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LA NUOVA
ISOLA
––––––––due tempi–––––––––
(Premio “Riccione”
– 1973)
[Testo tutelato
dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Breve sinossi:
Tre attori girovaghi raccontano – partendo da un’idea
di Anatole France – la storia di un santo miope che, avendo battezzato dei
pinguini scambiandoli per uomini, deve sottostare a tutti i guai che il suo
errore ha provocato sulla terra e nel regno celeste.
Durata: due tempi
Genere: comico-satirico
3 personaggi (2 uomini e 1 donna)
Premio Riccione 1973
Rappresentata
a Roma dalla Compagnia del Teatro San Genesio
Rappresentata dal Nuevo
Teatro di Montevideo (Uruguay)
Pubblicata su “Sipario”
Tradotta in spagnolo, romeno
e russo
Hanno scritto:
“Onorata dal Premio Riccione di quest’anno, la
commedia di Balducci dimostra alla prova scenica di essere sicuramente
meritevole del riconoscimento. Tre attori girovaghi provano sulla pubblica
piazza una sorta di sacra rappresentazione in onore di un “beato”, il cui rito
di canonizzazione viene celebrato in una vicina chiesa: i tre poveracci,
insomma, si ripromettono i favori dei fedeli che tra poco usciranno dalla
funzione. Nella loro ignoranza, ma forti tuttavia di istinto dialettico, i
comici devono mettere insieme un canovaccio agiografico: il “beato” di cui si
parla fece un curioso miracolo, convertì in uomini certi pinguini che aveva
battezzato tra il lusco e il brusco. Ma quale insegnamento offrire alle
mansuete bestie? Come organizzare la loro società? Di ragionamento in
ragionamento, i frastornati attori scoprono che la pacifica convivenza
comunitaria dei pinguini andrebbe purtroppo “civilizzata” con una struttura
sociale che prevede servi e padroni, potenti e nullatenenti, ricchi e poveri:
insomma il “beato” avrebbe combinato un bel guaio se delle creature sinora
innocenti e felici dovranno scontare la loro “promozione” ad esseri umani con
le delizie dell’ingiustizia istituzionalizzata. Le stesse scelte della Chiesa
(dato che dell’operato di un suo membro illustre si tratta) non risultano
all’analisi dei comici, come dettate dal precetto evangelico dell’eguaglianza.
Questo è il senso dell’apologo di Alfredo Balducci:
ma al di là dei significati fin troppo trasparenti, la commedia conta molti
altri pregi. Intanto il disegno dei tre girovaghi popolarescamente (ma, in
realtà, con buona finezza filologica) impegnati in una miscellanea di dialetti
che offrono al dialogo una presa assai efficace e che rendono “colta”
un’indagine sociopolitica apparentemente balbettata a livello di analfabetismo.
Ne risulta un autentico vigore polemico, velenoso e candido insieme.”
(Ghigo De Chiara su “l’Avanti” - 19 dicembre 1973)
“Sebbene il nome di Alfredo Balducci non sia ancora noto al grande pubblico. si può affermare senza tema di smentite, che sia una delle poche voci nuove, degne di attenzione, che si sono affacciate alta ribalta della scena drammatica.
Non per i premi ricevuti (ormai divenuti una specie
di manifestazione che nulla ha da spartire con la cultura: "Diamo a tutti
un cavallo a dondolo" era il titolo di un soggetto cinematografico scritto
da un umorista purtroppo dimenticato), ma per la qualità dei lavori andati in
scena negli ultimi dieci anni, fra i quali spiccano "L'equipaggio della
Zattera", "I dadi e l'archibugio" e "Un cielo di
cavallette". La nuova commedia intitolata:
"La nuova isola", messa in
scena con lodevole coraggio da Luigi Tani al San Genesio, uno dei rari teatri
capitolini che porti avanti un suo discorso intelligente e differenziato,
cercando di reperire un pubblico diverso, nuovo, dal solito che affolla i
teatri della zona centrale, conferma puntualmente le sue capacità inventive,
che uniscono una notevole dose di fantasia ad una mordente carica polemica,
ravvivate dall'apporto d'una solida cultura. Mai pero fine a se stessa,
d'impianto estetizzante, perché inserita nel vivo d'una costruzione tesa a
restituire la complessa temperie morale di un tempo che troppi amano definire
minore, scaduto, mentre al contrario mostra di cercare affannosamente e
dolorosamente una soluzione ai problemi che l'affliggono. In fondo nella sua
commedia che vuole essere insieme favola, apologo e parabola, quello che più
attrae e persuade nella singolare avventura di San Mael, che, travolto dal suo
fervore e dalla sua svagatezza, si affatica a battezzare i pinguini, scatenando
perplessità e interrogativi di natura teologica inquietanti, è la curvatura
attualistica che traspare dietro l'apparenza del divertimento, del gioco
clownesco realizzato con un gusto ed una misura sorprendenti, in cui si
alternano scene d'una sanguigna concretezza, ad altre d'una surreale levità.”
("Il Giornale d’Italia" – 8 gennaio 1974)
“…
Il maggior segno di tale disillusione è possibile avvertirlo nella commedia La
nuova isola (del 1972, uno dei suoi risultati più significativi) dove si nota
un ardente passaggio dall'esattezza dimostrativa alla manifestazione drammatica
suggerita con una ipotesi poetica che sfiora l'irrazionalità. Ma è, lo dico
ancora, irrazionalità come strumento di ricerca della coscienza individuale
nelle dimensioni della realtà concreta. Nella quale Balducci mostra una
capacità nuova, una capacità che sembra una conclusione (anche se provvisoria)
e consiste in una cauta presenza dell'inconscio da rilevare -non è una
contraddizione- nei segni concreti dell'esperienza, appoggiata costantemente a
un'idea dell'uomo, che qui, nella Nuova isola, assume gli aspetti e i contorni
di un mito. Derivata da “L'isola dei pinguini” di Anatole France, più che altro
come suggerimento, utile a uno svolgimento del tutto autonomo (quasi contrario
nelle conclusioni e nel tono intimo della vicenda dei pinguini resi liberi e
responsabili dal miracolo di Mael, santo e visionario frate che fonda tra loro
una comunità nell'isola), vediamo nell'ipotesi scenica di Balducci non tanto
l'applicazione della tecnica del «teatro nel teatro» quanto il manifestarsi
naturale dei tre protagonisti (guitti girovaghi, due uomini e una donna) che
cercano -e non trovano- la corrispondenza che il teatro dovrebbe dare alla loro
espressione. Il teatro, mi pare, inteso come luogo dal quale si cerca un
rapporto. Che qui viene doppiamente eluso, nel cuore della stessa rappresentazione
in primo luogo, e poi dal mondo che dovrebbe accoglierla. Un mondo che è là,
dietro le quinte o il fondale, ed esclude in un costante silenzio astrattamente
drammatico ogni possibilità di contatto. Non è possibile credere alla comunità
dei pinguini resi coscienti dal miracolo di Mael attraverso il battesimo, una
coscienza fatta di contraddizioni e di impacci negli stessi comici-missionari
che la sostengono, accaniti nelle loro patetiche figurazioni di un riscatto
umano originario, e disperati (o meglio, irrazionalmente sbalorditi) di fronte
al mondo che rifiuta di ascoltarli per sospetto o per egoismo. Quel mondo crede
di difendersi e invece si distrugge negandosi ogni possibilità di evoluzione o,
meglio, di giustizia. Perché la giustizia si paga, per raggiungerla occorre
cedere l'ingiustizia che ci fa forti. La rappresentazione fantastica, libera e
svincolata da ogni sottomissione, anche celeste (un mondo celeste del tutto
concretizzato nel testo fedelmente laico di Balducci) dove si celebra l'ingenua
fiducia nella verità nelle figurazioni mitiche del santo Mael che dà coscienza
alla bestia primordiale raffigurata nei pinguini (bestia primordiale ma, anche
e di più, il nostro eterno egoismo che sempre ricomincia e si ritrova pronto ad
ogni viltà o prepotenza, vivo nella cieca conservazione dei privilegi), mostra
la realtà dell'uomo che, se badiamo bene, non regge all'idea di libertà. La
sordità ottusa della difesa di un mondo che non ammette l'esistenza di altri
uomini e di altri pensieri, la sentiamo tragicamente e comicamente operare
contro l'impotenza dei guitti che recitano la prova dello spettacolo della
libertà dei pinguini-emblemi davanti alla porta chiusa di una chiesa che
dovrebbe aprirsi alla fine di una funzione che sta svolgendosi nel suo interno.
I patetici guitti che girano per le contrade inseguendo le loro stesse parole,
istintivamente legati alla ricerca di una comunicazione-verità (come san Mael
che cerca l'innocenza originaria nei pinguini), saranno una volta di più delusi
nella loro grottesca fiducia. Durante la prova si crea, pur tra ironie,
dispetti, impacciate polemiche, andirivieni di sai frateschi e di aureole
angeliche, esplicite presenze di elementari dimensioni (e finzioni) teatrali,
si crea -dicevo- la necessaria condizione che deve portare inesorabilmente al
punto d'arrivo. Alla comunicazione, cioè, che non avverrà o avverrà a rovescio.
Tra la vita effettiva dei guitti, la loro rappresentazione, confessione e
inconscia pretesa d'urto e di allarme, la vita del mondo dietro la porta chiusa
della chiesa (e più avanti, all'infinito), non si produce nulla. Rimane,
drammaticamente, il senso di una generale responsabilità evitata, di un
problema non voluto affrontare, ricacciato nel silenzio. La porta non si
aprirà, i fedeli usciranno dall'altra parte, non sapranno neppure forse di
avere tradito un'immagine assoluta dell'uomo, la possibilità di ritrovarsi su
questa terra. I guitti vivono la loro vita individuale condizionata, diciamo,
dall'ordine egoistico del mondo, mentre la loro rappresentazione di San Mael e
della comunità dei pinguini non riesce a svolgersi che come prova. La porta
della chiesa che avrebbe dovuto aprirsi per permettere al popolo la conoscenza
di una giustizia possibile (in teatro... ma è proprio il teatro il luogo delle
rivelazioni) non si apre. Il popolo non è venuto dalla parte dei tre guitti
missionari. Il vecchio attore vagabondo che impersona il santo Mael esce dalla
sua parte, torna nei limiti della propria esperienza umana, impreca contro il
sacrestano che non è stato ai patti e non ha aperta la porta dalla parte
giusta. «Dov'è quel figlio di puttana?! … quel sacrista maledetto, dov'è che lo
voglio strozzare?... non c'è rimasto più nessuno là dentro... questa doveva
essere l'unica porta per uscire e invece è stata l'unica che ha chiuso
all'ultimo momento... Lo voglio tra le mani quel vigliacco!... dove s'è
nascosto? a chi la raccontiamo adesso la storia di Mael?... bastardo
maledetto... non ha voluto che la gente venisse dalla nostra parte!». L'altro
attore (nella vita è il figlio del primo, nello spettacolo è il discepolo di Mael) risponde con le seguenti parole: «Pa'... non vengono mai da questa
parte... sempre da un'altra uscita, non lo sai?... nessuno che viene da questa
parte... verso di noi... mai! Non l'hai ancora capito?... ma la vita, allora,
non ti ha insegnato nulla?... alla tua età?!... oh povero pa' che non ha capito
niente... povero Pa'!». Sono le ultime parole della commedia. E c'è una didascalia finale che
val la pena di trascrivere perché suggerisce un commento. Eccola. «Strappa un
accordo sull'organetto, un suono che non è di chiusura e che rimane sospeso,
incompiuto, sul silenzio». Non è una chiusura né un tentativo di suggestione.
Sospeso, incompiuto, non sono parole indicanti un'estenuazione sentimentale o
un abbandono emotivo. Sono invece precisazioni oggettive, come lo è in un certo
senso lo stesso suono dell'organetto che abbiamo appena ascoltato. E non
costituisce un finale o il compiersi di una storia. Balducci ci dice sempre
tutto quello che gli preme, fino in fondo. A un certo punto tace, ma potrebbe
continuare perché l'ultima testimonianza in favore di quanto ha detto è al di
là dell'ultima battuta o delle possibili suggestioni dell'avvenimento scenico.
Nella Nuova isola lo scontro o, meglio, il confronto tra ragione e inconscio è
evidente ma non ha soluzione (come si dice alle volte troppo superficialmente).
L'interesse della commedia è di avere indicato lo sgomento interno a una
situazione che ci comprende tutti nelle nostre contraddizioni drammatiche e
nelle nostre cieche difese. Nelle quali agonizza un pensiero tormentato, e
temuto, di libertà. Il rimanere sospeso di fronte alle conclusioni indica
l'allarme provocato dal prevalere della macchina più o meno mitica che sembra
dirigere il destino degli uomini che sempre di più diventano elementi di un
ingranaggio.”
(Roberto Rebora
–
Rivista Italiana di drammaturgia –
1976)
"... Impegno che trova riscontro ne LA NUOVA ISOLA (DEI PINGUINI), ove si realizza, per poco perché contrastata dagli dèi, l’utopia egualitaria di San Mael, che vuole tutti gli uomini–pinguini in parità di diritti e doveri."
Enciclopedia del teatro italiano del dopoguerra (Edizioni S.I.A.E. – I.D.I.)
Rappresentazione a séguito dell'assegnazione del "Premio Riccone - ATER", nel 1973.
Locandina della rappresentazione da parte del "GRUPPO DI RICERCA TEATRALE" di Varese, al Teatro del Vecchio Verziere di Milano, nel febbraio 1976.
Personaggi
TEMI
BELLA
Uno spiazzo vicino a una chiesa. Nel fondo un portale della chiesa. Dalla quinta di destra sbuca la parte terminale di un carrozzone da girovaghi.
(In piedi al centro del palcoscenico, Nico sta leggendo un libricciolo. Da dietro il carrozzone viene avanti Temi: ha le mani sporche di morchia e se le pulisce con uno straccio).
TEMI – Ah... sei qui!
NICO – Un verme in una mela e un'ape in un frutteto:
quale dei due possiede un concetto più profondo della realtà?
TEMI – L'ape... mi sembra.
NICO – Perché svolazza in un frutteto, anziché rimanere
piantata in una mela? La distanza che passa fra la mela e il frutteto è
impercettibile, se pensiamo a quella che c'è fra il frutteto e l'universo della
conoscenza. Non vale la pena di misurarla.
TEMI – Diciamo, allora, che il metodo dell'ape è quello
più adatto per scoprire la realtà. E' l'unico che permetta un confronto, una
visione esterna delle cose.
NICO – Ma il verme possiede ogni segreto della mela;
addirittura ne condiziona l'esistenza.
TEMI – Forse... però, a proposito del verme, c'è
un'altra cosa che mi piacerebbe sapere.
NICO – Quale?
TEMI – Se nasce nell'interno della mela, come frutto di
una decomposizione, o se arriva dall'esterno, a corrompere un organismo sano.
NICO – Vorrei saperlo anch'io. (Una pausa. Temi
continua a pulirsi le mani). Che cos'era?
TEMI – Il carburatore, te l'avevo detto.
NICO – Funziona, ora?
TEMI – Certo.
NICO – Così... dopo, possiamo
ripartire subito.
TEMI – Possiamo ripartire. Ti
senti più tranquillo?
NICO – Diciamo, più libero. Meno
condizionato.
TEMI – Insomma, possiamo raccontarla come vogliamo la
storia, anche se qui la vedono in un altro modo.
NICO – Ecco.
TEMI – E solo per questo dovrebbero invitarci a
sloggiare?
NICO – Non si sa mai.
TEMI – Chissà, poi, perché non la raccontiamo come
vogliono loro, questa storia.
NICO – ... già... ma la raccontiamo per loro, poi? (Leggera
pausa). Sei andato là dentro?
TEMI – Sì, ho parlato con il sacrista. Chiuderà le porte
laterali: la gente sarà costretta a uscire da questa parte.
NICO – Sicuro?
TEMI – Non lo fa gratis, certo. (Nico è andato a
sbirciare dalla porta della chiesa. Dal di dentro viene una ondata di suono
d'organo). Hanno incominciato?
NICO – (Chiude la porta. Rifacendo il verso) – ... et in saecula saeculorum... amen!...
TEMI – A che punto sono?
NICO – (Come per dire “ce ne vuole”) Eh... Se per
fare un beato ci vogliono tre ore, per fare un santo ce ne vorranno almeno sei,
no?
TEMI – Non è detto. Un vescovo lo fai in mezza giornata,
e per un frate semplice non te la cavi in quarantott’ore.
NICO – (Riapre la porta. Ancora suono d'organo)
Qui la tirano per le lunghe. Senti? sono ancora al primo preambolo.
TEMI – Al primo cosa?
NICO – Preambolo. Poi c'è il secondo... preghiera del postulante, coro degli elemosinieri, sfilata dei testimoni... proclamazione, glorificazione, esaltazione, messa solenne...
TEMI – (Come per dire “quante cose”) Eh!...
andiamo a domattina!
NICO – Vedrai... (Chiude la porta. Rifacendo il
verso) ... libera nos Domine…
TEMI – Come fai a sapere queste
cose?
NICO – M'informo, io.
TEMI – E a che ti serve?
NICO – Non si sa mai.
TEMI – Hai qualche santo in
vista da proclamare?
NICO – (Cava un foglietto di tasca) Guarda dove
l'ho letto... il programma.
