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UN'IPOTESI SU JEAN-JACQUES ROUSSEAU
– Una
giornata con un eventuale intervallo –
[Testo tutelato dalla S.i.a.e.
– Società Italiana degli Autori e degli
Editori]
Breve sinossi:
Jean-Jacques Rousseau alla Bastiglia, undici anni prima della rivoluzione che avrebbe sconvolto la Francia e il mondo intero.
Non come un comune condannato, però: Jean-Jacques Rousseau è diventato un uomo famoso che il potere - nella sua miopia reazionaria - non ha il coraggio di perseguitare, ma trova più comodo tollerare, non riuscendo a rendersi ben conto delle conseguenze che il pensiero del filosofo sta per provocare negli animi.
Per la classe dirigente, dunque, Jean-Jacques Rousseau rappresenta un solo pericolo: quello di rendere noti i rapporti che ha avuto con personaggi in vista, nel libro di memorie che ha l'intenzione di pubblicare. La scoperta di questo piano potrebbe provocare nel filosofo uno stato di grave delusione, ma, per fortuna, l'incontro con alcuni giovani, suoi naturali seguaci che porteranno avanti le sue idee, puntualizzerà l'importanza e l'utilità delle dottrine che per tutta la vita ha predicato.
Nessuno è in grado di prevedere quello che sta per accadere, ma ci sono nell'aria immateriali segni premonitori la cui impossibile eco può giungere soltanto a menti illuminate e a privilegiate coscienze.
Personaggi: otto uomini, due donne e quattro figuranti, ma il lavoro può essere interpretato da un minimo di sei uomini ed una donna.
Vincitore del premio “Onassis–Distinction Prize 2006” di Atene
LE PERSONE
(in ordine di entrata)
Lagrange
Capo-carceriere
della Bastiglia
Sostituto
Marcel
La Roche, primo sostituto del Procuratore Generale di Parigi
Sofia Contessa
Sofia d'Houdetot
Rousseau
Jean-Jacques
Rousseau a sessantasei anni (nel 1778, anno della sua morte)
Primo prigioniero della
Bastiglia
Secondo prigioniero della
Bastiglia
Maman Signora
Eleonora di Warens
Jean-Jacques Jean-Jacques
ventenne, e poi François Noël Babeuf
diciottenne (nel 1778)
Martin Studente,
amico di Babeuf
Philippe
Studente,
amico di Babeuf
Due
carcerieri e altri due prigionieri
LA SCENA
Uno stanzone
ampio e squallido, come ce ne sono all'interno delle caserme, dei conventi o
delle carceri. Sul fondo un muro sporco e disadorno con un'apertura in alto,
dalla quale scende una luce fioca. Il muro a sinistra è interrotto da un'apertura
simile a quella del muro di fronte. Sul fondo, al centro, una scala a
chiocciola di ferro conduce al piano superiore. Un tavolo-scrittoio collocato
un po' di traverso, vicino al proscenio. Una poltrona davanti al tavolo e una
dietro.
(Buio. Da sinistra entra Lagrange con
una torcia. Avanza verso il proscenio dove c'è il tavolo, dietro il quale è
seduto il Sostituto)
Lagrange
- Siete qua, signore?
Sostituto
- Stavo riflettendo.
Lagrange
- Al buio?
Sostituto
- E non è al buio che si riflette meglio?
Lagrange
- Se lo dite voi.
Sostituto
- Avete preparato tutto?
Lagrange
- A puntino, secondo gli ordini.
Sostituto
- Non basta, Lagrange, non è un incarico
normale dove ci sono ordini precisi che devono condurre a risultati precisi. Ci
vuole spirito d'iniziativa, fantasia.
Lagrange
- Farò del mio meglio.
Sostituto
- Sua Eccellenza il Procuratore mi ha detto:
"Fate voi come vi sembra meglio, ma per amor di Dio, risolvetemi questo
problema."
Lagrange
- Con i mezzi normali, sarebbe uno scherzo,
risolverlo.
Sostituto
- Lo so. Ma non è un caso normale. Avete già in
mente il percorso da seguire?
Lagrange
- Come no! L'ho preparato per bene, come fa il
vescovo per la processione del Venerdì Santo.
Sostituto
- Mentre ero qua, al buio, ne ho preparato uno
anch'io. Vediamo se coincide col vostro.
Lagrange
- Dal primo cortile, accanto al corpo di
guardia, scendiamo nel sotterraneo della torre Bazinière...
Sostituto
- Anch'io incominciavo di lì.
Lagrange
- Meglio così. Pensavo di avere rischiato
troppo.
Sostituto
- Il rischio c'è, senza alcun dubbio... ma se
dobbiamo rispettare la decisione che abbiamo preso...
Lagrange
- Ho detto anch'io lo stesso.
Sostituto
- Si troverà di fronte quelli che non vedono
la luce da anni e sono quasi impazziti...
Lagrange
-
Per noi è la solita minestra, ma a chi viene da fuori deve stringersi la gola
vedere quelle facce bianche, quelle mani da scheletro...
Sostituto
- Sarà certamente un'emozione violenta.
Lagrange
- E non facciamo assegnamento su quello?
Sostituto
- Appunto. Discesa nel sotterraneo della Torre
Bazinière. Dopo, magari, non c'è più bisogno di continuare.
Lagrange
- Può darsi che basti. E, allora, tanto di
guadagnato per tutti.
Sostituto
- E se non basta?
Lagrange
- Attraversiamo il cortile del Pozzo.
Sostituto
- Non ci avevo pensato... ma sì, il cortile
del Pozzo... bravo Lagrange, non volete risparmiargli nulla!
Lagrange
-
Ci sono ammucchiati i feriti dell'ultimo scontro con i gendarmi.
Sostituto
- Sì, ferite sanguinanti, piaghe infette... il
chirurgo cuce e taglia all'aperto, da mattina a sera. Bravo! Ora avete davanti
la muraglia della Torre d'angolo.
Lagrange
- E' un peccato non poter salire al cammino di
ronda.
Sostituto
- Il nostro ospite non ne ha più l'età, ma le
fortificazioni si vedono anche dal basso... e lo spessore delle mura... e le
sentinelle schierate...
Lagrange
- Anche dal basso si capisce che la fortezza è
impenetrabile.
Sostituto
- Ecco quello che vogliamo dimostrare! Da qui
non si esce senza la nostra volontà. Senza di voi, Lagrange, dovrei abbandonare
in partenza l'idea di risolvere questo caso. E alla Torre del Conte?
Lagrange
- Ci arriviamo subito dopo.
Sostituto
- E qui occorre una sosta davanti alle celle
dei peggiori, dei violenti. Fate trovare qualcuno sul posto a controllare le
catene, gli anelli nel muro, le inferriate.
Lagrange
- Da lì, condurrò quel signore in questa stanza...
Sostituto
- ... dove vedremo se sarà il caso di passare
al secondo atto della rappresentazione.
Lagrange
- Potete stare tranquillo, signore, tutto sarà
fatto come d'accordo, né di più, né di meno.
Sostituto
- Non deludetemi proprio ora, Lagrange! perché
non "di più"? noi abbiamo stabilito il nostro piano al tavolino,
senza prevedere ciò che può accadere spontaneamente e che deve essere sfruttato
per tutto l'utile che può dare. Anche l'immaginazione più fervida, a volte, è
misera cosa di fronte aIla realtà. E' il "di più" di quel che abbiamo
deciso che spesso riesce ad avvicinarsi a quello che accade veramente.
Lagrange
- Vuol dire, signore, che cercheremo di fare
il "di più".
Sostituto
- Così va bene. Bisogna che siano le luci più
livide a scendere dalle inferriate e dalle bocche di lupo; che i catenacci, le
chiavi, i cancelli di ferro risuonino il più lugubremente possibile, che le
urla o le bestemmie dei prigionieri siano le più raccapriccianti tra quelle che
qui si sono levate. Questo bisogna fare, perchè sia ancora più sconvolgente di
quello che abbiamo pensato, il coro di orrore che si alza dalle dieci torri
della Bastiglia.
Lagrange
- Non avrete da lamentarvi, vi assicuro.
(Entra da sinistra il Primo carceriere che
sussurra qualcosa all'orecchio di Lagrange;
al Sostituto) La contessa Sofia d'Houdotot è fuori che attende.
Sostituto
- (alzandosi)
Introducetela subito. (Lagrange e il
Sostituto seguono il Primo carceriere che esce a sinistra. Entra una dama
avvolta in un mantello. Il Sostituto si inchina a baciarle la mano, quindi
congeda con un cenno i due, che escono, e accompagna la signora alla poltrona)
Voi tremate... calmatevi, vi prego.
Sofia
- Pensate sia facile per me entrare in un
luogo come questo?
Sostituto
- Lo so... ma non correte nessun pericolo. Come
sta il signor Saint-Lambert?
Sofia
- Abbastanza bene. Pensate che mi abbiano
riconosciuta?
Sostituto
- Con questo mantello non ci riuscirebbe
neppure vostra madre. Siete venuta con la vostra vettura?
Sofia
- No, ne ho presa una a nolo.
Sostituto
- Allora potete stare tranquilla.
Sofia
- Non è per me, voi capite... è che,
attraverso la mia persona, potrebbero arrivare a...
Sostituto
- Capisco.
Sofia
- E poi, entrando qui, ho dovuto dire il mio
nome.
Sostituto
- Niente di ciò che accade qui dentro esce
dalle mura di cinta. Più tranquilla, ora?
Sofia
- Se voi mi assicurate che non ci sono
pericoli...
Sostituto
- Assolutamente no.
Sofia
- E tutto questo, per fare piacere a un'amica!
Sostituto
- Solo a un'amica?
Sofia
- Certo. Io non ho nulla da temere dalle
memorie del signor Rousseau. Tutto quello che c'è stato fra lui e me, anzi,
quel che non c'è stato, ormai è di pubblico dominio.
Sostituto
- Questo è vero: vostro marito fu il primo...
(lieve pausa) ... oh, scusatemi!... il signor
Saint-Lambert fu il primo ad esserne informato...
Sofia
- ... e, come sapete, proprio lui è diventato
uno dei migliori amici del signor Rousseau.
Sostituto
- Questo mi sembra fondamentale per
distruggere alla base ogni pettegolezzo. Se il signor Saint-Lambert stringe
amicizia col signor Rousseau, vuoi dire che è... se posso permettermi... il
vostro amante ufficiale a garantire sulla vostra onestà e sull'innocenza del
vostro rapporto con lo scrittore.
Sofia
- C'è qualcosa di ironico in quello che dite,
signor La Roche?
Sostituto
- No, signora... o, almeno, non era nelle mie
intenzioni.
Sofia
- Vedete, dunque, che io non temo la
pubblicazione di quelle memorie.
Sostituto
- Ma c'è, invece, chi ne teme. Fra questi, la
vostra importante amica.
Sofia
-
Che nemmeno lei ha niente da rimproverarsi. Solo che, per il nome che porta,
non vuole essere tirata in ballo.
Sostituto
- Cosicché, fra la vostra amica e il signor
Rousseau...?
Sofia
- Solo dell'amicizia.
Sostituto
- Questo caso è piutosto singolare: la vostra
amica è amica del signor Rousseau che è anche amico vostro. Così, Sua
Eccellenza il Procuratore è un altro amico dello scrittore. Un po' strano che
tanti amici non abbiano trovato un luogo diverso della Bastiglia per darsi
appuntamento.
Sofia
- Ci risiamo con la vostra ironia.
Sostituto
- Perdonatemi: è stato più forte di me.
Sofia
-
Non che io non sappia apprezzarla.
Sostituto
- In altro luogo e in altra occasione, lo so,
e vi chiedo di nuovo perdono. Facciamo la pace?
Sofia
-
(sorridendo) Pace fatta.
Sostituto
- So tutto, signora. La vostra presenza in
questo luogo di dolore e di espiazione è legata soltanto a un atto di carità...
Sofia
-
(sospirando) Voi continuate a
scherzare.
Sostituto
- ... e che vi trovate qui per assicurarvi che
non è stato trascurato nulla per raggiungere quest'opera di bene.
Sofia
- Ecco, voi portate avanti il vostro gioco e
pretendete che io abbandoni i miei dubbi.
Sostituto
- Non lo farò più, ve lo prometto. Via,
cancellate il broncio dal vostro bel visino. Che ne dite di quest'ambiente?
Sofia
-
(dopo uno sguardo in giro) Orribile.
Sostituto
- Perfetto. Avremmo potuto fare qualcosa di
più, se non avessimo temuto di scoprire troppo le carte.
Sofia
- Non capisco.
Sostituto
- Vi spiegherò fra poco.
Sofia
- E in questo luogo passa le giornate il
Procuratore?
