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LA LEGGENDA E GLI EROI
– Atto unico in tre quadri –
[Testo tutelato dalla
Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Un ricordo a George Dumézil,
studioso e interprete
delle civiltà e delle leggende
dei popoli del Caucaso.
Breve sinossi:
Eroi che escono dalla leggenda e si confrontano con l’odierna realtà. Il loro giudizio sulla nostra epoca è estremamente negativo. Non ci sono attenuanti che possano servire a mitigare il destino del nostro mondo, che si avvia verso un fatale annientamento.
Durata: atto unico
Genere: drammatico
6 personaggi (5 uomini e una donna)
PERSONAGGI
Kurdalagon
Barastyr
Soslan
Myrta
Natan
Mardok
I QUADRO
Rocce
e macigni, nuvole in primo piano e sul fondo.
In scena Kurdalagon e, a pochi passi da
lui, Soslan. Entra Barastyr sbuffando.
BARASTYR – … non
ce la faccio più… ahi, ahi… sono rimasto senza fiato, maledizione!... non sono
fatte per me queste montagne… c’è un po’ di posto su quel sasso?
KURDALAGON – Vieni, il
posto non manca.
BARASTYR – Ahi…
chissà se ce la faccio ad arrivarci, però.
KURDALAGON – Dài, ancora
uno sforzo, non fare il piagnone.
BARASTYR – Ecco…
ci sono, finalmente! (siede come se
dovesse sprofondare in una poltrona, ma interrompe l’azione a metà)… ma che
c’è qui sotto?... è una roccia questa!
KURDALAGON – E che cosa
pensavi di trovare, un divano?
BARASTYR – Ma,
dico io, non potevate scegliere qualcosa di più comodo, tu e quello laggiù…
(indica con la testa Soslan)… ahi, ahi…
non so proprio come fare a sistemare queste povere ossa.
KURDALAGON –
Campo lavorato
sonno
assicurato,
mentre in
terra dura
mala
giacitura.
Erba, paglia
o fieno
il riposo è
pieno. (ridacchia)
BARASTYR – Ridi,
ridi pure, non hai un briciolo di cuore.
KURDALAGON – Bisogna
averle bene nella testa queste cose prima di mettersi in viaggio. Perché
stamani t’è venuto in mente di arrampicarti fin quassù?
BARASTYR – Perché
ogni tanto ci si stufa di starsene al buio e viene voglia di un po’ di luce e
di dare un’occhiata di sotto.
KURDALAGON – Hai scelto
male l’orario, però; non vedi che non c’è che fumo sotto di noi.
BARASTYR – E’
vero, maledizione! Valeva proprio la pena di faticare tanto per trovarsi in un
mare di fumo! Sembra che abbiano preso fuoco tutte le foreste del Caucaso.
KURDALAGON – Ma no, è
soltanto nebbia. Tutte le mattine dal Caspio sale la nebbia a coprire montagne
e pianure. Ci vuole un po’ di pazienza: il sole si alza e la nebbia sparisce.
BARASTYR – Sono
arrivato troppo presto, allora… però, anche così c’è un certo fascino a
trovarsi qui in mezzo.
KURDALAGON – Ti accontenti
di poco.
BARASTYR – Non
dimenticare che io vengo dalle ombre eterne.
KURDALAGON – Ma non sei
obbligato a restarci piantato. Prenditi qualche periodo di svago, come hai
fatto stamani.
BARASTYR – Non è
sempre possibile, io giù ho da lavorare, tu e Soslan, invece…
SOSLAN –
(voltandosi) Dicevi qualcosa?
BARASTYR – Accennavo
al fatto che voi due potete starvene all’aperto finché volete. Venite qui tutti
i giorni?
KURDALAGON – Più o meno.
E’ un modo di passare il tempo a guardare quello che succede di sotto…
(indicando)… da quella parte c’è una
schiarita, vedi?
BARASTYR – S’è
alzato il vento a spazzare.
KURDALAGON – Finalmente!
Ecco il Daghestan che sta venendo alla luce come una bella donna che esce dal
bagno. L’acqua che lascia il suo corpo scorre dalle alture in fiumi e torrenti.
BARASTYR – Una
bella donna che esce dal bagno… è quello che ci vuole, non è vero, Soslan?
(Soslan scrolla le spalle e si allontana)…
una volta le donne ti interessavano.
KURDALAGON – Sotto di noi
ce n’è un’altra che s’è scoperta: l’Ossezia.
BARASTYR – Hai
sentito, Soslan, ce n’è un’altra nuda… ora capisco perché venite qui tutti i
giorni.