TEMI – Ci sono anche gli orari?
NICO – Approssimativi. (Porge il foglio e, mentre
Temi lo prende, gli sfila lentamente dal taschino una fila dl bandierine).
TEMI – Piantala!... (Ricupera
le bandierine).
NICO – Dai, pa', tanto oggi non
ti servono.
TEMI – La giacca dev'essere sempre a posto. (Legge il
volantino).
NICO – Dato che avevamo deciso di venire, potevamo
arrivare ieri.
TEMI – Per la processione?
NICO – ... e la distribuzione di
pesce fritto.
TEMI – No, meglio oggi. Quando escono dalla chiesa sono
psicologicamente più pronti.
NICO – Per gettare una moneta
nel piattino?
TEMI – Lo sai bene che non è
questo.
NICO – Lo so. Ma non riesco a
capire il perché.
TEMI – Nemmeno io. Ma è
importante saperlo?
NICO – Direi proprio di sì.
TEMI – Prova a guardare sul tuo libro; forse trovi la
spiegazione.
NICO – Mancano delle pagine; le ha adoperate Bella per
accendere il fuoco.
TEMI – Peccato.
NICO – Comincio ad aver fame.
TEMI – Il tempo di mangiare non
manca.
NICO – Proviamo a indovinare che cos’ha preparato Bella?
TEMI – (Annusando) E come
fai? siamo sopravvento.
NICO (Annusando) – Hai ragione: non si sente
nulla. Bisogna chiederlo a tua moglie.
TEMI – Non mi piace sentirti,
quando la chiami così.
NICO – Come la devo chiamare... mammà?
TEMI – Basta “Bella”.
NICO – A volte non mi viene: devo ancora farci
l’abitudine.
TEMI – Già... avremmo dovuto parlarne un po' fra noi,
prima.
NICO – Cucina bene: questo non si può negare.
TEMI – Lo sai com'è andata, no?... dopo la disgrazia avevamo bisogno di una compagna di lavoro...
NICO – ... e di letto...
TEMI – ... avevamo bisogno di una donna in casa...
NICO – ... e a letto.
TEMI – (In uno scatto d'ira)
Senti, brutto figlio di...
NICO – (Pronto) Insulti mia madre, adesso?! (Temi si frena e tamburella a terra col piede) ... non ti andava di dormir solo... che male c'è, pa'?... mica potevi andare in giro a cercartele le donne, tu...
TEMI – (Ammorbidito) Beh... anche... forse...
NICO – ... alla tua età!... (Breve scoppio di risa.
Inizia compiere un esercizio di abilità).
TEMI – (Punto sul vivo) – Ah, perché tu non credi che se io volessi...
NICO – Sto allenandomi, pa’.
TEMI – No, dico... se per caso mi saltasse in mente, tu pensi che io...
NICO – Non te le puoi mica
sposare tutte, pa'.
TEMI – Ah, si?... e allora ti voglio raccontare un fatto... (Ricorda improvvisamente che sta parlando a suo figlio)… no, meglio di no...
NICO
– (Interessato,
abbandona il suo esercizio) – Dài, pa', racconta...
TEMI – Lascia stare... un'altra volta...
NICO – Dài... non mi far
soffrire... sono tutt'orecchi.
TEMI – Ho detto di no!
NICO – (Gridando verso il carrozzone) Bella!... Bella!...
TEMI
–
(Fra i denti) Ma cosa fai?
NICO
– (A
Bella che è apparsa accanto al carrozzone) Vieni!... Tuo marito deve raccontarti
qualcosa.
TEMI
–
(Sottovoce) Brutto animale!
BELLA
–
(Avvicinandosi, graziosa) Mi volevi, Temi?
TEMI – No... cioè... volevo... ripassare la cantata di inizio...
BELLA – Dopo mangiato: ora ho le
salsicce sul fuoco.
TEMI – Solo i couplets che
abbiamo aggiunto stamani.
NICO
– (Corre
vicino a Bella: goloso) E come le hai cucinate queste salsicce, si può sapere?
BELLA – Alla “moschettiera”... agro di limone, vino bianco,
rafano...
NICO
– (Come
se sentisse il profumo nell'aria) Ah, che delizia!
BELLA – Sentirai...
NICO
– (Indicando
il padre)
Lui, però, dovresti lasciarlo a digiuno.
BELLA – E perché, poverino?
NICO – Perché...
TEMI
– (Interrompendo) Siamo pronti per questa cantata?
BELLA – Vengo subito. (Torna
verso il carrozzone).
NICO – Te la sei cavata, eh?... ma se volessi... (il
padre alza le spalle. Torna Bella che ora impugna un organetto).
BELLA – Il fuoco è basso, ma
bisogna sbrigarsi.
TEMI – Sulle linee generali siamo
già d'accordo, no?
NICO – Direi di sì.
BELLA – Incominciamo già le prove?
TEMI – E perché no?
BELLA – Io non so bene quando devo fare le mie entrate.
TEMI – Segui il dialogo: te lo
farò capire io.
BELLA – Perché non ci compriamo un registratore? è un peccato
buttar via tutto il nostro lavoro.
TEMI – E che te ne fai di un registratore? per
riascoltarti? e che cosa resta fuori dall'atmosfera nella quale vivono le tue
parole? è come rileggere delle lettere d'amore quando l'amore è finito.
BELLA – Resterebbe almeno il
testo.
TEMI – ... che ha ragione di esistere soltanto quando
l'autore non recita: ma quando autore e attore si trovano in una stessa
persona, l'unico vero teatro è quello dell'improvvisazione.
NICO – Ma lo facciamo veramente,
noi, del teatro, pa'?
TEMI – La mia è solo un'ipotesi che dovrebbe essere
verificata.
NICO – Tutto è indefinito, aperto almeno a due soluzioni.
TEMI – Il minimo dell'universo
possibile.
NICO – Non abbiamo ancora risolto
nulla.
TEMI – Come la faccenda del verme
nella mela.
NICO – Appunto.
TEMI
– (Dopo
una breve pausa) Continuiamo nella supposizione?
NICO – Continuiamo.
TEMI – Dunque: la gente verrà da questa parte...
BELLA – Siamo sicuri, poi?
TEMI – Ma sì, sono d'accordo col sagrestano: l'ho detto
prima.
BELLA – A me non hai detto nulla.
TEMI – E va bene: alla fine della cerimonia, il sacrista della chiesa chiuderà le porte laterali, in modo che la gente, per uscire, dovrà passare da questa parte...
BELLA – ... e troverà noi...
TEMI – ... e troverà me... (Con voce da imbonitore)
... avanti... avanti, signore e signori... da questa parte... venite tutti ad
ascoltare la meravigliosa storia del venerabile Mael che in questa chiesa è
stato testé santificato!... (Fa un gesto da direttore d'orchestra e Bella
attacca con l'organetto un motivo da cantastorie, quindi inizia a cantare i
couplets).
BELLA
San Mael da bambino giocava coi balocchi /e il Cielo,
zitto, zitto, /gli mise addosso gli occhi. /E quando un giorno il fuoco /bruciò
la sua casetta, /salva restò soltanto / la culla benedetta. /Orfano ancora in
fasce, /votato all'indigenza /ma il Ciel gli avea mostrato /la sua benevolenza.
/Al freddo e senza pane /passò la prima età: /il Ciel gli avea donato /la santa
povertà. /Fortunato a chi manca /il vestito e il mangiare /per lui ci sono meno
/motivi di peccare. /Il fortunato Mael /passò l'adolescenza /godendo il
privilegio /di fare penitenza. (Annusa l'aria e con un grido abbandona
l'organetto e corre verso il carrozzone) le salsicce!
NICO – Maledizione! quando c'è qualcosa che mi piace... (Verso
il carrozzone)... bruciate?
BELLA
–
(Appare con una terrina). Salve!
NICO – Evviva!
TEMI – Non abbiamo ancora finito
qui.
NICO – Sono i vecchi couplets, pa', li sappiamo a
memoria. (Svelto). San Mael, privo di mezzi, ha la fortuna di non poter
seguire i coetanei che si dànno a futili divertimenti, ma si immerge in
meditazioni; sempre protetto dalla Provvidenza, si ammala gravemente, ma non
muore; ancora beneficato, cade da una roccia e scopre la sua vocazione
religiosa.
TEMI – Andiamo dritti alla vita
in abbazia?
NICO – Salta, salta...
TEMI – Alla missione di
battezzatore?
NICO – Ecco!... ma prima c'è qualcosa di più importante... (Indica Bella che si avvicina con la terrina e i piatti; va verso di lei fregandosi le mani e canterellando). ... oh le mie salsicce, oh le mie salsicce...
TEMI
– (Indicando
la chiesa).
A che punto saranno? ... meglio esser sicuri.
NICO – (Ha ricevuto la sua razione e, col suo piatto, mangiando, apre il portale della chiesa. Esce una ventata di canto gregoriano). Preambolo secondo... (Guarda il foglio)... esaltazione delle opere... (Canterella) ... ad regnum tuum (Addenta rumorosamente una salsiccia) ... amen...
BELLA – Ti piacciono le mie
salsicce, Nico?
NICO – Questa “moschettiera” è formidabile... (Riflette)
... di', pa': mi ci vedresti sul filo mentre mangio un piatto di salsicce?
TEMI – Difficile e poco appariscente; meglio far girare i
cerchietti sugli avambracci: riempie di più l'occhio.
NICO – Lo sai che questa luna di miele comincia a piacere
anche a me?
TEMI – Come sarebbe?
NICO
– (Alzando
il piatto)
Ci sarà ancora roba così quando il miele sarà finito e la luna entrerà in
eclissi?
BELLA – Ci sarà.
TEMI
– (Sollevando
con un certo sospetto qualcosa dal piatto) E questo che roba sarebbe?
BELLA – E' rafano, Temi.
NICO – Cosa credevi che fosse, uno scorpione? non lo sai
che la “moschettiera” si fa col rafano? hai sentito, Bella, come tratta il tuo
lavoro?
BELLA – Lui non lo sapeva,
poverino.
NICO – Non è vero, voleva mortificarti, denigrare il tuo
lavoro. Ma se a lui la tua cucina non va bene, può pure andarsene... la luna di
miele la continuiamo io e te.
TEMI – La pianti di fare il
buffone?
NICO – Sì, pa'. (Mangia
rumorosamente).
TEMI – ... e fai meno rumore
quando mangi.
NICO – E come si fa quando c'è qualcosa che piace?.. (Impugna
una fiasca) ... è come per il vino quand'è buono... (Beve, fa gargarismi,
si sciacqua la bocca).
TEMI – Che schifo!
(Un silenzio).
NICO – Dì, pa'... per cosa credi che ci sia tanta gente
nella chiesa?
TEMI – Stanno facendo un santo: è una cosa importante, mi
pare... per chi ci crede.
NICO – Ma c'è la chiesa piena!
TEMI – E allora?
NICO – ... tutta quella gente che segue i comandamenti,
ama il prossimo, perdona le offese e, quando viene colpita, offre l'altra
guancia?
TEMI
– (Con
un sorriso ironico) Già... E' gente che aspetta qualche briciola, quella.
NICO – Briciole di chi?
TEMI – Di San Mael, dei suoi miracoli... ne ha fatti
tanti... dicono.
NICO – Una volta cambiò di colore a tutto un roseto...
TEMI – ... un'altra volta, fece spuntare le viole in pieno
inverno e fiorire i peschi in autunno.
NICO – Era specializzato in giardinaggio, come miracoli.
Se si aspettano di queste briciole, quelli.
TEMI – Non si sa mai. I santi sono strani, a volte... (Sta
per prendere l'ultima salsiccia nel suo piatto).
NICO – Fermo!... aspetta a mangiarla... (Estrae dalla
tasca un foulard) ... voglio ripassare il gioco.
TEMI – Con la mia salsiccia?
NICO – E' l'unica che c'è... (Copre col foulard il
piatto di Temi) ... ecco... (Tocca l'orlo inferiore del foulard)…e
ora, spostare l'attenzione del pubblico, vero?
TEMI – Più o meno.
NICO
– (Esegue) ... intanto io infilo un ago
nella salsiccia... la sollevo con il fazzoletto... il piatto è vuoto, signore e
signori... ma quella salsiccia vagabonda sta per apparire in un altro piatto...
(Tocca il suo piatto vuoto e, mentre Temi sposta l'attenzione, mangia
velocemente la salsiccia, quindi scuote il fazzoletto vuoto sul suo piatto)
…uno due e tre!
TEMI – E dov'è la salsiccia?
NICO – Formidabile! l'ho fatta persino a te che sei un
maestro!
TEMI – Sì, ma...
NICO – Sei sbalordito... ecco il momento di fare di te
quello che voglio... a me gli occhi... (Gli tira fuori dal taschino la fila
di bandierine).
BELLA – Lo sai che stai diventando
bravo, Nico!
TEMI
– (Rimettendo
a posto le bandierine) Anche gli applausi dopo la salsiccia. Su, Bella: riattacchiamo.
BELLA – Da che punto?
TEMI – Dal giro dei battesimi. (Sparisce con Nico
dietro il carrozzone).
BELLA – (Al proscenio) San Mael, che a quel tempo non era ancora santo, un giorno era assorto in preghiera e meditazione, quando ricevette la visita di un angelo... (Raccoglie da terra una lamiera e la scuote, poi, con voce grave)... Venerabile Mael, ho un messaggio per te... (Spaventata) Per me?... sarebbe forse giunta la... ? Ma cosa dici!... l'ora di andarsene, toccando ferro, è ancora lontana per te... il messaggio è del Consiglio Celeste che non è per nulla contento di come vanno le cose quaggiù. Scendi in terra, mi hanno detto, e riferisci a Mael queste parole da parte nostra: Vai ad ammaestrare tutte le genti, battezzando tutti nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo... (Con un gridolino di sgomento) Ah... angelo celeste!... ma questo è l'ordine che fu rivolto a suo tempo ai Santi Apostoli!... possibile che proprio a me, adesso... questo onore!... oh, io non posso... io non sono degno... non sono... Beh, venerabile Mael, non siamo d'accordo? pensi che l'ordine sia sbagliato? Sbagliato? oh, no, non può essere: il Consiglio Celeste è infallibile…E, allora?… Certo... certo... sarà fatto... naturale... E così il venerabile Mael, assistito dal giovane frate Simeone... (Temi e Nico escono dal carrozzone. Temi ha una lunga barba bianca) ... incominciò a girare il mondo e a dispensare il santo battesimo...
(I due stanno
camminando; Nico mostra evidenti segni di stanchezza).
NICO – Padre... c'è ancora
parecchio da camminare?
TEMI – Non credo, figliolo.
NICO – Non avremo sbagliato
strada, per caso?
TEMI – Non credo, figliolo... tra il grande fiume e la grande montagna, mi hanno detto...
NICO – ... ci sono un deserto, una palude e due o tremila chilometri di foreste...
TEMI – ... tra il grande fiume e la grande montagna c'è
una tribù che non ha mai ricevuto la visita di un sacerdote.
NICO – E dove sta questa tribù? sono quaranta giorni che
camminiamo...
TEMI – Pazienza, figliolo... il venerabile Teofilo Torres, un giorno...
(La voce si
abbassa mentre continua la marcia).
NICO
– (Scaricando
a terra il bagaglio) Basta, padre: non ce la faccio più!
TEMI – Giusto, figliolo: è meglio riposarci un po'... (Siede
a terra) ... che cosa ha messo la Divina Provvidenza nella tua bisaccia per
il nostro ristoro?
NICO
–
(Rovescia la bisaccia vuota) Nulla, padre.
TEMI – Allora oggi è bene fare un po' di digiuno.
Ringraziamo la Divina Provvidenza che ce lo ha ricordato.
NICO – (Stupito) Ah!...
TEMI – ... questo avrebbe detto l'abate Martinez che io conobbi in gioventù...
NICO – (Con un briciolo di speranza) – ... e voi, invece?...
TEMI – ... io, purtroppo, non sono capace di certi
eroismi... (Tira fuori dalla tonaca un formaggio che porge a Nico).
NICO – E questo da dove esce?
TEMI – Dall'ultimo convento che ci ha ospitato. Lo tenevo
in serbo per i momenti difficili.
NICO
– (Attaccando
allegramente il formaggio con un coltello) Ma quando l'avete preso?... quando vi siete
ritirato nella cappella per pregare?
TEMI – La dispensa era lì vicino... e non c’era nessuno che mi vedeva... salvo Dio, naturalmente... ma lui non ha detto nulla...
NICO – (A bocca piena) ... e ha fatto molto bene, dato che siamo in giro per lui...
BELLA – Fatiche e privazioni accompagnavano le loro
giornate, ma la missione a cui erano stati chiamati doveva essere portata a
termine, a costo di qualunque sacrificio.
(Temi e Nico,
intanto, hanno ripreso a marciare).
NICO
– (Fermandosi) – Un altro passo, padre, e
casco morto.
TEMI – Ma sì, figliolo, fermiamoci pure qui a passare la
notte: il posto mi sembra buono. (Siede a terra).
NICO – E... scusate... non c'è qualche altro ricordino di
quella dispensa?
TEMI – Purtroppo no, Simeone.
NICO – Proprio nulla?
