per ogni eventualità, rivolgersi ad:
Alessandro Balducci – Via Cicco Simonetta, 12 – 20123 Milano – Italia
Telefoni: (+39) 02.58.10.79.79 – (+39) 338.83.02.412
www.alfredobalducci.it – alessandrobalducci@tiscali.it
(due tempi e quattro quadri)
[Testo tutelato dalla Società Italiana
degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]
Sinossi:
Un episodio di odio e di violenza che cresce ed
esplode sulla terrazza di un fortino, in un paese invaso da truppe straniere.
La ragnatela del complotto si avvolge lentamente intorno a un uomo, vittima e carnefice
insieme, fino a soffocarlo con il suo stesso terrore.
8 personaggi (2 attori e 6
figuranti)
Rappresentata a Roma dal
Teatro Italiano Moderno (regìa di Ruggero Jacobbi)
Pubblicata da Serarcangeli
Editore, a cura della Società Italiana Autori Drammatici
Trasmessa dalla Televisione
della Svizzera Italiana
Trasmessa dalla Radio
Federale Iugoslava
Trasmessa dalla RAI
(interpreti: Glauco Mauri e Osvaldo Ruggeri)
Hanno scritto:
In UN CIELO DI CAVALLETTE abbiamo a che fare con una dichiarazione di guerra alla guerra, un’aperta e coraggiosa, per il tempo, denuncia allo sfruttamento neocolonialista.
Enciclopedia del teatro italiano del dopoguerra (Edizioni S.I.A.E. – I.D.I.)
“Balducci ha al suo attivo una produzione non priva di qualità e continuità di ispirazione.“
(Giorgio Prosperi, su Il Tempo, per “Un cielo di cavallette“)
Personaggi:
Il comandante
Gorilk
Un vecchio e cinque soldati
La scena:
La terrazza di un fortino limitata da un basso
muricciolo. Al centro la porta che conduce ai piani inferiori. A sinistra un
tavolino e una sedia all'ombra di una tenda mimetica. Nell'angolo sinistro del
muricciolo, sacchetti di sabbia sparsi. Sulla porta un'asta di bandiera.
PRIMO TEMPO
I
Quadro
(Rumore di elicottero che si allontana. Si spalanca
la porta della scala ed entra il comandante: è curvo e stanco. Tende le mani
minacciose verso l'elicottero).
IL COMANDANTE – Carogne!... luridi bastardi!... maledetti... col
vostro stramaledetto generale!... una trappola per topi... (Sta quasi per
piangere) ...ecco come m'hanno incastrato! (Si avvicina al muricciolo e
grida a qualcuno di sotto, facendogli segno di salire) ...Ehi!...ehi! (Il
suo gesto é stato visto. Ora esplora tutta la terrazza. Entra un soldato con lo
zaino affardellato: il comandante lo guarda stupito) ...e la bottiglia?...
giù, cerca nelle casse, vai... (Il soldato esce. Il comandante si
lascia cadere sulla sedia e ne prova la comodita poi, piagnucolando) ...ce
l'avevo una sedia comoda anch'io, prima che quei bastardi... (Entrano due
soldati con una mitragliatrice che viene collocata nell'angolo dei sacchetti di
sabbia. Il comandante va a controllare e indica alcune parti dell'arma) ...grasso...
pulire... in una trappola con delle maledette reclute... pulire... (Ritorna
il primo soldato con diverso materiale fra le braccia; il comandante gli va
incontro) ...e la bottiglia? (La vede fra gli altri oggetti) ...ah!...
(Indicando il tavolo) ...là sopra, muoviti...
