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L’EREDITA’
(Atto
unico)
[Testo tutelato
dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Un povero diavolo che cerca nell’illusionismo un’affermazione sociale e un’occasione per riconquistare la moglie. Questa circostanza favorevole gli si presenta nel corso di un allucinante spettacolo del quale egli è, suo malgrado, il protagonista. Entusiasmo e disperazione si succedono a breve distanza; finalmente il surreale intervento del padre defunto riuscirà a fargli raggiungere lo scopo.
Durata: atto unico
Genere: ironico - brillante
10 personaggi (9 uomini e 1 donna)
Tradotta in ceco
Rappresentata nel 1980 al Teatro Sistina di Roma, per la regìa di Daniele Danza e l'interpretazione di Stefano Satta Flores
Trasmessa
dalla Televisione italiana (Rai), da Telemontecarlo, e dalla Tv nazionale
cecoslovacca.
LE PERSONE
(in ordine di entrata)
MAX
CORY
SIGNORE
SECONDO GIOVANE
TERZO GIOVANE
PRIMO SPETTATORE
SECONDO SPETTATORE
spettatori - 2 clown - un poliziotto
Una
baracca da luna-park di fronte, un'altra a sinistra perpendicolare alla prima.
La baracca di fronte è al buio, mentre l'altra ha la pedana esterna illuminata
con un gruppetto di spettatori davanti. Sulla pedana ci sono due clown con le
loro trombe e Max con il microfono in mano. I clown attaccano una marcetta.
Dalla baracca di fronte esce una giovane donna in calzamaglia, Cory, che si
ferma sulla soglia a fumare, apparentemente svagata, ma invece sensibile alle
occhiate che Max le lancia. La marcetta è terminata: Max avvicina il microfono
alla bocca e incomincia il suo volgare discorso di imbonitore,
sottolineato di tanto in tanto dalle risate del
pubblico.
MAX - Signore e signori, giovanotti e ragazze, militari
di bassa forza... o alta debolezza... buonasera! E' con grande piacere e grandissima
soddisfazione che ho il privilegio e l'onore di annunciare a questo
rispettabile pubblico che fra pochi minuti andremo a dare inizio al più
superlativo, entusiasmante, affascinante, impressionante spettacolo che mai
occhio umano abbia potuto ammirare dopo la cascata del Niagara e di mia zia
Nicolina su una buccia di banana... Sono davanti a voi, reduci dai grandi
trionfi di Parigi, di Berlino, di Londra... e di Cocciapelata di Sotto... i
formidabili fratelli Harrys: fantasisti, equilibristi, musicisti, trapezisti,
elettricisti... attori, saltatori, imitatori, cantautori... comici, dinamici,
mimici e cimici…
I clown riattaccano con i loro strumenti. Dall'interno
della baracca di fronte esce Gibi, il marito di Cory, con un cartello che
studia di sistemare nella miglior posizione. Sul cartello c'è scritto: "La
sega magica".
CORY Qui accanto fanno faville con quei due cretini dalla
faccia imbiancata.
GIBI - Dici?
CORY - Dico, dico... basta contare le persone che entrano.
GIBI - Verranno anche da noi, vedrai.
CORY - Dimentichi che quello è uno spettacolo... fatto con
due cretini, ma uno spettacolo. Non è che la gente pretenda molto, ma non vuole
nemmeno essere presa in giro.
GIBI - La conosco anch'io, Cory, la gente.
CORY - Chi paga per uno spettacolo vuole uno spettacolo.
GIBI - E noi glielo daremo.
CORY - Come glielo abbiamo dato con "Il gioco dei
cinque anelli"?
GIBI - Quello tu un incidente: non si ripeterà.
CORY - Già... un incidente. Per il "Castello
stregato", invece, si chiamava "errore tecnico." Il pubblico,
però, lo chiamò in un altro modo e volle indietro i soldi del biglietto. Come
lo chiamerà questo, adesso (leggendo il cartello)…"La sega
magica"…
GIBI - Piacerà, vedrai.
CORY - Come quella volta quando arrivò la polizia dopo lo
spettacolo a dirci di cambiare aria? Avevi un'attrazione sicura, dicevi:
"Il viaggio sulla luna"... e invece il viaggio lo facemmo noi, quella
notte stessa, dopo aver caricato il materiale... che figura! Faceva un
freddo... e su quel ponte restammo anche senza benzina. Cosa succederà questa
volta, eh?
GIBI - Tutto bene, vedrai.
CORY - E' una tua creazione o è un vecchio gioco di tuo
padre? Se non è un esercizio di tuo padre non ci credo.
GIBI - E' mio, ma andrà bene, vedrai.
CORY - L'avevi detto anche per "I birilli ballerini"...
"vedrai che successo! la gente farà la fila per provare, sperando di
vincere la bottiglia, ma a vincere saranno in pochi... al massimo due o tre in
un'intera serata"... che successo! settantadue bottiglie partite in
mezz'ora... e per fortuna incominciò a piovere, così ci fu una buona scusa per
chiudere tutto. Tuo padre sì che ne sapeva di trucchi! almeno tu fossi stato
capace di rimettere in piedi qualcuno di quelli.
GIBI - Ho tentato, lo sai, ma non m'è riuscito.
CORY - Allora era meglio tenerci la baracca del tiro a
segno... ma a lui piace fare l'artista, preparare nuove attrazioni... "La
sega magica"... che roba è questa volta?... non hai il coraggio di
rispondere?
GIBI - Funzionerà, vedrai.
CORY -
(ironica) Parola di Gibi, vero?
GIBI - Parola di Gibi.
CORY - Ora sì che sono tranquilla... sento già gli
applausi fischiarmi negli orecchi... e come fischiano forte… e che cosa dovrei
fare io in questo numero?
GIBI - Una cosa da nulla: sdraiarti in una cassa e
infilare le mani nei due buchi di sopra, mentre i piedi devono uscire dai buchi
di sotto. Poi ci penso io.
CORY - Ci pensi veramente?
GIBI - Ti ho detto di sì.
CORY - Al resto, voglio dire, ci pensi?
GIBI - Quale resto?
CORY - Al fatto che sono stufa di continuare questa vita
accanto a uno che non sa mai combinare nulla di buono, ci pensi?… Max mi ha
fatto una proposta interessante.
GIBI - E' un poco di buono, lo sai.
CORY - Ma sa fare il suo mestiere.