TEMI
– (Prende
una tazza e attinge acqua vicino a lui) E questa freschissima acqua di ruscello, ti sembra
nulla? che cosa c'è di meglio per due viaggiatori stanchi come noi? Ringraziamo
la Divina Provvidenza per il suo dono generoso.
NICO
– (Con
voce da messa)
Grazie!... (Si sdraia, ma si rialza subito a togliersi una pietra di sotto
alla schiena)... devo ringraziare anche per il letto, padre?
TEMI – Un letto con un meraviglioso baldacchino trapunto
di stelle... che cosa vuoi di più?
NICO – Anche questo l'avrebbe detto
l'abate Martinez?
TEMI – No, figliolo, questo vorrei dirlo io... se non ti
sembra una provocazione.
NICO – Ho capito, padre... buona
notte!
BELLA – Per lunghi anni il venerabile Mael, seguito dal fedele Simeone, esercitò la sua santa missione. Nessun ostacolo riuscì mai a scoraggiare il fervore della sua fede...
(Vento furioso; i
due procedono a fatica).
NICO – Dove andiamo, padre?
TEMI – Avanti, figliolo... sempre avanti!... come disse
la vergine Domiziana di fronte al carnefice.
NICO – Di fronte al carnefice, ma non a un vento come
questo. Perché non ci fermiamo ad aspettare che passi?
TEMI – Devo andare a portare un battesimo, non posso
fermarmi.
NICO – E questo chi l'ha detto?
TEMI – Lo dico io, se permetti.
NICO – Ne avete fatti a migliaia di battesimi, questo può
anche aspettare.
TEMI – E' un'anima da salvare, e un salvataggio non
aspetta mai.
NICO – E c'è bisogno che andiate proprio voi, alla vostra
età, con questo tempaccio?
TEMI – Avanti, figliolo, avanti!
NICO – Attento, padre, avanti c'è il fiume...
TEMI
– (Che
è uscito di scena)... avanti!... (Rumore di corpo che cade in acqua).
NICO – Lo sapevo, io!... padre... padre!... (Esce di
scena, quindi rientra sorreggendo Temi, bagnato e traballante) ... ve
l'avevo detto io che c'era il fiume!... ma lui no... quello che dice la vergine Domiziana, va bene... ma quello che dico io,
no... avanti, avanti... siete
contento, ora?
BELLA (Impugna l'organetto e
incomincia a cantare). Ora che questa storia /diventa più avvincente, /la mano alla scarsella
/mettete o brava gente! /Se a un santo può mancare l'arrosto od il bollito,
/noi siamo invece schiavi /di un robusto appetito. /Marxisti o non marxisti
/dobbiamo convenire /che, prima di pensare, /la pancia è da riempire. (Va in
giro tendendo un ipotetico piattino a degli ipotetici spettatori) ... grazie... grazie, signore...
grazie anche a lei... (Ritorna vicino ai
compagni).
NICO – Quest'ultimo passaggio io lo proverei un'altra
volta... mi è sembrato un po' affrettato.
BELLA – Ma se non c'è nessuno!
NICO – Non importa... recitalo con la massima calma... è un punto molto importante dello spettacolo... direi, fondamentale... (Bella alza le spalle e riprende a girare col piattino) così, brava... senza fretta... guarda che quel tizio non ti ha dato niente...
BELLA – Possibile?
NICO – Ha messo la mano in tasca, ma ha preso soltanto il
fazzoletto... brava, ritorna... ringrazia... così.
TEMI – Come staranno là dentro?
NICO
– (Guardando
il foglio)
Dovremmo essere alle testimonianze... (Va ad aprire il portale. Ancora suono
d'organo. Richiude) infatti... (Con voce di messa) ... miserere
nobis... amen! (Ritorna vicino agli altri). E' certo che San Mael, ai
suoi tempi, non stava a dormire. Quanti ne avrà battezzati?
TEMI – Un finimondo... dicono: in Africa, in Asia...
interi villaggi, intere tribù…
NICO – Forse, lui l'aveva capito
il problema.
TEMI – Quale problema?
BELLA – Allora, ci fermiamo qui?
TEMI
–
(Al figlio) Aspetta. Che cosa aveva
capito?
NICO – Tutto. L'importante è qualcosa su cui buttarsi
affamati.
TEMI – Bisogna avere fame, prima.
NICO – Se bastasse, quella!
TEMI – Poi, essere certi di
sfamarsi.
BELLA – Ditemi che cosa devo fare.
NICO
–
(Al padre) Un momento. Cioè?
TEMI – Prima di tutto, il cibo dev'essere di tuo
gradimento.
NICO – Questo è ovvio: ma io
parlavo del sistema.
TEMI E' sempre il solito, quello
dell'impegno. Ma ci vuole qualcosa in cui credere sul serio.
BELLA – Oh, con tutti i vostri discorsi!... io vado a
lavare i piatti.
TEMI – Recita l'introduzione,
prima.
BELLA
– (In
fretta)
Passarono i mesi e gli anni: San Mael, ormai vecchio e stanco, non si concedeva
una sola pausa nella sua santa missione. Ormai i suoi occhi non vedevano quasi
più, ma c'era una luce interiore a guidarlo; ormai i suoi orecchi non sentivano
quasi più, ma nella sua testa squillavano sonore le trombe celesti, quale
approvazione del Cielo alle sue opere terrene. (Bella raccoglie i piatti e
va verso il carrozzone. Temi è in piedi e fissa davanti a sé, mentre Nico fa
l'atto di chi spinge avanti una barca a forza di pagaia. A un tratto si ferma.
Si bagna un dito con la saliva e cerca inutilmente un soffio di vento).
NICO – Nulla... neanche un filo!... (Riprende
a remare). ... un po' di vento, dico, che cosa gli costava lassù?... in
fondo, andiamo in giro per loro, no?
TEMI
– (Porta
all'orecchio una voluminosa cornetta acustica) Dicevi qualcosa, figliolo?
NICO – Dicevo che non ce la faccio più a mandare avanti
questa baracca... muoio dalla stanchezza.
TEMI – Che cosa... contentezza? bravo figliolo: Dio si
serve in letizia.
NICO – Anche sordo doveva diventare!... ma perché, dico io, con tutto quello che sta facendo, perché complicargli le cose?... (Riflette e si segna in fretta) ... oh, mamma mia, che cosa sto dicendo!... lassù è tutto ordinato, tutto stabilito secondo giustizia... e i disegni sono perfetti... soltanto, un tantino oscuri, almeno per me, frate ignorante... come quella del vento... ecco, chiedo scusa, ma io proprio non la capisco... che cosa ci voleva a mandar giù un filo d'aria?... no, non era possibile?... a forza di braccia devo spingere avanti 'ste quattro tavole!... va bene che io sono un facchino della fede, ma anche i facchini si stancano, ogni tanto...
TEMI – Dicevi a me, figliolo?
NICO – No, padre, ce l'avevo col vento che non vuole
venire.
TEMI – Ah, il vento... oggi riposa, vedi... e possono riposarsi anche le cime degli alberi e le onde del mare... la Provvidenza ha equamente stabilito un turno di riposo per tutti...
NICO – ... meno che per me.
TEMI – Che cosa, figliolo?
NICO – Nulla, padre... ma cosa fate lì... copritevi, fa
freddo, non lo sentite?
TEMI – Sai che ti dico, Simeone... mi sembra che faccia
un po' freddo.
NICO
– (Ironico) Davvero?!... ma forse non fa
freddo: è il caldo che ha il suo turno di riposo.
TEMI
– (Che
ha cercato inutilmente di sentire qualcosa nel cornetto) Strano quest'aggeggio! a
volte non riesco a sentire proprio nulla qui dentro.
NICO – Ecco. padre... io non ho capito perché dobbiamo
soffrire anche il freddo nella nostra santa missione. Perché voi ci vedete e ci
sentite sempre di meno e io divento sempre più stanco?
TEMI – Sono prove, figliolo, per fortificare il nostro
spirito, per accrescere i nostri meriti davanti a Dio.
NICO – Insomma, quelli che ci vogliono bene e che ci
vogliono salvare, ci mandano tutti questi guai.
TEMI – E' così, figliolo.
NICO – E così sia!... (Ci ripensa, guarda verso
l'alto, si segna)... senza ironia, si capisce... (Riprende a remare).
TEMI – Siamo giunti in una zona popolosa, figliolo, vedo
parecchie navi intorno a noi.
NICO – Ma quali navi?! sono pezzi di ghiaccio che
galleggiano. Copritevi, date retta a me, se no, quelli che vi vogliono bene,
possono mandarvi anche un malanno.
TEMI – E tutta quella folla sdraiata al sole, laggiù, la
vedi?
NICO – A me Io domandate se vedo?... ci vuole un bel
coraggio!... quella non è gente, padre.
TEMI – Guarda come se ne stanno
fermi e composti.
NICO – Quelli non sono uomini,
padre: sono pinguini.
TEMI – Accosta da quella parte, chissà che non riesca a
battezzare qualcuno.
NICO – A chi volete dare il battesimo, padre, a delle
bestie?!
TEMI – Su, accosta!... (Fa per
scendere).
NICO – (Lo trattiene per un braccio) Ma dove andate?!...
TEMI – Sì, ho capito, fa freddo... mi coprirò...
NICO
–
(Urlando) – Sono pinguini, padre,
pinguini!
TEMI – Ci sono anche i bambini?... bene!... lasciami
andare...
(Si svincola).
NICO – Padre!
TEMI
– (A
voce alta da predicatore) Ecco, finalmente sono arrivato fra voi... sono il vostro fratello
maggiore venuto per aiutarvi e per salvarvi. Ho un dono prezioso per voi tutti:
la luce eterna... (Continua a parlare).
NICO – Ma come si fa, dico io, come si fa a continuare in questo modo?! ma non ne avevano altri, lassù, da comandare per questo lavoro?... e chi glielo fa capire, adesso, che questi sono pinguini e non uomini?... lui è fatto così: si butta a testa bassa, e chi s'è visto, s'è visto...
TEMI – (Come sopra) ... è accaduto per voi un fatto nuovo, oggi, un avvenimento di eccezionale importanza: il vostro popolo sta per uscire dalla tenebra e per nascere a una vita vera...
NICO – Che cosa devo fare?... io lascio andare avanti?...
beh, in fondo, l'intenzione è buona e male non ne fa a nessuno... è così
contento, pover'uomo, quando può battezzare qualcuno... si sente utile,
importante. lo lascio fare, così dopo sta calmo per qualche giorno.
TEMI
–
(A Nico) Dammi l'acqua, ti prego.
NICO
–
(Gli porge una borraccia) Ecco, padre.
TEMI – (A voce alta) ... adesso passerò in mezzo a voi e spruzzerò sulla vostra testa dell'acqua lustrale. Ancora voi non capite bene il significato di quest'atto, ma non importa, ve lo spiegherò in séguito... adesso l'importante è cancellare subito il peccato originale... (A Nico) ... mi sembrano un po' piccoli di statura, figliolo...
NICO – E' una razza così padre...
(Temi distribuisce
i battesimi intorno a sé. Un silenzio)
NICO
– (Ora
non più Simeone) Potrebbe anche essere diversa la faccenda di Mael, pa'.
TEMI
– (Interrompendo
il suo lavoro)
Diversa in che modo?
NICO – Bisogna credere come lui, abbiamo detto, per
trovare la sua stessa forza.
TEMI – Non sei d'accordo?
NICO – Se tutto fosse rovesciato, invece? se questa disponibilità fosse stata già dentro di lui, precisa, prepotente... un insopprimibile bisogno di offrirsi?...
TEMI – Può essere. Una cosa non esclude l'altra. Anzi. E'
così importante per te stabilirlo?
NICO – Piuttosto.
TEMI – Con i battesimi abbiamo finito e fin qui è andato
tutto bene, quasi come se recitassimo un copione. Ora c'è un punto spinoso: la
discussione in paradiso.
NICO – Perché non recitiamo
Platone, prima?
TEMI – Platone?!... sei diventato
matto?
NICO – M'è venuta voglia
all'improvviso.
TEMI – Fattela passare subito:
abbiamo altro da fare.
NICO – Non mi faccio passare un
bel nulla.
TEMI – (Comincia ad alzare la voce) Sei sempre la solita carogna!...
NICO – Sei tu che ogni volta vuoi
decidere di testa tua.
TEMI – Da un momento all'altro quelli possono uscire...
NICO – Non è vero...
TEMI – ... e noi non abbiamo
provato quasi nulla...
NICO – Abbiamo tutto il tempo... (Si avvicina al
portale).
TEMI – Senti, figlio di... (Si tappa la bocca con la mano) ... levati quegli stracci di dosso e mettiti quelli di Sant' Agostino...
NICO – No, no e no! sono stufo di far sempre quello che
vuoi tu.
TEMI – Siamo nella stessa barca, imbecille! (Nico
spalanca il portale e lo richiude, in modo che la ventata d'organo commenti con
sonora–grottesca maestosità gli urli del padre) ... Vuoi affermare la tua
personalità, pezzo di somaro?!... (Nico compie la stessa azione) ... .faccia di deficiente...
pallone gonfiato!...
(Idem per Nico).
(Compare
Bella con le braccia insaponate)
BELLA – Ma che cosa succede, Temi?
TEMI – Vuole recitare Platone, il signorino... hai
capito?... Platone!...
BELLA – E perché non glielo lasci recitare?... un pezzo breve...
TEMI – (Smontato improvvisamente da quel semplice consiglio, si guarda intorno smarrito, poi fa un breve gesto di invito)... Avanti...
NICO – (Viene al proscenio) Vedi, Cebete, quando ero giovane mi sentivo attratto in modo straordinario verso quella scienza che indaga sui misteri della natura, quella scienza che viene comunemente chiamata storia naturale. Che gioia era per me conoscere le cause di ciascuna cosa, conoscere perché ciascuna cosa viene alla vita, perché si dissolve, perché è esistita!...
(Un breve
silenzio. Temi che finora ha voltato le spalle al figlio, va a battergli sul
braccio)
TEMI – Se potessi ti darei una mano...
NICO – Fa nulla, pa'.
TEMI – ... ma in queste cose si va avanti un po' tutti a
tentoni.
NICO – Ognuno deve cavarsela da solo. Ci prepariamo per
il paradiso? (Va verso il carrozzone).
TEMI
– (Seguendolo) Tutti in paradiso, dai... (A
Bella) ... e tu, vuoi venirci con le mani insaponate?
BELLA – Devo finire di sciacquare.
TEMI – Pianta lì: ora sei Santa
Caterina.
BELLA – Da Siena?
TEMI – No, d'Alessandria.
BELLA – lo non la conosco.
TEMI – Nessuno la conosce, quindi non c'è pericolo di
sbagliare. Sembra che fosse la figlia di un re e che pochi ce la facessero con
lei in teologia.
BELLA – Non potete farla entrare più tardi? devo
assolutamente finire. Incominciate voi due, intanto.
TEMI – Cinque minuti?
BELLA – Cinque minuti.
(Intanto Nico e
Temi si sono tolti il saio marrone, ne hanno indossato uno bianco e hanno messo
intorno al capo un'aureola).
NICO – Allora, io sarò
Sant'Agostino; e tu?
TEMI – San Patrizio.
NICO – Attacchiamo?
TEMI – Forza!
NICO – Il battesimo a dei pinguini... veramente strano...
TEMI – Non trova altro da dire il grande Agostino, il
saggio vescovo di Ippona che ha sparso fiumi di sapere sulla nostra Chiesa?
NICO – Cosa volete che dica... un fatto così nuovo...
sconcertante... ecco, proprio così: sconcertante.
TEMI – Per me, intanto, il
battesimo è nullo.
NICO – In quanto a questo, vi devo confessare...
TEMI – Ancora?!
NICO – Ancora che cosa?
TEMI – Un'altra “Confessione di Sant'Agostino”? non
bastano quelle che avete già scritto.
NICO – Siete in vena di spirito,
oggi?
TEMI – Qualche battuta ogni tanto non guasta. Ritorniamo
ai pinguini. Siamo stati incaricati di trovare qualcosa per venir fuori da
questo pasticcio.
NICO – Per l'appunto.
TEMI – Allora, cosa ne dite di
questo fatto?
NICO – Mi sembra di averlo già definito:
sconcertante.
TEMI – D'accordo. Questo è quello che dice l'uomo comune, poi arriva l'uomo di fede che rabbrividisce davanti al sacrilegio commesso...
NICO – Un momento, vi prego... sacrilegio è parola grave,
forse non indicata in questo caso.
TEMI – E quale parola vorrebbe usare il dottissimo
allievo di Sant'Ambrogio?
NICO – Chissà... forse…colpo di miopia…mi sembra più
adatto. Che cosa ne dice il pio vescovo di Armagh?
TEMI – Grande Agostino, il nostro sembra quasi un
discorso fra sordi: io parlo di effetti e voi di cause.
NICO – Ammirevole Patrizio, può esistere sacrilegio senza
la volontà di compierlo?
TEMI – Il sacrilegio esiste in se stesso, ha una vita
propria: è indipendente dalle intenzioni di chi ha commesso la colpa.
NICO – Ma voi parlate di colpa, di un'azione malvagia
compiuta per premeditazione o per ignoranza o anche per distrazione. il nostro
caso è diverso: si tratta di un'opera di bene sprecata, di un seme che non
potrà fruttificare perché caduto in mezzo alle pietre.
TEMI – Voi conoscete i quattro casi di violazione di un
tempio, vero?