(Il soldato esegue. Il comandante si riempie un
bicchiere e beve avidamente, quindi si riempie un secondo bicchiere che beve a
piccoli sorsi e respirando: ad ogni sorso sembra acquistare vigore. Si avvicina
ai soldati con la mitragliatrice)
...e a chi vorreste sparare in queste condizioni? (Li
spinge, uno dopo l'altro, a guardare nel mirino) ...giù... giù... (regola
gli arresti) ...che cosa v'hanno insegnato? (Vede qualcosa oltre il
muricciolo; gridando) ...che cosa fai con quelle bottiglie?! ...piano,
perdio! (Si avvicina al soldato ancora accanto al tavolo) ...bisogna
portarle dentro una alla volta... piano, pianissimo!... e cercate un posto ben
fresco... vai! (Il soldato esce; il comandante ritorna da quelli accanto
alla mitragliatrice) ...visto che differenza… ora sì che di qui al
villaggio sono sempre sotto tiro… forse, quelli di prima, avevano piazzato la
mitragliatrice come voi… come lo spiegate altrimenti?… non c’è né un cespuglio
né un sasso qui intorno… come si fa ad arrivare fin qui, eh?… (compie un
altro giro sulla terrazza osservando ogni tanto con il binoccolo; si trova di
nuovo davanti ai due soldati) … Che fate ancora qui? bisogna scoprire da
dove sono passati e come. Fate un giro qui davanti… con gli occhi aperti, però…
cercate qualche traccia: bossoli o altri rifiuti. (I soldati escono. Ritorna
il primo che ha sempre lo zaino affardellato)… Che te ne fai di quella roba
sulla schiena? Buttala giù e prendi la ramazza… (indica) … ci sono delle
macchie laggiù.. non lo sai che qui è stato recitato l’ultimo atto
dell’Amleto?… (il soldato esegue)… puoi andarci anche più leggero: è
sangue fresco, viene via con nulla… (si avvicina alla porta; gridando)… allora,
è stato trovato il posto per le bottiglie?… ci sarà pure una cantina in questa
maledetta baracca!… (va verso il tavolo. Entra un soldato che gli porge un
foglio. Il comandante legge)… ”da comando operazioni a base 118”… noi siamo
una base, hai capito? un imbecille e cinque fessi… un puntino rosso sulla carta
davanti alla scrivania di “Cucchiaio”. Se adesso ci fanno fuori, il puntino
diventa giallo e vuol dire: “base da ricostituire”… non le sai queste cose,
ignorante?… (leggendo)… “… da comando operazioni a base 118… testo: in
bocca al lupo… firmato: il vostro generale”… visto che pensiero squisito?…
commosso?… (restituendo il foglio al soldato)… questo appendilo al
cesso, poi trasmetti un messaggio… “da base 118 a comando operazioni… testo:
indagini su scannamento…” sì, proprio così, o se preferisci, “scannatura
guarnigione precedente, iniziata: comunicheremo risultati appena possibile.” (congeda
il soldato con un gesto, poi si avvicina al muricciolo; a voce alta)… Ancora
nulla?… ma delle tracce qualsiasi ci dovranno pur essere! Se non li hanno ammazzati
con i fucili, l’avranno fatto con le frecce, con i gas asfissianti o con le
clave… ma una traccia, perdio, ci deve essere!… (torna al tavolo, fa per
portare il bicchiere alla bocca, ma si ferma pensieroso)… a meno che…
ubriachi o addormentati … o tutt’e due… ecco spiegato!… naturale… qui le notti
sono chiare come le giornate di sole, non si può arrivare senza essere visti… e
di qui al villaggio c’è almeno un chilometro allo scoperto… (ritorna al
muricciolo; ai soldati di sotto)… Piantate lì: ho già capito tutto… venite
su con gli altri. (Ritorna al tavolo e si mesce da bere. Intanto entrano
quattro soldati che si allineano frontalmente. Il comandate, a quello che
continua a spazzare) Butta via la ramazza e vai in fila. (il soldato
esegue. Il comandante osserva per un momento i suoi uomini)… delle
stramaledette reclute!… e tutte volontarie per la base 118!… credevano di
venire in villeggiatura. Sapevate di questo pantano?… e avete idea di come
uscirci?… nemmeno io ce l’ho… e neanche quelli di prima ce l’avevano: tant’è
vero che ci hanno lasciato le penne. Noi, però, abbiamo un vantaggio su di
loro: quelli erano quasi sicuri di cavarsela. Noi, invece, sappiamo che non è
possibile, anche se faremo qualche tentativo, perché tentare non costa nulla.