KURDALAGON – Soltanto di
qui si può vedere tutto il Caucaso, o almeno la parte che ci interessa… là c’è
la Cecenia… l’Inguscezia… le terre dei Circassi…
BARASTYR – Qui
siamo piuttosto in alto, direi… sembra quasi di trovarci su uno di quegli
affari moderni… come si chiamano?
KURDALAGON – Satelliti.
BARASTYR – Appunto.
Sembra di essere su un satellite, no? Tu come vai con la vista? Io riesco a
scorgere a malapena le mandrie al pascolo, più in là non vado.
KURDALAGON – Io invece
vedo le città, strada per strada, le persone che entrano nelle case e che
escono, le automobili, i treni, le navi e coloro che ci stanno sopra.
BARASTYR – Ti
dirò che io non ci tengo proprio a guardare tutte quelle cose: mi basta posare
gli occhi sulle campagne e sui monti.
KURDALAGON –
Così com’è diverso
il
sentire e il sapere,
c’è
sempre differenza
fra
il guardare e il vedere.
BARASTYR – Sei in
vena di filosofia stamani, eh?
KURDALAGON – E tu sei un
sentimentale inguaribile, caro Barastyr: un prato, un albero, un fiore, non c’è
altro per te.
BARASTYR – Nulla
di egualmente bello.
KURDALAGON – E nel mondo
moderno non c’è nulla che ti piaccia?
BARASTYR – Preferisco
quello antico.
KURDALAGON – Ma così ti
tagli fuori dalla vita odierna, rinunci a capire quelli che vivono oggi.
BARASTYR – Non ha
nessuna importanza. Giù da me sono gli amici di un tempo che frequento.
KURDALAGON – Ancora
sprofondato in un mondo che non c’è più.
BARASTYR – Perché
a te non farebbe piacere tornare indietro col tempo?
KURDALAGON – A faticare e
sudare per fare qualcosa che oggi si può ottenere in un momento con una
macchina? Oggi, in pochi secondi, una pressa riesce a fare quello che a me
costava ore e ore di battere e ribattere sull’incudine.
BARASTYR – Beh,
per quanto riguarda il tuo mestiere, non posso darti torto. Ma il progresso non
è una focaccia da strappare a pezzi: o tutto o nulla. Con la macchina che ti
aiuta nella fatica devi accettare anche quello che non ti piace.
KURDALAGON – Bravo
Barastyr, hai centrato il problema!
BARASTYR – Ma
come, prima inneggiavi al progresso!
KURDALAGON – Dicevo solo
che bisogna sforzarsi di capire quelli che vivono in questo tempo.
BARASTYR – Questo
è proprio impossibile.
KURDALAGON – Come fai a
essere così sicuro? Dovresti fare almeno un tentativo.
BARASTYR – E non
lo faccio tutti i giorni? Giù da me è un flusso continuo di arrivi e, anche
senza volerlo, si finisce per scambiare un po’ di chiacchiere.
KURDALAGON – Lo vedi, dici
“senza volerlo”, e questo significa il tuo preconcetto nei loro confronti.
BARASTYR – Non
vorrei sentirmi dire che per me è una gioia essere investito dai loro problemi.
KURDALAGON – Dai problemi
che avevano da vivi?
BARASTYR – Questo
è naturale, da morti quei problemi non esistono più. Eppure, per un po’ di
tempo continuano a tornare in superficie, come fanno i fagioli che bollono in
una pentola.
KURDALAGON – E’ uno degli
svantaggi del tuo incarico; il re del regno dei morti non può sottrarsi a certe
seccature.
BARASTYR – Per
quello non ci tengo proprio alle prerogative reali: preferisco considerarmi il
guardiano dei defunti.
KURDALAGON – Comunque sia,
hai un lavoro che ti impegna ancora completamente. Se non avessi paura
dell’ironia, direi che il lavoro dei morti ti fa sentire ben vivo. Per me
invece è tutto finito.
BARASTYR – Le
opere che hai compiuto sono rimaste a parlare di te. Chi può dimenticare, per
esempio, le protezioni in ferro temprato che hai costruito per gli eroi che
andavano in battaglia?
KURDALAGON – Lo credevo
anch’io fino a un po’ di tempo fa. Ricordi quello che continuavo a ripetere?
Non bastan le
parole
a dir quello
che è stato,
solo quel che
s’è fatto
emerge dal
passato.
BARASTYR – Era
qualcosa di sensato cui attaccarsi.
KURDALAGON – Anch’io ne
ero convinto, ma ho dovuto cambiare idea.
BARASTYR – E le
opere che hai lasciato?
KURDALAGON – Non servono
più a nulla in un mondo che ha rinunciato agli eroi.