GIBI - Non è vero: sa fare dei soldi, che è un'altra cosa.
CORY - Può darsi, ma tu non sai fare né l'uno né l'altro.
Per la prossima stagione Max vorrebbe mettere su un numero nuovo: "Il
giardino di Allah"… musiche arabe, danza del ventre e roba del genere...
mi ha detto che gli andrebbe un tipo come me.
GIBI - Tu hai già il tuo lavoro qui.
CORY - Ma quello sarebbe un numero vero.
GIBI - Funzionerà anche il mio, vedrai.
CORY - E se non funzionasse, se ci facessimo ancora ridere
dietro da tutti?
GIBI - Ma no, andrà bene.
CORY - Quando lo facciamo il primo spettacolo?
GIBI - Fra poco... il tempo di mettere a posto gli ultimi
particolari. Te lo dico io quando è il momento di incominciare a vendere i
biglietti, tanto, per collaudare il gioco bastano pochi spettatori.
(Gibi ha attaccato il cartello e
rientra nella baracca a riporre gli attrezzi).
CORY -
(canterellando) Scegli la rosa se vuoi darmi
un fior / cercala rossa perché è il mio color…
Sulla pedana della baracca di sinistra i clown sono andati via. Max cerca di catturare gli ultimi clienti.
MAX - ... avanti, signore e signori, non perdete quest'occasione...
lo spettacolo sta per incominciare... coraggio, giovanotto, si avvicini pure
alla cassa, ma non troppo alla cassiera perché c'è il fidanzato che guarda…
militari e ragazzi mezzo biglietto... (guarda verso Cory)... belle donne
ingresso gratis!... (Cory
sorride e rientra nella sua baracca. Intanto, un giovanotto del gruppetto
davanti a Max, indietreggiando come per andar via, dà un urtone a un signore
alle sue spalle, quindi lo sorregge per paura che debba cadere. Il signore
scuote la testa e il giovanotto si allontana. Il signore si avvicina alla cassa
per acquistare il biglietto e mette le mani al posto del portafogli, ma lo
trova vuoto).
SIGNORE - Il mio portafogli!... dov'è il portafogli?!... mi
hanno rubato il portafogli! (Il signore ritorna in mezzo al gruppo, ma tutti, per
paura di essere coinvolti nella faccenda come testimoni, si allontanano. Il
signore si sposta dall'uno all'altro in cerca di aiuto).
E' stato il giovanotto che era davanti a me e che mi
ha dato un urtone... da che parte è andato?... chi l'ha visto?... è lui il
ladro! (Il
signore, rimasto solo, si allontana. Dalla baracca di fronte fa capolino il
ladro. Ormai tranquillo, il giovanotto esamina il contenuto del portafogli.
Intanto Gibi esce dalla baracca ad esaminare il cartello che ha attaccato; vede
il giovanotto, gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla, proprio nel
momento in cui il giovane che ha intascato il denaro, vuoi disfarsi del
portafogli).
PRIMO
GIOVANE - (impaurito) L'ho
trovato per terra... qui davanti... volevo consegnarlo alla... (dallo
sguardo di Gibi capisce che non si tratta del portafogli)... ma chi è lei,
scusi?… che cosa vuole da me?
GIBI - Volevo solo domandarti se ti interessa
guadagnare... diciamo... una decina di migliaia di lire.
PRIMO
GIOVANE - (guardandosi alle
spalle) E perché no?... un momento: si tratta di fare fatica?
GIBI - Bisogna fingere di fare fatica.
PRIMO
GIOVANE - Allora ci sto.
GIBI - Vieni con me. (Entra nella baracca seguito
dall'altro che mette in tasca il portafogli. La baracca avanza verso il
proscenio, quindi si apre lasciando apparire una minuscola platea con il
palcoscenico.
Gibi e il giovanotto sono appunto in platea).
Vedi quella sedia in seconda fila? quello è il tuo
posto: ti siederai e farai finta di essere uno spettatore qualsiasi.
PRIMO
GIOVANE - Fin qui è chiaro. E poi?
GIBI - Ci arriviamo subito. lo sarò qua sopra a presentare
lo spettacolo… (sale sul palcoscenico e apre il sipario)... farò un po'
di chiacchiere, poi arriverà mia moglie e io la farò entrare in questa cassa...
(indica la cassa al centro del palcoscenico)... a questo punto prenderò
la sega e la farò girare in platea... (mostra una sega a lama semplice con
due impugnature)... poi dirò: "c'è fra il pubblico un signore di buona
volontà che voglia darmi una mano?" tu, allora, ti offrirai e io ti farò
salire sul palcoscenico.
PRIMO
GIOVANE - Devo fare il compare, è
semplice.
GIBI - E' difficile, invece; e l'arte è tutta lì: bisogna
offrirsi rifiutandosi.
PRIMO
GIOVANE - E come?
GIBI - Il pubblico deve avere la sensazione che tu sul
palcoscenico ci arrivi controvoglia, che hai sì alzato la mano, ma che te ne
sei pentito. Soltanto allora cadrà ogni dubbio che fra noi ci sia qualche
intesa. Hai capito?
PRIMO
GIOVANE - Abbastanza. lo alzo la
mano, ma poi me ne pento…
GIBI - Fino a un certo punto, però, perché nel frattempo
un altro potrebbe chiedere di venire al tuo posto.
PRIMO
GIOVANE - Capito tutto.
GIBI - Vieni su, allora...
(il giovane fa per
arrampicarsi)... non di qui: c'è la scaletta... (il giovane fa per
salire dalla scala)... ma ripetilo pure, sembrerà spontaneo... (il
giovane torna indietro e fa per arrampicarsi di nuovo)... non adesso,
davanti al pubblico ripetilo... (il giovane sale dalla scaletta e Gibi gli
mostra la sega)... mi troverai con questa in pugno e io cercherò un posto
dove metterla per poterti stringere la mano e ringraziarti di esser venuto ad
aiutarmi... così l'appoggerò qui, in questo modo... capito? (Si avvicina al
divanetto a braccioli e appoggia la sega in modo che una parte di questa sporga
dal bracciolo, mentre l'altra appoggia sul fondo del divano, fondo che non è
visibile dalla platea).
PRIMO
GIOVANE - Beh, questa è una cosa che
riguarda lei.