Sapete qal’è stato il loro sbaglio più grosso? Un giorno si sono addormentati
tutti insieme… e non si sono ancora svegliati. Bene: noi di sbagli ne faremo
altri, ma quello no! Perché da questo preciso momento incomincia lo stato di
allarme e il servizio di guardia continuato: nessuno può allontanarsi di dieci
metri dal fortino senza mio preciso ordine. Sarebbero guai per chi ci provasse,
perché si tratterebbe di abbandono di posto… e, in guerra, l’abbandono di posto
si paga con… (fa l’atto di tagliarsi la gola)… clic!… Chiaro? Lo stesso
accadrà anche a chi sarà trovato ubriaco durante il turno di guardia.
D’accordo? Meglio non bere alcoolici, date retta a me: qui il sole picchia
forte e l’alcool fa male. L’unico che può bere liberamente qui al fortino sono
io. Ma io sto tutto il giorno sotto la tenda, non faccio la guardia, né altri
lavori a cielo scoperto… e poi, io sono il comandante e me ne frego se delle
maledette reclute cominciano a parlare di democrazia. Mettetevi a rapporto se
capita un’ispezione… (quasi a se stesso)… sai che dispiacere perdere il
comando della base e aspettare la fine della guerra in qualche ufficio a
mettere timbri sulle circolari di “Cucchiaio”!… Nessuno ha qualcosa da dire?…
nemmeno che sono troppo severo?… è bene intenderci una volta per tutte: io non
credo che riusciremo a cavarcela, tuttavia non lascerò perdere nessuna
occasione… e ogni volta che ne vedo qualcuna e riesco ad agguantarla, non me la
faccio sfuggire di mano. Voi siete tutti volontari per la base 118, ma io no!
in questa trappola mi ci hanno ficcato per forza, spingendo con le mani e con i
piedi, i maledetti bastardi!… Ci siamo detti tutto… finite di portar dentro il
materiale, poi si abbassa la tendina e incomincia la clausura. (congeda con
un gesto i soldati che escono, poi torna al tavolo e si mesce da bere. Viene
dal basso il rumore di materiale spostato. Ad un tratto qualcosa colpisce
l’attenzione del comandante)… c’è un civile che s’avvicina!… voi due
andategli incontro… tu lo tieni sotto tiro e tu vai a perquisirlo… (Grida)…
che cosa aspetti a dare l’alt?!… è disarmato?... chi è?… l’interprete?… mandalo
avanti… (poco dopo entra Gorilk)
GORILK – Benvenuto a voi e ai vostri
soldati, comanante.
IL COMANDANTE – Tu saresti l’interprete?
GORILK
– Appunto: Gorilk, l’interprete. Dal villaggio ho visto abbassarsi l’elicottero
e ho capito che era arrivata la nuova guarnigione.
IL COMANDANTE – Mi avevano parlato di te al comando, ma non ricordavo bene il nome…
Gorilk, non è difficile. Mi hanno detto che sei l’unico con il quale possa
comunicare.
GORILK – Nessun’altro al villaggio
conosce la vostra lingua.
IL COMANDANTE – Grazie per il benvenuo
ma, detto fra noi, l’avevi dato anche a quelli di prima?
GORILK – Un incidente doloroso… ma
poteva essere evitato.
IL COMANDANTE – Incidente? Già… le
sentinelle addormentate, vero?
GORILK – Chi ve l’ha detto?
IL COMANDANTE – Ci sono arrivato da solo.
GORILK – E avete visto giusto.
IL COMANDANTE – Bene, Gorilk, fa piacere di essere appena
arrivati e sapere di aver già visto qualcosa in modo giusto. (Si avvicina al
muricciolo e si rivolge ad alta voce ai soldati)… Non avete ancora finito
di portar dentro il materiale?|… non voglio vedere più niente qui davanti…
avete capito?! (torna ad avvicinarsi a Gorilk)… Al comando mi hanno
detto che posso fidarmi di te.