Sostituto
- (sorridendo)
No, che dite... siamo alla Bastiglia, è vero, ma anche qui abbiamo locali meno
tetri. Gli uffici di Sua Eccellenza sono nella Torre del Tesoro... un po'
severi, ma molto più accoglienti, vi assicuro... e non parliamo dell'alloggio
del Governatore, che non ha nulla da invidiare alle più belle case di Parigi.
Questa è, diciamo, una sala di passaggio... sono stato io a far portar qui il
tavolo e le sedie perché, d'accordo con Sua Eccellenza, vogliamo che il nostro
amico si fermi qui, in attesa di un incontro... che non avverrà mai.
Sofia
- Come, non ci sarà un colloquio?
Sostituto
- Sua Eccellenza ha deciso di no.
Sofia
- Ma se il Procuratore conosce da anni il
signor Rousseau?!
Sostituto
- Questo, infatti, ha complicato le cose.
Sofia
-
Questa amicizia avrebbe dovuto essere di aiuto, invece. Fra amici si può
parlare con franchezza.
Sostituto
- Ma sarebbe riuscito il Procuratore a
convincere il signor Rousseau a non stampare il suo libro? Io dico di no.
Sofia
- Come potete essere così siouro?
Sostituto
- Chi sono i vostri migliori amici?... il
signor Saint-Lambert, vostra madre, vostro marito...
Sofia
- Infatti.
Sostituto
- Sono sempre stati capaci di distogliervi da
qualcosa che avevate in mente?
Sofia
- Non sempre.
Sostituto
- E perché dovrebbe riuscirci Sua Eccellenza
col signor Rousseau?
Sofia
- Perché il Procuratore non è soltanto un
amico: è anche un giudice che può parlare in none della legge.
Sostituto
- La censura può impedire la pubblicazione di
libri contro lo stato o le sue istituzioni, ma non può niente contro i libri di
memorie.
Sofia
- Nemmeno sugli editori si può intervenire?
Sostituto
- Forse su quelli francesi, ma come faremo con
gli editori olandesi, o inglesi, o tedeschi?
Sofia
- Basta impedire la circolazione delle copie
in Francia.
Sostituto
- Con il risultato di far leggere l'opera
anche a chi non ne avrebbe avuto nemmeno la più lontana idea. Vi ricordate
quando il Parlamento di Parigi decretò il rogo per l'Emilio? Sapete dirmi chi
dei nostri amici non ha letto quel libro?... e non sono tutti dediti a studi
pedagogici.
Sofia
- Non ci sono altri mezzi, allora?
Sostituto
- La legge spesso ha le mani legate, oppure
deve usare strumenti che non servono. II signor Voltaire, per esempio, è stato
ospite per due volte alla Bastiglia. Con quali risultati? Il signor Rousseau è
già stato scacciato dalla Francia e dalla Svizzera. Vogliamo metterlo di nuovo
al bando? Che disperazione con questi filosofi!
Sofia
- Allora, secondo quello che dite, non c'è che
da rassegnarci?
Sostituto
- C'è, prima di tutto, da evitare i vecchi
errori. Un'azione autoritaria potrebbe provocare uno scatto di orgoglio, con il
risultato, magari, di vedere "Le Confessioni" stampate ancor prima
della data fissata.
Sofia
- Sarebbe una grave sciagura.
Sostituto
- Per tanti nomi famosi di Francia esposti
alla curiosità della piazza.
Sofia
- Una sciagura tremenda.
Sostituto
- Ma voi non avete nulla da temere.
Sofia
- Vi ho già detto che non è...
Sostituto
-
(interrompendola) Lo so: è per la
vostra amica. Vedete bene che dobbiamo cercare una strada nuova.
Sofia
- E quale?
Sostituto
- Dobbiamo tentare un'azione indiretta per
indurre il signor Rousseau alla prudenza. Dobbiamo farlo riflettere,
mostrandogli le tristezze cui sta a andando incontro, in modo che egli stesso
decida di non dare il libro alle stampe.
Sofia
- Ah, se fosse possibile! Ma come potrà
sentirsi in pericolo, se sa che la legge non può nulla contro il suo libro?
Sostituto
- La legge, ma non il potere. E il signor
Rousseau sa che il mostro è sordo, cieco, spietato. Ecco perché,
nell'operazione che abbiano predisposto, non poteva esserci la presenza
consolatoria, rassicurante di un amico come Sua Eccellenza.
Sofia
- Capisco. Qual'è il vostro piano?
Sostituto
- Abbiamo organizzato per il nostro ospite una
visita nei sotterranei della Bastiglia, dove delitto e sofferenza, orrore e
disperazione si incrostano con la muffa sui muri.
Sofia
- E' l'inferno quello che volete mostrare al
signor Rousseau?
Sostituto
- Appunto, l'inferno. Se i nostri preti
sapessero mostrarcelo così bene l'inferno, non ci sarebbero più eretici.
Sofia
- Il signor Rousseau non sopporterà
quest'emozione: è un uomo debole e mite, ha un animo delicato e sensibile.
Sostituto
- Così vi apparso nella foresta di
Montmorency, signora, ma di fronte alla propria coscienza è un uomo severo,
disposto a qualunque violenza su se stesso, pur di non scendere a compromessi.
Sofia
- L'odiate, dunque, così tanto?
Sostituto
- E come potrei? io sono un giudice e non
posso odiare nessuno che prima la giustizia non abbia condannato.
Sofia
- Anche di fronte alla propria coscienza non
potrà abbandonare la dolcezza che gli è solita: è un pensatore solitario,
timido e riservato.
Sostituto
- E' anche un utopista accigliato, un
inguaribile scontroso pieno di manie e di scrupoli: ombroso, caparbio,
orgoglioso... meraviglioso.
Sofia
- L'amate, dunque, così tanto?
Sostituto
- Non si nasce giudici, signora. Chi non ha
sognato da giovane un mondo migliore del nostro sui libri del signor Rousseau?
(scuote il campanello sul tavolo. Appare da
sinistra Lagrange) E' arrivato il nostro ospite?
Lagrange
- E' davanti al corpo di guardia. Stavo
appunto per andarlo a ricevere.
Sostituto
- Andate, Lagrange: tutto dipende da voi.
(Lagrange esce)
Sofia
- Non è la prima volta, però, che il signor
Rousseau visita un carcere. Quando vi era rinchiuso il suo amico Diderot si è
recato diverse volte da lui.
Sostituto
- Il signor Diderot era rinchiuso a Vincennes.
Volete mettere il Castello di Vincennes con la Bastiglia? qui, in fatto di
orrore, non la cediamo a nessuno; tant'è vero che il nostro abominio ci viene
invidiato da tutti.
Sofia
- Lo dite come se...
(ci ripensa)... che sciocca! voi state scherzando e io vi prendo
sul serio.
Sostituto
- Non scherzavo affatto: la Bastiglia è il
carcere più orrendo che si conosca; il nostro modo di custodire i prigionieri è
stato definito atroce; ma, nonostante arrivino da tutta Europa a spiare i
nostri sistemi, nessuno è stato mai capace di mettere in piedi qualcosa di
simile da un'altra parte.
Sofia
- Ecco che continuate a divertirvi alle mie
spalle.
Sostituto
- Vi assicuro di no.
Sofia
- Non mi ricordavo di questa vostra natura,
signor La Roche. In società badate bene a non manifestarla.
Sostituto
- Ma avete avuto mai occhi od orecchi per me,
signora, in mezzo agli altri?
Sofia
- Io ho avuto per voi le stesse attenzioni che
dedico agli altri amici.
Sostituto
-
(con dolcezza) Chi lo direbbe a
guardare i vostri occhi senza la minima ombra, le vostre labbra che non
tremano, le vostre guance senza rossore... chi lo direbbe, signora, che avete
detto una grossa bugia?
Sofia
-
(risentita) Mentirei, dunque?!
Sostituto
-
(pronto) No, vi prego... la collera
non vi si addice. Questa ruga sulla fronte... e questa piega sul mento... via,
via... così, ecco, perfetta, come sempre...
Sofia
- E' un altro dei vostri scherzi, o la vostra
galanteria si sta spingendo troppo avanti?
Sostituto
- Per arrivare dove, signora?... un tentativo
di corte a voi che avete rifiutato quella dal signor Rousseau...?
Sofia
- E' stata solo una sincera amicizia.
Sostituto
- E "La nuova Eloisa"?
Sofia
- Il signor Rousseau l'aveva già concepita
quando mi conobbe.
Sostituto
- Non vi riconoscete nel personaggio di
Giulia?
Sofia
- Non è stato creato sul mio.
Sostituto
- Allora siete stata voi a modellare il vostro
su quello che l'autore aveva in mente.
Sofia
- E' probabile.
Sostituto
- Ecco il più grande atto di amore che
potevate compiere! Il signor Rousseau è stato un uomo fortunato: ha ricevuto
più di qualsiasi altro. Chissà se nel suo memoriale ha fatto cenno di questo...
Sofia
- (risentita)
E voi pensate che a condurmi qui sia stato soltanto un interesse personale?!
Sostituto
- Di nuovo in collera?... calmatevi,
signora... solo per una frase sfuggita...
Sofia
- Non siete il tipo che parla a caso.
Sostituto
- Non è per voi che siete qui, lo so: è per
due persone che vi sono care... e non c'è alcuna ironia nelle mie parole... Volete
raccomandarmi la causa della vostra amica, e nello stesso tempo volete
assicurarvi che non verrà fatta violenza al signor Rousseau. Perdonato?
Sofia
-
(sorridendo) Non avrei mai creduto,
venendo qui, di dovermi difendere dalle vostre punzecchiature.
Sostituto
- Non accadrà più, ve lo giuro.
(in piedi accanto a lei, le prende la mano e
la bacia; tende l'orecchio verso sinistra, lascia ricadere la mano. e va ad
ascoltare all'ingresso, quindi ritoma alla poltrona.) Stanno arrivando: è
meglio ritirarci nel mio ufficio. (escono
a destra)
Lagrange
- (si
sente la sua voce, di fuori) Avanti... piano...
(entra con una torcia)... c'è un gradino, fate attenzione... su,
aiutatelo, dunque! (entra Rousseau fra
due carcerieri che lo sorreggono)... ancora pochi passi, signore...
(ai carcerieri)... là, alla poltrona... piano...
(Rousseau siede, è stremato. Lagrange si
avvicina)... è finita, signore... come vi sentite? state male, signore?...
(ai carcerieri)... bisogna andare a
prendere i sali... (il Primo carceriere
sta per andare, ma Lagrange lo ferma)... aspetta!... sta riprendendosi...
(a Rousseau)... state meglio,
signore?... il percorso è finito, finalmente... siamo arrivati!... vi occorre
qualcosa adesso?... no, non rispondete, non vi affaticate di più... basterà un cenno
della mano o dello aguardo... non vi serve nulla? Bene. Eh, sa il Cielo se ve
l'avrei risparmiato questo cammino!... e anche per me, sapete, non è uno
scherzo andare in su e in giù per la fortezza... quando la sera finisco il
lavoro… ma che dico, la sera... qui non c'è orario di servizio, di giorno o di
notte... si dorme come gli animali nei boschi, con un occhio spalancato e un
orecchio per aria... vedo che state meglio, adesso...
Rousseau
- (fioco)
Sì... sto un po' meglio... grazie... siamo giunti alla mèta... spero...
Lagrange
- Siamo arrivati, finalmente.
Rousseau
- E non... non c'era una strada più breve?...
Lagrange
- Ci sono passaggi più spediti... ma
attraverso locali che non sono sempre a disposizione... interrogatori,
traduzioni, pene corporali... oggi, a quest'ora, non c'era che da seguire la
strada che abbiamo percorso... su, non ci pensate più: è passata.
Rousseau
- Orribile!
Lagrange
- Come dite, signore?
Rousseau
- (fioco)
Non ho mai visto niente di più orribile... in tutta la mia vita.
Lagrange
- Eh, sì: sfortunato chi ci capita. Deve fare
impressione a chi entra qui per la prima volta... Se io fossi Sua Maestà,
ordinerei di portare alla Bastiglia, per un giorno almeno, tutti i popolani di
Francia, colpevoli o no.
Rousseau
- Sarebbe una crudeltà inaudita.
Lagrange
- Ma diminuirebbero i delitti.
Rousseau
- Dove ci troviamo?
Lagrange
- Nella Torre della Cappella... qui dovevo
condurvi.
Rousseau
- Per l'interrogatorio?
Lagrange
- Non so bene, signore, se di interrogatorio
ai tratta... di solito, per interrogare qualcuno, procedono in un altro modo...
non lo fanno arrivare qui da solo: mandano i gendarmi a prenderlo a casa... e
c'è l'ordine di cattura, sempre.
Rousseau
- Ma non è questo il luogo dove il Procuratore
interroga i prigionieri?
Lagrange
- Un luogo fisso non c'è per questo... Sua
Eccellenza il Procuratore Generale di Parigi interroga dove vuole, e dove
può... qui si portano le persone prima...