GIBI - E, no, riguarda anche te, perché dopo le strette di
mano io dirò. "vogliamo incominciare il lavoro?" e tu, allora, andrai
a prendere la sega… ma sta' bene attento a come devi prenderla… (Gibi si avvicina al divanetto e lo
sposta per dar modo al giovane di seguire bene l'operazione che egli esegue
lentamente. La sua mano impugnerà il manico della sega che è appoggiato sul
fondo del divano, quindi tirerà l'utensile fino a far scomparire dietro il
bracciolo anche il manico che prima sporgeva. A questo punto la sua mano lascia
la prima sega e ne impugna una seconda, identica alla prima, che giaceva sul
fondo del divano. E' così la seconda sega che verrà sollevata, mentre la prima
resterà sul fondo del divano. Gibi rimette le seghe a posto). Prova
un po'... (l'operazione viene eseguita dal giovane)... Bravo, sei un
ragazzo intelligente.
PRIMO
GIOVANE - (con la seconda sega in
mano) Perché questo scambio? non è eguale all'altra?
GIBI -
(rimette al suo posto il divanetto) No che
non è eguale, adesso te ne accorgerai... Dunque, appena avrai la sega in mano,
tu andrai da questa parte... (lo spinge dietro la cassa)... lì puoi
lavorare tranquillo perché sei nascosto agli occhi del pubblico... mi passerai
un manico e incominciamo a segare la cassa. Prima però toglierai la lama e
l'appoggerai per terra senza fare rumore.
PRIMO
GIOVANE - E la lama come si toglie?
GIBI -
(esegue la dimostrazione) Basta schiacciare
questa levetta sul manico visto?
PRIMO
GIOVANE - Ma, dica un po', crede che
la gente se la berrà tanto facilmente?
GIBI - Noi faremo finta di segare veramente la cassa e io
con le spalle coprirò la scena.
PRIMO
GIOVANE - Sì, ma qualunque imbecille
capirà che non stiamo segando un bel niente.
GIBI - Giusto! non ti ho detto ancora nulla dei rumori.
(raccoglie
da terra un piccolo registratore che era nascosto dietro la cassa) Vedi
questo registratore? prima di incominciare schiaccerai il primo bottone.
PRIMO
GIOVANE - Questo?
GIBI - Proprio quello. Metti a posto la lama che facciamo
una prova. (Il giovane inserisce la lama nelle scanalature delle due
impugnature e porge un manico a Gibi, poi ritoglie la lama, la depone per terra
e schiaccia il pulsante del registratore. I due incominciano a fingere di
segare al centro della cassa; si ode il rumore di una lama che morde il legno).
Uno... due... bisogna contare mentalmente fino a dieci... sei... sette otto...
nove... dieci. (Il rumore cessa. Gibi si passa il braccio sulla
fronte, come per asciugarsi il sudore. Il manico, munito di una piccola punta,
lo ha piantato nel legno della cassa)… Ora fino a cinque... tre...
quattro... cinque... (il rumore ricomincia e i due riprendono la mimica)...
fino a dieci di nuovo... (altro arresto per riposarsi)... ancora
cinque... (riprendono il lavoro)... e gli ultimi dieci… (Gibi intanto è sceso col manico, a
poco a poco, fino alla base. della cassa. Quando il rumore cessa, pianta il
manico nel legno, si raddrizza, sbuffa, poi impugna di nuovo il manico e lo
solleva a fatica, rasente alla cassa, come per togliere la lama dal legno. lì
giovane, per aiutarlo, afferra anche lui il manico che Gibi sta sollevando e lo
fa scomparire dietro la cassa. Gibi solleva il coperchio che è tagliato in due
pezzi, come per far uscire la donna)... e il gioco è fatto!
PRIMO
GIOVANE - E' sicuro che funzioni?
GIBI - Non sicuro, ma sicurissimo. E di me, modestamente,
puoi fidarti: io sono il figlio di Gudi Bannur…
PRIMO
GIOVANE - E chi sarebbe?
GIBI - Non hai mai inteso parlare del famoso Gudi Bannur,
il più celebre illusionista di tutti i tempi?
PRIMO
GIOVANE - Io mi intendo poco di
questa roba, ma se devo dire la verità, mi sembra un trucco un po' terra,
terra.
GIBI - Ti ricordi bene di quello che devi fare?
PRIMO
GIOVANE - Come no! cambiare la sega,
togliere la lama. registratore, contare fino a dieci, poi fino a cinque, poi
ancora dieci, poi ancora cinque, e poi gli ultimi dieci.
GIBI - Bravo! vai a sederti in platea adesso... (il
giovane scende in platea e Gibi apre la porticina del palcoscenico)...
Cory! io sono pronto... puoi incominciare a vendere i biglietti… (Cory
appare con una cassetta sotto il braccio; scende in platea, l'attraversa
ancheggiando, diretta verso l'uscita).
CORY -
(canterellando) Scegli la rosa se vuoi darmi
un fior / cercala rossa perché è il mio color…
GIBI -
(fra sé) Strumenti a posto… (Prende la
falsa sega e prova lo scorrimento della lama nelle scanalature, va a collocarla
sul divano e ritira la vera sega che sistema in piedi davanti alla cassa. Si
ode la voce di Cory nell'altoparlante, all'ingresso della baracca).
VOCE Dl CORY - Avanti, signore e signori... "La sega magica"... uno spettacolo affascinante che viene presentato al pubblico per la prima volta
GIBI -
(fra sé)... registratore...
(va a
riavvolgere il nastro sulla bobina libera)
VOCE DI CORY - ... venite ad assistere a questo nuovo
spettacolo... avanti, signori…
GIBI -
(tra sé)... coperchio della cassa… (Va a mettere
una strisciolina di nastro isolante sotto il coperchio della cassa e si accerta
che, sollevandolo, appaia come un solo pezzo. In platea stanno entrando degli
spettatori: Gibi corre a chiudere il sipario, quindi scende la scaletta del
palcoscenico e va incontro a Cory che rientra con la cassetta). Quanti
biglietti hai venduto?
CORY - Una trentina.
GIBI - Bastano come primo spettacolo.
CORY - Così faremo più presto a restituire i soldi.
GIBI - Ma che cosa vai a pensare! andrà tutto bene.
CORY - Vedremo.
GIBI - Qui è tutto pronto: andiamo a cambiarci.
(Risalgono
la scaletta del palcoscenico e spariscono dietro il sipario. Gli spettatori
prendono posto in platea. Entra di corsa il secondo giovane che, dopo aver
cercato ansiosamente fra i presenti, scorge il primo giovane in seconda fila e
gli si avvicina).