GORILK – Vi ringrazio, comandante.
IL COMANDANTE – Aspetta. Non ti ho ancora detto se io, però, mi fido del comando..
GORILK – Ho sempre fatto del mio meglio per aiutare le
vostre truppe.
IL COMANDANTE – Hai aiutato anche quelli che c’erano prima?
GORILK – Avevo offerto il mio aiuto, ma loro non l’hanno
accettato.
IL COMANDANTE – E, dove… è successo
tutto?
GORILK – (indicando) Qui il comandante e là un
soldato… gli altri di sotto.
IL COMANDANTE – Eri presente?
GORILK – No. Ma ho trovato i corpi
qalche ora dopo.
IL COMANDANTE – Come fai a sapere così bene la mia lingua?
GORILK – Ho studiato nel vostro paese: frequentavo
l’università… agraria… poi è venuta la guerra.
IL COMANDANTE – Oh, bella! Si insegna persino all’università il
modo di fare il contadino? Io credevo che bastasse la pratica.
GORILK – Probabilmente non sapete bene come vanno le cose
in campagna.
IL COMANDANTE – Giusto. Io vivo in città tutto l’anno e i piselli
e gli spinaci li trovo già pronti nelle scatole… e, i cadaveri?
GORILK – Ho pensato io a farli seppellire… con il caldo
non si può aspettare. A un chilometro di qua, da quella parte, c’è uno spiazzo
con del verde.
IL COMANDANTE – Molto bene.… (si mesce da bere)… Bevi un
goccio?
GORILK – Io non bevo mai,
comandante.
IL COMANDANTE – Ah!… meglio così, del resto… questo è Mulligan
autentico, ed è un vero delitto che scenda nella gola di chi non lo capisce… (beve)…
rischiara le idee, dà coraggio, stimola le energie… scioglie anche la lingua
quando non si esagera… A proposito di lingua sciolta. Tu sai tutto di come s’è
svolta la faccenda, vero?
GORILK – So tutto.
IL COMANDANTE – Come fai, se hai detto che non eri presente?
GORILK – Me l’hanno raccontato
quelli che c’erano.
IL
COMANDANTE
– Perbacco! Ecco quello che ci voleva! ora posso dire al comando che conosco i
responsabili. Faremo una bella lista di nomi e aspetteremo che arrivino gli
uomini che ci vogliono per catturarli.
GORILK – Non c’è nessuna lista da
fare.
IL COMANDANTE – Non vuoi collaborare, non vuoi tirar fuori i
nomi?
GORILK – Quasi tutto il villaggio
ha partecipato all’operazione.
IL COMANDANTE – Eh, no, troppo semplice! ci sono quelli che hanno
fatto un fischio per raccoglierli…
GORILK – Non ce n’è stato bisogno.
IL COMANDANTE – … quelli che hanno dato la scalata al fortino,
quelli che… (fa l’atto di tagliarsi la gola)… clic!
GORILK – Questo non lo posso
sapere: io non ero con loro.
IL COMANDANTE – Ma non ti hanno raccontato quello che è successo?
GORILK – Nessuno, però, ha fatto
nomi.
IL COMANDANTE – Allora, peggio per chi capita. Auguriamoci che il
comando si accontenti di due a uno.
GORILK – Che vuol dire?
IL COMANDANTE – Vuol dire che, all'improvviso, sul villaggio
piovono quattro o cinque di quelle grosse cavallette scure che si chiamano
elicotteri... poi i soldati incominciano a rastrellare le strade, finché non
hanno catturato almeno una dozzina di civili da impiccare sulla piazza
centrale... i soldati della guarnigione erano cinque più il comandante, quindi
i civili saranno dodici se accettano il due a uno. Ma, a volte, il comandante
lo considerano anche quattro o cinque... è incredibile il valore che dànno a un
comandante durante le rappresaglie.