Rousseau
-
(continuando)... prima di assegnarle
alle celle?
Lagrange
- Ma no, che dite!... prima di farle entrare
nell'ufficio di Sua Eccellenza che è poco distante.
Rousseau
- Un'anticamera, dunque.
Lagrange
- Si può chiamare così. Vedo che vi siete
ripreso. Se vi occorre qualcosa, non dovete che comandare.
Rousseau
- Vi ringrazio, ma non ho bisogno di nulla... o,
almeno, di nulla di ciò che potete darmi.
Lagrange
- Ho l'incarico di servirvi in ogni desiderio.
Rousseau
-
(sorridendo) in ogni desiderio?... abbiano
camminato a lungo nella Bastiglia, e non ho visto un solo filo d'erba. Come
fareste ad accontentarmi, se vi chiedessi un fiore, per esempio?
Lagrange
- Beh... proprio un fiore... io intendevo...
Rousseau
-
(continuando con dolcezza)... intendevate
i desideri che si possono esaudire qui dentro. Vi ringrazio lo stesso.
Lagrange
-
(indicando i due carcerieri) Avete
ancora bisogno di loro?
Rousseau
- No.
Lagrange
-
(ai due) Andate.
(i due escono)
Rousseau
- Da quanto tempo siete alla Bastiglia?
Lagrange
- Da vent'anni, signore.
Rousseau
- Non posso davvero invidiarvi. In un solo
giorno, qua dentro si vedono più tristezze di quel che potrebbe capitare in una
intera vita.
Lagrange
- Io non so molto delle cose di fuori, e a
quelle che vedo qui ormai ho fatto il callo.
Rousseau
- Le mura della Bastiglia si alzano anche
intorno a noi per separarci dai nostri simili.
Lagrange
- Non vi capisco, signore.
Rousseau
- La vostra vita familiare, immagino, si
svolga felice fra le urla e le bestemmie più oscene... e vostro figlio,
giocando, lega il capo della sua corda all'inferriata di una cella.
Lagrange
- Perdonate, signore, ma avete uno strano modo
di parlare... le cose non sembrano più quelle.
(Si ode un rumore di ferraglia)
Rousseau
- Che cos'è questo rumore?
Lagrange
- Sono le catene dei prigionieri trascinate
sulle scale... stanno facendo un trasferimento... sentite?
Rousseau
- Mi pare che stiano avvicinandosi.
Lagrange
- Li portano proprio qui, infatti.
Rousseau
- Qui?
Lagrange
- Sono in attesa di interrogatorio... spero
non vi dispiaccia che entrino in questa stanza.
Rousseau
- Siete molto gentile a farmi credere che la
mia volontà, anche qui, possa contare qualcosa.
Lagrange
-
Non vi daranno fastidio, signore, non potranno neppure av vicinarsi da questa
parte. (Scendono dalla scala a chiocciola
quattro prigionieri incatenati l'uno all'altro per i piedi. I due carcerieri,
armati di frusta, li spingono avanti, reprimendo la loro turbolenza. Lagrange
indica al carceriere di testa un anello infisso nel muro.) Là... a
quell'anello. (II carceriere tira la
catena da quella parte: i prigionieri avanzano lentamente, trascinando i piedi,
sotto le spinte dei carcerieri L'ultimo prigioniero della fila cade e il Secondo
carceriere cerca di farlo rialzare a colpi di frusta. Rousseau, indignato, si
alza dalla poltrona e ai avvicina al carceriere per strappargli la frusta.
Lagrange si interpone fra i due.) Vi prego, signore, non sporcatevi le
mani.
Rousseau
- E' un vecchio che non si regge sulle gambe! perché
questa crudeltà?
Lagrange
- (al Secondo
carceriere che è rimasto con la frusta sollevata) - Basta così.
(riaccompagna Rousseau alla poltrona) E'
compassione sciupata la vostra, signore... per la faina scannata nessuno deve
piangere.
Rousseau
- Ma è un nostro sìmile, quello!
Lagrange
- E' un assassino: uno che è venuto al mondo
già marcato per il male.
Rousseau
- Assomiglia a quello che ciascuno di noi
sarebbe potuto diventare in determinate condizioni.
Lagrange
- E' feccia, signore... è un essere
spietato...
Rousseau
- E per lui, chi ne ha mai avuta di pietà?
(Intanto il vecchio s'è rialzato; la fila è
andata avanti e il Primo carceriere ha fissato il capo della catena all'anello
nel muro. Ora i prigionieri sono seduti a terra e, agitando i piedi a tempo,
producono uno scroscio ritmato di catene.) Che cosa fanno, adesso?
Lagrange
- Hanno fame e reclamano il pane.
Rousseau
- Perché non fate provvedere?
Lagrange
- Niente di quello che chiedono deve essergli
dato.
Rousseau
- Perché continuano, allora, se sanno questo?
Lagrange
- Perché vi vedono qui: sperano che io voglia
evitarvi il fastidio di questo rumore.
Rousseau
- Ve ne sarei grato, infatti.
Lagrange
- Lo farò per voi.
(Fa un cenno al Primo carceriere che esce. Immediatamente il rumore
cessa.)... avete visto?... hanno capito subito.
(Il Primo carceriere rientra con quattro pani. I prigionieri, con un
mormorio di soddisfazione, dalla posizione seduta passano a quella in
ginocchio, pronti ad afferrare il loro pane.) Eccoli lì, lupi affamati
pronti a balzare sulla preda.
Rousseau
- Sono le circostanze a far violenza sulla
loro natura.
Lagrange
- Io dico che a venir fuori è il male che c'è
dentro di loro. Vedete il secondo della fila?... è uno che sa leggere e
scrivere molto bene... faceva il suggeritore in una compagnia viaggiante di
comici... si guadagnava la vita senza sforzo, eppure una notte tagliò la gola a
un oste per non pagare un debito di gioco. Il fatto fece chiasso... forse ve ne
ricorderete anche voi.
Rousseau
- Non ricordo.
Lagrange
- A vederlo così non si direbbe... ma ha una
memoria di ferro... sapete che ricorda tutte le parti che ha suggerito?... e le
ha fatte imparare anche ai suoi compagni di cella... quando si mettono a
recitare, sembra d'essere in chiesa durante il rosario… adesso vi faccio
sentire... (si avvicina ai prigionieri)...
vogliamo un po' di teatro, muovetevi! (mormorio
di protesta)... non fateci aspettare troppo
(altro mormorio)... e allora niente pane!
(il Primo carceriere fa l'atto di andarsene. ma viene fermato da un
forte mormorio di protesta)
Primo
prigioniero
-
(con tono sciatto e affrettato)
Misero l'uom che amor non ha provato,
che dagli acuti strali di Cupido
non ebbe il proprio petto trapassato.
Ma più misero è chi su questo lido
l'amor perduto cerca disperato.
A te, fanciulla, le speranze affido
di ritrovar l'oggetto desiato.
Secondo
prigioniero
- (un
orribile ceffo con voce cavernosa)
Filli è il mio nome, dolce cavaliere
che in viso scritto il tuo dolore porti...
Lagrange
- (interrompendo)
No... cos'è questa roba?!... più animo, perdio!... oppure volete saltare il
pasto, eh?... proprio oggi che ci vuole qualcosa di speciale... credete che
questo signore sia una persona qualsiasi?... è un grande scrittore... Jean-Jacques
Rousseau si chiama...
Primo
prigioniero
-
(meravigliato) Jean-Jacques
Rousseau?!
Lagrange
- Proprio lui... ti senti emozionato, eh?
Primo
prigioniero
-
(a se stesso) Jean-Jacques
Rousseau... Jean-Jacques Rousseau... (fa
il gesto di chi riesce a ricordare qualcosa, poi dà una gomitata al Secondo prigioniero
e incomincia a recitare un brano de "L'indovino del villaggio")
La vedo... ed ora alla sua vista tremo...
fuggiam!... (fa
l'atto del fuggire, ma desiste)
... ma non la perdo col fuggire?
Rousseau
-
(s'è alzato e ha fatto qualche passo
verso il prigioniero) Il mio "Indovino del villaggio"!
Secondo
prigioniero
- (ancora
nell'imitazione di una donna)
Mi guarda... l'emozione va all'estremo...
il cuor mi batte...
Primo
prigioniero
- ... io non so cosa dire.
Secondo
prigioniero
- (che
ha fatto un passo avanti provocando lo spostamento di tutta la fila)
Imprudente! mi sono avvicinata.
Primo
prigioniero
- Ella è vicina e ad affrontarla tardo?
Oh, mia Colette, ancor siete irritata?
sono Colin: gettatemi uno sguardo.
Secondo
prigioniero
- Il Colin che m'amava e che fedele
mi restava, non siete voi più quello.
Primo
prigioniero
- Mi vedreste ancor tal, senza il crudele
sortilegio di qualche spiritello...
Rousseau
- (porta
le mani agli orecchi ed emette un gemito) Ah!...
Lagrange
- (alza
una mano verso i prigioneri) Basta!... (a
Rousseau)... Tornate a sentirvi male, signore?
Rousseau
- Inascoltabile!
Lagrange
- Devo farli smettere?
Rousseau
- Sì, ve ne prego, non resisto più.
Lagrange
- (Riaccompagna
Rousseau alla poltrona, poi ritorna dai prigionieri che aspettano l'ordine di
riprendere) Basta così... l'avete torturato abbastanza.
(al Primo carceriere) Buttagli il pane.
(Il carceriere getta le pagnotte ai
prigionieri che, afferratele, incominciano a divorarle) Vi domando perdono,
signore... (Rousseau fa cenno con la mano
che non è nulla)... non pensavo che vi avrebbe fatto così male sentire
queste canaglie... li farò caricare di nerbate.
Rousseau
- No, ve ne prego, la colpa non è loro.
Lagrange
- E di chi, allora?... hanno straziato un
vostro lavoro.
Rousseau
- E' stato il mio lavoro a dispiacermi, non com'è
stato recitato.
Lagrange
- Il vostro lavoro... com'è possibile?
Rousseau
- Un orrore sconvolgente mi ha preso nel
riascoltarlo. Ho ripensato alla prima volta che è stato rappresentato... a
Fontainebleau davanti a Sua Maestà, a Madame de Pompadour, alla corte al
completo... velluti, trine, ori... tutto lo splendore e lo sfarzo di Luigi
XV...
Lagrange
- Capisco, ora... risentirlo in questo
luogo... e con quegli attori!
Rousseau
- Non è questo... non erano più le stesse
parole sulla bocca di questi poveri esseri in attesa del loro pezzo di pane:
era una parodia crudele dell'arte... ma si tratta, poi, di arte?
Lagrange
- Volete mettere anche questo in dubbio?
Rousseau
- A Fontainebleau, all'Opera, negli altri
teatri dov'è stata rappresentata, "L'indovino del villaggio" si
posava in modo naturale sul pubblico; qui era un'offesa bruciante, un atto di
provocazione.
Lagrange
- Mi perdoni, signore, ma che se ne fanno
queste canaglie dell'arte?... non è pane per i loro denti.
Rousseau
- Se quell'arte qui non può arrivare,
significa che ce n'è una per il pubblico dei teatri parigini e una per i
diseredati della Bastiglia... oppure, quella che poco fa abbiamo sentito, arte
non è.
Lagrange
- Perdonate, signore, ma voi mettete insieme
cose che insieme non stanno... qui hanno solo bisogno di frustate e di qualche
pezzo di pane. Le vostre opere con fatte per la Corte o per i teatri di
Parigi... qui, perdonate, son come i confetti gettati ai maiali.
Rousseau
- Allora, tutti i fasci di carte che ho
scritto nella mia vita, non son serviti che a rallegrare un pugno di nobili
annoiati
Lagrange
- Io non conosco certe cose, ma si vede che
non li avete solo rallegrati quei nobili, a giudicare dalle persecuzioni che
avete patito.
Rousseau
- E' vero! non è per quello che mi hanno
bandito dalla Francia e dalla Svizzera, che hanno bruciato in piazza i miei
libri... Non ho scritto solo opere teatrali: ho scritto anche quelle
filosofiche...
Lagrange
- Ora sapete da quali dovete tenervi lontano.
Rousseau
- Certo, e ringrazio voi che me l'avete
ricordato al momento giusto: da oggi in avanti non scriverò più opere di
teatro.
Lagrange
- Ah, questo avete imparato?!
Rousseau
- Grazie a voi, amico... ah, che impressione!
all'improvviso mi era sembrato di essere precipitato in fondo a un pozzo.
Lagrange
- E a tutti i guai che potreste procurarvi con
la penna, non ci pensate?
Rousseau
- Ci penso seriamente, invece, dopo l'episodio
di poco fa.
Lagrange
- Credevo foste rimasto sconvolto dallo
spettacolo della Bastiglia.