NICO – Naturalmente.
TEMI – Nel momento stesso in cui tali violazioni si
compiono, il tempio è sconsacrato e tutti gli atti di culto che in esso
avvengono prima della riconsacrazione, sono nulli.
NICO – “Violazioni ", Patrizio! di violazioni si
tratta. Ma Mael non ha sepolto un infedele in una chiesa cristiana: ha
innocentemente dispensato una grazia a coloro che potevano farne a meno per la
loro invidiabile condizione di animali.
TEMI
–
(Stupito) Invidiabile?
NICO – Per modo di dire... si capisce. Mi sento anch'io
in vena di battute.
TEMI – Insomma, per voi non è un
sacrilegio?
NICO – E' un battesimo in piena regola. Del resto, se
avete letto quello che ho scritto sui sacramenti, sapete come la penso.
TEMI – lo ricordo della distinzione che fate fra la res o
virtù soprannaturale del sacramento e il signum, cioè, il suo mezzo sensibile.
NICO – Distinzione che anche in questo caso è stata
rispettata.
TEMI – Allora, secondo voi, il
battesimo è valido?!
NICO – Direi di sì. A meno che non si voglia mettere in
discussione la fede di chi lo ha dispensato.
TEMI – Cosa c'entra Mael? la sua fede è fuori di ogni
dubbio.
NICO – Allora, non abbiamo più appigli per contestare la
validità del sacramento.
TEMI – Non capisco.
NICO – E' solo la fede di chi dà il battesimo che conta,
perché coloro che lo ricevono, i neonati, sono nelle stesse condizioni di
incoscienza di quei poveri pinguini.
TEMI – Oh, questa poi!... sentite, questa è così grossa che io...
NICO – Quali sarebbero le vostre
obiezioni?
TEMI – Non sono così matto da lasciarmi trascinare in una
discussione teologica con voi, grande Agostino: mi fareste a pezzi.
NICO – In questo caso, dovrebbero riconsacrare anche...
il paradiso.
TEMI – Ah, ah... questa è buona!... (Ci ripensa) ... o è blasfema?... con voi non siamo mai troppo sicuri. No, io non me la sento di battermi con voi con le vostre armi... ma c'è qualcuno che può farlo: la nostra sorella Caterina d'Alessandria... (Guarda dalla parte del carrozzone, poi più forte) ... la nostra sorella Caterina d'Alessandria (Dopo un'inutile attesa)…insomma, Bella!...
BELLA
– (Si
affaccia)
Vengo subito.
TEMI
– (Irritato) Come sarebbe “vengo subito” si ritardano le entrate?!
BELLA
– (Entra
in scena ancora aggiustandosi l'aureola) Sono solo le prove, Temi.
TEMI – Appunto, che cosa proviamo, i ritardi di entrata?
NICO – Beh, non la fare tanto
lunga.
TEMI – Insomma, le cose si fanno o non si fanno, e se si
fanno, vanno fatte come devono esser fatte.
NICO – La potresti anche piantare,
no? (Si allontana).
TEMI – Dove vai, adesso?... facci perdere del tempo anche tu... allora, vuoi venire qui?!...
NICO – Ma, lasciami in pace!...
TEMI (Gridando) – Senti, figlio di... (Si tappa
la bocca con la mano, prende l'aureola e la sbatte in terra) ... io sono
stufo di dover lottare con degli incoscienti come voi!... almeno uno straccio
di serietà professionale, almeno quella!
NICO (Raccoglie l'organetto e incomincia a cantare) Il
caso capitato /
drammatico e
improvviso /
ha messo nei pasticci /
i santi in paradiso.
/Patrizio non ha torto, / Agostino
ha ragione: / speriam che Caterina / scopra
una soluzione.
BELLA (Prende l'organetto dalle mani di Nico e
continua) Perché solo ai pinguini /
negano i sacramenti, / come se sol fra loro /
ci fosser gl'incoscienti. /
Per l'anima che a loro /
concessa non è stata, /
è meglio non averla, /
che avercela dannata.
TEMI (Prende l'organetto dalle mani di Bella e
continua) Molti umani a cui dare /
sacramenti è costume, / si
staccan dalle bestie / sol per
becco e per piume. / Insomma,
per le bestie, /
salvo
l'anatomia, / a far le distinzioni / non è la zoologia.
BELLA – Bene... bene... se le cose stanno a questo punto,
io direi di incominciare a fissare gli argomenti sui quali siamo tutti
d'accordo.
TEMI – Ed esistono questi
argomenti?
BELLA – Naturale. Per esempio, potremmo incominciare col
dire che Mael... (Alzando a poco, a poco la voce fino a gridare) ... è un
vecchio rimbambito che farebbe bene a starsene in un ricovero, invece di
andare in giro per il mondo a combinare questi guai! Ma chi gliel'ha detto a
quel deficiente di arrivare fino al paese dei pinguini, con il freddo che fa
laggiù?!
TEMI – Approvo
incondizionatamente. E voi, Agostino?
NICO – Se fosse come dite voi, cari colleghi, avremmo già
risolto questo caso con un colpo di spugna.
TEMI – Insomma, non siete
d'accordo?
NICO – Proprio no.
TEMI (A Bella) – Vedete che non è così semplice
come pensavate. (A Nico) Potremmo sapere perché non siete d'accordo?
NICO – Se Mael fosse lo stordito che dite, avrebbe senza
dubbio commesso qualche errore nell'impartire i battesimi... che so, una
formula dimenticata, un gesto fuori posto... niente di più naturale per un uomo
della sua età... in quel caso, allora, avremmo potuto impugnare il vizio di
forma e annullare il suo operato. Invece Mael è stato perfetto. Provate a
prendere uno qualsiasi dei suoi battesimi e rovesciatelo come un calzino: non
troverete il più piccolo buco.
TEMI – Perché, secondo voi, soltanto un errore di formula
potrebbe invalidare i sacramenti... (A Bella). Avete sentito che cosa ci
tocca ascoltare? ma per fortuna ci siete voi a mettere le cose a posto. Avanti,
diteglielo finalmente che, in questo caso, la forma passa in secondo piano.
BELLA – E perché non glielo dite
voi?
TEMI – Per carità... io non saprei... cadrei in qualche
giro di parole... mi farei mettere nel sacco. Agostino, sapete, non è mica
l'ultimo arrivato... ma con voi trova pane per i suoi denti. Avanti, diteglielo
che dichiarare validi quei battesimi…
NICO (Interrompendo) – Scusate, Patrizio, ma quei battesimi sono già validi, indiscutibilmente validi,
senza bisogno della nostra dichiarazione.
TEMI – Avete sentito come mette
già fuori le unghie? Per me è venuto il momento di ritirarmi. Lo lascio tutto a
voi, Caterina… servitevi pure… e ditegliele chiare le nostre ragioni.
Diteglielo che è impossibile che dei pinguini diventino nostri fratelli di
fede, perché se per assurdo fossero accettati nella nostra famiglia, sarebbero
automaticamente sottoposti ai nostri doveri. Dovrebbero unirsi in matrimonio
davanti a un prete, far battezzare, cresimare e comunicare i loro figli,
aspirare al sacerdozio!… no, no… via, siamo pazzi?! Ditegliele queste cose,
avanti!
BELLA – Ma perché devo dirgliele
io? lo state facendo voi, continuate.
TEMI – Io non sono adatto… per
quattro parole alla buona, magari… ma dove la trovo la forza oratoria,
l’eleganza, la profondità in teologia…
BELLA – In teo… che cosa?
TEMI – Teologia.
BELLA – Ah.
TEMI – Non mi direte che non è vero.
BELLA – Che cosa non è vero?
TEMI – Che quella è la vostra specialità.
BELLA – Per dire la verità, in
convento la mia specialità era la marmellata di mirtilli.
TEMI – Volete burlarvi di me, eh,
Caterina?…
BELLA – Ma no.
TEMI – Come se non sapessimo chi siete e che cosa avete
fatto. Come se non sapessimo che in una sola volta avete confuso ben 50
dottori…
BELLA – Beh, quello è proprio
vero.
TEMI – Lo vedete!
BELLA – Forse erano anche più di
50…
TEMI – Davvero?
BELLA – Come facevo a contarli tutti… erano riuniti sulla piazza per un congresso e, quando mi videro arrivare… sapete, a quei tempi ero giovane e gli uomini mi guardavano volentieri… passi per gli occhi, dico io… ma le mani addosso, no… così, quando quei tali…
TEMI – (Desolato) – Ma,
allora, non li avete confusi?…
BELLA – Vi ho già detto di sì.
TEMI – … con la teologia?…
BELLA – Macché teologia: con la
ciabatta!
TEMI – (Angosciato) – Ah,
siamo rovinati!
BELLA – E perché?
TEMI – Questo ci mette nel sacco
tutti e due.
BELLA – Addirittura!
TEMI – Ve ne accorgerete.
BELLA – Sapete, a me le chiacchiere non fanno paura: basta adoperare un po’ di buonsenso.
NICO – Ah, il buonsenso!… mi hanno detto che un francese, vissuto più di 12 secoli dopo di me, un certo Descartes, ha dato una divertente definizione del buonsenso…
TEMI – Eccolo che incomincia…
NICO – … ha detto che il buonsenso è la cosa meglio distribuita nel mondo, perché nessuno si è mai lamentato di averne ricevuto poco… ah, ah!
BELLA – Sentite, a me questa faccenda dei pinguini sembra piuttosto semplice da risolvere.
NICO – Con un paio di ciabattate,
magari… ah, ah!
BELLA – I pinguini sono degli
uccelli, vero?
TEMI – Appunto.
BELLA – E gli uccelli sono sempre stati amici della nostra Chiesa; basta pensare a Francesco d’Assisi.
TEMI – Una cosa è esserne amici e un’altra entrarne a far
parte.
BELLA – E non ne fanno già parte, e in posizione privilegiata?
TEMI – Chi, gli uccelli?
BELLA – Certo. Cosa sono gli
angeli?
TEMI – Beh, adesso, sorella Caterina, mi sembra che
esageriate… paragonare agli uccelli delle creature essenzialmente spirituali…
BELLA – Ma se anche i bambini innocenti, quando muoiono, vengono trasformati in angeli…
NICO – Non è vero: la Chiesa ha sempre combattuto questa fantasia popolaresca.
BELLA – Forse che Dio non saprebbe effettuare questo cambiamento?
NICO – Non dico questo, ma…
BELLA – (Interrompendo) – E, allora… se Dio può cambiare degli uomini in uccelli, perché non può cambiare degli uccelli in uomini?
(Nico e Temi, nel
silenzio, si guardano in faccia)
TEMI – Però… potrebbe anche…
NICO – Niente male quest’idea.
TEMI – E’ formidabile! è l’uovo
di Colombo!
NICO – Ammetto che questa soluzione mi sembra vantaggiosa… forse perché non sono un pinguino.
TEMI – E, allora, grazie alla nostra Caterina, possiamo
dichiarare di aver finalmente raggiunto un accordo… (Guarda Nico e tende la
mano) … d’accordo?
NICO – (Stringe la mano) –
D’accordo.
BELLA – (Impugna l’organetto e incomincia a cantare)
– Il caso aggrovigliato/ s’è dipanato alfine,/ anche se a far le spese/ son
pinguini e pinguine./ Chi prima non aveva/ problemi di esistenza,/ or come uomo
ha quello/ della sopravvivenza./ A tutti la natura/ il cibo ha provveduto,/ ma
all’uomo tal diritto/ non vien riconosciuto.
TEMI – (Togliendosi l’aureola) – Bravi! È andato
tutto bene.
BELLA – L’ho fatto come me la sentivo il mio personaggio…
TEMI – Giusto. Bisogna lasciarci guidare dall’istinto.
Basta rispettare lo schema che abbiamo tracciato. Vatti a preparare come angelo
che devi fare la prima apparizione… (Al figlio, mentre Bella si allontana)
… andiamo anche noi?
NICO – Sei felice, qualche volta,
pà?
TEMI – Come dici?
NICO – Qualche volta, sei stato
felice?
TEMI – Bisogna mettersi d’accodo prima su cos’è la
felicità.
NICO – Dimmi come l’intendi a tuo
modo.
TEMI – Una cosa rapidissima come una fucilata che ti
attraversa, o quasi.
NICO – Quand’è stato l’ultima
volta?
TEMI – Una decina di giorni fa… lavoravamo su una piazza
, e io feci un gioco di prestigio…
NICO – … e tutti applaudirono
all’improvviso, ricordo.
TEMI – Ma è durata poco perché il gioco seguente non
piacque a nessuno.
NICO – E’ vero.
BELLA (Appare con le ali da angelo e scuotendo un pezzo
di lamiera) – Venerabile Mael…
TEMI – Un momento… non siamo ancora pronti… (E’ con
Nico accanto al carrozzone. I due si tolgono il saio bianco e indossano di
nuovo quello marrone) – … dobbiamo trovare il tempo per cambiarci dopo il
paradiso…
NICO – Possiamo farlo mentre
Bella canta i couplets.
TEMI – Giusto. Poi usciamo noi e tu vai a infilarti le
ali. Capito?
BELLA – Bene.
TEMI – (Ormai lui e Nico sono
pronti) – Dai, attacca.
BELLA – (Scuotendo ancora la lamiera) – Venerabile
Mael!…
(Temi che le volta
le spalle non si accorge di nulla)
TEMI – (A Nico) – Vedi, figliolo, sono commosso
per la semplicità con la quale queste creature hanno ricevuto il battesimo…
(Nico, intanto,
s’è girato e, sbalordito, s’è inginocchiato appoggiando la fronte a terra)
BELLA – Venerabile Mael, ascolta!…
(Nico tira la
tonaca di Mael che si volta a cercarlo, ma non lo vede)
TEMI – Ma… dove sei andato?… (Finalmente lo sente ai
suoi piedi) … che cosa fai lì?
NICO – (Emozionatissimo) – C’è…c’è…un.. un angelo…
TEMI – Su, figliolo, su…
BELLA – Venerabile Mael, mi senti?
NICO – Non può… eccellenza…eminenza… santità… non sente e non vede quasi più nulla.
TEMO – Cosa dici, figliolo?
BELLA – Questo non era in programma: bisogna che egli veda il suo errore e che senta quello che devo riferirgli.
TEMI – (Di fronte all’angelo) – S’è alzato il
sole, mi pare… tutta questa luce…!
BELLA – …e allora non c’è che un mezzo… e spero che
qualcuno non ci trovi qualcosa da ridire… (Si avvicina a Mael e gli tocca
gli occhi e gli orecchi)… voglio che tu veda e che tu senta…
TEMI – (Si stropiccia gli occhi e gli orecchi, poi
cade in ginocchio) – Miracolo! … improvvisamente vedo il mare…i ghiacci…e
sento!… il rumore delle onde… lo stridio degli uccelli… è un miracolo!…
fratello Simeone, ringrazia il Cielo con me!…
NICO – C’è un angelo, padre…
TEMI – (Voltandosi) Un angelo?!… ah!…angelo
celeste… (S’inginocchia)… quali doni meravigliosi hai voluto portare a
questo peccatore indegno!
BELLA – Alzati, Mael.
TEMI – Non posso… è l’emozione… lasciami qui a umiliarmi,
a ringraziare ancora…
BELLA – Alzati, Mael
TEMI – Obbedisco… Simeone, dammi il braccio… non so se le
mie forze mi porteranno… (Nico l’aiuta)
BELLA – Che cosa vedi davanti a
te?
TEMI – Le meraviglie della natura , vedo. Ho ritrovato
gli occhi della mia giovinezza. Ecco l’infinita distesa azzurra del mare… ecco
il candore dei ghiacci… ed ecco tanti graziosi pinguini che nuotano o
passeggiano…
BELLA – E non li riconosci quei
pinguini?
TEMI – Riconoscere quelle
bestiole? e come potrei?
BELLA – Dài, guarda meglio. Sono vecchie conoscenze, no?… ma se proprio tu gli hai dato il santo battesimo!
TEMI – (Spaventato) – Io avrei…? Angelo celeste,
che cosa tremenda mi dici!… mi sarei macchiato di un tale sacrilegio?!
BELLA – Sì, venerabile Mael!
TEMI – E com'è stato possibile? come ha fatto Simeone a
non impedirmelo?
BELLA – Già... è proprio molto
strano... (Guarda Nico).
NICO – (Impaurito) – lo non c'entro... non so
nulla, io... Non vi ricordate, padre, tutto il remare che ho fatto. durante la
giornata così ieri sera, quando siamo arrivati, io avevo gli occhi chiusi per
la stanchezza, e non ho visto nulla... assolutamente nulla.
TEMI – Calmati, figliolo: tu non
hai colpa.
NICO – E come potevo immaginare che voi... se soltanto mi
fosse passato per la testa...
TEMI – Lo so, non è colpa tua: sono io il solo
responsabile.
NICO – Ma neanche voi, con la vista in quelle
condizioni...
TEMI – Non cercare di scusarmi: ho meritato una
punizione.
BELLA – Stai tranquillo, Mael: è stato deciso di chiudere
un occhio.
TEMI – Sono indegno di tanta
indulgenza.
BELLA – Sai... non tutti erano d'accordo di fartela
passare liscia... ne hai dati di grattacapi lassù! Ringrazia Santa Caterina, è
stata lei a mettere una buona parola.