GORILK – E non si chiederà il comando perché questi sei
militari sono stati uccisi?
IL COMANDANTE – Non se lo chiederà, puoi stare tranquillo. Me lo
chiedo io, invece, se è qualcosa che può interessarmi.
GORILK – Hanno preso due ragazze al villaggio e le hanno
portate qui.
IL COMANDANTE – Idioti!
GORILK – Questa gente è disposta a sopportare tutto, ma
non bisogna toccare le loro donne.
IL COMANDANTE
(un po' stupito) –
"Questa gente"...
"le loro"...? già!... hai studiato da noi e ti senti dei nostri.
GORILK – Non vorrei dispiacervi.
IL COMANDANTE – Anzi... molto meglio così. Allora, tutto sarebbe
accaduto per una faccenda di donne?
GORILK – Esatto.
IL COMANDANTE – Con me cose del genere non si ripeteranno: i miei
soldati non si allontaneranno mai dal fortino.
GORILK – E riuscirete a tenerli
chiusi qui dentro?
IL COMANDANTE – Ci riuscirò. Ora, però, devo sapere tutto per
bene: ci sono parecchie cose che non capisco. Quando furono prese le ragazze?
GORILK – Al mattino.
IL COMANDANTE
– E... il
resto?
GORILK – Il giorno dopo, all'alba.
IL COMANDANTE – E si sono lasciati cogliere nel sonno? nessuno ha
pensato a quello che poteva accadere? ...com'è possibile?
GORILK – Dal villaggio s'erano messi in marcia al
tramonto... in marcia, per modo di dire: voi avete visto il terreno qui
intorno. Andarono avanti strisciando, metro dopo metro, e quando arrivarono a
pochi passi dal fortino era già notte fonda. Di qui venivano le voci dei
soldati, il rumore delle bottiglie, il pianto delle ragazze... ma non era
ancora il momento: le sentinelle erano in allarme. Aspettarono due cambi di
guardia, fino all'alba: sapevano bene che dopo una notte di baldoria è
difficile tenere gli occhi aperti se intorno c'è silenzio.
IL COMANDANTE – Idioti! Ma questo non si ripeterà, puoi pure
dirlo in giro. Se i tuoi compatrioti vogliono tagliarci la gola, dovranno
trovare un'altra scusa.
GORILK – Non avranno molto da cercare.
IL COMANDANTE – Che vuoi dire?
GORILK – Non avranno molto da cercare se accadrà quello
che avete detto.
IL COMANDANTE – Cioè?
GORILK – La rappresaglia.
IL COMANDANTE – E come fai ad evitarla? Nessun esercito accetta
che sei dei loro uornini vengano scannati per... diciamo, l'onore di due
ragazze.
GORILK – Per un principio,
comandante.
IL COMANDANTE – Principi? Anche di questa roba si occupa la tua
gente?
GORILK – Pensate che non ne
abbiano diritto?
IL COMANDANTE – E' merce di lusso e piuttosto pericolosa... vedi,
per esempio, anche la rappresaglia è un principio a cui i comandi militari sono
affezionati.
GORILK – E voi?
IL COMANDANTE – Credi che mi diverta vedere dei civili pendere da
una corda?
GORILK – Evitatelo, dunque.
IL COMANDANTE – Non dipende da me. Al comando i... giustizieri
sono già pronti per partire: io dovrò solo decidere il loro numero.
GORILK – Finita l'operazione, poi, loro se ne andranno e
sarete voi a restare qui.
IL COMANDANTE – Vuoi che non lo sappia, maledizione!... Fra poco
verrà un soldato a portarmi un messaggio dove mi si domanderà se ritengo
necessario l'uso dei lanciafiamme.
GORILK – Potreste dire che non avete ancora scoperto i
colpevoli.
IL COMANDANTE – Mi chiederebbero di quante ore ho ancora bisogno.
Prima di sera, comunque, tutto dovrà essere finito.
GORILK – Per ricominciare fra
qualche giorno.