Rousseau
- E' stato così, infatti.
Lagrange
- ...e che per l'avvenire avreste fatto di
tutto per non assistere di nuovo a certe brutture.
Rousseau
- Proprio quello che voglio fare. Anzi,
incomincerò subito...
Lagrange
-
(stupito) Subito?
Rousseau
- ... ecco, chiudo gli occhi e penso alle rive
della Senna... sono coperte di fiori in questa stagione, sapete?... ora seguo
la corrente del fiume fuori di Parigi... m'inoltro nella campagna dove i prati
e i coltivati si perdono all'orizzonte, dove gli uccelli cantano a
squarciagola... Non avete mai provato?... ah, se i vostri prigionieri
tentassero qualcosa di simile, quante evasioni alla Bastiglia!
Lagrange
- Non sono cose da tutti, ci vuole fantasia
per arrivarci.
Rousseau
- Ne basta poca, vi assicuro.
(indicando i prigionieri) Posso andare a
regalare qualche soldo a quelle povere creature?
Lagrange
- Sarebbe meglio che non vi avvicinaste a
quelle canaglie... però, se proprio volete... io farò finta di non vedere.
Rousseau
- Grazie, amico mio...
(si solleva dalla poltrona; Lagrange fa per aiutarlo)... cercherò
di fare da solo. (si avvicina ai
prigionieri, i carcerieri interrogano con gli occhi il loro capo e questi
ordina loro di andar via. Entra il Sostituto che si avvicina a Lagrange accanto
al proscenio.)
Sostituto
- Allora, Lagrange.
Lagrange
- Non so cosa dirvi, signore.
Sostituto
- E la visita ai sotterranei?
Lagrange
- Tutto ha funzionato a dovere.
Sostituto
- Allora è rimasto colpito.
Lagrange
- Su questo ci posso giurare.
Sostituto
- Che cos'ha fatto di preciso?
Lagrange
- S'è messo a piangere davanti a qualche
cella... a volte, invece, le gambe gli tremavano, tanto che non credevo
riuscisse ad arrivare qui con i suoi piedi.
Sostituto
- Di che dubitate, allora?
Lagrange
- Vedete, io di gente impaurita ne ho vista...
tutti i giorni ne vedo... ma è diversa dal signor Rousseau...
Sostituto
- Spiegatevi meglio.
Lagrange
- Che cosa pensa una persona normale davanti a
una cella?... "che Dio non voglia farmici capitare dentro" ecco
quello che pensa... invece il signor Rousseau dice: "guarda quei poveracci
dove sono finiti, mentre a me non è accaduto nulla".
Sostituto
- Si preoccupa per le pene inflitte agli
altri, non perché potrebbe riceverle lui stesso. Però, non è detto che l'una
cosa escluda l'altra.
Lagrange
- Non è una persona normale: per questo mi
riesce difficile capire quello che ha in mente. Poco fa, per esempio, credevo
di averlo bene nel pugno, tanto da poter incominciare a dirgli qualche
parola... invece m'è sgusciato via in un attimo.
Sostituto
- Insomma, l'idea di poter finire qui dentro
non l'ha turbato?
Lagrange
- Turbato sì, ma non credo spaventato.
Sostituto
- Eppure, la libertà è il bene che apprezza di
più. Odia la vita di città, perché solo a contatto con la natura si sente libero.
Lagrange
- Ma c'è l'immaginazione a dargli una mano,
quando occorre.
Sostituto
- Più complicato di quello che pensavamo, mi
sembra.
Lagrange
- Guardatelo ora, per esempio. Mi ha chiesto
il permesso di regalare qualche soldo... io l'ho lasciato avvicinare a quella
canaglia, pensando che il contatto l'avrebbe disgustato...
Sostituto
- Invece, il colloquio sembra sia diventato
piacevole.
Lagrange
- Devo farlo smettere?
Sostituto
- Ancora un momento. Secondo voi, cosa ci
resta da fare? sapete che mi sono sempre fidato della vostra esperienza.
Lagrange
- Ma su quali uomini ho fatto la mia
esperienza?
Sostituto
- E' vero, nessuno di loro era armato di
ragionamento come il signor Rousseau.
Lagrange
- Ecco, il ragionamento... è proprio con
quello che si difende.
Sostituto
- Che sciagura questi filosofi! Eppure,
bisogna che risolva questo caso: l'ho promesso a Sua Eccellenza, e anche alla
contessa d'Houdetot, poco fa.
Lagrange
- Avrei voluto esservi maggiormente di aiuto.
Comunque, abbiamo altre carte da giocare.
Sostituto
- Bravo, Lagrange, così si parla! Intanto,
penso che affrontarlo sia la cosa migliore.
Lagrange
- Vado ad avvertirlo della vostra presenza.
(si avvicina a Rousseau che lascia i
prigionieri e ritorna alla poltrona.)
Sostituto
- (inchinandosi)
Permettetemi di presentami, signor Rousseau, sono Marcel La Roche, primo
sostituto del Procuratore Generale di Parigi che vi prega di voler scusare il
suo ritardo.
Rousseau
- (rispondendo
al'inchino) Sono onorato di fare la vostra conoscenza.
Sostituto
- Veramente, ho già avuto il piacere di
incontrarvi una sera in casa del Maresciallo di Luxembourg... alcuni anni fa.
Rousseau
- Saranno parecchi senz'altro, perché da tempo
non frequento i salotti di Parigi. Mi dispiace di non ricordarmene, ma alla mia
età la memoria fa dei brutti scherzi.
Sostituto
- Come avreste pututo ricordarvi di me! la
casa era piena di gente... voi eravate al centro dell'attenzione ed io ero uno
sconosciuto... vi prego, accomodatevi. (Rousseau
siede e il Sostituto si rivolge a Lagrange che è rimasto vicino ai prigionieri;
brusco) Per quanto tempo dovremo
ancora tollerare quella feccia nella stanza?
Lagrange
- Sono qua in attesa dell'interrogatorio,
signore.
Sostituto
-
Non ci sarà nessun interrogatorio, oggi. Fateli ricondurre in cella.
(Lagrange batte le mani, appaiono i due
carcerieri. La colonna dei prigionieri, lenta e rumorosa, si rimette in moto su
per la scala a chiocciola. Il Sostituto tamburella con le d ta sul tavolo
finché i prigionieri non sono spariti e il rumore spento. Anche Lagrange è
uscito.) Perdonate, signor Rousseau, l'affronto che vi è stato fatto: hanno
osato portare alla vostra presenza quegli sciagurati.
Rousseau
- Non c'è stato nessun affronto. Anzi, come
avete visto, ho parlato volentieri con quelle povere creature.
Sostituto
- Perché tanta bontà? sono colpevoli di biechi
delitti... al polo opposto di quello stato di natura che esaltate nei vostri
scritti.
Rousseau
- Colpevoli e vittime nello stesso tempo: ho
scritto anche questo. Sapete dirmi quanto delitto abita nei tuguri di Parigi,
insieme con la fame e la malattia? II vostro capo-carceriere, da quella persona
di buon senso che è, ha avanzato una proposta utilissima per far diminuire i
delitti, dice, bisognerebbe che tutti i cittadini trascorressero almeno un
giorno alla Bastiglia.
Sostituto
- Potrebbe essere una buona idea.
Rousseau
- Garantisco sulla sua efficacia. A me è
bastata la visita di oggi per dissuadermi da un delitto.
Sostituto
- (sorridendo)
Un delitto voi, signor Rousseau... e quale?
Rousseau
- Quello di scrivere opere di lettere.
Sostituto
-
(con una punta di speranza) Avete
deciso di non scrivere più?
Rousseau
- Non scriverò più di teatro: questo è certo.
Sostituto
-
(deluso) Ah!... e il resto?
Rousseau
- Non è facile cambiare abitudini alla mia
età. Questo dirò al Procuratore quando mi interrogherà sui miei libri. Perché di
questo si tratta, non è vero?
Sostituto
- Veramente, Sua Eccellenza, inviandomi qui a
scusare il suo ritardo, non ha parlato di interrogatorio, ma di colloquio.
Rousseau
- Per un semplice colloquio sarebbe venuto a
casa mia, non vi pare?
Sostituto
- Non so cosa dirvi.
Rousseau
- E' già accaduto altre volte. C'è gente a cui
i miei libri rimangono sullo stomaco: "Ma dove vuol portarci questo signor
Rousseau, alla rivolta contro il Re, contro le istituzioni?... bisogna impedire
che la gioventù metta gli occhi su questi scritti..." e le denunce, gli
appelli, gli esposti cominciano ad ammucchiarsi sul tavolo del Procuratore.
Sostituto
- Proprio cosi: cartaccia inutile che ingombra
i nostri scrittoi.
Rousseau
- Tanto inutile non direi, se è partendo da
quella che decidete la vostra azione.
Sostituto
- Una volta, forse, ma non oggi di certo.
Rousseau
- Volete dire che certe voci popolari non sono
più tenute in considerazione?
Sostituto
- Non quando suggeriscono passi sbagliati. E' sciocco,
per esempio, impedire in Francia la pubblicazione di un libro che si può
liberamente stampare in Belgio o in Olanda.
Rousseau
- Non sempre chi è al potere ha la vista
lunga.
Sostituto
- Un volume al bando vuol dire aumentarne la
diffusione.
Rousseau
- Voi, signor La Roche, conoscete a fondo il
problema. Perché la decisione su queste faccende non viene lasciata a uomini
come voi?
Sostituto
- Non sono l'unico a pensarla cosi.
Rousseau
- Non ne conosco altri.
Sostituto
- Vi garantisco che oggi sono in parecchi a
pensarla come me.
Rousseau
- La penseranno come voi, forse, ma agiscono
in un altro modo.
Sostituto
- Mi permetto di contraddirvi, signor Rousseau
e la prova sono i vostri stessi scritti.
Rousseau
- I miei scritti?
(sorridendo) ...ah, sì... immagino che «L'indovino del
villaggio", con accompagnamento musicale o senza, abbia completa libertà
di circolazione in Francia. Pensate: ha raggiunto persino le carceri... sì,
poco fa alla Bastiglia ne è stato allestito un saggio recitato.
Sostituto
- Non solo il vostro teatro, ma anche le altre
opere ormai sono state accettate.
Rousseau
- (incredulo)
L'”Emilio”... "Il contratto sociale"... "L'origine della
ineguaglianza"...?
Sostituto
- Appunto.
Rousseau
- Devo rallegrarmene, o mostrarmi offeso?
Sostituto
- Offeso?
Rousseau
- Se i miei scritti non fanno più paura a
nessuno, è segno che vengono considerati fantasticherie astruse, chiacchiere da
perditempo.
Sostituto
- Nessuno meglio di voi conosce il loro
valore.
Rousseau
- Ma com'è possibile, scusate, che a distanza
di pochi anni, il pericoloso Rousseau, nemico della stato e delle istituzioni,
sia diventato un qualsiasi, tranquillo imbrattacarte?
Sostituto
- I tempi cambiano: lo stato francese non può
continuare ad apparire come un tiranno sordo e cieco.
Rousseau
- (stupito)
Ah!... (ci ripensa) e, allora,
scusate, perché mi trovo qui, oggi?
Sostituto
- Per quel che ne so io, Sua Eccellenza
desidera avere un colloquio con voi.
Rousseau
- Ma per parlare di che, se non si tratta dei
miei scritti filosofici?
Sostituto
- Vuol dire che non si tratta di scritti... a
meno che non vi siate occupato di altri argomenti, oltre alla letteratura e
alla filosofia...
Rousseau
- Altri argomenti... e quali?
Sostituto
- Che so... epistolari… memorali...
Rousseau
- Sì, ho scritto un libro di memorie: "Le
confessioni"... e voi pensate che possa trattarsi di quello?
Sostituto
- Io non so niente, signor Rousseau, ve lo
ripeto: tiro a indovinare, come voi.
Rousseau
- Ma com'è possibile che il racconto degli
avvenimenti della mia vita, possa apparire pericoloso per lo stato?
Sostituto
- Non per lo stato, magari, ma per qualcuna
delle persone ricordate nel memoriale.
Rousseau
- Ma sono persone che hanno segnato la loro
presenza nella mia vita...
Sostituto
- Può darsi che non gradiscano essere
ricordate in un libro.
Rousseau
- Si possono cancellare da una memoria alcune
immagini che l'hanno popolata?
Sostituto
- Se ci fosse una buona ragione per
cancellarle...
Rousseau
- E nel nostro caso, quale sarebbe la buona
ragione?
Sostituto
- La preoccupazione di coloro che non vogliono
apparire nel vostro scritto.
Rousseau
- E le loro azioni, buone o cattive che siano
state, dovranno essere ignorate da tutti? io ho annotato i fatti come si sono
svolti. Solo nel caso avessi mentito avrebbero il diritto di risentirsi.
