sentili come
cantano... non pensano al prossimo attacco... si sentono forti... invincibili.
Bisogna smorzare la loro baldanza...
Ghea
– Bisogna dire la
verità sulla guerra...
Lad
– Basta con le
menzogne, una volta per tutte!
Grokil
– E' mai possibile che
tu non capisca?!
Corcut
– Pazzi scatenati!...
volete rovinarmi?!
Grokil
– Sentili,
Corcut, come cantano, ..si sentono
vivi e sicuri. Bisogna fermarli!... oppure, un giorno, anche loro potrebbero
pensare che tutto è lecito per chi vince, per chi è forte... potrebbero
diventare anche loro i biondi superuomini padroni della morte... Bisogna
spezzare la loro arroganza, gettare il dubbio nelle loro coscienze!
Corcut
– Sia stramaledetto il
giorno in cui ho messo insieme questa gabbia di matti!... stramaledetta l'ora
in cui ho deciso di venire con voi!... è finita per me, in tutti i teatri del
mondo... mi vedrete con il braccio teso a mendicare un pezzo di pane!... mi
avete rovinato, fottuti bastardi... e tu, prima di tutti,
Grokil, figlio di puttana!... avanti,
spaccati pure la testa: tiralo fuori il libro di quel greco pidocchioso!...
(GROKIL
CORRE AL BAULE A PRENDERE IL LIBRO DI TUCIDIDE)... E' finita per me... mi
sputeranno in faccia ogni volta che mi incontreranno per strada... mi
prenderanno a sassate come un cane rognoso... e avranno ragione, centomila
sacrosante ragioni!... avanti, leggilo il tuo libro... facciamolo lo spettacolo
che volete... voglio proprio vedere se non ci faranno prima tutti a pezzi!...
l'avete vinta voi, istrioni maledetti!...
Gogò!... su il sipario!
–=o0o=–=o0o=–=o0o=–
Estratti da opere storico - letterarie