IL COMANDANTE – Speriamo che si accontentino del due a uno: è una
cifra modesta. Nessun esercito può calcolare meno di così i propri uomini.
Forse anche quelli del villaggio riusciranno a capirlo.
GORILK – Al villaggio sono convinti di aver agito nel loro
pieno diritto.
IL COMANDANTE – Anche tu ne sei convinto?
GORILK – Se mi metto dal loro
punto di vista, sì.
IL COMANDANTE – E non lo immaginavate quello che sarebbe
capitato? Diavolo! Io non ho mai fatto il contadino, ma l'ho sempre saputo
quello che si raccoglie a seminare cadaveri!
GORILK – Dovete trovare un'uscita,
comandante.
IL COMANDANTE – E dove la trovo? Tutto è stato deciso da loro...
dagli altri... (Indica vagamente)... tutti hanno messo la loro sudicia
zampa in questa faccenda, tutti all'infuori di me che prenderò il calcio in
faccia.
GORILK – Posso esprimere una mia
idea?
IL COMANDANTE – Devi esprimerla se ce
l'hai.
GORILK – I fatti potrebbero essere
andati diversamente.
IL COMANDANTE – Per esempio?
GORILK – Tutto potrebbe essere accaduto fuori di qui... la
guarnigione potrebbe essere caduta in un’imboscata.
IL COMANDANTE – Non regge. Qualcuno
sarebbe pur dovuto rimanere qui dentro: non si abbandona un fortino.
GORILK – Avete ragione.
IL COMANDANTE – E poi, anche se accettassero questa versione, la
rappresaglia ci sarebbe lo stesso: quello è il villaggio più vicino.
GORILK – E se l'attacco fosse stato portato da una banda
di passaggio?
IL COMANDANTE – Difficile: la nostra non è una zona di
guerriglia.
GORILK – Ma nei dintorni passano
spesso gruppi armati.
IL COMANDANTE – Questo è vero...
GORILK – ...e se uno di questi gruppi, in cerca di armi o
di viveri...?
IL COMANDANTE – ...Potrebbe anche darsi... è già accaduto, del
resto...
GORILK – L'avete trovata la via
d'uscita, comandante!
IL COMANDANTE – Un momento! Non ci facciamo illusioni: nessuno
riuscirà a buttarla giù una panzana del genere.
GORILK – Potrebbero anche
accettarla, però.
IL COMANDANTE – Potrebbero accettarla e decidere lo stesso per la
rappresaglia.
GORILK – Ma al villaggio si saprebbe che voi avete fatto
di tutto per evitarla.
IL COMANDANTE – Allora, vale la pena
tentare?
GORILK – Vale la pena, comandante.
IL COMANDANTE – Ma sì... in fondo potrebbe anche funzionare.
Bravo Gorilk: ora so che posso fidarmi di te. Bisogna giocarsela bene questa
carta. L'idea è buona ma va perfezionata... vedi, forse non basta dire che la
gente del villaggio non ha partecipato all'attacco: bisogna anche dimostrare
che disapprova l'accaduto, che ci è amica.
GORILK – Questo sarà più
difficile.
IL COMANDANTE – Nemmeno per sogno. Avete fatto una cosa veramente
buona: avete seppellito i morti. Quando me l'hai raccontato non ho detto nulla
perché ti stavo studiando, ma per il comando sembra che i soldati interessino
più da morti che da vivi. Come muoiono non ha tanta importanza, basta che i
loro cadaveri vengano allineati sotto terra con il numero di matricola sulla
croce.
GORILK – Tutto fatto. Ho persino
letto un passo della Bibbia.
IL COMANDANTE – Bravo! “Cucchiaio" piangerà di gioia quando
lo saprà. Ma tu non sai chi è “Cucchiaio", il generale. Ora posso anche
dirtelo: è uno che tiene a far sapere che è venuto su dalla gavetta e che
andava sempre in giro con il cucchiaio nel taschino per evitare che gli altri
glielo rubassero. Evidentemente, anche allora era il più fesso di tutti. (Si
avvicina alla porta; gridando)... Ehi! messaggio in. partenza! (Ritorna
al tavolo)... devo studiare bene le parole: a volte, sono le sfumature che
contano.