TEMI – Sono sempre stato un fervente ammiratore e un
umile devoto della grande Caterina da Siena.
BELLA – Non da Siena,
d'Alessandria.
TEMI – Santa Caterina d'Alessandria?... veramente... e tu
Simeone?
NICO – Nemmeno io, padre.
BELLA – Non la conoscete? non fa nulla; tanto non la
conosce nessuno. Ora bisogna rimediare al malfatto.
TEMI – Trasmettimi gli ordini,
messaggero celeste.
BELLA – Piano, Mael, aspetta di sapere prima come ti hanno
condito.
TEMI – Non capisco.
BELLA – Senti prima se l'osso non è troppo duro per i tuoi
denti.
TEMI – Continuo a non capire.
BELLA – Eppure ora ci senti bene, no? Volevo dire che,
forse, non te la caverai tanto facilmente.
TEMI – Sopporterò con eroismo
ogni prova.
BELLA – E va bene. Tu hai fatto entrare degli uccelli
nella nostra Chiesa, e tu ora devi trasformarli in uomini.
TEMI – Io dovrò provocare questa metamorfosi... io,
peccatore sacrilego?
BELLA – Ma non è finita qui. Non basta fare degli uomini:
dovrai anche insegnare loro a vivere da uomini.
TEMI – E come potrò essere all'altezza di questo
compito?!...
BELLA – Te l'avevo detto che non
era uno scherzo.
TEMI – ... con le mie deboli forze, con le mIe miserevoli
capacità, come potrò portarlo a termine?
BELLA – Allora, cosa devo
rispondere lassù?
TEMI – Mi sarete vicini con il
vostro aiuto?
BELLA – Una mano, se occorre, potremo anche dartela, ma
non ci fare troppo assegnamento. Qual'è la tua risposta, Mael?
TEMI (Inginocchiandosi) – Questo rispondi... che
chino la testa obbediente... (Appoggia la testa per terra mentre Bella si
allontana. rialza la testa e si guarda intorno; a Nico) ... dov'è andato?...
non c'è più... l'hai visto andar via?
NICO – Eh, sì, proprio da me si fa vedere! un angelo va e
viene come vuole, visibile o invisibile. Vi hanno dato un'altra bella gatta da pelare,
eh?
TEMI – Se ci penso comincio a
tremare, Simeone.
NICO – E perché l'avete accettato
quest'incarico?
TEMI – Accettare? tutto era già
deciso.
NICO – Potevate dire che non ve la sentivate, che alla
vostra età certe cose non si possono più fare.
TEMI – Bisogna riuscire a farle,
invece.
NICO – Allora, padre, non capisco proprio cosa ci sia da
lamentarsi.
TEMI – lo non mi lamento; ho solo
paura di fallire.
NICO – Si può incominciare a fare
una prova...
TEMI – Sì, meglio affrontarlo
subito questo problema.
NICO – ... con quel pinguino laggiù, magari... (Indica
fuori scena).
TEMI – Perché proprio con quello?
NICO – Con qualcuno dovete cominciare, no?... e quello è
solo, solo... e anche più piccolo degli altri, mi sembra.
TEMI – Credi che ce la farò, Simeone?
NICO – Io dico di sì.
TEMI – Allora, io vado...
NICO – Coraggio, padre.
TEMI – Stammi vicino, Simeone.
NICO – Sono qui, padre, non
temete.
TEMI (Con voce incerta) –
Fra... fratello pinguino...
NICO – Va bene che è battezzato, però chiamarlo fratello mi
sembra un po' troppo.
TEMI – ... in virtù del potere conferitomi dal... dal
Consiglio Celeste, io ti ordino: “Diventa uomo”! (Punta il dito davanti a
sé).
NICO (Sbalordito, si fa il segno della croce) –
Ah!... Incredibile!
TEMI – Ce l'ho fatta, Simeone, ce l'ho fatta!... (Guarda
meglio) ... però, io avevo detto “uomo”…
NICO – Si vede che si trattava di una pinguina... anzi,
di una giovane pinguina... (Sorride guardando fuori scena).
TEMI – Simeone!...
NICO (Con un leggero
soprassalto) – che c'è padre?
TEMI – Adesso, così nuda, avrà
freddo, povera creatura.
NICO (Strappando in fretta una coperta da una finestra
del carrozzone) – Vado subito a...
TEMI (Frenando il suo slancio)
– Simeone!...
NICO – Che c'è, padre?
TEMI – Sarà bene che tu tenga gli
occhi abbassati.
NICO (Dopo un lieve sospiro) – Sì, padre. (Esce
di scena con la coperta stesa davanti a lui).
(Poco dopo. Temi e
Nico, senza il saio addosso, al centro della scena. Nico ha in mano il suo
libricciolo).
NICO – Facciamo un'ipotesi,
adesso.
TEMI – Un'altra ipotesi, devi
dire.
NICO – Un'altra?
TEMI – La prima è quella di trovarci qui, in questa
situazione. Non ricordi?
NICO – Giusto. Un'altra ipotesi.
TEMI – D'accordo.
NICO – Supponiamo che un verme di mela sia diverso dagli
altri, che non si accontenti del suo universo–mela, e che aspiri alle
conoscenze di un'ape.
TEMI – Sarebbe un po' strano vederlo svolazzare in un
frutteto.
NICO – Può farlo con i suoi mezzi: strisciando.
L'importante è valutare di quanto si arricchisca la sua esperienza, sapendo che
è abituato ad applicare un metodo di indagine approfondito.
TEMI – Perché dici che è
importante?
NICO – Ho detto importante?
TEMI – Credo di sì.
NICO – Allora non Io so.
TEMI – Guardiamo se possiamo
arrivarci insieme?
NICO (Di nuovo con entusiasmo)
– Dài, pa', proviamo.
TEMI – Allora, prima di tutto c'è da dire che non sono
tutti nelle mele, i vermi... ce ne sono, di quelli che strisciano...
NICO – E come no!... da ogni parte
se ne trovano...
TEMI – Sono di una razza speciale: assetati di nuove
esperienze...
NICO – Come per gli uomini, pa'... chi si accontenta del
suo universo–mela e chi esce dal frutto...
TEMI – Bene... così!...
NICO – ... e sono questi ultimi che arricchiscono
l'umanità di nuove cognizioni.
TEMI – E' vero anche questo... e
poi?
NICO – Non riesco a trovare
altro. E tu?
TEMI – Nemmeno io.
NICO – Un po' modesto come conclusione. E neanche troppo
originale.
TEMI – Possiamo continuare a pensarci. Chissà. (Indica
con la testa). A che punto saranno là dentro?
NICO – Vado a vedere. (Apre il portale. Solita ventata
d'organo. Richiude e torna al centro)... mea culpa, mea culpa... amen!
... siamo a metà strada, poco più poco meno.
TEMI – Un'altra oretta, allora. (Lieve pausa). E
se gli facessimo fare un miracolo a Mael?
NICO – Ne ha bisogno?
TEMI – Certo. Deve acquistare prestigio agli occhi della
folla.
NICO – Cambia i pinguini in uomini, mi sembra che basti.
TEMI – E' un potere che gli è stato affidato, come
qualcosa avuta in prestito. Ci vuole un'azione che sia veramente sua.
NICO – Che miracolo avresti
scelto?
TEMI – Potrebbe andare il cambiamento dell'acqua in vino?
NICO – Direi di sì. E' un numero
che ha avuto sempre successo.
TEMI – E' un pezzo che non lo faccio, però: devo vedere se non è arrugginito... (Corre nel carrozzone e torna con alcuni bicchieri e una caraffa; intanto Nico ha spalancato un tavolo pieghevole sul quale Temi appoggia gli oggetti) ... signore e signori, un momento di attenzione, prego...
NICO – Così Mael non può
incominciare.
TEMI – Lo so: mi basta rinfrescare il vecchio discorso,
poi penso io ad adattarlo a Mael.
NICO – D'accordo.
TEMI – ... un momento di attenzione, prego... davanti ai
vostri occhi sta per verificarsi il fatto più sensazionale, più straordinario,
più emozionante al quale abbiate sicuramente mai assistito... Qui ci sono
alcuni bicchieri vuoti e una caraffa piena di acqua... se qualcuno del pubblico
volesse gentilmente avvicinarsi per verificare, sarà il benvenuto... c'è
nessuno che desidera?... lei... lei?... non importa: se le montagne non si
muovono, siamo noi a muoverci verso le montagne... (Avvicina il tavolo al proscenio)
... ecco fatto... Signore e signori, avrò fra poco l'onore e il piacere di
cambiare in vino l'acqua di questa caraffa. Sì, sì... ho capito... accetto le
vostre obiezioni... volete dirmi che cambiare l'acqua in vino è una cosa
facilissima, che è un esercizio alla portata di qualunque oste o cantiniere...
certo. Ma io compirò questa trasformazione davanti ai vostri occhi, alla luce
del sole, e non nel buio di una cantina. Basta con le chiacchiere e mettiamoci
al lavoro... Prima di tutto... (Riempie il primo bicchiere) ... voglio
che vi rendiate conto che nella caraffa c'è acqua normale... (Mostra il 1°
bicchiere, poi lo depone sul tavolino e prende la caraffa e il 2° bicchiere)
... vedete?... (Riempie il
2°
bicchiere che apparirà pieno di vino) ... ah!... guarda, guarda, ho
operato il cambiamento quasi senza accorgermene... l'abitudine, sapete... il
colore è bello... il profumo è buono... non c’è dubbio che anche il sapore...
sapete cosa faccio? io me lo bevo questo bicchiere... (Lo porta alle labbra
e si arresta) ... è vero che bere da solo non mi è mai piaciuto... potrei...
ma sì, perché no? potrei fare un brindisi con quel signore laggiù che mi sembra
abbia un po' di sete... lei è d'accordo, vero?... allora verso un bicchiere
anche per lei... tanto, ha visto com'è facile!... (Prende la caraffa e il 3°
bicchiere) ... uno, due... e tre!... abracadabra... (Mesce acqua nel
bicchiere) ... ma come?!... uh, che confusione!... e che figura!... mi
scusi, sa, non era per prenderla in giro... le ho promesso un bicchiere di vino,
e un bicchiere di vino deve essere... (Mesce nel
4°
bicchiere e lo riempie di
vino) anzi,
sa che cosa m'è venuto in mente?... visto che qui siamo in tanti e ci sono solo
due bicchieri pieni d'acqua e due pieni dl vino, li mescoleremo, così ci
saranno almeno quattro persone che potranno bere un po’ d'acqua e vino... e io
avrò dimostrato la mia buona volontà... incominciamo da questi... (Mescola
il l° e il 2° bicchiere e li esamina) ... dev'essere proprio un buon vino...
guardate che bel colore ha conservato anche con l'acqua... (Lascia il l° e
il 2° bicchiere e mescola il 3° e il 4°) ... adesso mescoliamo anche questi
altri due... (Solleva
i
due bicchieri, ma questi appaiono pieni di acqua) ... ma che è successo? dov'è
il vino che era in uno di questi bicchieri?... non capisco... ho fatto un po'
di confusione... è meglio riempire la caraffa e portare via tutto... (Versa
nella caraffa Il 1° e il 2° bicchiere e l'acqua acquista il colore del vino)
... eh?!... ma qui dentro c'era acqua o c’era vino?... tutta colpa della
confusione che ho fatto... scusatemi: andrà meglio un'altra volta... versiamo
anche questi... (Rovescia nella caraffa il 3° e il 4° bicchiere e questa
riappare piena d'acqua) ... acqua?!... sentite, io proprio non ci capisco
più nulla! (1).
NICO – Beh, un po' di ruggine c'è, ma non guasta: Mael è
inconsapevole. Quando avviene il miracolo, lui stesso è il primo a stupirsene.
TEMI – Appunto.
NICO – E puoi anche abbreviare: basta una sola
trasformazione in vino.
TEMI – D'accordo. Attacchiamo
subito dopo?
NICO – Attacchiamo.
TEMI (Indossando il saio marrone) – Allora,
fratello Simeone: il sole è già alto e dobbiamo iniziare il lavoro. Quali sono
le cose da fare?
NICO (Anche lui indossando il saio) – E' una
parola, padre! qui c'è tutto da fare. C'è bisogno dell'elenco?
TEMI – Leggimi quello che è stato fatto ieri, così ci
verrà qualche idea in testa.
NICO (Cavando di tasca un libretto di appunti) – ... come si raccolgono le patate... perché il fuoco brucia... differenza fra il Padre Nostro, e l'Ave Maria... tavola pitagorica... funghi mangerecci e funghi velenosi...
TEMI – E quest'ultima lezione sei stato tu a tenerla,
vero?
NICO – Sì, padre.
TEMI – ... e che cosa abbiamo
mangiato, oggi?
NICO – Funghi, padre.
TEMI (Sperando di essere contraddetto) – ... ah!...
e magari proprio i funghi... ?
NICO – Sì, sì... proprio i funghi
raccolti dopo la lezione.
TEMI – Ah!... (Sperando di essere rassicurato)...
speriamo che...
NICO – Speriamo.
TEMI (Dopo avere atteso invano una parola
rassicurante) – Beh, io credo che oggi sia arrivato il momento di
costituire lo stato.
NICO – Costituire che cosa?
TEMI – Lo stato. I pinguini stanno imparando a leggere e
a scrivere, a costruirsi le case, a cucirsi i vestiti: devono imparare anche a
governarsi.
NICO – E c'è bisogno di uno
stato?
TEMI – Dovranno pur darsi delle
leggi, no?
NICO – E non ci sono i dieci
comandamenti?
TEMI – Non bastano: bisogna scendere nei particolari,
fissare delle pene.
NICO – Se lo dite voi. E come si
fa per fare uno stato?
TEMI – Come si fa... cosa credi che sia, una frittata?!
Bisogna scegliere il tipo, prima: monarchia o repubblica.
NICO – E non sarebbe meglio domandare a loro che cosa
vogliono?
TEMI – Loro non ne sanno niente.
NICO – E se noi facciamo uno stato che per loro non va
bene?
TEMI – Lo potranno sempre cambiare dopo averlo provato.
NICO (Riflettendo) –
Già... lo potranno... (Annota qualcosa).
TEMI – Cosa scrivi?
NICO – Prendo nota che domani c'è da spiegare che cos'è
la rivoluzione.
TEMI – Dio ce ne guardi,
Simeone!
NICO – Non c'è popolo al mondo che non ne abbia fatte
almeno una dozzina di rivoluzioni... non vedo perché i pinguini...
TEMI (Continuando) – ... perché noi daremo loro uno
stato giusto, in modo che non abbiano bisogno di far mai rivoluzioni.
NICO – Allora, monarchia o
repubblica?
TEMI – Per la monarchia, ci vorrebbe prima di tutto un
re.
NICO – C'è. Quel tipo alto e grosso...
TEMI – Quello con i capelli
rossi?
NICO – Proprio lui. Non va bene?
TEMI – Lui potrebbe anche andare, ma suo figlio, e il
figlio di suo figlio?... meglio non correre rischi.
NICO – Repubblica, allora.
TEMI – Già. Ma quale repubblica?... quella di Platone?... ne avrai sentito parlare...
NICO – Non mi occupo di politica,
io.
TEMI – Paura di passare qualche
guaio?
NICO – Non si sa mai.
TEMI – Con Platone, però, puoi
andare sicuro.
NICO – Io non vado mai con chi
non conosco.
TEMI – .Comunque, la repubblica di Platone non mi dà
troppa fiducia. Se ne parla da tanto tempo, ma nessuno è mai riuscito a
realizzarla.
NICO – Ci sarà da qualche parte
uno stato da rifare eguale, no?
TEMI – Di stati che vorrei rifare qui non ne conosco
neppure uno.
NICO – Possibile!
TEMI – Non ce n'è uno, Simeone,
ti assicuro.
NICO – E che stato darete,
allora, ai nostri pinguini?
TEMI – Non Io so, figliolo, ci sto pensando... Aspetta! proviamo nel passato... Salomone!... un saggio amato dal popolo... dicono... ma perché durante il suo regno scoppiarono tre rivolte contro di lui?... no, non va bene... Solone, allora!... il grande statista ateniese... questo sì che... ma perché, dopo di lui, arrivarono i tiranni ad Atene?... come poté accadere?... forse lo stato di Licurgo, il severo legislatore spartano... uno stato di cittadini–soldati?!... no, Simeone, lo vedi che non ce... (Pensa) ... a meno che non si voglia dar retta a Polibio e prendere come esempio lo stato che per lui è il migliore di tutti...
NICO – Lo vedete che c'è!
TEMI – ... e sai quale sarebbe? lo stato romano... paesi
soggiogati, ricchezze depredate, eserciti di schiavi... Dobbiamo dare questo
futuro ai nostri pinguini?
NICO – Direi di no, padre.
TEMI – Quale dobbiamo scegliere,
allora?
NICO – Io insisto che è meglio farglielo scegliere da
loro.
TEMI – E che scelta devono fare, loro che non sanno
nulla? hai visto quanti pericoli ci sono?... (Riflette) ... e se tu avessi
ragione?... se fossero capitati tanti guai, proprio perché nessuno ha mai
domandato agli interessati che razza di stato volevano, prima di dargliene uno?
Che ne dici?
NICO – Potrebbe anche essere.
TEMI – Scrivi, allora: ti detto
il discorso.