Sostituto
- Se la mia supposizione è giusta, si
preparano per voi momenti molto difficili.
Rousseau
- Le parole pronunciate, le azioni compiute
non ci appartengono più: a nessuno può essere vietato di raccoglierle e di
fissarle sulla carta.
Sostituto
- ... anche gli amici che vi sono rimasti si
uniranno ai vostri nemici.
Rousseau
- Sapete qualcosa di preciso?
Sostituto
- No, signor Rousseau... continuavo con le
supposizioni.
Rousseau
- Fra tutte le opere che ho scritto, è quella
a cui tengo di più:... è l'unico ritratto d'uomo che esista, dipinto
esattamente al naturale e assolutamente fedele al vero.
Sostituto
- E' quello che avete scritto de "Le
confessioni"?
Rousseau
- Le stesse precise parole.
Sostituto
- E siete sicuro di avere annotato tutto in
modo esatto? A distanza di tanti anni, qualcosa potrebbe essersi scolorita, ed
ora assumere sulla carta un significato diverso.
Rousseau
- Non è possibile: i miei ricordi sono rimasti
inalterati dentro di me, perché li ho sempre fatti rivivere continuamente: la
polvere del tempo non si è mai posata su di loro... ah i miei ricordi!... sono
le cose più care che mi sono rimaste. Voi non sapete che cosa provo a
rituffarmici in mezzo... la mia tranquilla infanzia a Ginevra, la mia
adolescenza tormentata e inquieta, la mia prima giovinezza a Chambery... eccoli,
luminosi e felici i giorni di Chambery... per la prima volta anch'io conoscevo
la gioia e la spensieratezza in casa della signora di Warens... di
"maman"...
BUIO
(Al riaccendersi della luce corre lungo
il proscenio un tappeto di erba. Al centro c'è una panchina. Il tavolo e la
poltrona sulla quale continua ad essere seduto Rousseau, sono spostati. E' in
scena la signora di Warens,una giovane donna in un elegante abito da campagna.
La signora che sta disponendo delle erbe in un paniere appoggiato sulla
panchina, ascolta con visibile interesse le voci e i suoni che vengono da fuori
scena.)
Voce
di Jean-Jacques ventenne
- (su
alcune note di clavicembalo) No, signorina Nelly, no... non state bussando
a una porta... (risate di ragazze)...
su, da brava, non fate quel visetto triste...
(la signora di Warens tradisce un piccolo scatto di nervi)... pensate
a come sarebbe il vostro viso, se al mio posto ci fosse l'abate Blanchard,
autore del pezzo che avete così maltrattato...
(risate)... davvero a stare con voi vien fatto di montarsi la
testa, come se fossi il più brillante dei conversatori...
(risate)... allora, signorina Nelly, volete degnarvi di deporre la
vostra bella manina sulla tastiera?... (altro
scatto della signora di Warens)... non abbiate paura, l'abate Blanchard se
ne sta tranquillo a Besançon... (risate)
...ignaro di quello che sta per capitargli...
(risate)... sì, adesso ho voluto veramente scherzare, ma non ve la
siete mica presa, signorina Nelly, vero?... Sì, incominciamo...
(note di clavicembalo)... ecco, così,
brava... leggera, con dolcezza... come se doveste accarezzare il viso del
vostro innamorato... (risate; scatto più
violento della signora di Warens)... no, adesso lo trattate troppo male,
poverino... non vorrei essere nei suoi panni...
(risate)... se vi comportate così con i vostri innamorati, signorina
Nelly, ho paura che morirete zitella... (risate.
La signora di Warens, indispettita, muove alcuni passi con stizza, poi torna a
tendere l'orecchio)... Basta per oggi, signorine... a domani...
(la signora di Warens ritorna tranquilla alla
sua occupazione. Entra Jean-Jacques, ventenne, che corre a baciarle la mano)
Oh, maman, buongiorno!
Maman
- Buongiorno, Jean-Jacques.
Jean-Jacques
-
(guarda il contenuto del paniere) Quanto
lavoro avete portato avanti senza il mio aiuto! Oggi devo raccogliere un
paniere di erbe grosso almeno come questo.
Maman
- Ma voi avete già fatto il vostro lavoro. Non
siete un po' stanco?
Jean-Jacques
- Stanco per la lezione di musica? Nemmeno per
sogno.
Maman
- Eppure quelle ragazze mi sembrano piuttosto
vivaci.
Jean-Jacques
- Sì, ma so ben io come tenerle a freno.
Maman
- Ne sono pienamente convinta.
Jean-Jacques
-
(pescando nel paniere) Sassifraga...
per curare i reni... Dittamo con il suo olio aromatico... povera maman, che
fatica avete fatto!... Giusquiamo per calmare i dolori... Verbena per
cicatrizzare le ferite... quante erbe avete raccolto da sola!... ma adesso ho
tutta la giornata a vostra disposizione... ne riempiremo almeno due panieri
come questo... ecco la Pervinca con i suoi bei fiori azzurri...
Maman
- Ho sentito poco fa che ve la prendevate con
una certa Nelly. Chi è, quella brunetta graziosa?
Jean-Jacques
- Sì, la figlia della signora Durand.
Maman
- Ah!... speriamo che non abbia ereditato il
carattere della madre.
Jean-Jacques
-
(con un rametto in mano) Che
foglioline tenere... appena spuntate!...sapete che il glicine vicino al pozzo
sta per fiorire? è questione di qualche giorno, e poi tutta la spalliera aarà
un fiore solo... che meraviglia! quando passo là davanti, resto incantato a
guardarla per interi minuti.
Maman
- Pensavo che i giovani, alla vostra età,
avessero altre cose da guardare.
Jean-Jacques
- Che cosa, per esempio?
Maman
- Le belle manine della signorina Nelly.
Jean-Jacques
- (sorridendo)
Ah, avete sentito quando... non è molto portata per la musica quella ragazza.
Maman
- Avrà disposizione per altre cose. Per la
civetteria, per esempio, se assomiglia alla madre.
Jean-Jacques
- Voi dite che la signora Durand... con tutta
quella ciccia addosso...? ah, ah...
Maman
- Non è stata sempre così.
Jean-Jacques
- (continuando
a ridere)... e mi sembra che abbia anche un po' di baffi!...
(rotolandosi sull'erba)... ah, maman,
che giornata magnifica è oggi!... e come si sta bene al sole su questo prato,
accanto a voi!... non credo che possa esistere uno stato di grazia superiore a
questo... ecco la vera, autentica felicità del corpo e dello spirito!
Maman
- Si, effettivamente, sarebbe bello se il
tempo non passasse e tutto potesse restare così.
Jean-Jacques
- E perché no, maman, perché non possiamo
fermarlo per noi il tempo?... chi ci impedisce di continuare a essere felici?
Maman
-
Perché così non può essere, purtroppo il tempo ha le sue leggi e la natura
anche... e voi, Jean-Jacques, lo sapete bene.
Jean-Jacques
- Che cosa dovrei sapere?
Maman
- Che non si può sempre vivere insieme, che a
una certa età ci si deve separare anche dalle persone più care per seguire il
proprio cammino.
Jean-Jacques
-
(corre a prenderle la mano e a ricoprirla
di baci) Io separarmi da voi, maman?!... mai... non accadrà mai, ve lo giuro!...
perché mi dite cose tanto cattive?... come potete pensare che io desideri
abbandonarvi?
Maman
- Accadrà, vedrete... siate certo che accadrà
il giorno in cui vi sceglierete una compagna per la vita... anzi, per quel che capisco,
quel momento non è troppo lontano.
Jean-Jacques
- (turbato
fino alle lacrime) Cosa dite,maman?!... dall'alto della felicità mi fate
precipitare nella più buia disperazione... io non ho bisogno di nessuna
compagna: ho voi e mi bastate.
Maman
- (accarezzandogli
i capelli) Non piangete Jean-Jacques, "mon petit"... credete che
a me non dispiaccia il pensiero di vedervi andar via? Quando vi hanno affidato
a me, ed eravate poco più di un bimbetto, mi sono subito affezionata a voi,
come se fossi stata... no, non proprio una mamma... diciamo, una sorella
maggiore. Pensate che quest'affetto sia diminuito, ora che siete diventato un
uomo?
Jean-Jacques
- E allora, perché separarci, mia bella,
dolce, insostituibile maman?... perché?
Maman
- Perché fra poco anche voi, com'é giusto che
sia, avrete bisogno di una moglie.
Jean-Jacques
- Non ho bisogno di nessuna moglie.
Maman
- E' la vita, Jean-Jacques... anche voi avete
diritto a quelle consolazioni che solo una moglie può dare.
Jean-Jacques
- Ne farò a meno.
Maman
- Siate ragionevole, via.
Jean-Jacques
- No, no e no! Perché volete strapparmi il
cuore con questi discorsi?
Maman
- E'la vita, Jean-Jacques... non piangete
così... mi fa troppo male vedervi in questo stato... ah, se non ci fossero
questi tredici anni a dividerci!
Jean-Jacques
-
(solleva lentamente la testa)... e
quando mai ci ha diviso l’età?... quando mai ci siamo accorti che fra noi
c'erano degli anni di differenza?...
Maman
- Gli anni non si possono eliminare, e nemmeno
nascondere a lungo... rispuntano sempre, prima o poi... e proprio allora ci si
accorge che una signorina Nelly ha delle belle manine...
Jean-Jacques
- Vi prego, maman, volete paragonarvi a
quell'ochetta insulsa? smetterò immediatamente di darle lezioni: oggi stesso
andrò da sua madre a dirle che la figlia è negata per la musica... ma che cosa
volevate dire, maman?
Maman
- Non so se ne sarò capace... ma le vostre
lacrime... le vostre parole... l'affetto che mi dimostrate, e quello che io ho
per voi...
Jean-Jacques
-
(pieno di speranza) Che cosa
intendete dire?...
Maman
- ... pensavo che se davvero tredici anni di
differenza non vi sembrassero troppi...
Jean-Jacques
-
Zitta, maman, zitta!... non dite più nulla... mi avete fatto vedere il paradiso
e con una sola parola potreste togliermi tutto...
Maman
- Davvero, Jean-Jacques, pensate che...?
Jean-Jacques
- Zitta, maman!... poco fa credevo di essere
felice, di non aver più nulla da chiedere al destino... ora so quanto
sbagliassi, ora che avete aperto un orizzonte sconfinato alla mia gioia... oh,
cara, cara, adorata maman!... m'avete dato due ali per sollevarmi in volo con
voi... per spaziare nel cielo con voi... sempre insieme, sempre, sempre...
(le mette la testa sul seno)
Maman
- (accarezzandolo)
Sì, Jean-Jacques, per sempre... oui, mon petit... oui...
(Dall'ombra esce Rousseau vecchio che fa
qualche passo verso il centro. La luce va su lui, lasciando in ombra la coppia sulla
panchina)
Rousseau
- Giorni indimenticabili! la vita scorreva
spensierata, in pieno sole... poi, il periodo delle Charmettes... la felicità sbocciava
dalla terra, scendeva dai rami, si stendeva sui prati all'infinito. E venne il
viaggio a Montpellier... e il ritorno... (Rousseau
torna nell'ombra. Luce sulla panchina, accanto alla quale c'è Jean-Jacques ventenne
con una borsa da viaggio)
Jean-Jacques
-
(chiamando) Maman!...
(si muove sulla scena guardandosi in giro)...
maman, dove siete?... maman! (appare Maman
e Jean-Jacques corre ad abbracciarla)... ah, cara, cara maman!
Maman
- Come state, Jean-Jacques... avete fatto buon
viaggio?
Jean-Jacques
- Non avete ricevuto la mia lettera, dove
fissavo l'ora del-l'arrivo?
Maman
- Sì, certo... fatevi vedere meglio... vedo
che il viaggio a Montpellier vi ha giovato...
Jean-Jacques
-
(un po' deluso) L'avete ricevuta e...
io credevo di vedervi in città, all'arrivo della carrozza...
Maman
- Certo che volevo venire, mon petit... ma,
sapete, i lavori da fare qui non finiscono mai e... allora, chissà quante cose
avrete da raccontare...
Jean-Jacques
- Oh, maman, come sono felice di rivedervi... sapeste
quanto mi siete mancata!
Maman
- Davvero? siete molto gentile, Jean-Jacques.
Jean-Jacques
- Ed io, non vi sono mancato?
Maman
- Ma sì... ma sì, di che vi preoccupate?
Jean-Jacques
- Questi giorni di viaggio non passavano
mai... sembrava che non dovessi mai arrivare... ah, come l'ho desiderata questa
casa... questi prati, questi alberi... e voi, maman!... quante volte ho sognato
di essere qui a prendervi fra le braccia... Sapete che a Chaparillan sono
giunto con mezza giornata di anticipo, ma io vi avevo già annunciato da Valence
del mio arrivo... così ho sciupato quella mezza giornata per poter giungere
all'ora fissata ed avere la gioia di abbracciarvi appena sceso dalla
carrozza... invece...