GORILK – Molto giusto.
IL COMANDANTE (al soldato che é entrato con blocco e matita)
–
Scrivi: "da base 118 a comando operazioni. Testo: Comunico risultati
inchiesta. Guarnigione precedente attaccata da banda armata in
trasferimento..." (si corregge) ...aggiungi "grossa"
banda armata. "Nostri uomini, sopraffatti dal numero, caduti dopo..."
(si corregge)... scrivi "valorosamente" caduti dopo "aver
inflitto gravissime perdite al nemico che, compiuto eccidio, s'è
allontanato..." (si corregge)... cancella "allontanato" e
scrivi: "ritirato"... (A Gorilk)... per il nemico, anche in
questo caso, è sempre meglio usare "ritirato"... allora “ritirato in
direzione..." (pensando)... diciamo... "Nord–Ovest.
Popolazione locale estranea fatto: raccolto pietosamente nostri caduti e dato
loro sepoltura cristiana". (A Gorilk) Forse ho trovato la corda
giusta da toccare.
GORILK – Tutti i miei complimenti,
comandante.
IL COMANDANTE (al soldato) – Da trasmettere
immediatamente. (Il soldato esce; a Gorilk) Ora non c'è che da aspettare
la risposta... e può darsi che non arrivi neanche di li... (Indica la porta,
poi il cielo) Ma di lassù... con uno sciame di sporche cavallette.
GORILK – Via, comandante, un po'
di ottimismo!
IL COMANDANTE – Conosco i miei polli: tutta la nostra costruzione
sarà smontata pezzo per pezzo.
GORILK – Potrebbe veramente essere
accaduto.
IL COMANDANTE – Ma nessuno ci crederà,
vedrai. Ognuno si metterà nei miei panni e penserà: "ha voluto togliersi
dai guai".
GORILK – I vostri guai potrebbero
diventare anche i loro, però, nel caso dovessero ricostituire una nuova
guarnigione.
IL COMANDANTE – Questo è un argomento a mio favore. Ma credi che
laggiù siano capaci di spingere il ragionamento così a fondo?
GORILK – E il finale del vostro messaggio, "la corda
giusta" che avete toccato?
IL COMANDANTE – E' per
"Cucchiaio" che l'ho scritto. Se arriva fino a lui siamo salvi.
GORILK – Volete che diano l'ordine di una rappresaglia
senza consultare il generale?
IL COMANDANTE – Via, Gorilk! Una licenza non si concede mai senza
l'ordine del generale, ma perché scomodarlo per una semplice rappresaglia?! (Improvvisamente,
scrutando il cielo con il binocolo) ... zitto!... non hai sentito un ronzio?
GORILK – Non ho sentito nulla.
IL COMANDANTE – Quelle maledette cavallette!... ce l'ho sempre
negli orecchi il loro maledetto rumore! Potrebbero buttare tutto per aria in
pochi momenti... ora che ho preso questa strada mi spiace di doverla
abbandonare... l'ho detto anche ai miei soldati, prima che tu arrivassi...
erano qui riuniti e io ho detto che non avrei trascurato nessuna possibilità
che mi fosse capitata a tiro... ho parlato piuttosto duramente, tanto per
mettere un po' di paura... ma con loro me lo posso permettere: sono reclute...
(Indicando
in alto) ...ecco, adesso... lo senti?
GORILK – Non c'è nessun rumore,
comandante.
IL COMANDANTE – Hai ragione. Forse ti sembrerò un po' nervoso, ma
per me è molto importante aver giocato bene quella carta.
GORILK – Lo capisco perfettamente.
IL COMANDANTE – C'è anche un puntiglio... come dire... sportivo.
Vedi, io sono appassionato di corse di cavalli, ma gioco di rado: solo quando
sono quasi sicuro di vincere. Ecco perché non vorrei avere sbagliato proprio
questa puntata. (Scruta ancora il cielo col binocolo) ...no, niente
cavallette per ora.