SECONDO
GIOVANE - Fuori piove a dirotto.
PRIMO
GIOVANE - (spaventato) Che
cosa?
SECONDO
GIOVANE - (sottovoce) Sta
arrivando il merlo con la madama. (Il primo giovane si alza di scatto e si
avvicina a un pannello che comunica con l'esterno, quindi, coperto dal secondo
giovane, rimuove il pannello creando un'apertura dalla quale si dileguano tutti
e due i giovani. Entra il signore che era stato derubato seguito da un
poliziotto. Il signore scruta in viso i presenti e fa un cenno di negazione
verso il poliziotto. Scoprono il pannello rimosso, si guardano in faccia ed
escono tutti e due dall'apertura. Si spengono le luci e si apre il sipario:
Gibi appare in frac con cilindro, bastone e guanti bianchi).
GIBI -
(con accento esotico) Signore e signori...
io, figlio grande illusionista Gudi Bannur, dare tutti voi mio benvenuto.
Spettacolo che presentare stasera per prima volta in vostro paese. essere molto
interessante ed emozionante. Se in mezzo voi qualcuno non avere molto coraggio,
io prego uscire... (scruta per un attimo la platea)... tutti rimanere…
bene... io, allora, davanti vostri occhi, tagliare in due pezzi una donna...
grande attrice… Cory!... (Al suo gesto, appare sul palcoscenico, salutata da
sparuti applausi, Cory, avvolta in un ampio mantello. La donna avanza fino al
proscenio, spalanca il mantello e assume atteggiamenti statuari, quindi si
toglie il mantello e va a deporlo su una panchetta accanto alla quinta: Lo
stesso fa Gibi con il cilindro, il bastone e i guanti.
Gibi prende la donna per mano e la conduce trionfalmente alla
cassa, quindi solleva il coperchio che appare unito. La donna entra nella cassa
e vi prende posto, facendo uscire mani e piedi dagli. appositi buchi. Gibi
riabbassa il coperchio, poi va a toccare le mani e i piedi che la donna muove).
Cory soffrire un po' di solletico... (Impugna la sega appoggiata alla
cassa e la mostra)... ora io prego tutti esaminare mio arnese lavoro...
lama forte e tagliente... esaminare, prego... (si alza il primo spettatore
che allunga la mano per toccare l'utensile)... prego, fare vedere tutti...
(il
primo spettatore fa circolare la sega in platea)... vero acciaio Toledo...
affilatissimo (la sega, terminato il giro, viene riconsegnata a Gibi che si
avvicina alla cassa e tocca le mani che sporgono)... io adesso incominciare
lavoro… essere pronta? (le mani si muovono. Gibi appoggia la lama al centro
della cassa, come per iniziare a segare)... anche io pronto... (ci
ripensa e torna al boccascena)... però, tagliare donna in due pezzi essere
molta fatica e io stasera un poco stanco... nessuno volere dare a me mano?...
Chi volere salire su palcoscenico?... (In platea s'é alzato il terzo
giovane, un tipo alto e robusto)... avere visto signore alzato mano (il
terzo giovane si avvicina alla scaletta del palcoscenico)... un momento,
prego... avere visto signore alzato mano prima... dove essere ora?… (il
terzo giovane incomincia a salire. Gibi cerca in platea disperatamente)...
un momento, ho detto!... signore in seconda fila che alzato subito mano, dove
essere ora?... (guarda semiaccecato dalle luci della ribalta, facendosi
schermo con le mani)... dove essere?... (il terzo giovane è già davanti
a lui. Ad un tratto un'idea attraversa la mente di Gibi. Sottovoce)... ho capito:
l'altro è andato via e ha lasciato te?... (il giovane fa un leggero cenno
della testa accompagnato da un grugnito. Gibi, con un respiro di sollievo,
tornando a rivolgersi al pubblico)... evidentemente, primo signore avuto
paura salire qui sopra per dare a me mano... forse credere che io volere
tagliare anche quella... io, invece, volere solo aiuto... (al giovane
sottovoce)... ti ha spiegato tutto per bene?... (altro grugnito. Gibi va
a collocare la sega sul bracciolo del divano, poi stringe con tutte e due le
mani quella del giovane)... Tanto piacere di fare sua conoscenza... lei
molto forte e potere fare buono lavoro. Avere mai tagliato donna in due
pezzi?... no?… essere esercizio molto utile... lei stasera imparare e poi
potere ripetere quando bisticciare con fidanzata o con moglie... o meglio, con
suocera. Ma non bello fare aspettare signori... volere per favore prendere
strumento lavoro? (Il giovane si toglie la giacca, la depone sulla
panchetta, quindi va a impugnare la sega che sporge dal bracciolo. Gibi gli
sbarra il passo. A bassa voce; con rabbia) Ma cosa fai?!... non ti ha detto
nulla quell'altro?... (forte; per il pubblico)... uno momento io
dimenticato evocare mio grande spirito… (Gli toglie la sega di mano, la
rimette sul bracciolo, compie qualche gesto cabalistico, quindi, con il
procedimento già illustrato, prende la seconda sega e lascia la prima sul fondo
del divano. Consegna l'arnese al giovane). Ora essere pronto (sottovoce
al giovane) Ricordati del registratore. (Si avvia alla cassa, ma intanto
il giovane esamina l'arnese, lo mette da parte e torna al divano a prendere la
prima sega. Gibi si accorge dello scambio e si precipita a strappargliela di
mano, quindi gli riconsegna la seconda sega). Questo essere strumento di
lavoro, capito?... questo altro acciaio non buono. (Il giovane esamina
l'utensile, preme la levetta del manico e sfila la lama tra le risate e i
fischi del pubblico, quindi getta via i pezzi dello strumento. Gibi si avvicina
al boccascena e cerca di dominare gli schiamazzi). Spiacente comunicare che
non potere eseguire esercizio... dare vostro biglietto, io restituire soldi. (Va
a chiudere il sipario, ma il giovane lo segue, ferma la sua mano sulla corda e
riapre il sipario già chiuso a metà. Sbalordito) Ma chi sei, tu?!... come
ti permetti?! (In mezzo alla platea che fischia e schiamazza, si alza il
primo spettatore che si rivolge al pubblico).