Maman
- Oh, mon petit, devo ancora scusarmi per la
mia trascuratezza...
Jean-Jacques
- Non fa nulla, maman, ora siete qui e tutto è
passato.
Maman
- ... e pensare che avevo detto a Wintzenried:
"bisogna proprio che vada all'arrivo della carrozza di Jean-Jacques"...
Jean-Jacques
-
Wintzenried... e chi è, maman?
Maman
- E' un giovane volenteroso che vive qui... a
casa mia... ha tanta voglia di lavorare... dovreste vedere quante cose sa fare.
Jean-Jacques
- Vive qui... è un domestico... un dipendente?
Maman
- Ma no, Jean-Jacques: è un amico.
Jean-Jacques
- Un ospite, dunque?
Maman
- No, mon petit: dicendo ospite, si intende
qualcosa di provvisorio... Wintzenried vive qui fisso, come voi.
Jean-Jacques
- Non come me, maman... fra noi esistono
particolari rapporti che non possono certo sussistere fra voi e questo
Wintzenried.
Maman
- (sorridendo)
Avete imparato a dettare sentenze, durante la vostra assenza?... questo non può
essere, quest'altro non può sussistere...
Jean-Jacques
- Ma come, maman, avete dimenticato che io vi
amo?
Maman
- No, Jean-Jacques, non l'ho dimenticato.
Anch'io vi amo, potete esserne certo. Ma non siamo capaci di estendere ad altri
il nostro sentimento? Davvero la nostra fonte di amore è così arida che non
riesce a dissetare altri?
Jean-Jacques
- Certo che dobbiamo amare anche altri, ma con
una specie di amore diverso dal nostro.
Maman
- Povero, Jean-Jacques, voi siete giovane e
non sapete ancora che, fatta eccezione per il padre, il figlio o il fratello,
fra una donna e un uomo esiste un solo tipo di amore.
Jean-Jacques
-
(allarmato)... allora, fra voi e
questo Wintzenried...?!
Maman
- Su, non c'è nulla di tragico, mon petit... voi
ve ne andate in giro per il mondo...
Jean-Jacques
- Sono stato a Montpellier a curarmi...
Maman
- Lo so... e vedo che vi ha fatto molto bene.
Jean-Jacques
- ...e appena mi sono allontanato, vi siete
dimenticata di me... (cade ai suoi piedi
singhiozzando)
Maman
- (accarezzandolo)
Non è vero, io non dimenticherò mai il mio piccolo Jean-Jacques... e come
potrei?
Jean-Jacques
-
... e vi siete gettata nelle braccia di questo Wintzenried...
Maman
- Non è stato così... ho incominciato a voler
bene a un ragazzo che aveva bisogno di affetto... come voi.
Jean-Jacques
- Ma adesso sono tornato... adesso sarete
ancora soltanto mia!...
Maman
- E volete che io smetta di amare una persona
che mi ama?... cosa pensereste di me se dicessi a voi quello che vorreste farmi
dire a Wintzenried?
Jean-Jacques
- Eppure dovete scegliere: non c'è posto qui
per tutti e due!
Maman
- Sì, invece: possiamo vivere tutti e tre in
perfetta armonia.
Jean-Jacques
- ... e continuerete i vostri rapporti con
Wintzenried?
Maman
- E come potrei interromperli, se lo amo?
Jean-Jacques
- Ed io?!
Maman
- Ma anche per voi, mon petit, sarà tutto
eguale... tutto come prima...
Jean-Jacques
- ...e io dovrei dividervi con lui?!
(si alza e si allontana)
Maman
- Jean-Jacques!
Jean-Jacques
- No... no... non sarà mai possibile... mai!
Maman
- Rifletete Jean-Jacques... io vi amo!
Jean-Jacques
-
(si avvicina alla poltrona dove Rousseau
vecchio è ancora seduto; gridando)... Avrei dovuto dividerla con un garzone
di parrucchiere!... (cade ai piedi di
Rousseau e appoggia la testa sul suo ginocchio singhiozzando. Rousseau gli
appoggia una mano sulla testa; parla sui singhiozzi dell'altro)
Rousseau
- Non devi giudicarla male, Jean-Jacques: ti
ha voluto veramente bene... è stata il tuo sostegno e la tua guida... non ti ha
mentito, non ha mai avuto il sospetto di farti soffrire... non era un'immorale:
aveva una sua moralità particolare, fuorviata da falsi principi... le sue
enormi virtù facevano passare in secondo piano le sue debolezze... non
giudicarla male, Jean-Jacques: ti ha dato i più begli anni della tua vita...
era equanime, disinteressata, generosa... la sua casa era sempre aperta per chi
bussava, il suo denaro era di chi ne aveva bisogno, il suo affetto per chi
dimostrava di saperglielo ricambiare... donava se stessa senza il minimo
interesse, senza la minima malizia... non giudicarla male, Jean-Jacques: ti ha
voluto bene...
Jean-Jacques
- (si
alza di scatto e torna al centro del proscenio: ora Maman non c'è più) Via...
via!... non posso restare un minuto di più in questa casa!... via, a Parigi!...
ho scritto una commedia, "Narciso"... la farò rappresentare e
diventerò uno scrittore celebre... e poi c'è il sistema di trascrizione
musicale che ho inventato: un nuovo metodo che renderà più semplice la lettura
della musica... lo presenterò all'Accademia delle Scienze... il mio sistema
sarà applicato in tutto il mondo e in poco tempo diventerò ricco... allora,
quando sarò ricco e famoso, tornerò qui da maman e metterò ai suoi piedi tutti
i danari e tutta la gloria che avrò guadagnato... "ecco, maman, il vostro
Jean-Jacques" le dirò "voi non avete avuto fiducia in lui, ed egli, invece,
è riuscito a diventare qualcuno con la forza dal suo ingegno... ma Jean-Jacquea
non vi ha dimenticato" le dirò "se è riuscito a diventare ricco e
famoso, l'ha fatto solo per voi... perché Jean-Jacques non ha scordato il bene che
gli avete fatto... e vi ama ancora e amerà solo voi per tutta la vita... povera,
cara, dolce, crudele maman!"...
(Buio. All'improvviso ai scatenano
alcuni urli isolati, poi un coro di urla accompagnato dal frastuono ritmato
delle catene, fischi e schiocchi di di frusta. Al riaccendersi della luce il
prato è scomparso: Rousseau e il Sostituto sono al solito posto. Il Primo carceriere
scende a precipizio dalla scala a chiocciola, mentre Lagrange entra da destra e
si precipita verso la scala. Il Primo carceriere dice qualcosa all'orecchio del
suo capo, quindi esce di corsa verso sinistra, dopo aver ricevuto ordini. Il
frastuono continua. Il Secondo carceriere scende a precipizio la scala,
riferisce all'orecchio di Lagrange e riparte verso l'alto. Anche il Sostituto
s'è avvicinato a parlare con Lagrange. Rientra da sinistra il Primo carceriere che
risale di corsa la scala. Il frastuono cessa all'improvviso. Il Sostituto
ritorna al tavolo e Lagrange esce a destra.)
Rousseau
- Signor La Roche, che cosa sta succedendo?
Sostituto
- Un fatto increscioso, signor Rousseau: non
so se faccio bene a parlarvene.
Rousseau
- Dite pure. Che cosa temete?
Sostituto
- Non vorrei ne rimaneste colpito, pensando di
avere qualche responsabilità per l'accaduto.
Rousseau
-
(sorpreso) Qualche responsabilità io?!
Sostituto
- Ricordate le monete che avete regalato a
quelle canaglie? nella cella è sorta una disputa sulla loro spartizione... e
uno dei quattro è stato... strangolato.
Rousseau
-
(disperato) Ah!... che oosa mi avete
raccontato, mio Dio! (si abbatte privo di
sensi contro lo schienale)
Sostituto
- (accorrendo)
Signor Rousseau, signor Rousseau! (chiamando
a destra)... Lagrange!... Lagrange!... (Lagrange
appare a destra)... è svenuto!
Lagrange
- (va
alla scala; al primo carceriere che intanto era sceso) I sali, presto!
(Il Primo carceriere esce rapidamente a
sinistra mentre Lagrange raggiunge il Sostituto accanto alla poltrona di
Rousseau. Rientra il carceriere con una boccetta she avvicina al naso di
Rousseau. Lagrange e il Sostituto si spostano lungo il proscenio)
Sostituto
- E' stato un lampo di genio, il vostro...
(corre da Rousseau poi ritorna da Lagrange.
E' preoccupato)... non s'è ancora ripreso...
Lagrange
- Vi avevo promesso il mio meglio.
Sostituto
- E' qualcosa più di qualunque meglio potessi
sperare... (al carceriere con i sali)...
non c'è ancora segno di vita?
Lagrange
- Mi hanno dato tutti una mano lassù.
Sostituto
- (guardando
verso Rousseau) Perché non si sveglia?... andate voi, Lagrange, a dare
un'occhiata.
Lagrange
- (si avvicina
a Rousseau e ritorna dal sostituto) Sta riprendendosi.
Sostituto
- Finalmente!
Lagrange
- La medicina non è stata troppo forte.
Sostituto
- Sarà stata veramente una medicina?
Lagrange
- E'una goccia, a volte, a far traboccare il
vaso.
Sostituto
- Giusto, Lagrange!
(Si avvicinano tutti e due a Rousseau)
Sostituto
- Come vi sentite?
Rousseau
- Com'è potuto accadere?... è orribile!
Sostituto
- Sono dei miserabili, vi avevamo avvertito.
Rousseau
- Ma è mostruoso che degli sventurati legati
alla stassa catena, invece di sentirsi fratelli... ah!... non posso crederci!
Sostituto
- Decisamente il carcere non è fatto per voi,
signor Rousseau: siete troppo sensibile.
Lagrange
- Qui se ne vedono di tutti i colori... uno
come voi, signore, non sopporterebbe a lungo...
Rousseau
- Ma com'è possibile che accadano queste cose,
in questo luogo?!
Sostituto
- La Bastiglia è un carcere, signor Rousseau.
Rousseau
- Ma quali maltrattamenti vengono praticati
qui?
Lagrange
- Pane e frustate: la legge è eguale per tutti
i carceri di Francia.
Rousseau
- A quale degradazione morale vengono
sottoposti i prigionieri, per perdere le caratteristiche umane e trasformarsi
in belve?
Sostituto
- Belve lo erano già: per questo si trovano
qui.
Rousseau
- Ho parlato con quei quattro... sono esseri
ragionevoli, desiderosi di ricevere una buona parola.
Lagrange
- Esseri ragionevoli?... provate a vivere
accanto a loro... canaglie fino al midollo, rospi carichi di veleno.
Sostituto
- Ho l'impressione, signor Rousseau, che sarete
costretto a ritoccare qualcuna delle vostre famose teorie sulla bontà
originaria dell'uono.
Rousseau
- No, l'uomo non nasce malvagio: è la società
intorno a lui che lo opprime e lo corrompe.
Sostituto
- Sui banchi degli accusati, dunque, non dovremmo
portare gli uomini, ma le leggi della comune convivenza?
Rousseau
- Leggi ed istituzioni e, soprattutto, le
colpevoli lacune delle une e delle altre.
Sostituto
- Dalle malefatte di quattro miserabili a una
discussione di filosofia... il passo è troppo lungo, signor Rousseau.
Rousseau
- Eppure, sarà proprio di quei quattro che
parlerò al Procuratore.
Sostituto
- Strano argomento per il colloquio con Sua
Eccellenza.
Rousseau
- Gli chiederò conto di come vengono trattati
i prigionieri alla Bastiglia.
Lagrange
- Proprio come si meritano, signore.
Sostituto
- (interrompendo)
Un momento, Lagrange! Il signor Rousseau ha tutto il diritto di rivolgere
domande su qualsiasi argomento. Mi sembra, però, che Sua Eccellenza si faccia
aspettare un po' troppo... è bene che vada a dare un'occhiata...
(a Rousseau)... volete scusarmi?
Rousseau
- Anzi, vi sono riconoscente.
Sostituto
- (staccandosi
da Rousseau) Ascoltate, Lagrange... (Mentre
Rousseau si allontana di qualche passo guardandosi in giro, Lagrange e il Sostituto
parlano vicino al proscenio) La goccia ha fatto traboccare l'altro vaso.
Ora è lui che parte all'attacco.
Lagrange
- Incredibile! facciamo un passo avanti e due
indietro, come il gambero.
Sostituto
- Meglio rimandarlo a casa. Ora vado di là e
ritorno a dirgli che il colloquio è stato annullato.
Lagrange
- Abbandoniamo l'impresa, dunque?!