SOSLAN –
(avvicinandosi) Su questo, Kurdalagon,
non sono d’accordo con te.
KURDALAGON – Non me
l’aspettavo, Soslan, da te che conosci l’eroismo per averlo praticato per tutta
la vita.
SOSLAN – Appunto.
So di cosa si tratta e mi rifiuto di credere che una comunità umana possa farne
a meno.
KURDALAGON – Riesci a
trovarne qualche traccia, oggi, in un luogo qualsiasi?
SOSLAN – Bisognerebbe
scendere in terra ed esaminare da vicino gli umani.
KURDALAGON – Sarebbe una
fatica sprecata, l’obiettivo verso il quale corrono tutti è il denaro.
SOSLAN – E
invece credo che ti sbagli. Nessuna comunità potrebbe sopravvivere se non fosse
sorretta da principi morali e ideali.
KURDALAGON – E’ una forma
di pensiero che giù in terra chiamano romanticismo.
SOSLAN – Come
la chiamano non ha importanza, quello che conta è che sia ben presente nella
coscienza degli uomini.
(Barastyr
intanto esce di scena)
KURDALAGON – Dentro di
loro c’è solo uno spropositato egoismo, ognuno vive da solo, lontano da
qualunque senso di solidarietà.
SOSLAN – Voglio
dimostrarti, caro Kurdalagon, che sei in errore.
KURDALAGON – E come farai?
SOSLAN – Scendendo
a terra e avvicinando a caso qualcuno dei suoi abitanti.
BARASTYR –
(rientrando) Vi devo lasciare, cari
amici. Sono venuti a dirmi che giù c’è un arrivo importante e che è necessaria
la mia presenza.
SOSLAN – Faremo
la strada insieme allora.
BARASTYR – Anche
tu scendi con me?
SOSLAN – Solo
che io mi fermo al pianoterra mentre tu continui per la cantina.
KURDALAGON – Buon viaggio.
(Barastyr
e Soslan escono)
II QUADRO
Una radura in mezzo a un bosco. Al
centro, su un fornello improvvisato, Myrta sta scaldando un bricco di caffè.
Suona il suo telefono cellulare.
MYRTA –
(rispondendo)… Sì, sono sul posto… nulla
da segnalare… Natan è sceso poco fa dalla vetta e sta per ripartire per un
secondo giro… anche lassù è tutto tranquillo… Mardok sta esplorando il bosco
nel tratto che costeggia il fiume… aspetterò il suo arrivo e vi comunicherò le
sue segnalazioni… a presto dunque. (depone
il telefono, riempie una tazza di caffè e beve. Entra in scena Natan)
NATAN – Ce n’è
rimasto per me? (Myrta riempie la tazza
che porge a Natan) Hai parlato con il Comando?
MYRTA – Sono stati
loro a chiamare. Volevano notizie.
NATAN – E di quello
che è successo o che sta per succedere non hanno parlato?
MYRTA – Nemmeno una
parola.
NATAN – Come al
solito. Noi dobbiamo eseguire gli ordini senza alzare la testa. Non dobbiamo
mai sapere nulla, né prima, né dopo.
MYRTA – E non è
meglio per tutti così? Vuoi sentirti coinvolto?
NATAN – Lo siamo già
coinvolti, anche se abbiamo gli occhi chiusi. Hai ascoltato la radio?
MYRTA – Non perdo
una trasmissione.
NATAN – Buio anche
lì, vero?
MYRTA – Non sanno
nulla nemmeno loro.
NATAN – O non è
successo nulla o non ne vogliono parlare.
MYRTA – Come fanno a
tacerlo se è successo?
NATAN – Non si
saranno ancora messi d’accordo sul modo di informare l’opinione pubblica.
MYRTA – Questo
potrebbe essere rassicurante: significa che non hanno uno straccio di pista da
seguire.
NATAN – E che ci
facciamo in giro noi, allora?
MYRTA – Indichiamo
le vie di fuga più sicure, nel caso abbiano trovato una pista.
NATAN – Dalla mia
parte non si muove foglia, gliel’hai detto?
MYRTA – Sì, ma per
un quadro completo del nostro versante aspetto il rapporto di Mardok. Dovrebbe
arrivare fra poco. (toglie un libro da
uno zainetto)
NATAN – Riesci
anche a studiare?
MYRTA – Per forza,
ho un esame fra due settimane.
NATAN – Ammiro la
tua calma. Io non ci riesco: gli occhi corrono sulle righe, ma le parole non
entrano nel cervello.
MYRTA – Cosa farei
qui ferma ad aspettare i vostri rapporti, se non avessi i libri?
NATAN – Buono
studio allora, io torno in vetta a vedere se è cambiato qualcosa.