NICO (Con matita e foglio)
– Via, padre.
TEMI – Amici pinguini, la storia ci insegna...
NICO – Un momento, padre: avete detto la
"storia", ma dobbiamo prima spiegare che cos'è.
TEMI – E' vero! non lo sanno ancora. Incredibile! una
comunità umana che non possiede il concetto della storia.
NICO – Anche loro ne hanno una, invece. E' una storia di
pesca, di amori, di migrazioni... non e molto differente dalla nostra. L'uomo
non può avere un concetto proprio della storia: è fuori di lui. Nella sua
esperienza diretta non c'è che la pesca, gli amori, le migrazioni…
TEMI (Togliendosi la barba) – Questo non dovevi
dirlo: è fuori dal tuo personaggio. Simeone è un semplice: non può arrivare a
quelle conclusioni.
NICO – Hai ragione. M'è venuta la voglia di dirlo... ma è
fuori dal mio personaggio... evidente! (Lieve pausa)... e nel mio
personaggio di ora, c'è dentro?
TEMI – Cosa vuoi che
ti
dica... lo senti, tu, se ci può stare?
NICO – Dovrei cacciar fuori altre cose. Ma come si fa a
decidere quello che va conservato perché un giorno potrebbe servire?
TEMI – Dovresti sapere prima chi
sei veramente.
NICO – Ecco, pa': chi siamo, noi?
TEMI – Hai provato a leggerti
dentro?
NICO – Non basta, pa': non puoi giudicare da quello che
c'è e non badare a quello che ci poteva essere.
TEMI – Non c'è soluzione in questo modo, lo capisci? non
si arriva mai a toccare il fondo.
NICO – C'era la spiegazione sul
mio libro, pa’
TEMI – Sulle pagine che mancano,
vero?
NICO – Proprio su quelle.
TEMI – Peccato. (Chiamando)
Bella!
BELLA (Apparendo) – Tocca a
me?
TEMI – Direi. (Si rimette a
posto la barba).
BELLA (Venendo avanti) – Venerabile Mael!...
TEMI – Un momento!... ti presenti
in questo modo?
BELLA (Tirandosi giù le maniche) Beh... era un po’...
TEMI – E le ali?
BELLA – Ah, si... le ali... le ho
messe in bucato.
TEMI (Sbalordito) – Che
cosa hai fatto?
BELLA – Erano sudicie... ma proprio sudicie, Temi...
TEMI – E tu le hai?...
BELLA – Sì... ma con questo sole, fra mezz'ora...
TEMI – E se ce n'è bisogno prima?... se la gente che c'è
là dentro viene fuori prima?...
BELLA – Non potevo tenerle così sudicie...
TEMI – ... e ti presenti così?!
BELLA – Io non sapevo, Temi.
TEMI (Tragico) – Nulla, nulla... non c'è più dignità, amor proprio... in che stato siamo ridotti!...
BELLA (Incominciando a piangere sommessamente) –Forse asciugheranno anche prima di mezz'ora...
TEMI (Recitando) – ... e tu che mi domandavi chi
siamo!... domandalo a lei chi ci fa essere… macché..improvvisatori... comici
dell'arte... autori–attori itineranti... solo guitti da osteria, saltafossi
pidocchiosi!
NICO – Se erano sporche, però...
TEMI – Proprio non ce la facevano più a tirare?! (Bella,
singhiozzando, fa cenno di no. Temi, con una scrollata di spalle,
improvvisamente calmo) ... e allora speriamo che asciughino.
(Bella piange più
rumorosamente).
NICO – Su, mammina, non piangere. Non l'hai ancora capito
quando fa l'istrione? (Al padre). Perché la fai arrabbiare cosi?… (Accarezza
Bella)... lei. poverina, ama i lavori domestici: cucinare, lavare i
panni... lo sai che vuol cambiare le tendine del carrozzone? (Bella. fra le
lacrime, fa cenno di sì)... anche lei fuori posto, sciupata: le ci vorrebbe
una casa che non c'è... pavimenti veri da pulire... A proposito, pa', quand'è
che lei esce dalla mela, quando recita con noi, oppure quando ci rammenda i
calzini?
BELLA (Piangendo) – Quale mela?...
NICO – Niente... un discorso fra me e tuo marito... su,
asciugati questi lacrimoni... (Bella fa cenno di no)... vuoi vedere come
si fa, pa'? attento!... (A Bella)... quelle salsicce alla moschettiera
di oggi erano squisite, ma ci mancava l'alloro.
BELLA (Singhiozzando) – L'alloro... nella
moschettiera... ?
NICO – Sì, mi ricordo bene: quelle che ho mangiato io
erano avvolte in foglie d'alloro.
BELLA – Quelle erano salsicce alla portoghese, non alla
moschettiera.
NICO – Ma se quelle alla portoghese vanno affogate nel
vino!
BELLA – Affogate nel vino, ma avvolte nell'alloro. In Scozia, invece, al posto dell'alloro ci sono le foglie di quercia...
NICO – E in Egitto il papiro!
BELLA – Scusa se te lo dico, ma tu di cucina te ne intendi
meno di Temi.
TEMI – Cosa c'entro io, adesso?
BELLA – C'entri, c'entri... anche a te basta avere il
piatto pieno: il resto non conta.
TEMI – Giusto. Cerchiamo di riempircelo anche oggi questo
piatto. Sotto con le prove!
NICO – Chi incomincia?
TEMI – Angelo... senza ali,
avanti!
BELLA – Venerabile Mael, dove sei?
TEMI (Inginocchiandosi con Nico) – Sono qui,
grazioso cherubino, prostrato ai tuoi piedi.
BELLA – Alzati. Il Consiglio Celeste ti manda a dire che
hai commesso un grave errore.
TEMI – Quale, messaggero divino?
BELLA – Hai battezzato dei pinguini scambiandoli per
uomini...
TEMI (Si strappa la barba e la sbatte a terra) –
No, porca miseria! Questo l'abbiamo già detto!... non ti ricordi più a che
punto siamo?!
BELLA – Oh, sì, scusatemi... ora ricordo... ma com'è successo?!...
TEMI (Tragico) – Qui andiamo a fondo, senza più
speranza...
NICO – Dai, pa', non la fare
lunga.
TEMI – Ah, secondo te... ?!
NICO – Starà più attenta... avanti, finiamole 'ste
maledette prove!
BELLA – Scusami, Temi, non
succederà più.
NICO – Avanti, su... fai di nuovo
l'entrata.
BELLA – Venerabile Mael, dove sei? (Temi le volta le spalle e non risponde)... Mael!... (Lo tocca invano; si volta verso Nico, desolata)... lo vedi come fa?...
NICO – Non ci manca che questo, ora!... (Va ad aprire
il portale della Chiesa: suono d'organo. Nico richiude e torna al centro)...
miserere nobis... amen!... forza che qui siamo agli sgoccioli.
TEMI – Non ci saranno altre
sorprese?
BELLA – Te Io giuro. Starò
attentissima.
TEMI – Avanti, allora!
BELLA – Dove sei, venerabile Mael?
TEMI (In ginocchio) – Sono qui ai tuoi piedi,
gentile cherubino, in attesa dei tuoi ordini.
BELLA – Su in cielo c'è ancora
tempesta per te.
TEMI – Tempesta?!... e perché, se è lecito? io mi sono
attenuto scrupolosamente agli ordini ricevuti: ho trasformato i pinguini in
uomini, ho insegnato loro le basi del vivere umano e la morale cristiana.
BELLA – E non t'è passato per la mente, per esempio, che
questi uccelli... pardon! questa gente, non ha ancora una chiesa dove pregare?
TEMI – Una chiesa nel vero senso della parola, non ce
l'hanno ancora... la maggior parte di loro, del resto, non ha neanche la casa.
BELLA – Perché, secondo te, è più importante riparare il corpo
dello spirito?
TEMI – Lo spirito non prende il raffreddore, angelo
celeste.
BELLA (Meravigliata per la risposta impudente) –
Ah!...
TEMI (Interrompendo) – ... e poi, per lo spirito,
una specie di chiesa c'è: è uno spiazzo ricoperto con pelli di foca e di
balena.
BELLA – E quella sarebbe la casa di Dio?!... stai
scherzando, venerabile Mael?
TEMI – I pinguini sono molto poveri e non hanno potuto
offrire di più a Dio... non è vero, Simeone?
NICO (Impaurito) – Oh, sì, poverissimi... veramente poveri...
BELLA (Severa) – Eh! Basta così! Non ho mai sentito
tante sciocchezze. Non avete mai visto basiliche stupende, gonfie di
ricchezze... e proprio nei paesi dove la gente
è
più povera?
TEMI – Non ci sarebbero state, però, senza l'aiuto dei
ricchi.
BELLA – E che cosa fanno qui i
pinguini ricchi?
TEMI – Non ce ne sono.
BELLA – Come sarebbe a dire?
TEMI – La pesca e i raccolti vengono divisi fra tutti, in
parti eguali.
BELLA – Ecco perché non avete ancora una chiesa! Bisogna
creare i ricchi, immediatamente. (Guarda anche Nico). Capito?
NICO (Impaurito) – Certo... immediatamente...
creeremo i ricchi!
TEMI – E come si fa?
NICO – Beh, non Io so... sceglieremo qualche pinguino e
gli diremo: tu sei un ricco.
TEMI – Lo senti, amabile cherubino? scusalo, sai... tutto
immerso nelle visioni celesti, il povero Simeone s'è dimenticato della terra.
Il nostro fratello non sa che, per essere ricchi, bisogna accumulare ricchezze.
BELLA – Ne so poco anch'io di
queste faccende.
TEMI – Lo sospettavo, angelo dolcissimo. Perché, quando
tocca un pesce a testa, se a uno ne vengono dati due, è segno che un altro è
rimasto senza.
BELLA – Per la pesca non so bene, ma per quanto riguarda
la terra, so che i padroni guadagnano di più dei loro contadini.
TEMI – Ma qui la terra non ha padroni: chi ha seminato
raccoglie, proprio come fa in mare chi ha gettato le reti.
BELLA – Ehi, dico, ma che razza di paese è questo qui?!
che cos'hai combinato, venerabile Mael?
TEMI – Ho cercato di fare del mio meglio e la Provvidenza
mi ha aiutato: posso dire che i miei pinguini fanno una vita da buoni
cristiani.
BELLA – Questo dobbiamo ancora
vederlo.
TEMI – Come loro confessore, posso dire...
BELLA (Interrompendolo) – Ho detto che lo
vedremo!... io mi riservo di dare giudizi... il caso è nuovo e non voglio
prendere cantonate. Vado su a riferire.
(Bella scompare
dietro il carrozzone. Nico, rialzandosi, si assicura che l'angelo sia andato
via).
NICO (Impaurito) – E ora?
TEMI – E ora che cosa?
NICO – E' andato su a raccontare tutto... io ve lo dicevo, padre, se ricordate...
TEMI – Che cosa mi dicevi?
NICO – Che certe novità, forse, non andavano bene, che bisognava prendere esempio da qualche altro stato...
TEMI – Da quale, per esempio?
NICO – E che so, io!... ma fare tutto così, di propria
testa...
TEMI – Di che ti preoccupi? che su non approvino quello
che abbiamo fatto?
NICO – Quello che avete fatto,
padre.
TEMI – Anche tu mi hai dato un
valido aiuto.
NICO – So1o come semplice frate con dovere di obbedienza.
TEMI – Perché dubiti, Simeone?
NICO – So che non abbiamo fatto nulla di male... anzi...
Ma vallo a sapere che cosa vogliono lassù!
TEMI – E' un tribunale imparziale dove i meriti vengono
sicuramente riconosciuti.
NICO – Speriamo.
TEMI – Come sarebbe... bestemmi?!
NICO – No, per carità!... solo che, a volte, l'intenzione può essere buona e i risultati diversi...
TEMI – Anche di questo sarà
tenuto conto.
NICO – ... oppure qualcosa è stata trascurata, qualcosa
di importante. Come la faccenda dei ricchi: io li ho sempre visti, da ogni
parte, e qui non ci sono.
TEMI – Anche di poveri ne hai visti sempre, ma non qui.
NICO – E come ci potrebbero essere?...
hanno tutti le stesse cose.
TEMI – Ecco: basterebbe che ci fosse un ricco solo, e gli
altri diventerebbero subito tutti poveri.
NICO – E' vero!... non ci avevo
pensato... !
TEMI – Ma su ci penseranno, stai
tranquillo.
NICO – Ma sì, certo! l'ho capita persino io, povero frate
ignorante, figuriamoci loro... è una novità che non è niente male diranno... il
venerabile Mael l'ha azzeccata giusta
TEMI – Lo spero con tutta l'anima.
NICO – ... e, magari, sapete cosa succede, padre? che lo stesso sistema l'applicheranno anche in altri stati...
TEMI – Non è semplice come credi.
NICO – ... saranno i nostri pinguini a dare l'esempio
agli altri: niente più ricchi... e nemmeno più poveri... ah, che bellezza!... e
anche la Chiesa potrà essere diversa, allora.
TEMI – La Chiesa... perché?
NICO – Non avrà più bisogno delle ricchezze che oggi deve
avere per non sfigurare di fronte agli altri.
TEMI (Un po' ironico) – Ah, perché tu dici...
NICO – Certo. Perché un vescovo porta le calze di seta? perché ce l'hanno anche i ricchi, e la Chiesa non può permettere che il capo di una diocesi le porti di cotone semplice...
TEMI (Ironico) – A questo, veramente, non avevo
mai pensato.
NICO – E i cardinali, i principi porporati della Chiesa,
dovrebbero forse vergognarsi per non avere quello che
hanno i
nobili e i ricchi? non
dovrebbero avere ville, palazzi, abiti
lussuosi, gioielli? non dovrebbero mangiare quante volte vogliono al giorno,
con posate d'oro e di argento?
TEMI (Ironico) – No, di
certo!
NICO – Ecco... con l'esempio dei pinguini, invece,
mangeranno con semplicità, come tutti, nelle scodelle di terracotta... e anche i
vescovi e i cardinali andranno con le calze di cotone, o a piedi nudi... (Mostra
i suoi sandali) ... come i poveri frati.
TEMI – Zitto!... ecco l'angelo che torna... (Guarda verso il carrozzone, poi, più forte)... sì, è proprio lui che arriva: il messaggero celeste...
BELLA (Si affaccia con le due ali in mano e un ferro da
stiro) – Sono pronte!... un minuto solo per dare un colpo di ferro.
TEMI – Ma, insomma!... non le finiamo più queste prove!...
(A Nico). Guarda quanto manca.
NICO (Apre il portale. Coro di fedeli. Richiude) –
Fra mezz'ora è tutto finito.
TEMI – Hai sentito, Bella?
BELLA (Solo la voce) – Un
minuto e sono pronta.
NICO – Sai, pa', io Mael non lo capisco bene: è un santo,
oppure no?
TEMI – E' un uomo scomodo,
pericoloso...
NICO – E' cambiato da quando andava in giro a seminare
battesimi: ha perso umiltà, mi sembra.
TEMI – Prima era solo lui a pagare, e adesso c'è il
popolo dei pinguini: per sé non ha mai chiesto niente, per loro non intende
rinunciare a nulla.
NICO – Un integralista, allora, uno di quegli uomini che
si adoperano soltanto da morti... magari come santi.
TEMI – Vedi che non è tanto
difficile capirlo?
NICO – Hai ragione: comincia proprio a piacermi il tuo
Mael, pa'.
TEMI – E a quelli là dentro,
piacerà?
NICO – Ho paura di no. Si aspetteranno un racconto
oggettivo, distaccato.
TEMI – La storia della sua vita possono leggersela da
soli: noi interpretiamo dei personaggi.
NICO – Anche il mio non è niente male. Voglio giocarmelo
come si deve.
TEMI – Sempre nelle linee che
abbiamo stabilito?
NICO – Naturale.
BELLA (Con le ali indosso)
– Posso entrare?
NICO – Un momento... fatti
vedere. Che ne dici, pa'?
TEMI – Effettivamente... così
pulite è un'altra cosa.
NICO – E' uno splendore! ora, accanto a te, mi sento
sudicio come un verme.
TEMI – Attenzione! è capace di andare a buttare la tua
tonaca nella tinozza.
NICO – Su, Bella, incominciamo!
TEMI – E' la terza apparizione,
ricordatelo.
BELLA – Venerabile Mael!...
TEMI (Inginocchiandosi con Nico) – Eccoci, inviato divino, sempre attenti alla tua voce dolcissima...
BELLA – Non la troverai tanto
dolce, questa volta.
TEMI – In che cosa ho mancato? ti
ascolto.
BELLA – Bene, Mael, vado subito al sodo. Qui non c'è
niente che funzioni. Hai combinato un sacco di guai, uno più grosso dell'altro.
TEMI – Che dici mai, angelo
celeste!
BELLA – Ti è stato ordinato di educare i pinguini...
TEMI – Un ordine che continuo a portare a termine...
BELLA – E in che maniera? che cos'è questa specie di
comunità che hai messo in piedi?
TEMI – Lo stato pinguino.
BELLA – Dove sono i suoi capi?
TEMI – C'è un consiglio di anziani che si riunisce quando
c'è bisogno... anche stasera, mi pare... (Si volta verso Nico).
NICO (Impaurito, in fretta) – Anche stasera,
certo... si riuniscono nella chiesa... pardon!... nello spiazzo coperto di
pelli.