PRIMO
SPETTATORE - ... Ma perché fischiate?
non avete capito che è parte dello spettacolo?!...
SECONDO
SPETTATORE - ... sicuro!... è tutto
combinato!... (Gli schiamazzi e i fischi si trasformano in risate e
applausi. Sul palcoscenico, Gibi, un po' sconcertato, cerca di parlare ancora
al pubblico).
GIBI - Cari amici... vi ho detto che lo spettacolo non ci
sarà…
TERZO SPETTATORE - Toh! s'è dimenticato di parlare straniero!
(risate)
GIBI - ... però, state tranquilli: tutti i biglietti
saranno regolarmente rimborsati...
TERZO SPETTATORE - Hai imparato facile la nostra lingua, eh?
(risate)
GIBI - ... e ora, se permettete, chiudo il sipario e vengo
giù con i soldi... (si avvia verso la corda del sipario, ma il terzo giovane
gli sbarra il passo) ma che vuoi?... non hai capito?... lo spettacolo non
si fa più... (il giovane sorride e scuote la testa)... come no: sono io
che decido! (Il giovane, sorridendo ma con una certa energia, lo spinge
indietro a sedere su una sedia a braccioli vicino alla cassa. Gibi, sbalordito,
non si è ancora reso ben conto delle intenzioni dell'altro, ma quando lo vede
andare a prendere la vera sega, si alza di scatto). Ma cosa fai?!... Oh,
mamma mia!... ma lì dentro c'è mia moglie, non lo sai? (al pubblico)
Questo si è messo in testa di tagliare sul serio una donna in due!
VOCI DALLA PLATEA -
(fra le risate e gli applausi)... Bravo!..
magnifico!... è come se fosse vero!...
GIBI - Ma è vero!... questo è un pazzo che...
(sente la
sega in azione e corre ad afferrare il giovane per un braccio)... fermo!...
c'è mia moglie lì dentro! (Risate generali. Anche il giovane scoppia a
ridere. Gibi, disperato, corre a raccogliere i pezzi della seconda sega).
Era un trucco quello che avevo preparato... vedete?... con il manico dovevo
segare, e intanto... (corre a prendere il registratore e lo fa funzionare)...
dovevo mettere in moto questo... capito?.. un gioco da quattro soldi per divertirci
un po' tutti... ma non è andata... pazienza!
VOCI DALLA PLATEA - ... bravo!... questa è buona!... formidabile!...
(Risate
e applausi. Anche il giovane ride e batte le mani. Gibi ora ha dimenticato di
aver raccontato la storia del suo fallimento: sorride e ringrazia, ma
all'improvviso sente il rumore della sega e subito ascolta il registratore che
ha in mano, ma si accorge con terrore che è fermo. Corre ad aggrapparsi al
braccio del giovane).
GIBI - Ma cosa vuoi fare, disgraziato?!… non hai capito?!
(il
giovane annoiato, cerca di scrollarselo di dosso, Gibi, gridando)...
Cory!... Cory!... vieni fuori dalla cassa!... esci di lì, Cory!... (Le
risate e gli applausi crescono in proporzione alla paura di Gibi. Intanto, il
giovane che per due o tre volte ha tentato inutilmente di rimettersi al lavoro,
si rivolge al pubblico, facendo cenno a qualcuno di salire per aiutarlo).
PRIMO
SPETTATORE - Andiamo!... tanto fa
parte dello spettacolo…
VOCI DALLA PLATEA - ... bisogna dare una mano... sì, andiamo!...
(Quattro
spettatori salgono sul palcoscenico e, prima dolcemente, poi con sempre maggior
energia, strappano Gibi dal terzo giovanotto e lo obbligano a sedere sulla
sedia a braccioli. Intanto non possono soffocare le risate. Anche il terzo
giovanotto che vorrebbe continuare il lavoro è impedito da una crisi di risa).
GIBI -
(sconcertato e spaventato) Ma che fate?!...
vi ho detto la verità: non fa parte dello spettacolo questo... è la verità, lo
giuro... (il terzo giovane riprende il lavoro)... ma quello ricomincia a
segare... fermatelo... è un pazzo!... oh, mamma mia!. oh, mamma mia!... Cory
aiuto... polizia!... aiuto!... (Gibi
continua a dibattersi. Mentre due spettatori lo tengono fermo sulla sedia, gli
altri due escono da una quinta e ritornano con una fune e due larghi
fazzoletti. Gibi viene rapidamente legato alla sedia e imbavagliato. Ora i
quattro spettatori e il giovane, piegati in due per le risate, osservano Gibi
che tenta inutilmente di liberarsi. In platea scrosciano gli applausi. Sempre a
gesti, perché il convulso di risa impedisce di parlare, il primo spettatore
chiede al terzo giovane se ha ancora bisogno del suo aiuto e di quello dei suoi
compagni. Il giovane ringrazia e fa loro cenno di andare in platea a godersi lo
spettacolo. I quattro spettatori lasciano il palcoscenico e il giovane
incomincia a segare. Scena mimica a soggetto che avrà per protagonisti:Gibi con
i suoi sforzi sovrumani e disperati per liberarsi; il giovane che lavora
con entusiastico, elementare, ottuso vigore; la lama della sega che avanza
minacciosa col suo sinistro rumore, le risate del pubblico. La lama è arrivata
a metà dello spessore della cassa: Gibi sta per cadere in deliquio, lotta
ancora disperatamente, ma poi si affloscia. La sua presunta interpretazione è
ritenuta ottima e il pubblico applaude entusiasta. Ecco che la sega ha diviso
in due la cassa; il giovane solleva la lama dalla fenditura, quindi sposta i
due tronconi della cassa, in modo che le mani e i piedi della donna vengano a
trovarsi rivolti verso il pubblico, parallelamente. Applausi fragorosi: Gibi
che era stato risvegliato dal rumore, osserva la scena e ricade svenuto. Ora il
giovane riaccosta i due tronconi di cassa, solleva i due pezzi di coperchio e
porge la mano a Cory che esce dalla cassa fra grandi scrosci di applausi; il
giovane si avvicina alla sedia e libera Gibi dalla corda e dal bavaglio, ma per
farlo risvegliare occorre qualche schiaffetto sulle guance. Ecco che Gibi apre
gli occhi: qualche istante per riprendere i contatti con l'esterno, e poi si slancia
verso la moglie, l'abbraccia, la guarda, la tocca: è tutta intera. Mentre Cory,
esultante, ringrazia il pubblico, pavoneggiandosi in atteggiamenti statuari.