MYRTA – Buon
viaggio. (Natan esce. Myrta siede in
terra e apre il libro, ma poco dopo alza il capo e guarda verso il fitto del
bosco)… chi c’è laggiù?!... Mardok, sei tu?
SOSLAN –
(uscendo dal fitto) Non sono Mardok,
signorina, ma il Narte Soslan.
MYRTA –
(si alza e ha un involontario moto di fuga
che riesce a dominare) Chi siete?!
SOSLAN – Soslan, ve
l’ho detto.
MYRTA – E quello che
c’era davanti al nome?
SOSLAN – Ah!... il
Narte…scusatemi, oggi non si sa cosa sia, ma una volta era un segno distintivo
di grande rispetto in Ossezia e tutto il Caucaso… l’ho detto per
tranquillizzarvi e darvi coraggio.
MYRTA – Non l’ho mai
sentito… ma che ci fate in giro per il bosco? siete solo, oppure…?
SOSLAN – Sono solo,
non temete.
MYRTA – E che cosa
dovrei temere?
SOSLAN – Si sente
dalla voce che avete paura.
MYRTA – Sorpresa,
non paura. C’è uno sconosciuto che esce dal bosco…
SOSLAN – … e che vi ha
sorpreso mentre…
MYRTA – … mentre
stavo studiando. Cosa credete che stia facendo qui? sto preparando un esame per
l’università… con me ci sono altri due studenti miei amici… qui c’è
tranquillità e nessuno può disturbarci.
SOSLAN – Perfetto per
spiegare la vostra presenza qui.
MYRTA – Perfetta o
no questa è la verità.
SOSLAN – Che io
accetto senza discutere. Mi guardo bene dal mettere in dubbio la parola di una
donna,
MYRTA – Siete
sposato?
SOSLAN – Due volte
sono stato sposato, e purtroppo ora sono solo. La mia prima moglie si chiamava
Beduha e l’ho amata molto dopo che il padre me l’aveva rifiutata per sette
anni. La seconda era così bella che la chiamavano la figlia del sole, ma io non
sono riuscito a dimenticare Beduha e ogni tanto il vento mi porta la sua voce e
la sua carezza sul viso.
MYRTA – Deve essere
bello sentirsi amate in questo modo.
SOSLAN – Ci sono altre
cose che possono riempire la vita: c’è il perfezionamento di noi stessi
attraverso lo studio, il coltivare sentimenti nobili, l’aspirazione
all’eroismo.
MYRTA – Dite delle
cose gravi e importanti.
SOSLAN – Non sono
quelle che aspettate, signorina…?
MYRTA – Myrta.
SOSLAN – Bel nome. Non
era quello che volevate sentire da me, signorina Myrta? Questo era quello che
avevo pensato di voi… e non credo di essermi ingannato.
MYRTA – Che
cos’avete pensato?
SOSLAN – Un’idea che
m’era venuta ascoltando il colloquio col vostro amico.
MYRTA –
(incollerita) Voi avete ascoltato…? e
come vi siete permesso?!...
SOSLAN – Perdonatemi…
è stato contro la mia volontà. Da principio volevo uscire dagli alberi perché
temevo di trovarmi davanti a un convegno amoroso… non avrei mai osato assistere
a… ma poi ho capito che l’amore non c’entrava e allora il vostro colloquio mi
ha incuriosito, al punto di trattenermi. So di essere in colpa, scusatemi
ancora.
MYRTA – E che idea
vi siete fatto dopo avere ascoltato?
SOSLAN – Che voi
eravate qui per sorvegliare la zona.
MYRTA – Sorvegliarla
perché?
SOSLAN – Questo non lo
so, ma mi è venuto subito in mente di raccontarvi quello che avevo visto nel
fiume.
MYRTA – E che cosa
avevate visto?
SOSLAN – Qualcosa che
vi interesserà e che vi farà capire che io sono un amico.
MYRTA – Sentiamo.
SOSLAN – C’erano tre
barconi da carico che scendevano lenti con la corrente…
MYRTA – E allora?
perché dovrebbero interessarmi quei tre barconi?
SOSLAN – Un momento di
pazienza... è adesso che il fatto si fa interessante: i tre barconi accostano
alla riva e si ormeggiano uno dietro l’altro… i tendoni che ricoprivano le
merci vengono sollevati e, al posto delle merci, ci sono i soldati governativi
armati…
MYRTA –
(imbarazzata) Ma io… io non…
SOSLAN – Ancora un
momento: i soldati saltano a terra, si spiegano a ventaglio e vengono avanti
per il bosco. Sono dotati di armi leggere, proprio quelle che vanno bene per un
rastrellamento.