Sostituto
- Cosa possiamo fare di più? ci vorrebbero
altri metodi, ma per quelli deve decidere Sua Eccellenza.
Lagrange
- Ci sarebbe ancora qualcosa da tentare.
Sostituto
- Che cosa?
Lagrange
- Non cè da farsi illusioni, però... forse è
un altro buco nell'acqua.
Sostituto
- Sentiamo.
Lagrange
- Chi gli abbiamo messo di fronte, finora? le
peggiori canaglie che sono rinchiuse alla Bastiglia.
Sostituto
- Così avevamo deciso, no?
Lagrange
- ... ma che cos'ha da spartire, lui, con
quella gente? come può aver paura di finire come loro, se sa di essere diverso
da loro?
Sostituto
- (interessato)
E' un'osservazione molto acuta... avanti, Lagrange.
Lagrange
- Certo, il signor Rousseau lo sa bene che qui
ci sono anche i suoi pari... ma vederlo è tutto un'altra cosa...
Sostituto
- ... e allora?
Lagrange
- ... Se lo mettessimo accanto a gente della
sua classe, non si renderebbe subito conto che alla Bastiglia non finiscono solo
tagliaborse o tagliagola, ma anche persone di lettere?
Sostituto
- (con
entusiasmo) Sei un genio, Lagrange!
Lagrange
- Sono come un cane affamato: quando ho
affondato le zanne è difficile farmi mollare la presa.
Sostituto
- Di quali persone vorreste servirvi?
Lagrange
- Il caso ce ne manda tre fresche, fresche.
Avete in mente la taverna di quel tal Bertier?
Sostituto
- Quel luogo frequentato da ribelli e
sediziosi?
Lagrange
- Appunto. E' un locale sempre pieno di
spie... e anche oggi è stata tirata la rete.
Sostituto
- Chi c'è rimasto dentro?
Lagrange
- Tre pesciolini piccoli... tre giovincelli di
primo pelo... ma studenti, almeno dall'aspetto... il rapporto non dice
granché... hanno parlato un po'liberamente...
Sostituto
- Pensate che facciano al caso nostro?
Lagrange
- Io dico di sì.
Sostituto
- Procedete pure, Lagrange: io faccio finta di
andare da Sua Eccellenza. (Il Sostituto
esce da destra; Lagrange va al centro e batte le mani: da slnistra appaiono il Primo
e il Secondo carceriere)
Lagrange
- Qui, presto!...
(dà degli ordini ai due che sono accorsi, quindi escono tutti e tre da
sinistra. Il Sostituto rientra da destra e si avvicina a Rousseau)
Sostituto
- Signor Rousseau, Sua Eccellenza è
mortificato e vi prega di accettare le sue scuse: aveva finalmente esaurito i
suoi impegni e si preparava per venire da voi, quando il ministro di giustizia
l'ha mandato urgentemente a chiamare.
Rousseau
- Mi sembra il caso di rimandare il nostro
incontro.
Sostituto
- Sua Eccellenza non vorrebbe incomodarvi
un'altra volta, e giacchè vi trovate qui, vorrebbe sbrigare la questione. Ha detto
che dal palazzo del ministro manderà a dire se dovrà trattenersi a lungo oppure
no.
Rousseau
- Attendiamo il suo messaggio, allora.
Sostituto
- Vi ringrazio per la vostra cortesia.
(scuote il campanello sul tavolo; appare
Lagrange) Hanno già tradotto i sospettati?
Lagrange
- Sono di là, signore... e c'è anche l'oste
Bertier nel cui locale si riunivano i giovani.
Sostituto
- Vorrei interrogare l'oste per primo. Fatelo
introdurre nel mio ufficio.
Lagrange
- Bene, signore.
Sostituto
- Quanti sono gli altri?
Lagrange
- Sono tre.
Sostituto
- Possono aspettare qui il loro turno... sempre
che il signor Rousseau non abbia nulla in contrario.
Lagrange
- (a
Rousseau) Questi non sono come gli altri, signore: sono giovani, ma di
penna e di parola.
Rousseau
- Non preoccupatevi per me: ormai sono
preparato a tutto. (Lagrange esce a
sinistra)
Sostituto
- Vogliate scusarmi di nuovo, signor Rousseau.
Vi farò subito informare appena arrivano notizie da Sua Eccellenza.
Rousseau
- Vi ringrazio.
(Il Sostituto esce a destra. Da sinistra
entrano Lagrange, i tre giovani arrestati e i due carcerieri. Lagrange manda uno
dei carcerieri all'uscita di sinistra e l'altro a quella di destra. Anche lui
esce da quella parte. I giovani si guardano intorno per prendere conoscenza con
l'ambiente. Uno di loro, Babeuf (che è Jean-Jacques ventenne), si avvicina a Rousseau.
Babeuf
- Anche voi, signore, aspettate di essere
interrogato?
Rousseau
- Da stamani sto aspettando.
Babeuf
- Non è molto consolante ciò che dite.
Rousseau
- Credo che voi vi sbrigherete prima: io devo
incontrare il Procuratore, mentre voi sarete ricevuti dal suo sostituto.
Babeuf
- Vi ringrazio per l'informazione.
Rousseau
- (fissando
il giovane) E' la prima volta che vi vedo, eppure mi sembra di avervi già
conosciuto... mi ricordate una persona... non so bene chi... ma è qualcuno al
quale sono stato a lungo vicino... abitate a Parigi?
Babeuf
- No, in Piccardia: sono qua da pochi giorni
e... (sorridendo)... ormai non posso
più dire quanto mi fermerò.
Rousseau
- Il giudice che dovrà interrogarvi mi sembra
una persona ragionevole. Ci sono prove serie a vostro danno?
Babeuf
- Non possono esserci perché non abbiamo fatto
niente di male. Ci siamo trovati per due o tre sere, i miei amici ed io, a
chiacchierare in una bettola, davanti a un bicchiere. Sembra che l'oste sia
sorvegliato per fatti politici... le spie abbondano nel locale, ma nessuno ci
aveva avvertito... così, sapete come capita, parlando, ci sarà scappata qualche
frase di scontento... è così raro a Parigi trovare delle persone scontente, di
questi tempi?...Io parlavo dei contadini piccardi: ci vivo in mezzo e so bene come
la pensano… so tutto dei canoni, delle decime, dei diritti feudali... un
settimo di grano... un quinto di vino... un sesto di legna... un decimo di
frutta... e via, e via: corvée di ogni specie da pagare in latte, in legumi, in
uova, in candele... e ogni sorta di spese legali per registrazioni, verifiche,
aggiudicazioni, prese di possesso, contratti (si interrompe bruscamente)... scusate, signore, sto abusando della
vostra cortesia.
Rousseau
- Assolutamente no. Vedete, ora ho scoperto a
quale persona assomigliate. Voi mi ricordate me stesso quando avevo la vostra
età. Anch'io ero capace di infiammarmi per una causa giusta...
Babeuf
- Giusta?!... allora, anche voi pensate...?
Rousseau
- ... che avete ragione nel vostro scontento.
Babeuf
- Ma, allora, anche voi...
(ha un attimo di riflessione)... già, se
vi trovate qui, è probabile che anche voi...
Rousseau
- No, il mio è un caso diverso. Anzi, per dire
la verità, avrei preferito trovarmi qui
per lo stesso vostro motivo... sarebbe stato più logico. Avrei preferito essere
accusato di sedizione, o che so, di cospirazione... io che per tutta la vita
non ho fatto che scrivere contro la diseguaglianza degli uomini, contro i
privilegi del potere, contro le cattive istituzioni... sapete di che cosa mi si
accusa, invece?... di pettegolezzo!... sì, alcune persone potenti che ho avuto
il caso di incontrare nella mia vita, nel timore di essere state ritratte come
veramente sono, vorrebbero che io distruggessi il manoscritto de "Le
Confessioni"... mi hanno fatto l'affronto di tollerare le mie idee, la mia
fede repubblicana... hanno dimenticato che ho rifiutato la protezione dei
potenti, che ho rifiutato le pensioni che due re volevano assegnarmi... e che
ho vissuto quasi sempre poveramente, ricopiando musica per guadagnarmi il
pane...
Babeuf
- (emozionato)
Ma voi siete... Jean-Jacques Rousseau?!...
Rousseau
- Mi avete riconosciuto!
Babeuf
-
(con entusiasmo) Amici, correte... c'è qui il grande Rousseau!... io
sono François Noël
Babeuf... (indicando i due amici che sono
accorsi)... questo è Martin... e questo Philippe... ah, signore, come
vorrei sapervi esprimere la gioia che provo in questo momento!...
Martin
- Vi siamo riconoscenti per tutto ciò che ci
avete dato...
Philippe
- Notti intere abbiamo passato a discutere sui
vostri libri...
Babeuf
- Ah, signor Rousseau! chi mi crederà quando
racconterò di avervi incontrato, a Flixecourt, a Roye, a Saint-Quentin!...
Rousseau
- C'è anche là qualcuno che mi conosce?
Babeuf
- L'Europa intera conosce le vostre opere.
Quante domande avrei da farvi... quanti passi vorrei farmi chiarire da voi!
Martin
- "Il contratto sociale", per
esempio, là dove affermate...
Philippe
- ... ecco, appunto, "II contratto
sociale"!
Babeuf
- No, amici... con calma: rischiamo di
travolgerlo in questo modo.
Martin
- E' un'occasione che non ci capiterà più
nella vita...
Philippe
- Dobbiamo approfittarne...
Rousseau
- Approfittatene pure. Volete incominciare
voi, signor... Babeuf, mi pare?...
Babeuf
- Sì, Babeuf. Io vivo in campagna e, anche se
mio padre non era agricoltore, sono cresciuto in mezzo ai lavoratori della
terra... sono i problemi dei contadini che mi interessano maggiormente...
Rousseau
- Vi confesso che alla vostra età mi occupavo
di problemi diversi.
Babeuf
- Forse perché nessuno vi aveva mai parlato,
come avete fatto voi a noi con i vostri libri.
Rousseau
- E' un carico di responsabilità che mi
gettate addosso.
Babeuf
- Non guardatelo sotto questo aspetto, ve ne
prego.
Martin
- Pensate, piuttosto, che siete stato voi ad
aprirci gli occhi...
Philippe
- ... voi ad indicarci il bene da
raggiungere...
Babeuf
- ... la felicità dell'uomo.
Rousseau
- (E' visibilmente
commosso) II capo-carceriere della Bastiglia mi aveva esposto una sua
ricetta per far diminuire i delitti... ma io ora avrei da contrapporgliene una
per far aumentare le opere di bene: portare gli uomini della mia età a contatto
con giovani coma voi... sarebbe come un soffio di aria fresca... come
ritrovarsi addosso l'entusiasmo, la speranza...
(scaccia la commozione)... Allora, signor Babeuf, qual'è questa
domanda?
Babeuf
- Nella mia provincia i contadini sono
strangolati dalle corvée gratuite o quasi alle quali devono sottostare. Ora c'è
da costruire un ponte, ora da sistemare una strada... sono lavori di utilità pubblica,
fatti eseguire, quindi, per il bene comune. Come dobbiamo considerarli?
Rousseau
- Come lavori che, prima di tutto, servono ai
mercanti e ai ricchi che passano su quelle strade e quei ponti con carri e
vetture.
Martin
- L'uso che ne fanno i contadini è stato più
che ripagato dalla corvée.
Philippe
- I ricchi devono pagare un valore dieci volte
superiore.
Babeuf
- E se si tratta di corvée militari?... il
generale Massenet, l'estate scorsa, pretese carri, buoi e cavalli per
trasportare il suo esercito... "questi ragazzi vanno in guerra a farsi
ammazzare per difendere le vostre terre, bifolchi... e voi non volete neppure
impegnare i vostri carri per trasportarli?!"
Rousseau
- La guerra non difende i contadini, li
offende soltanto, perché se voi pensate che...
(Si allontana in mezzo ai giovani verso
il fondo. Da destra entrano il Sostituto e Lagrange che ai avvicinano al
proscenio guardando il gruppetto. Il Sostituto ridacchia.)
Lagrange
- Vorrei avere il vostro spirito, signore.
Sostituto
- Su, Lagrange, non prendetevela troppo, noi abbiamo
fatto del nostro meglio, e voi in modo particolare. Vi prometto che il
Governatore della Bastiglia e che Sua Eccellenza il Procuratore saranno
informati sul vostro operato.
Lagrange
- Vi ringrazio, signore.
Sostituto
- Anche se non abbiamo combinato nulla di
buono, non abbiamo rimproveri da farci.
Lagrange
- E' un tipo come non ne capitano spesso, per
fortuna... di fuori tutta dolcezza, ma quando stringi i denti senti il ferro
sotto.
Sostituto
- Guardate che bel risultato con la nostra
cura! Di che cosa stanno discutendo?