Gibi va ad esaminare la cassa e constata sbalordito che è stata veramente
segata a metà. Ritorna accanto alla moglie e, istintivamente, la esamina ancora
alla vita, poi guarda sconcertato verso il giovane che, modestamente in
disparte, si aggiusta la camicia. lì pubblico, tutto in piedi, s'è avvicinato
alla ribalta e applaude entusiasticamente. Gibi ora comincia a capire: quegli
applausi sono per lui, tutti credono che quello che è avvenuto sia dipeso dalla
sua volontà. Allora, piano, piano, anche lui entra nel gioco e comincia a
ringraziare il pubblico, prima timidamente, poi con sempre maggiore convinzione,
fino a stringere le mani che gli vengono tese, mentre Cory getta baci sugli
spettatori. Esaurita l'ovazione, il pubblico sfolla e Cory, felice, getta le
braccia al collo del marito).
CORY - Bravo! sei stato magnifico!... ora bisogna
preparare tutto per il prossimo spettacolo. (Cory esce dalla porticina del palcoscenico. Gibi osserva il
giovane che gli volta le spalle, aggiustandosi la cravatta. Dopo un silenzio).
GIBI - Non te la sei cavata male...
(il giovane alza le
spalle senza voltarsi) hai certe doti... vanno coltivate, naturalmente...
ma ci sono. (Aspetta una risposta che non viene) Puoi fidarti di quello
che dico: io me ne intendo. Sai, non era mica una storia quella che ho
raccontato: io sono veramente il figlio di Gudi Bannur… (aspetta un gesto o
una parola di meraviglia che non vengono)... ne avrai sentito parlare,
no?... Gudi Bannur, il famoso illusionista... (l'altro si volta e atteggia
la faccia come per dire "e chi è?")... strano, nel nostro
mestiere è considerato un maestro... i suoi esercizi sono ricordati come
qualcosa di favoloso, di irraggiungibile... la "fontana delle
rose"... la "piramide magica"… il"mantello
misterioso"... che numeri! che perfezione di stile! E' morto due anni fa,
ma ha lavorato fino all'ultimo giorno... magro, alto, elegantissimo nel suo
frac, con un turbante di seta bianca e un rubino nel mezzo... (il giovane
estrae un pettine e incomincia a ravviarsi i capelli)... dunque, se ti dico
che non te la sei cavata male, puoi crederci... è vero che il gioco è piuttosto
semplice, ma qui abbiamo un pubblico popolare; si contenta con poco… Sentito
quanti applausi?... un po' anche per merito tuo... (il giovane alza le
spalle)... eh, no, quello che è giusto è giusto: anche a te va una parte
del merito... (aspetta un cenno o una parola di ringraziamento che non
vengono)... solo che ho perso qualche sfumatura dell'esercizio … sai,
quando... dovevo far finta di essere svenuto... potrei benissimo ricostruire:
il gioco l'ho visto fare migliaia di volte da persone diverse, e il trucco è
sempre quello... solo che ognuno mette nello stile qualcosa di proprio, e io
sono un maniaco dello stile. Non potresti ripeterlo? (il giovane si
schermisce sorridendo). Eh, via... non sono mica un estraneo! Fra gente del
mestiere queste cose si fanno, ci si consiglia, ci si aiuta... dopo, magari, ti
faccio vedere qualcosa del mio repertorio... (ricorda qualcosa) Ah, un
momento!... devo regolare il mio debito... (apre il portafogli)...
all'altro avevo promesso diecimila lire, ma tu ne hai meritate almeno il
doppio. Vanno bene ventimila? (il giovane intasca i soldi con un cenno di
ringraziamento) Allora, lo rifai questo esercizio?... (altro risolino
del giovane)... cocciuto eh?!... toh, eccoti altre diecimila, ma ripetimi
bene i movimenti... (l'altro respinge il denaro) venti... trenta?... ma
che cosa vuoi? quale segreto credi di custodire, piccolo presuntuoso?!... sa
fare alla meglio uno straccio di esercizio e crede di possedere il tesoro dei
Faraoni! ci vuol altro nel nostro mestiere per sbarcare il lunario! (l'altro
incomincia a infilarsi la giacca)... E' un puntiglio il mio, lo so, ma
voglio rivederti al lavoro... magari per darti qualche consiglio... nel tuo
interesse, naturalmente... allora? (l'altro continua a sorridere) Senti,
i capricci si pagano, lo so, e io per levarmi questo sono disposto a pagare...
(porge
il portafogli) ci sono duecento mila lire qui dentro... sono tue, ma
rifammi l'esercizio... (l'altro respinge la mano sorridendo)... che cosa
vuoi, allora? (il giovane alza le spalle) Facciamo insieme il prossimo
spettacolo? (l'altro scuote la testa) domani? (l'altro sorride e
scuote ancora la testa) Non crederai di cavartela così, allora! di qua non
esci se prima… (Il giovane lo spinge da parte con un semplice gesto del
braccio e sia avvia verso la scaletta del palcoscenico. Gibi capisce
l'assurdità della posizione di forza e cambia subito tono cercando di
trattenerlo). Senti... prima non sono stato sincero, quando ti ho detto che
te la sei appena cavata: "è giovane e potrebbe montarsi la testa" ho
pensato... per questo non ho voluto dare troppa importanza a quello che avevi
fatto, ma il tuo è stato un lavoro magnifico, eccezionale... non l'ho mai visto
eseguire così questo numero... anche mio padre l'aveva in repertorio, eppure,
ascolta cosa ti dico... neanche lui lo faceva come te. Era uno stile diverso,
d'accordo, chiamiamolo "classico", se vuoi, ma di effetto minore,
questo bisogna dirlo. Non c'era professionismo in te, ecco il segreto...
sembrava tutto spontaneo... sembrava che non ci fosse nulla di preparato,
proprio come se tu fossi uno spettatore qualsiasi, capitato per caso sul
palcoscenico… (precede il giovane alla scaletta del palcoscenico per
ostacolargli il passaggio) Senti... ho una proposta da farti. Perché non ci
mettiamo insieme? io e te possiamo fare grandi cose e qui c’è tutto quello che
ti serve… tu, io e mia moglie... dividiamo in tre parti eguali... (l'altro
sorride e scuote la testa)... in due parti dividiamo: la paga di mia moglie
la faccio uscire dalla mia parte... e in più ci metto tutto il materiale...