MYRTA –
(vincendo l’imbarazzo) Sarà
un’esercitazione… io non vedo…
SOSLAN – E se invece
cercassero qualcuno? Non è il caso di mettersi al sicuro?
MYRTA – Non vedo
perché proprio io… perché dovrebbero cercare me?... e poi queste notizie
andrebbero confermate… chi siete voi, signor Soslan?!
SOSLAN – Un amico che
vuole aiutarvi.
MYRTA – Io non vi
conosco, e non so di quale specie di amico siete.
SOSLAN – Della specie
che vuole proteggere le azioni nobili e coraggiose.
MYRTA – E che cosa
sapete voi del fine delle mie azioni?
SOSLAN – Ci vuol poco
a intuirlo dal poco che ho sentito e che ho visto. L’impegno che vi sospinge
permea ogni parte di voi, accende i vostri occhi, riscalda la vostra voce, dà
solennità ai vostri gesti.
MYRTA – Vorrei
credervi, ma la prudenza me lo vieta.
SOSLAN – Lasciatevi
guidare dall’istinto: il Narte Soslan non ha mai tradito nessuno.
VOCE
DAL FITTO DEL BOSCO – Myrta!... Myrta… stanno arrivando!...
MYRTA – Mardok!...
che cosa succede?!
MARDOK –
(uscendo dal fitto)… i governativi!...
sono sbarcati da tre barconi… una cinquantina almeno… si sono spiegati nel
bosco e hanno incominciato il rastrellamento…
MYRTA –
(A Soslan) E’ tutto vero, allora!
MARDOK – Chi è questo?
MYRTA – Un amico…
un compagno… era venuto a annunciarmi quello che tu mi hai appena detto…e io
non volevo crederci…
MARDOK –
(va a stringere la mano di Soslan, poi si
rivolge a Myrta) Dobbiamo sganciarci immediatamente.
MYRTA – Telefono
subito al Comando. (si allontana di
qualche passo)
MARDOK –
(a Soslan) Ossezia o Cecenia?
SOSLAN – Ossezia.
Sono il Narte Soslan.
MARDOK – Il chi?
SOSLAN – Niente…
solo un soprannome. Perché mi hai domandato se sono ceceno?
MARDOK – Qui siamo ai
confini e non facciamo differenza fra una parte e l’altra. E poi lottiamo tutti
per la libertà e il bene della patria.
SOSLAN – L’avevo
capito subito che eravate dei combattenti.
MARDOK – L’hanno capito
anche i governativi evidentemente: il colpo è stato fatto in Cecenia, eppure
sono qui a fare il rastrellamento.
SOSLAN – Di quale
colpo parli?
MYRTA –
(riavvicinandosi) Ho informato il
Comando, bisogna ripiegare subito verso la posizione numero due.
MARDOK – E Natan dov’è?
MYRTA – E’ salito
in vetta. Bisogna informarlo.
MARDOK – Ci penso io.
Vado a raggiungerlo. (stringe la mano a
Soslan) Arrivederci… se vai con Myrta ci troveremo nella nuova posizione.
SOSLAN – Buona
fortuna, Mardok. Mi fa piacere aver conosciuto un giovane come te pronto ad
affrontare tanti rischi per far trionfare la propria idea.
MARDOK – Non sono il
solo. Qui tutti la pensano come me: siamo disposti a rinunciare alla vita per
l’indipendenza del nostro paese.
SOSLAN – E’ una
grande gioia per me sentirti parlare così.
MARDOK – Non vorrei
sembrarti troppo vanitoso, però.
SOSLAN – Non esiste
vanità per cause così nobili. Gonfia pure il petto e mettilo in mostra.
MARDOK – Arrivederci,
Soslan, vado ad avvertire Natan di quello che sta accadendo.
(esce)
MYRTA –
(raccogliendo lo zaino) Bisogna andare
anche noi.
SOSLAN – Non è così
urgente: ci vuole del tempo ai soldati per setacciare il bosco.
MYRTA – Ma qui
ormai non abbiamo più niente da fare.
SOSLAN – Mardok ha
parlato di un colpo in Cecenia. Di cosa si tratta?
MYRTA – Non
sappiamo ancora nulla.Il nostro compito è quello di indicare la strada sicura a
quelli che devono mettersi in salvo.
SOSLAN – Una
solidarietà che vi fa onore.
MYRTA – E’ un
piacere che ci scambiamo in certe occasioni.
SOSLAN – Mettete le
vostre vite in gioco al servizio di un ideale.
MYRTA – Puoi anche
dire “mettiamo”. Non crederai di avere un trattamento di favore se ti trovano
con noi.