Lagrange
- Di libri, di contadini, di leggi...
(accenna con la testa al carceriere di
destra)... così mi ha detto Masson. Sapete di che cosa si è lamentato il
signor Rousseau? di non trovarsi qui come sospettato di cospirazione...
Sostituto
- Questa è grossa davvero!
Lagrange
- ... si sente offeso perché ormai i suoi
scritti sovversivi vengono tollerati.
Sostituto
- E' un altro aspetto del suo carattere: non
l'avevo preso in considerazione. Chi ha un'idea, a volte, ama soffrire per
quella. Come i religiosi che fanno astinenza, o quelli che si flagellano
durante le processioni.
Lagrange
- Io, però, non riesco a darmi pace: gli
facciamo girare la Bastiglia per incutergli terrore, e lui si offende perché
non lo chiudiamo in qualche cella.
Sostituto
- C'è di peggio: volevamo vederlo a terra, e
invece gli abbiamo dato un bastone a cui sorreggersi...
(indica con la testa Rousseau in mezzo ai giovani)
Lagrange
- Perché non gli diamo anche un po' dei nostri
vecchi, sperimentati sistemi?
Sostituto
- Non è compito nostro deciderlo: dovranno
pensarci il Procuratore o il Ministro. Noi, ora, non possiamo che interrompere
1'esperimento... (fa qualche passo verso
il gruppo)... ci sono nuove per voi, signor Rousseau.
Rousseau
- (staccandosi
dai giovani) Eccomi a voi, signor La Roche.
Sostituto
- (a
Lagrange) Fate accompagnare quei tre nel mio ufficio.
(Lagrange fa un cenno ai due carcerieri a destra e a sinistra. I
carcerieri si avvicinano ai giovani)
Rousseau
- (al
sostituto) Concedetemi, vi prego, di congedarmi da questi giovani amici...
(ai giovani) vi auguro di riuscire a
chiarire l'equivoco e a dimostrare la vostra innocenza.
Babeuf
- Non dimenticherò mai quest'incontro, signor
Rousseau.
Rousseau
- ... e scrivetemi dalla Piccardia:
continueremo per lettera il nostro discorso.
Babeuf
- Vi scriverò, state certo.
Rousseau
- (agli
altri due) E voi che abitate qui, venitemi a trovare... io sto alle porte
di Parigi, a Ermenonville, nella vallata di Montmorency.
Martin
- Verrò, potete contarci.
Philippe
- Grazie dell'invito, signor Rousseau, verrò
insieme con Martin. (I carcerieri
conducono via i tre. Rousseau li saluta ancora con la mano. Lagrange esce
dietro i giovani. Rousseau si avvicina al Sostituto.)
Sostituto
- Vedo che amate parlare con i giovani.
Rousseau
- E' un atto di narcisismo alla mia età: si
cerca la propria immagine lontana. Posso domandarvi se ci sono accuse gravi a
carico di quei giovani?
Sostituto
- C'è solo il rapporto di un informatore.
Forse hanno avuto l'ingenuità di dire a voce alta quello che di solito ai
sussurra.
Rousseau
- E questo costa caro?
Sostituto
- Qualche giorno di Bastiglia, più o meno. Ma
è per il loro bene.
Rousseau
- Già... devono imparare a moderare il tono di
voce.
Sostituto
- Altrimenti, come potremmo dire che in giro
non ci sono scontenti?
Rousseau
- Avete nuove per me?
Sostituto
- Il Procuratore è trattenuto dal Ministro e
ne avrà ancora per parecchio.
Rousseau
- Non devo più aspettarlo, insomma?
Sostituto
- Sua Eccellenza si scusa per il disturbo che
vi ha recato e vi promette che, quanto prima, verrà personalmente da voi.
Rousseau
- Eccomi libero, dunque.
Sostituto
- Ho già fatto chiamare la vettura che vi
ricondurrà a casa. Mi spiace per il tempo che avete perduto.
Rousseau
- Non ho perso nulla, anzi, mi sono
arricchito.
Sostituto
- In una sola giornata? io che passo gran
parte del mio tempo qui dentro, allora, dovrei essere ricchissimo.
Rousseau
- Bisognerebbe conoscere le cose che per voi
hanno valore.
Sostituto
- Non dovrebbero esserci valutazioni
differenti per due persone come noi... (sorride
conciliante)... ma voi siete un filosofo, signor Rousseau, e coma tale
avete il diritto di avere opinioni completamente personali. Per esempio, nei
tre giovani che sono usciti, io non vedo che poco giudizio, letture capite male
e ripetute paggio. Voi, invece, che cosa ci vedete?
Rousseau
- Vedo la riconferma di una delle leggi
solenni della natura, quella che dice che il seme gettato dà frutti.
Sostituto
- Se il terreno non è sterile.
Rousseau
- Si spera sempre in una zolla feconda... allora
è bello, per chi quel seme ha gettato, vedere spuntare la pianta.
Sostituto
- Qui le piante sono tre; addirittura un
cespuglio. Che strana messe le idee! si semina al vento senza sapere dove e quando
verrà fatto il raccolto. Apprezzo però il vostro coraggio nel confessarvi
seminatore.
Rousseau
- Coraggio? è una virtù che non posseggo.
Sostituto
- Ma se l'avete sempre dimostrato nel
criticare le leggi!
Rousseau
- Ma le ho anche sempre rispettate. Così come
mi sono sempre sottomesso alle istituzioni che ho odiato. Un bell'esempio di
sovversivo, non vi sembra?
Sostituto
- Non nascondete i vostri meriti.
Rousseau
- (ironico)
Avete detto meriti?
Sostituto
- (leggermente
imbarazzato) Non parlo come giudice, ben inteso.
Rousseau
- Certo, signor La Roche.
Sostituto
- Conosco abbastanza la vostra vita. Avete
rifiutato più volte l'aiuto dei potenti.
Rousseau
- Quando il rifiuto non diventava un pericolo.
Sostituto
- Avete tentato, comunque. Non si è trattato
di coraggio? Oppure è stato soltanto un atto di orgoglio?
Rousseau
- E' stata una scelta ragionata: solo chi non
ha nulla può fare a meno di tutto… ogni bisogno che cerchiamo di soddisfarè è
una catena di più al nostro piede... chi vuol camminare libero deve saper
rinunciare.
Sostituto
- Ahi, ahi, signor Rousseau: è ancora
pericoloso starvi a sentire.
Rousseau
- (sorpreso)
Ancora?
Sostituto
- Non sono poi troppo lontani gli anni in cui
leggevo le vostre opere e vi guardavo come un modello da seguire.
Rousseau
- Questa confessione sì che è un pericolo per
un primo sostituto procuratore.
Sostituto
- Dopo la giornata di oggi, non sono più tanto
sicuro di rimanere a lungo in questa carica, almeno come primo sostituto.
Rousseau
- Avete deciso por una vita diversa?
Sostituto
- Non tutti hanno la vostra forza d'animo e
riescono a condurre una vita coerente con le proprie idee.
Rousseau
- Nemmeno io ci sono sempre riuscito. Di
solito ho dovuto continuamente conciliare il male col bene, il giusto con
1'ingiusto, come tutti, del resto.
Sostituto
- Ma non avete mai accettato compromessi con
la coscienza.
Rousseau
- Vi ho già detto che vi ingannate.
Sostituto
- Compromessi gravi, voglio dire.
Rousseau
- E i figli che ho abbandonato alla carità pubblica?...
e la moglie trattata come una povera serva?... e gli amici sospettati di complotto?
Come mi conoscete male, signor La Roche!
Sostituto
- Se denunciate apertamente questi errori, è
segno che li avete superati.
Rousseau
- No. Sono sempre qui dentro, dovunque vada,
come pietre che rimbalzano in un vaso vuoto, qualunque movimento faccia.
Sostituto
- E avete scritto tutto questo nelle vostre
"Confessioni"?
Rousseau
- Per questo mi è così caro quel libro.
Sostituto
- E perché volete che tutti vengano a
conoscenza delle vostre miserie?
Rousseau
- Per separarle, finalmente, dalla parte
migliore di me. Nella vita di un uomo, solo le sue idee hanno valore.
Sostituto
- Ora capisco! avete voluto svincolare le idee
dalla vostra natura di uomo, per avviarle a diventare immortali. Ma voi l'avete
già in pugno il lasciapassare per l'eternità.
Rousseau
- Eternità?... una moneta che non ci
appartiene.
Sostituto
- Nessuno può conoscere il futuro, è vero,
però, io posso dirvi con sicurezza che quel vostro libro di memorie non avrà
una vita facile.
Rousseau
- Lo difenderò con tutte le mie forze... e non
attribuitemi troppo coraggio per questo... è la madre che difende la sua
creatura, una legge naturale, no?
Sostituto
- Il tempo vola a parlare con voi... io non so
decidermi a prendere congedo e di là quei tre giovani mi stanno aspettando...
Rousseau
- Posso chiedervi indulgenza per loro?
Sostituto
- Stanotte dormiranno nei loro letti. Siete
contento?
Rousseau
- Vi ringrazio.
Sostituto
- (fa
qualche passo verso il fondo) E' il tramonto, signor Rousseau... si vede
anche di qui... guardate... (si ferma
sotto l'apertura alta del muro)... anche la Bastiglia offre un pezzetto di
cielo... magari attraverso un'inferriata, ma c'è.
Rousseau
- Sì, la giornata sta per finire... non
occorre neanche guardarla nell'aria questa fine: si sente addosso, nella
spossatezza che la fatica ha lasciato... Quando avrete la mia età capirete in
pieno la dolcezza che c'è nello scivolare verso la fine della propria giornata.
Sostituto
- Io parlavo solo del tramonto del giorno,
signor Rousseau.
Rousseau
- Ma alla mia età non si pensa che al proprio,
non ai parla che di quello... in ogni momento si scrivono le proprie "Confessioni",
si tirano le somme.
Sostituto
- Sono certo in pochi quelli che possono
presentare un bilancio in attivo come il vostro.
Rousseau
- Non ne sono sicuro: in fondo, non ho fatto
che porre dei problemi senza sapere indicare il modo di risolverli.
Sostituto
- Lasciate che ci pensino quelli che verranno
dopo di voi. (alcuni colpi lontani)
Rousseau
- Che cosa sono questi colpi?
Sostituto
- Quali colpi, signor Rousseau?
Rousseau
- Ecco, ora sono cessati...
(alcune note lontane della Marsigliese
suonate da una tromba)... ma c'è una tromba adesso!... da dove viene... chi
suona?
Sostituto
- Non ho prestato attenzione... non so dirvi.
E' l'ora di partire, signor Rousseau: la strada per Ermenonville è lunga...
(chiamando)... Lagrange... Lagrange!...
(a Lagrange che appare da sinistra)... accompagnate
il signor Rousseau alla sua vettura.
Rousseau
- (che
s'è finora girato intorno, attento a cogliere eventuali rumori) Ecco!... ascoltate...
ricominciano!... (alcuni forti colpi
soffocati)
Sostituto
- Io non ho sentito nulla... e voi, Lagrange?
(Il capo-carceriere scuote la testa, mentre
i colpi continuano a intervalli regolari.)
Rousseau
- Ma com'è possibile?!... sono colpi
d'ariete... è come se stessero abbattendo la Bastiglia!
Sostituto
- (sorridendo)
Penso che ci avrebbero informato, se avessero avuto quest'intenzione...
Rousseau
- Straordinario!... eppure sono così chiari
(a tempo con i colpi)... pum... pum... pum...
Sostituto
- ... e in quanto alla nostra Bastiglia, non
credo ci sia da preoccuparsi; gode ottima salute ed ha tutta l'aria di voler sopravvivere
ai secoli.
Rousseau
- (rivolto
a Lagrange) Ma sentite, dunque!... pum... pum...
(Lagrange scuote la testa)
Sostituto
- Meglio affrettarsi, signor Rousseau, giungerete
a notte fonda.
Rousseau
- … e voi, non sentite nulla?
Sostituto
- Nulla, signor Rousseau.
(Rousseau e Lagrange si avviano verso sinistra) Vi auguro di fare
un buon viaggio... e spero di potervi incontrare ancora.
Rousseau
- Grazie, signor La Roche... e arrivederci!
Sostituto
- (sulla
soglia dell'uscita a Rousseau che è scomparso) Buon viaggio, signor
Rousseau! (Rimane per qualche attimo
sulla soglia, poi si avvia verso l'uscita di destra. I colpi si susseguono
cadenzati. Arrivato al centro, il Sostituto si ferma e tende l'orecchio, come
se avesse sentito qualcosa, ma poco dopo sorride, scrolla la testa e riprende
il cammino, in mezzo ai colpi che continuano sonori, verso l'abisso che fra undici
anni si spalancherà davanti ai suoi piedi.)
BUIO
Estratti da opere storico – letterarie