vuoi? (il giovane è ormai sceso in platea) Amico, non puoi andartene
così... guarda in che condizioni mi hai messo! io devo replicarlo questo
spettacolo, tale e quale come l'abbiamo fatto oggi, non posso fare cambiamenti,
capisci? il pubblico non ammette di essere preso in giro... e come faccio se tu
non mi dài una mano, se tu non mi insegni il tuo sistema? Io l'esercizio posso
eseguirlo in dieci modi diversi, tu che sei del mestiere lo sai bene... ma non
nel tuo modo, l'unico che conta adesso. (Gibi si aggrappa al braccio del
giovane) Via, non essere testardo... forse t'è dispiaciuto perché mi sono
preso tutti gli applausi?... non si ripeterà più, vedrai... organizzeremo tutto
perché gli applausi siano anche tuoi . anzi, saranno solo per te, se ci
tieni... metteremo solo il tuo nome qui fuori, solo il tuo ritratto... in poco
tempo diventerai qualcuno nel nostro ambiente: il pubblico vedrà soltanto te...
io sarò la "spalla"... ti va? (Il giovane che, sempre sorridendo,
è riuscito a svincolarsi, attraversa la platea, ma Gibi non si dà per vinto.
Intanto la baracca si richiude e indietreggia. I due si trovano ora all'aperto).
Che cosa c'è che non ti piace, che cosa ti impedisce di accettare? il tuo
lavoro?... tu non vivi facendo questo mestiere, altrimenti avrei già sentito
parlare di te... e, allora, ascolta: qualunque lavoro tu faccia, non c'è nulla
di meglio di questo. Se riusciamo a fare tre o quattro spettacoli per sera,
puoi contare su un guadagno di almeno cinquantamila al giorno... e poi ci sono
le domeniche e le altre feste con un incasso del doppio o del triplo. Quale
lavoro ti fa guadagnare di più, eh?... Forse non credi che parli seriamente?...
pensi che, appena mi hai spiegato il tuo sistema, io faccia a meno di te? No:
ti puoi fidare... sono pronto a mettere tutto per scritto, su carta bollata...
allora? (Il giovane sorride e scuote la testa) Ma perché?! forse non ti
piace la vita che facciamo? è perché non l'hai mai provata. Cosa c'è
di meglio che andare in giro per il mondo... posti nuovi, facce nuove... sui
nostri carrozzoni non manca nulla, sai... e qui è come una grande famiglia... (Gibi
gli tocca il fianco col gomito)... e se ti piacciono le ragazze, qui non
hai che da scegliere... non fanno mica troppe storie queste (legge negli
occhi del giovane il rifiuto) No. Non ti piace questa vita, ho capito; ci
consideri un po' come zingari... e tu vuoi essere qualcuno. Sai cosa ti dico,
allora? il nostro numero merita qualcosa di più; ci mettiamo al lavoro, lo
perfezioniamo e lo portiamo, pari, pari, in un circo o in teatro, negli
spettacoli di varietà. Ecco qualcosa che va bene, vero? ecco un'idea che ti
piace. Ora siamo su un altro piano: c'è il nome stampato sui manifesti per le
strade, ci sono i giornali che parlano di te... Era questo quello che volevi,
vero? (il giovane scuote ancora la testa) No?!... ma come
"no"... perché "no"?!... ma chi sei per rifiutare queste
cose?... dove credi di poter arrivare? a consumare la tua vita in una sudicia
officina o a mettere timbri in un ufficio! rifletti bene: è un'occasione che
non ti capiterà più. Che razza di giovane sei, senza ambizioni, senza
fantasia?! (Il giovane, sorridendo, fa un cenno di saluto, come per
andarsene. Gibi è terrorizzato) come... te ne vai così...? ma non puoi!...
non puoi andartene in questo modo!... (Il giovane fa una faccia perplessa)
e mi chiedi il perché?!... ma, allora, ho parlato arabo finora! mi hai
rovinato, capisci... hai distrutto il mio numero, il mio lavoro... non
riuscendo più a rifare l'esercizio, apparirò ridicolo agli occhi del pubblico,
di mia moglie... tu hai voluto divertirti un po' e m'hai messo a terra, lo
capisci? (Per la prima volta, il sorriso sparisce dalla faccia del giovane
che ha ora un'espressione contrita: si stringe nelle spalle, scuote la testa,
batte con la mano sulla spalla dell'altro in segno di saluto e di invito alla
rassegnazione. Gibi continua a trattenerlo). Non te ne andare. Finora ho
parlato soltanto io, ora tocca a te: dimmelo tu quello che vuoi, avanza tu
qualche proposta... (l'altro batte col dito sul polso dell'orologio, come
per dire che è tardi)... è tardi?…dove devi andare?… con chi vivi?… una
moglie, una madre, un fratello... chi ti può consigliare? verrò io a spiegare,
a convincere... (fissa il giovane)... Tu non lo vuoi fare il nostro
mestiere, vero? (il giovane scuote la testa)... e allora regalalo questo
esercizio, a uno che per vivere deve fare proprio quel mestiere. Tu avrai altre
cose davanti, ma io ho soltanto quell'esercizio... che non sono capace di eseguire...
l'avrai capito anche tu, ormai... a che scopo continuare a mentire?... ho
sbagliato tutto nella vita .. mio padre sì che era un grande illusionista, ma è
morto all'improvviso due anni fa, durante uno spettacolo... stava facendo
sparire un coniglio... e invece... tac! è sparito lui. Vuoi sapere perché non
mi aveva ancora insegnato i suoi esercizi? perché non si fidava di me: ecco la
verità. Ero diverso allora, non avevo senso di responsabilità, non avevo
problemi... pensavo solo a divertirmi, a spendere soldi... e c'era gente pronta
a pagare bene per conoscere i trucchi di mio padre... e lui non era disposto a
vedermi sperperare quello che gli era costato tanti anni di lavoro. Così, lui è
morto e io ho ereditato bauli, paraventi, quinte con specchi, casse a doppio
fondo... un'attrezzatura che non so come usare.. Ho cercato di rimettere in
piedi qualcuno dei suoi giochi, ma non ci sono riuscito... hai visto anche tu,
stasera, il trucco che avevo preparato: un trucco miserabile che s'è bruciato
in pochi secondi... (il giovane assentisce tristemente) Capisci perché
devi darmi una mano?... tu non sai cosa fartene di quell'esercizio, per me,
invece, è la vita. Ho fatto molti sbagli, è vero, ma ora posso tirarmi su...
non vuoi offrirmi questa possibilità? (il giovane lo fissa commosso: è quasi
sul punto di parlare)... Aspetta, non ho ancora finito devi sapere tutto,
fino in fondo. Tu hai visto mia moglie, vero?... è bella, vero?... io l'amo...
senza di lei non riuscirei a vivere... eppure sto per perderla, lo sento... non
le ho mai dato nulla finora: soddisfazioni, sicurezza, nulla. Beh, stasera mi
ha buttato le braccia al collo, hai visto anche tu... non so da quanto tempo
non capitava più... sai che ero li lì per svenire un'altra volta?... mi ha
detto "bravo, sei stato magnifico"... capisci anche perché devo
rifarlo, ad ogni costo, questo esercizio? (il giovane è veramente commosso)...