SOSLAN – Per me è
diverso, io sono un Narte.
MYRTA – E rieccoti
con quella parola! mi vuoi dire che cosa significa?
SOSLAN – Significa
che per me l’eroismo è un dovere che non posso evitare. Un abito da indossare
tutti i giorni, insomma.
MYRTA – Ma che
razza di associazione è la tua? Non ne ho mai sentito parlare.
SOSLAN – Ne fai
parte anche tu senza saperlo.
MYRTA – Oh, bella!
Questa è davvero nuova.
SOSLAN – E dove
credevi di essere, fra quelle che in testa hanno solo l’abito di moda?
MYRTA – Sapevo di
non essere caduta così in basso.
SOSLAN – Oppure fai
parte delle altre, di quelle che coltivano un’unica aspirazione: farsi sposare
da un uomo ricco?
MYRTA – No, nel
modo più assoluto!
SOSLAN – Lo so. Quelle
come te hanno aspirazioni più nobili, scalano le cime più alte, difendono la
giustizia, sono pronte a sacrificare se stesse per sanare le ferite del mondo.
MYRTA – Piano con
gli elogi, Narte Soslan, vuoi farmi montare la testa?
SOSLAN – Non adesso
che dobbiamo pensare allo sganciamento. C’è parecchia strada da fare?
MYRTA – Non molta:
un paio di fiumi da guadare e una montagna da scavalcare; poi c’è un bosco da
attraversare e una pianura piuttosto faticosa…
(la voce si allontana fino a sparire del tutto)
III QUADRO
La
scena del I quadro. In essa si trovano Kurdalagon e Barastyr.
KURDALAGON –
(dopo qualche attimo di silenzio) Che
succede, Barastyr, hai perso la parola?
BARASTYR –
(porta un dito alla bocca) Stsss… non
dire niente, ti prego, sciuperesti tutto. Anche il più piccolo suono può
turbare l’equilibrio del momento. C’è solo da guardare in silenzio cercando il
modo di far entrare la visione dentro di noi.
KURDALAGON – Certo che il
colpo d’occhio è proprio bello.
BARASTYR – Bello,
dici? Attento a non esagerare con gli aggettivi.
KURDALAGON – Hai ragione,
il colpo d’occhio è stupendo.
BARASTYR – Avevi
mai assistito a uno splendore simile?
KURDALAGON – Poche volte.
I peschi del Caucaso sono sbocciati tutti insieme.
BARASTYR – Ora
c’è un mare di rosa che scende dalle alture e si stende per le campagne a
perdita d’occhio, Una fioritura superba. Riesci a notare le sfumature di
colore? Dal quasi bianco al pallido… l’acceso, il profondo… ma è il rosa tenero
che trionfa: c’è di che sentirsi commossi.
KURDALAGON – Capisco
quello che provi, tu che vieni dal mondo delle ombre. Non ti lamenti più per
esserti arrampicato fin quassù.
BARASTYR – Sto
pensando a chi riuscirà a staccarmi di qui, adesso.
KURDALAGON –
(guardando in basso) Forse Soslan… sta
venendo su a larghe falcate, come chi ha fretta di raccontare qualcosa.
Sentiamo che cos’ha trovato giù in terra… (gridando)…
ehi, Soslan… siamo qui!
SOSLAN –
(entrando) Eccovi, per fortuna, ci
contavo. Altrimenti chissà quanto avrei dovuto girare per trovarvi.
BARASTYR – E dove
saremmo dovuti essere in un momento come questo? Hai dato un’occhiata giù da
questi sassi?
SOSLAN – Un’occhiata
dove?
BARASTYR – Ci
domanda dove, hai sentito Kurdalagon?
KURDALAGON – Non s’è
accorto di nulla. Probabilmente aveva altro per la testa.
BARASTIR – E davanti agli occhi che cos’aveva, me lo sai dire?
SOSLAN – Ma
che cos’avete contro di me, si può sapere?
KURDALAGON – Non hai
guardato davanti a te, stamani?
SOSLAN – Sì
che ho… ah, la fioritura dei peschi! bella, vero?
BARASTYR – Noi
siamo sbigottiti, annichiliti di fronte a questo spettacolo, e lui trova che
sia bello!
SOSLAN – Diciamo
bellissimo… sei contento?
BARASTYR – Sono
sconvolto, dovevi dire, messo a soqquadro: ti saresti avvicinato un po’ di più
all’emozione che si prova qui davanti.
SOSLAN – D’accordo,
Barastyr, ma non era di questo che volevo parlare.
KURDALAGON – Com’è andata
la tua discesa in terra?