BELLA – Hanno avuto una nomina
questi consiglieri?
TEMI – Oh, no: sono come tutti gli altri... solo più
anziani, e quindi più prudenti.
BELLA – Non si tratta di una
gerarchia?!
TEMI – Credo proprio di no... almeno per ora... ma
potrebbe diventarlo... perché no? potrebbe essere un’idea. Che ne dici Simeone?
NICO (Impaurito) – lo non dico niente, lo
sapete... lo non decido nulla... obbedisco soltanto.
TEMI – Eh, via, quanta modestia! come se anche tu non
avessi lavorato sodo a fare tutto quello che abbiamo fatto.
NICO – Io?!... volete scherzare?... io non ho fatto un
bel niente. E cosa volete che abbia potuto fare, io, povero frate ignorante,
rifiuto dell'ultimo convento della terra?
TEMI – Beh, lasciamo perdere... l'angelo mi ha suggerito
un'idea: noi potremmo dare il potere a questo consiglio, nel quale entrerebbero
tutti, per diritto, a una certa età. Così, per ognuno ci sarebbe l'epoca dei
giochi, della scuola, dell'amore, del lavoro, del governare lo stato.
BELLA – E questa sarebbe l'idea
che ti ho dato io?
TEMI – Precisamente. Ma è una magnifica idea. Pensa: una
nobile vecchiaia associata alle più alte responsabilità. E che consolazione,
affrontare la fine della propria vita, circondati dal rispetto e dalla
riconoscenza!
BELLA – La mia idea?! siamo impazziti, venerabile?!... io
dovrei muovermi di lassù, e venire qui per farti fare queste belle pensate?!
TEMI – Cosa c'è che non va nel
mio progetto?
BELLA – Ah, lo chiami progetto ?!... anche presuntuoso,
sei! Ma ti sei guardato intorno? dove sono state mai realizzate queste
corbellerie?
TEMI – Ci proveremo noi, umilmente, a realizzarle, vero,
Simeone?
NICO (Impaurito) – Non chiedetelo a me, padre: io non so neanche da dove si comincia...
TEMI – Non è vero, hai parecchio buon senso e qui hai
fatto delle cose molto importanti.
NICO – lo delle cose... ? ma via, padre... quelli che vi sentono possono pensare davvero che... cosucce da niente quelle che ho fatto... sempre dietro vostro ordine, naturalmente...
BELLA – Smettiamola di scherzare, venerabile Mael: bisogna
incominciare a fare sul serio.
TEMI – Sul serio, come, delizioso
cherubino?
BELLA – Incominceremo dall'alto: prima i capi, poi il
resto.
TEMI – Pensi che sia necessaria una nomina ufficiale?...
e va bene, nominiamoli pure.
BELLA – Capi sul serio, dico, con responsabilità, poteri, denaro...
TEMI – ... denaro da amministrare
per il bene pubblico?
BELLA – Anche.
'TEMI
–Anche?
BELLA – Un capo deve avere possibilità economiche più
elevate degli altri.
TEMI – Ma, in questo modo, viene a rompersi quell'armonia
che ho cercato di creare con l'eguaglianza.
BELLA – Deve, rompersi: un capo non può essere eguale agli
altri. Se lo fosse, non potrebbe più comandare.
TEMI – Non è con la ricchezza che
può distinguersi.
BELLA – Anche con quella.
TEMI – Senti, angelo, anche ammettendo di accettare quello
che hai detto...
BELLA – Perché, vorresti disobbedire?
TEMI – Ho detto accettare. Obbedire è più facile. Anche
volendo accettarlo dunque, dove potremmo trovare il denaro per i capi?
BELLA – Tutti pagheranno una piccola tassa. Non ci avevi
pensato, eh?
TEMI – Sì che ci avevo pensato. E proprio per questo qui
non esiste nessuna tassa.
BELLA – La consideri ingiusta?
TEMI –
Pericolosa... come principio, almeno.
BELLA – Noi sappiamo valutare i pericoli meglio di te. Non
dimenticare, poi, che anche San Matteo è stato un gabelliere.
TEMI – Ma non le aveva inventate
lui le gabelle.
BELLA – Allora, una tassa su... diciamo, ogni pesce
pescato e ogni misura di grano raccolto.
TEMI – Messaggero divino, non mi sembra giusto...
BELLA (Severa) – Ah, ti
sembra ingiusto?!
TEMI – No... volevo dire... non mi sembra... di avere ben
capito.
BELLA – Così va meglio.
TEMI – Pescare pesci o lavorare la terra costa fatica.
Dobbiamo renderla, questa fatica, ancora più pesante con una tassa?
BELLA – E che cosa vorresti
tassare, allora?
TEMI – Se proprio è necessario, io tasserei la gioia, la
felicità... una bella giornata di sole, una festa piena di allegria, una buona
notizia... in modo che chi ha pagato più tasse è il più fortunato e il più
felice.
BELLA – Questa è poesia, non
economia.
TEMI – Come si può tassare il sudore di chi ha lavorato
per arricchire la comunità?
BELLA – Ecco l'altro strappo da ricucire: basta con la
comunità. E' roba da filosofi. Anche un frate domenicano, un certo Campanella,
ci aveva pensato, ma è andata male anche a lui.
TEMI – E tutto il nostro lavoro
qui?
BELLA – Tutto da rifare. Non più una sola unità economica,
ma una per ogni famiglia. Il capo distribuirà le terre, secondo il suo giudizio
e i suoi piani, e così avverrà per le reti e per le barche da pesca.
TEMI – Allora, anche questo diventerà uno stato come tutti
gli altri...
BELLA – Perché, credevi veramente di poter fare qualcosa
di diverso?
TEMI – Volevo tentare, angelo celeste, cercare una strada
nuova per arrivare al cuore degli uomini.
BELLA – La strada che ti indica la Chiesa l'hai dimenticata?
TEMI – Siamo in pochi su quella, e diventiamo sempre di
meno.
BELLA – Non è una buona ragione per abbandonarla.
(Incomincia
a muoversi).
TEMI (Seguendola) – D'accordo. Ma come si risolve
il problema? come si sopprime l'egoismo che dilaga? come si arresta la
violenza?
BELLA (Allontanandosi) – Abbi fiducia, Mael: tu non
sai nulla dei disegni che sono stati predisposti per giudicare, per
incoraggiare, per punire...
TEMI (Gridandole dietro) – Che cosa stanno
preparando... un nuovo Diluvio Universale?!... è questo che ci vuole, lo sai?...
(Bella sparisce dietro il carrozzone e Temi torna verso Nico che è
ancora inginocchiato)... hai sentito, Simeone?... tutto da rifare. Noi
credevamo di agire per il bene dei pinguini, e invece operavamo per la loro
rovina...
NICO – Avete visto, padre, com'è facile sbagliare, anche
con le migliori intenzioni... l'inferno è sempre vicino a noi, anche quando
meno ci pensiamo.
TEMI – Ma cosa vai chiacchierando di sbagli e di
inferno?!
NICO – Ma come?!... ce l'ha detto l'angelo... non avete
sentito?
TEMI (Passeggiando nervosamente) – Sì, sì... ho
sentito... ma che cosa, poi, ho sentito? delle critiche, che, però, dovrebbero
essere discusse.
NICO (Spaventato) – Discusse?!... infallibili sono
quelli lassù, padre!
TEMI – D'accordo... infallibili sono i loro giudizi sui
fatti che vengono loro presentati. Ma che cosa è stato veramente riferito di
quello che avviene qui?
NICO – E che bisogno hanno di testimoni, loro che vedono
tutto, che sanno tutto?
TEMI – Con quello che hanno da fare, non possono badare a
ogni cosa.
NICO – ... e, allora, voi
dite... ?
TEMI – Nel giusto!... non c'è alcun dubbio: noi siamo nel giusto... se giustizia vuol dire ricerca del bene...
NICO – Per carità, tacete, padre! è un peccato di
orgoglio lI vostro... noi credevamo di essere nel giusto, ma sbagliavamo.
Adesso non ci resta che pentirci e obbedire... obbedire ciecamente.
TEMI – No, Simeone, io non
obbedirò.
NICO – Oh, mamma mia! (Cade in ginocchio e si segna ripetutamente)... Padre nostro che sei nei cieli, non l'ascoltare, ti prego, non ha l'intenzione di offenderti... santi del paradiso perdonatelo: è un uomo pio e devoto che ha speso la sua vita in opere di bene...
TEMI – D'accordo. Allora,
Simeone, obbediremo.
NICO (Sempre in ginocchio va a baciargli la mano)
–Oh, grazie, padre... che gioia mi date... grazie!
TEMI – Andrai tu a comunicare ai pinguini questi
cambiamenti.
NICO – Io?!... e che c'entro,
io... ? con quale veste, io... ?
TEMI – Come mio incaricato.
NICO – ... E come potrei, io... semplice frate con dovere
di obbedienza... ?
TEMI – Appunto: è questo il momento di obbedire. Andrai a dire ai pinguini che le terre, da ora in poi, avranno un padrone, e così gli strumenti per la pesca, e così le abitazioni...
NICO – Come posso obbedire, padre?... bisogna sapere spiegare il perché di queste cose... il bene che c'è dentro... e io non sono all'altezza...
TEMI – Lo scriverò io il discorso, e tu andrai a leggerlo.
Dirai ai pinguini che da oggi anche le loro vite avranno un padrone, e così le
loro idee, e così i loro sogni... (Nico, in ginocchio, con il viso
nascosto fra le mani, scoppia in singhiozzi)... obbedirai, Simeone?
NICO – Non posso, padre... non
posso.
TEMI – E come vuoi che possa
obbedire io, allora?
NICO (Di nuovo impaurito) – Eppure bisogna, se non
vogliamo dannarci.
TEMI – In questo caso, dovrebbe essere dentro di noi la
dannazione. Te lo senti tu, dentro, l'inferno?
NICO – lo ho un'idea, padre... abbandoniamo tutto e
torniamo a girare il mondo e a distribuire i battesimi. Quella sì che era vita!
TEMI – Ma se tutto è incominciato
di lì.
NICO – Staremo più attenti perché non capitino altri
guai... un lavoro oscuro e modesto, ma semplice, chiaro.
TEMI – Con la coscienza che dorme
tranquilla, vero?
NICO – Oh, sì, finalmente!
TEMI – E, invece, no! Non è un materasso che voglio darti
per la tua coscienza.
NICO – Volete farmi morire di
paura?
TEMI – Ti dice di abbandonare i pinguini, la tua
coscienza?
NICO – Non sono io a fare questa
scelta.
TEMI – ... come se il loro male o il loro bene non ti
seguissero dovunque.
NICO – Ma sarà salva la mia
anima.
TEMI – No, se prima non la
sentirai tu stesso salva.
NICO – Cosa dobbiamo fare,
dunque?
TEMI – Ragionare.
NICO – Allora non c'è che
obbedire immediatamente.
TEMI – Perché?
NICO – Che cos'altro può
suggerirci la ragione?
TEMI – La ragione dell'essere o
quella del conoscere?
NICO – Ecco... voi potete rifugiarvi nella filosofia,
quando vi sentite in pericolo; ma dove va a nascondersi un poveraccio come me?
TEMI – Il sapere non ti serve da
riparo, anzi.
NICO – Ragionate pure finché volete, padre, ma una
decisione va presa subito.
TEMI – Ma se abbiamo già deciso dentro di noi! perché
continuiamo a nascondercelo?
NICO – Deciso come?
TEMI – Di andare avanti come
abbiamo incominciato.
NICO (Di nuovo in preda della paura) – ... infischiandocene
degli ordini di lassù?!... voi, avrete deciso, ma io no... io non ho deciso
proprio nulla!... (Segnandosi ripetutamente) ... Padre, Figliolo e
Spirito Santo... santi, beati, angeli celesti... io non voglio peccare...
aiutatemi voi... (Guarda Temi che è rimasto calmo)... ma com'è possibile
sfidare il Cielo in questo modo?... come può un uomo di fede come voi
macchiarsi di questo peccato?!
TEMI – Non è un peccato il mio,
Simeone.
NICO – Ma se proprio l'angelo è venuto a dirci...
TEMI (interrompendolo) – In nome di chi è venuto
quell'angelo?
NICO – In nome del Consiglio
Celeste.
TEMI – Ecco! in nome di un consiglio che sa tutto delle
cose celesti, ma non sa nulla delle cose terrene.
NICO – Madonna mia! questa è
grossa davvero!
TEMI – Ne sentirai ancora, prima
che sia finita.
NICO – Prima che sia finita?... e
dove volete arrivare?
TEMI – Difenderò il nostro operato, non lascerò
calpestare quello che abbiamo costruito.
NICO – Ma se avete già fatto un
tentativo con l'angelo!
TEMI – Voglio parlare con qualcuno che sta sopra di lui.
NICO – Voi state andando dritto, dritto fra le braccia del demonio...
TEMI – E' bene che qualcuno lassù si renda conto che
esiste un'opposizione in terra.
NICO – ... dopo aver salvato tanta gente dall'inferno, volete cascarci nel mezzo a capofitto?! lo vi scongiuro, padre, obbedite umilmente...
TEMI – Troppo tardi: ecco l'angelo che ritorna. (Bella
spunta da dietro il carrozzone).
NICO – Allora siete perduto,
padre... è finita!
BELLA – Eccoci ancora qui, Mael... Che cosa succede? Le
faccende da mettere a posto sono tante, e tu non hai neanche incominciato. (Guarda
Nico). Hai bisogno di qualcun’altro ad aiutarti?
NICO (Pronto) – Non è necessario, messaggero
divino; basto io per tutto quello che occorre... ero proprio in attesa di
ordini.
TEMI – Sì, il povero Simeone ha ragione. sono io che non
mi sono ancora deciso.
BELLA – Deciso a che?
all'obbedienza, forse?
TEMI – C'è qualcosa che non ho capito bene... la faccenda
della tassa, per esempio. Se qualcuno non sarà disposto a pagarla che cosa si
dovrà fare?
BELLA – Ci vorranno esattori
energici, naturalmente.
TEMI – Dovranno usare la violenza, dunque. E questo anche
nel caso che qualcuno non possa pagare?
BELLA – Qualche situazione particolare può essere anche
contemplata, specialmente qui, nell'isola maggiore, dove è bene non ci siano
molti scontenti. Invece, con i pinguini delle isole minori si potrà calcare la
mano.
TEMI – E perché?
BELLA – Ma devo proprio dirti tutto io?!... sulle isole
più piccole la vita costa meno, le spese sono minori, e quindi si può pagare
una tassa più alta.
TEMI – Si punisce, così, la
parsimonia e il risparmio.
BELLA – Venerabile Mael, perché vuoi che ti spieghi quello
che conosci molto bene? Non sei vissuto sempre in seminario o in convento: hai
girato per tanti paesi. Queste sono leggi economiche e politiche che regnano
dovunque.
TEMI – Non regnano da noi, mio
cherubino.
BELLA – Ma il vostro non è uno stato. O hai la
sfacciataggine di chiamarlo così?! Ma guardati in giro... guarda anche nel
passato... ne trovi un altro eguale?
TEMI – E' importante sapere se è meglio degli altri, non
se è eguale agli altri.
BELLA – Stai peccando di superbia, Mael! credi di aver
saputo fare meglio di sovrani di provata fede cristiana, meglio della Chiesa
stessa quando ha governato direttamente uno stato?
TEMI – Ho eliminato una condizione di ingiustizia da cui
tante altre derivano.
BELLA – Quale condizione?
TEMI –
Quella dei ricchi e dei poveri.
BELLA – Ci risiamo! ma è un chiodo fisso, il tuo! Ti
risulta che la Chiesa abbia mai combattuto i ricchi, come tali?
TEMI – Non mi risulta.
BELLA – E allora?! Se i ricchi fossero il male, forse che
la Chiesa non avrebbe già provveduto?
TEMI – Lo farà appena se ne renderà conto, quando la
nostra isola gliel'avrà dimostrato.
BELLA – Hai la testa dura, eh, venerabile?!... ora capisco perché San Martino era così preoccupato...
TEMI – Quale San Martino?
BELLA – San Martino di Tours.
TEMI – Quello del mantello?
BELLA – Appunto. Anche Sant'Adriano ne ha dette di tutti i
colori.
TEMI – Sant'Adriano papa?
BELLA – Papa. Perché?
TEMI – Ci avrei giurato. E tutti e due hanno trovato da
ridire sulla faccenda della terra, vero?
BELLA – La terra va divisa fra le famiglie più importanti,
te l'ho detto. Queste famiglie garantiranno allo stato il buon andamento dei
campi...
TEMI – ... con il loro lavoro?
BELLA – Con il lavoro degli altri,
naturalmente.
TEMI (Da ora in avanti, con
leggera ironia) – Ora ho capito proprio bene. Ma, scusa, non saranno un po’
poche queste terre per dare da mangiare a coloro che lavoreranno e a coloro
che... garantiranno il lavoro?
BELLA – Avete dato un'occhiata nell'arcipelago? la terra
non manca ed è coltivata malissimo. Per forza! i vostri vicini sono quasi
selvaggi... e pagani, per giunta.
TEMI – Veramente deplorevole. E che cosa si può fare per
loro?
BELLA – Io dico che si può fare molto... ma qui la strada è una sola...