Amico, ti ho parlato come a un fratello... ora sai tutto di me … ce l'hai un
cuore?... allora fammela questa elemosina, altrimenti sono un uomo finito. (Il
giovane ha un gesto di solidarietà verso Gibi, stringendogli la spalla. Ogni
esitazione è ormai scomparsa: ha deciso di fornire quella spiegazione che
l'altro attende. Ecco che incomincia a parlare, ma in quel preciso momento
scoppiano gli squilli di tromba dei due clown sulla pedana della baracca
accanto). Come?... (Il giovane continua a parlare, ma la sua voce è
completamente ricoperta dalle trombe. Gibi lo fissa ansiosamente, per cogliere
dal movimento delle labbra il senso di ciò che dice). Non capisco!... (Il
giovane continua a parlare e disegna con i gesti il profilo della cassa e la
sega che sta tagliando. Gibi è disperato) Non sento nulla! (corre verso
la pedana dei due clown. Urlando)... Basta!... smettetela con queste
trombe maledette!... (Intanto il giovane, rimasto solo davanti alla baracca
di Gibi, allarga le braccia ed esce di scena. I due clown smettono di suonare,
guardandosi stupiti. Gibi torna verso la sua baracca e cerca allarmato il
giovane). Dove sei?... dov'è andato?... ehi!... giovanotto!... (corre
fuori scena, rientra, torna a correre fuori)... dov'è andato a finire?!...
(disperato)...
ehi!... chi l'ha visto?!... (Intanto la baracca torna ad avanzare verso il
proscenio e ad aprirsi. Gibi, affranto, distrutto, rientra nella platea).
... è andato via!... e io che non ho capito nulla!... non ho sentito nulla!...
(Tira
qualche calcio alle sedie, poi sale sul palcoscenico, esamina i due tronconi di
cassa, li riavvicina, inserisce la lama della sega, getta via tutto
scoraggiato). ... nulla... nulla!... (Fa ancora qualche gesto di
dispetto, poi cava di tasca il fazzoletto per asciugarsi il sudore, ma qualcosa
impaccia il suo movimento. Esamina il fazzoletto e si accorge che è legato a
una serie di altri fazzoletti che gli è uscita di tasca. E' un po'
meravigliato, ma scrolla le spalle, appallottola i fazzoletti e li getta in una
cassetta su un tavolino vicino. Poi prende in tasca un altro fazzoletto per
asciugarsi il sudore, ma trova un'altra serie identica alla prima. Questa volta
è davvero stupito: appallottola anche questa serie e fa per gettarla nella
solita cassetta, ma si accorge che questa è vuota. Con un filo di voce)...
ma... era un gioco di mio padre, questo!... (Getta i fazzoletti
appallottolati nella cassetta, rimette la mano in tasca e sfila con gesti
febbrili un'altra serie, quindi apre di nuovo la cassetta e la trova vuota.
Gridando, strangolato dall'emozione)... era un gioco di mio padre!... (prende
dal tavolino una bottiglia e un boccale e ritorna al proscenio)… anche
questo era un gioco dì mio padre… (Versa il liquido nel boccale, poi getta
in alto il contenuto del boccale che si rivela pieno di coriandoli. Impazzito
di gioia)... è riuscito... è riuscito!... (Corre a prendere un
tavolincino con una cassetta al centro e lo porta al proscenio. Apre la
cassetta che è vuota, la fa girare e la richiude)... allora, qui dentro
dovrebbe apparire la mela...! (apre la cassetta che ora contiene una mela.
Gridando travolto dalla felicità)... c'è!... c'è!... ma. allora... è
l'eredità di mio padre. questa?!... mi ha lasciato in eredità i suoi giochi!...
(barcolla a questa rivelazione e alza le braccia al cielo commosso)… grazie,
pa'... grazie!... (volteggia sul palcoscenico come in un inebriante passo di
danza)... tutto mio, adesso! (Prende dal tavolino un lungo foulard e lo
ruota con ampio gesto del braccio, va al proscenio, lo raccoglie nelle mani e
fa l'atto di lanciare la pallottola verso li pubblico, ma il foulard è sparito)...
op...là!... (Fa un gesto con la mano, ed ecco apparirgli fra le dita un
mazzo di carte. Prende un cilindro sul tavolino e vi getta dentro le carte)...
uno... (rovescia il cilindro che appare vuoto)... e due!... (appoggia
il cilindro sul tavolincino al proscenio e lo copre con un foulard)... uno…
(scopre il cilindro ed estrae dallo stesso un coniglio bianco)... e
due!... (corre sul palcoscenico a braccia spalancate)... tutto mio,
ora!... (un pensiero improvviso lo ferma)... ma, allora, anche… (corre
sul fondo, impugna un paravento e lo chiude, mostrando che dietro non c'è
nessuno)… uno... (riapre il paravento, guarda verso il pubblico, poi con
un gesto deciso lo abbatte)... e due!... (dietro il paravento c'è ora
uno scozzese nella sua uniforme e con la cornamusa. Gibi è strabiliato)...
sì... c'è!… (Lo scozzese incomincia a suonare la cornamusa e si muove
facendo il giro del palcoscenico. Gibi, ubriaco di felicità, lo segue
saltellando, mandando baci verso l'alto e verso il pubblico, sventolando ciò
che intanto estrae dalla giacca: fiori di carta, fazzoletti multicolori,
bianche colombe)... grazie, pa'... grazie!...
Estratti da opere storico – letterarie