SOSLAN – Straordinariamente
bene. Dovremmo farne più spesso di queste discese per eliminare tanti errori in
cui siamo caduti.
KURDALAGON – Errori… e
quali?
SOSLAN – Quelli,
per esempio, sulla decadenza del genere umano di cui abbiamo discusso proprio
ieri.
KURDALAGON – Errori di
giudizio, dunque. Non è vero che gli uomini abbiano abbandonato gli ideali che
nobilitavano le loro esistenze, che l’ammucchiare ricchezze sia l’unico fine a
cui tendono, che la loro maggiore soddisfazione la trovano nella palude di un
consumismo forsennato?
SOSLAN – Critiche
superficiali, concetti diventati luogo comune di incontro per chi si ostina a
tenere gli occhi chiusi.
BARASTYR – Occhi
chiusi come i tuoi, Soslan, che non t’eri nemmeno accorto che il Caucaso
stamani è vestito di rosa.
SOSLAN – Non
ci avevo badato, soltanto gli uomini avevo in mente.
BARASTYR – E che
cosa vuoi capire di loro se non li metti a confronto con la natura?
SOSLAN – Li
ho avvicinati ai tempi passati e ho effettuato il paragone.
KURDALAGON – Sei andato in
cerca di delusioni, allora.
SOSLAN – Era
quello che mi aspettavo e invece ho dovuto cambiare idea. Ho avvicinato dei giovani,
il tipo di umanità più adatto per svolgere un’analisi del genere. Non sei di
questo parere?
KURDALAGON – Certo che sì.
Avrai trovato indifferenza, egoismo, rifiuto di assumersi un impegno serio,
smodata ricerca del piacere.
SOSLAN – E
invece no: ho trovato disposizione all’altruismo, spirito di sacrificio, senso
dell’onore come bene prezioso da difendere.
KURDALAGON – Dove sei
andato a cercarli campioni di questo genere?
SOSLAN – Li
ho incontrati per caso. Naturalmente non pretendo che tutti i giovani oggi
posseggano lo stesso slancio ideale. Basta che ce ne sia qualcuno che serva
come esempio al quale gli altri possano ispirarsi.
KURDALAGON – Del resto,
anche ai nostri tempi il senso di onore e di fierezza, l’amore per la libertà,
il disprezzo per la morte non erano merce per tutti. Ma voi Narti eravate i
depositari di questo modo di vivere e il vostro esempio è bastato per
contrassegnare il nostro tempo come quello degli eroi.
SOSLAN – Forse
è proprio il nostro spirito che è rimasto in una parte dei giovani d’oggi.
KURDALAGON – Sono davvero
sorpreso, ero ben lontano da un giudizio del genere. Sei certo di non esserti
ingannato, Soslan?
SOSLAN – No,
Kurdalagon, ho visto giusto. I giovani oggi sono animati da un forte senso di
solidarietà, amano la patria e sono pronti ad affrontare per essa ogni
sacrificio, fino a rinunciare al bene supremo, alla vita.
KURDALAGON – Hai sentito,
Barastyr, bisogna modificare le nostre idee sugli uomini di oggi. Soslan dice
che i vecchi tempi sono tornati, che il coraggio, l’altruismo e il senso
dell’onore abitano ancora la terra.
BARASTYR – Forse
perché non sa nulla del colpo di ieri in Cecenia.
SOSLAN – Il
colpo in Cecenia? Sì, ne parlavano infatti i giovani che ho incontrato.
BARASTYR – Bella
prodezza! una bomba in un mercato affollato: dodici morti, fra cui quattro
donne e due bambini.
SOSLAN –
(colpito) Che cosa?!... non è possibile
che i giovani che ho incontrato… si sarà trattato di una disgrazia, di un
tragico caso sciagurato che…
BARASTYR – Nemmeno
per sogno, tutto è stato calcolato con precisione. Per fare scoppiare la bomba
hanno aspettato il momento di maggiore affluenza, e poi, nella confusione che
s’è creata sono riusciti ad allontanarsi indisturbati.
SOSLAN – Un
vile attentato contro esseri innocenti!... com’è possibile?!
BARASTYR – Non
avevi mai sentito parlare di terrorismo? Io ne so qualcosa quando vedo arrivare
le vittime. Ieri fra i dodici c’erano anche due bambini; avresti dovuto
vederli, poverini, terrorizzati dal buio s’erano abbracciati stretti, stretti
per darsi coraggio. Le donne che erano con loro cercavano in tutti i modi di
rincuorarli, ma era inutile, non si riusciva a scioglierli, povere creature.
SOSLAN – Una
bomba fatta scoppiare alla cieca in un mercato affollato… che rapporto può
esserci con l’amor di patria e la lotta per l’indipendenza del proprio paese?