TEMI – E sarebbe?
BELLA – L'assimilazione.
TEMI – L'assi... ?
BELLA – Cioè, l'incorporazione... in altri termini,
bisogna spalancargli le braccia e accoglierli nel vostro stato.
TEMI – Ho capito: spalancare le
braccia e... (Fa il gesto di chi afferra qualcosa)... un'occupazione,
insomma.
BELLA – Se vuoi chiamarla così.
TEMI – E anche per questo progetto San Martino e Santo
Adriano sarebbero d'accordo?
BELLA – Si capisce... e si sono
consigliati anche con Sant'Alberto...
TEMI – Magno?
BELLA – Magno... e con San Bonifacio...
TEMI – ... non il papa, vero?
BELLA – No; Winfrido.
TEMI – Il nobile anglosassone...
lo sapevo.
BELLA – Specialmente Bonifacio che ai suoi tempi venne
mandato in mezzo ai pagani, ha qualcosa da insegnare.
TEMI – Da insegnare non direi, visto che è stato
ammazzato proprio da quei pagani. E così, tutti d'accordo per l'invasione?
BELLA – All'unanimità.
TEMI – E pensare che avevamo preparato un programma
didattico per i nostri vicini... e volevamo mandare fra loro un gruppo di
giovani che s'erano offerti per questo apostolato.
BELLA – Non è il caso, venerabile Mael. Volete rompervi il
capo per mettere in piedi delle missioni, quando avete a portata di mano
qualcosa di meglio?
TEMI – Ah!... di meglio, dici?
BELLA – Non io: la Chiesa lo dice, con il suo esempio.
Sono state forse mandate delle missioni quando quel genovese scoprì il Nuovo
Mondo? nossignori! i preti arrivarono con le stesse navi dei soldati: conquista
e apostolato in un colpo solo.
TEMI – Un'assimilazione ben
riuscita, insomma.
BELLA – Eh, si! laggiù i pagani sono scomparsi... Ma era
un'epoca di sovrani cattolicissimi e di grandi pontefici.
TEMI – Qui, allora, non ci sarebbe che seguire il loro
esempio.
BELLA – Oltre tutto, poi, l'operazione sarebbe incruenta:
i vostri vicini non hanno un esercito.
TEMI – Mentre noi, con i soldi della tassa, potremmo
organizzarne uno, magari piccolino...
BELLA – Lo vedi che ci intendiamo benissimo!...
TEMI – C'è da superare, è vero, l'idea della violenza...
ma, forse. si tratta di una cosa di secondaria importanza.
BELLA – Li vogliamo strappare alla barbarie pagana, sì o
no? e allora non c'è che agire risolutamente.
TEMI – Con la guerra...
BELLA – Con un'assimilazione incruenta, ho detto, e nel
loro stesso interesse. E' giusto che della buona terra di Dio resti senza
frutti?
TEMI – No di certo, amico angelo. La storia ci narra di
conquiste compiute per fini abietti: l'ambizione sfrenata, l'avidità di ricchezze,
l'odio bieco e sanguinario. Noi, invece, attueremo la nostra conquista... per
il bene dell’ agricoltura.
BELLA – Bene, Mael! hai capito il programma a puntino,
anche nei minimi particolari.
TEMI – Il merito è tutto tuo che hai saputo esporlo così
bene.
BELLA – Me ne vado tranquillo, ora: so che tutto qui sta per cambiare. Al lavoro, dunque!... (Guarda Nico)... sto parlando anche per te, sai...
NICO (Spaventato) – Si, angelo celeste... vi ascolto...
BELLA – Ormai quello che c'è da
fare lo sai anche tu.
NICO – Certo che lo so, messaggero divino... (Leggera pausa e sospiro)… e come no!...
BELLA – Perché... hai dei dubbi?
NICO – Per carità!... e quali dubbi?... tutto chiaro,
tutto limpido.
BELLA – Mi era sembrato... Vado
tranquillo, allora?
NICO – Certo, tranquillissimo... tutto sarà fatto secondo
i vostri ordini... perfettamente, scrupolosamente... voi comandate, cherubino
dolcissimo, ed io eseguo... io, vostro umile servo... (Mentre Nico è
genuflesso, Bella sparisce dietro il carrozzone. Nico corre a vedere se
l'angelo è andato via veramente, poi ritorna)... Padre, avete visto come mi
guardava?... quello ce l'ha con me: è chiaro, ormai... ha spalancato gli occhi
e mi ha scrutato tutto, dalla testa ai piedi, di fuori e di dentro... mi ha
rovesciato come un guanto… in un attimo mi ha letto nella coscienza tutto
quello che ha voluto.
TEMI – Mi sembra che tu esageri
un po'.
NICO – E' la verità, padre... io mi son giocato l'anima
con questa faccenda.
TEMI – Io ancor più dite, allora.
NICO – Voi siete qualcuno... avete un passato, voi, e
bene o male devono rispettarvi... ma chi volete che si curi di me, povero frate
ignorante, spazzatura dell'ultimo convento della terra.
TEMI – Lo vedi che i miei dubbi
erano fondati.
NICO – Quali dubbi?
TEMI – Su coloro che hanno preso
il potere lassù.
NICO – Zitto, per carità!
potrebbero sentirvi.
TEMI – San Martino... Sant'Adriano... Sant'Alberto... San Bonifacio...
tutti rappresentanti di una sola idea...
NICO – Ma cosa dite, padre?!...
TEMI Un ex militare, il figlio di un console romano, due
ricchi appartenenti alla nobiltà.
NICO – E tutte le loro opere di
fede?!
TEMI – Non discuto la loro vita, ma la loro estrazione
che li colloca in un preciso settore.
NICO – Ma come... proprio San Martino che ha diviso il suo
mantello con un povero!...
TEMI – Solo un ricco sciupone poteva compiere un atto del
genere. Spaccare in due un mantello che costa tanto denaro! Un povero glielo
avrebbe regalato a quell'altro intirizzito dal freddo, il suo mantello, ma
tagliarlo in due pezzi, mai.
NICO – E' vero! ogni volta che ci penso a quel mantello
spaccato, mi si stringe il cuore.
TEMI – E' il povero che parla dentro di te, Simeone. Tu
puoi privarti del mantello per pietà, ma rispettandolo sempre.
NICO – Allora, voi dite... ?
TEMI – Era solo un gesto quello che gli serviva... un
gesto senza amore.
NICO – Ho paura, padre, nel sentirvi parlare in questo
modo di cose che per tutta la vita ho venerato.
TEMI – E credi che per me sia facile parlare in questo
modo?
NICO – Cosa dobbiamo fare, ora?
TEMI – Ora, come ieri, come sempre: agire secondo la
nostra coscienza.
NICO – Ma abbiamo ricevuto un
ordine preciso!
TEMI – E quello che c'è dentro di noi, non è un altro
ordine da rispettare?
NICO – Ma questo viene da Dio!
TEMI – E l'altro no?!
NICO – Come possono essere così diversi, allora? E qual’è
quello giusto?
TEMI – Io non voglio chiedermelo. Rispetto solo una
precedenza.
NICO – Questo vuol dire che... ?
TEMI – Continueremo come abbiamo
incominciato.
NICO – Oh, mamma mia!... non contate su di me, padre...
io non vi seguo... non posso seguirvi!... come potrei ribellarmi al Cielo?!... è
un'impresa da giganti, non da povero frate come me...
TEMI – Sei tu che devi decidere, Simeone. Da questo
momento ti sciolgo da ogni dovere di obbedienza.
NICO – E mi lasciate così, da solo... con questo dubbio
tremendo?!
TEMI – Devi prenderla da solo la
tua decisione.
NICO – Ho paura, padre, ho paura!... (Da dietro il
carrozzone avanza verso i due Bella. Nico la guarda terrorizzato e va ad
aggrapparsi al saio di Temi)... l'angelo... è ritornato!...
BELLA – Credevate che me ne fossi andato?... ero qui ad
ascoltare i vostri discorsi. Dunque, di una ribellione si tratta?!...
NICO (In ginocchio, cercando di baciare i piedi di Bella) – No!... che dite mai... angelo divino... messaggero celeste!...
BELLA – E' inutile: ho sentito
tutto.
NICO – ... quattro parole... così... per discutere... ma
senza l'intenzione, si capisce...
BELLA – Taci!
NICO – Obbedisco!... a questo, come a.. qualunque altro
vostro ordine... cherubino dolcissimo... l'obbedienza più completa, più
pronta...
BELLA (Severa) – Allora?!... (Si avvicina a
Temi) è da te che voglio risposta, Mael. Ti rifiuti di obbedire, dunque?
TEMI (Tendendo l'orecchio)
– Come?...
BELLA (Più forte) – Ti
rifiuti di obbedire?
TEMI – Non capisco.
BELLA (Ironica) – Guarda, guarda... è ricominciata
la sordità... che brutto guaio!
NICO – Se posso permettermi... non è per irriverenza, ma
è già capitato a padre Mael di perdere l'udito per qualche minuto...
BELLA (Con ira) – Vuoi tacere, una buona volta?!… (A
Mael)... che peccato che tu non possa sentire!...
TEMI – Scusa, angelo, ma... (Scuote il capo come per
dire che non sente).
BELLA – ... perché chi mi ha mandato qui non tollera disobbedienze...
NICO – Vi supplico, cherubino...
BELLA (Violenta) – Vuoi tacere?!... (Ci ripensa)...
anzi, visto che ha perso l'udito, riportagliele tu le mie parole, quando l'avrà
riacquistato.
NICO – Certo, messaggero benedetto... quello che dite sarà
ripetuto esattamente...
BELLA – Digli che io torno su a riferire, e che di tempo per rimediare glien'è rimasto poco... pochissimo...
NICO – Oh, mamma mia... angelo celeste... santi, beati
del paradiso, aiutateci!
BELLA – ... che non se lo lasci scappare!... digli che l'orgoglio è uno dei peccati peggiori... e che la disobbedienza viene punita con pene tremende...
NICO (Mentre Bella si allontana) – ... vi
supplico... datemi ancora un po' di tempo... riuscirò a convincerlo.. è un uomo
devoto... non vuole offendere nessuno... non andate via, angelo divino... lo
riporterò all'obbedienza... aiutatemi anche voi!... (Si abbandona a terra e
singhiozza. Bella sparisce dietro il carrozzone. Nico rialza la testa
lentamente, quindi corre da Temi)... non c'è più tempo, padre... avete
inteso?
TEMI – Non c'è più tempo, infatti... se vogliamo ancora salvare qualcosa... Dobbiamo muoverci, agire...
NICO – Ah, che bene mi fa sentirvi parlare così... (Ha
un dubbio) ... ma, agire come?
TEMI – ... ora mi spiego perché le cose qui in terra andavano in questo modo... ci buttavamo le colpe addosso a vicenda... e nessuno pensava di risalire alla fonte...
NICO – Ma di cosa state parlando,
padre?
TEMI – Quando il vertice manca ai suoi doveri, è la base
che deve intervenire e ribellarsi.
NICO – Quale vertice, in nome di
Dio?!
TEMI – Quello lassù.
NICO – Siete impazzito, padre?! credete che sia una
rivoluzione da fare in uno stato qualsiasi?
TEMI – La nostra, infatti, non sarà una rivoluzione
qualsiasi.
NICO – Ma sono fuori dalla nostra dimensione!... non c'è
contatto fra loro e noi!
TEMI – La nostra azione provocherà un sommovimento lassù... e tutti i buoni, i veri santi che oggi sono nella impossibilità di parlare, ritroveranno la loro voce...
NICO – Ma chi vi ha detto queste cose?!... come fate ad
esserne sicuro?!
TEMI – Dove credi che siano andati a finire i nostri
santi, gli eroi del sacrificio, gli amici dei poveri, eh, Simeone?... cosa
fanno gli apostoli? Tacciono. E noi dobbiamo ridargli coraggio, perché tornino
a far udire la loro voce.
NICO – E se questo non accade, padre Mael?!...
TEMI – Abbi fiducia, Simeone... Ma te l'immagini, tu, San
Pietro, Sant'Andrea, San Giacomo, poveri pescatori di Galilea, applicare una
tassa sul pesce?... o il falegname San Giuseppe che è d'accordo di strappare le
terre ai contadini per dividerle fra alcuni ricchi?... te l'immagini, tu, San
Francesco, il campione dei poveri e degli umili, l'eroe dell'umanità offesa e
sofferente... ahi!... (Con il grido, il braccio destro si rattrappisce
contro la spalla).
NICO (Si slancia verso di lui) – Padre!... cos'avete?!... (Temi continua a lamentarsi)... che cos'è successo al braccio?!...
TEMI – Oh... oh... ahi!... (Con un altro grido, porta
la mano sinistra a comprimere la gamba destra che s'è irrigidita).
NICO (Disperato) – Padre!... che cosa sta accadendo?!... rispondete!... (Temi emette suoni inarticolati)... neanche più parlare potete!... (Temi, con il braccio rattrappito e la gamba rigida, si allontana con il braccio sinistro steso avanti, in segno della cecità che l'ha colpito. Nico singhiozza)... come v'hanno ridotto!... perché?... (Con forza)... perché?!... (Guarda Temi uscire di scena; con rabbia)... come avete osato?!... (Cade in ginocchio impaurito; si fa il segno della croce)... come è stato possibile?... un uomo come lui!... (Appoggia la fronte per terra)... io non so quello che dico forse... ma quel vecchio pazzo... quel mulo testardo, io l'amavo come un padre... era il mio maestro... e voi me l'avete ridotto in quello stato!... (Leva il pugno verso il cielo)... ma che razza di carogna ha preso questa decisione lassù?!... (Ha una crisi di paura)... no, io non volevo... perdono... sono un frate bastardo... (Piange)... ma quello era un agnello innocente... io l'ho seguito per tanti anni e so tutto di lui... (Ha una crisi di rabbia)... ma non avete coscienza, lassù?!... (Ha una crisi di paura)... ah, lingua maledetta!... non colpite anche me, adesso... non colpite anche me... (Si tocca braccia e gambe)... porterò il cilicio per tutta la vita... farò i digiuni che mi assegnerete... ma non potrete impedirmi di andare in giro per il mondo a raccontare di padre Mael!... (Crisi di paura)... che dico?!... sono accecato dalla superbia?... affondo nella bestemmia?... non lo so... non ho più il mio maestro a guidarmi... l'avete condannato... forse perché è stato capace di fare quello che a nessuno di voi, in tanti secoli, era mai riuscito... (Un impeto di coraggio)... ma sì!... in quale angolo della terra, in quale epoca è mai esistita una comunità come questa che cerca di avvicinarsi alla giustizia?!... e allora perché il vostro odio su questa nostra isola dei pinguini, se proprio qui per la prima volta, s'è aperta una nuova speranza per l'uomo?... Questo andrò a dire In giro per il mondo... e voi non potrete impedirmelo... dovrete colpire anche me per fermarmi... perché io non obbedirò ai vostri ordini... e se quell'uccellaccio maledetto dovesse ripresentarsi... (Si solleva brandendo minacciosamente un immaginario bastone, poi ricade al suolo impaurito, segnandosi ripetutamente)... pazzo!... non so più quello che dico... è finita per me, ormai... è finita...
(La porta della
Chiesa si spalanca dall'interno con violenza. Esce Temi, ormai fuori dalla
veste di Mael).
TEMI (Gridando) – Dov'è quel figlio di puttana?!... quel sacrista maledetto, dov'è che lo voglio strozzare?!... non c'è rimasto più nessuno qui dentro!... questa doveva essere l'unica porta per uscire, e invece è stata l'unica che ha chiuso all'ultimo momento!... lo voglio fra le mani quel vigliacco!... dove s'è nascosto?!... a chi la raccontiamo adesso, la storia di Mael?!... bastardo maledetto!... non ha voluto che la gente venisse dalla nostra parte!...
NICO (Solleva da terra l'organetto) – Pa'... (Temi
si ferma ad ascoltarlo)... non vengono mai da questa parte... sempre da
un'altra uscita, non lo sai?... nessuno che viene da questa parte... verso di
noi... mai!... non l'hai ancora capito?... ma la vita, allora, non ti ha
insegnato nulla?... alla tua età!... oh, povero pa' che non ha capito niente...
povero pa'!
(Strappa un
accordo sull'organetto: un suono che non è di chiusura e che rimane sospeso,
incompiuto, sul silenzio).
----------------------------------
(1)
Spiegazione
del gioco.
Nel litro di acqua della caraffa vengono versate 5 o
6 gocce di clorato di ferro, quindi, a gocce, dell'acido muriatico. finché
l'acqua non abbia perduto Il colore giallastro. Il bicchiere n. 2 e quello n. 4
contengono ciascuno 3 gocce di solfocianuro di potassio; il bicchiere n. 3,
invece, contiene due cucchiaini di acido ossalico disciolto.
Durante la mescita, Temi dovrà passare davanti al tavolino, in modo di nascondere per qualche attimo la vista dei bicchieri e della caraffa, dando quasi l'impressione che i mutamenti dipendano proprio da quel passaggio.
Rappresentazione a séguito dell'assegnazione del "Premio Riccone - ATER", nel 1973.
Locandina della rappresentazione da parte del "GRUPPO DI RICERCA TEATRALE" di Varese, al Teatro del Vecchio Verziere di Milano, nel febbraio 1976.
Estratti da opere storico – letterarie