KURDALAGON – Nessun
rapporto. Quei giovani ti hanno nascosto il loro vero obiettivo.
SOSLAN – Non
c’è nessun dubbio che fossero sinceri.
KURDALAGON – E allora sono
stati usati, coinvolti a loro insaputa in un’azione che aveva un fine diverso.
SOSLAN – Questo
sì che può essere capitato! sono stati ingannati, traditi. Approfittando della
loro inesperienza, qualcuno si è servito del loro entusiasmo, del loro slancio
ideale per raggiungere un obiettivo spregevole.
BARASTYR – Supposizione
errata, caro Soslan. La meta da raggiungere è ben chiara per tutti loro: è il
petrolio della Syrdon – impresa.
SOSLAN – Syrdon,
il flagello dei Narti!
BARASTYR – Ora
flagello del Caucaso e di tutto il mondo: il petrolio, il liquido tirato su
dall’inferno per la dannazione del genere umano. Nel mondo si contano circa
quaranta conflitti combattuti in questo momento; la maggior parte di questi si
svolgono per impossessarsi dei pozzi petroliferi.
SOSLAN – Syrdon
ha vinto, dunque, travolgendo il genere umano.
BARASTYR – Ha
fatto di più: ha iniziato la distruzione della vita. Il petrolio sta
avvelenando la terra, l’acqua e l’aria. Spettacoli come questo che abbiamo
davanti finiranno per sempre. Ci avviamo fatalmente verso il buio senza suoni e
senza colori.
KURDALAGON – Una tragedia
annunciata alla quale non è possibile sottrarsi.
SOSLAN – Ci
sarà pure il modo di opporsi!
KURDALAGON – Non ti
illudere, nessuno ha voglia di cambiare rotta, precipitiamo nel vuoto
accompagnati dal consenso o dalla rassegnazione di tutti.
SOSLAN – Com’è
possibile?!
KURDALAGON – Guardati in
giro, vedi voglia di ribellione su qualche faccia?
SOSLAN – La
rivolta perché sia efficace e utile non può essere spontanea, deve essere
predicata, incoraggiata, aiutata a crescere a poco a poco.
KURDALAGON – E’ già
diventata adulta… senti… (accenna ad
alcuni scoppi lontani)… è concentrata tutta sulla divisione del Syrdon–petrolio.
SOSLAN – Non
è rivolta quella, ma autodistruzione.
KURDALAGON – L’hai detto,
Soslan. La meravigliosa avventura dell’uomo sulla terra sta per finire.
SOSLAN – E
dopo tanto splendore finisce in modo così misero e squallido?
KURDALAGON – Non ci sono
archi di trionfo per celebrare una sconfitta provocata soprattutto dalla
mancanza di alimento spirituale. Voi Narti dovreste saperlo.
SOSLAN – E’
difficile pensare alla fine del mondo.
KURDALAGON – Il mondo
continuerà a girare nello spazio senza accorgersi di quello che è avvenuto
sulla sua superficie. Fra un certo spazio di tempo, forse, ci sarà un’altra
razza di animali che occuperà il posto di comando che apparteneva a quelli che
stanno per estinguersi. Forse sarà una razza di insetti o di topi, i più forti
e i più adattabili alle condizioni ambientali…
(voltando la testa verso Barastyr)… ma che fai ancora lì in
contemplazione?
BARASTYR – Mi
riempio gli occhi finché posso. Chissà se domani ci sarà ancora qualcosa che
valga la pena di guardare.
KURDALAGON – E’ tardi,
Barastyr, sta calando la sera. Fra poco non si vedrà più nulla.
BARASTYR – I miei
occhi sono abituati al buio, ma ora è davvero tardi: i fiori ormai sono spenti
e hanno bisogno di un raggio di luce per riaccendersi.
KURDALAGON – E’ l’ora di
andarsene, la strada è lunga e fra poco non riusciremo più a schivare le buche
e i sassi sul sentiero.
SOSLAN –
(che è qualche passo più avanti) Scendi
giù con noi, Barastyr?
BARASTYR – Si
capisce che scendo con voi. Non passerò la notte quassù.
(indugia ancora qualche attimo)
KURDALAGON –
(che è andato verso Soslan) Allora, ti
decidi a venire?
BARASTYR – Vengo,
vengo… eh, quanta fretta! Io ho bisogno di un po’ di tempo per mettermi in
moto… (muove qualche passo)… ahi,
ahi… e poi tenete conto dello stato delle mie povere ossa… ahi, ahi…
(escono tutti e tre)
B U I O
Estratti da opere storico – letterarie