GORILK (indicando un soldato che é entrato con un
messaggio) – Le notizie giungono da un'altra strada.
IL COMANDANTE (abbassa il binocolo e strappa il foglio al
soldato) – Dài qua! (Il soldato esce) ... "Comando operazioni
inchina reverente propria bandiera su eroici caduti base 118..." è
"Cucchialo" che scrive "Numerosi gruppi armati ribelli dirigono
verso Nord – Ovest dove è in corso nostra offensiva. Caduti di base 118 saranno
vendicati." ... è fatta, Gorilk!
GORILK – Complimenti comandante!
IL COMANDANTE – Ora sì che si può cominciare a respirare!...
dobbiamo festeggiare questa notizia con un buon bicchiere... (Impugna la
bottiglia)... ma tu non bevi, non ci pensavo... (Mesce)... allora
qui dentro ci metto anche la tua parte... (Beve)... Ah, finalmente! Così
è bello bere: sul calmo, sul sereno... c'è chi beve per dimenticare qualcosa,
ma non è un vero bere quello: è come una vernice passata sullo sporco, come
dare un eccitante a un cavallo bolso... dopo la sbornia ci si ritrova più
stanchi e più rotti di fuori e di dentro... ma così è bello... e come nuotare
in un'acqua limpidissima e vedere tutto il fondo illuminato dal sole: la
sabbia, le piante, i pesci... muovere pian piano le mani e sentire l'acqua che
si muove intorno, come nella vasca da bagno col rubinetto aperto... e le parole
che vengono fuori facili, leggere, che galleggiano sull'acqua azzurra,
trasparenti come meduse... credi che sia ubriaco?... questo è Old – Mulligan
della ditta Sciapkosky... senti come la pronuncio ben chiaro?... ditta
Sciapkosky... prova a dirlo così quando hai fatto il pieno: le parole si
impastano, diventano una pallottola molliccia... oh, Gorilk, io galleggio in
mezzo alle mie parole... ti sono riconoscente per avermi dato quell'idea.
GORILK – Un'idea come un'altra. Quello che contava veramente,
era che cercavate di evitare la rappresaglia.
IL COMANDANTE – Certo, Gorilk, certo... dillo a tutti come la
penso... dì che qui è arrivato un loro amico... e che nessuno dei miei soldati
entrerà mai nelle loro case o nelle strade del loro villaggio.
GORILK – Questo ci voleva per
ridare fiducia.
IL COMANDANTE – Io detesto la violenza, Gorilk, e cerco di
evitarla quando posso e come posso. Credi che io approvi quello che sta facendo
il mio paese, che io giustifichi il fatto di trovarmi in casa vostra con le
armi in mano?
GORILK – Non hanno domandato il
vostro parere.
IL COMANDANTE – Ecco: non è dipeso da me, ma per quello che posso
fare, cerco di comportarmi il meno schifosamente possibile.
GORILK – Farò in modo che tutti
sappiano come la pensate.
IL COMANDANTE – Puoi dirlo a tutti, Gorilk: il nostro regno
finisce a 50 metri dal fortino. Abbiamo creato un convento di clausura di cui
il villaggio può dimenticarsi. Al comando volevano sbarazzarsi di me e mi hanno
mandato qui, credendo di ficcarmi in una trappola per topi: io, invece, la farò
diventare un'oasi di pace in questo paese sconvolto. Dovranno invidiarmi per la
tranquillità che riuscirò a conquistare, se tu mi darai una mano, Gorilk.
GORILK – Avete tutto il mio
appoggio, comandante.
IL COMANDANTE – Dillo a tutti, allora, scrivilo su un cartello e
attaccalo sulla piazza principale: io voglio la pace per noi e intorno a noi...
pace per gli abitanti di un villaggio tranquillo... pace per le sporche
cavallette ronzanti nel cielo...
(Beve).
GORILK – Sembra quasi una poesia,
comandante.
IL COMANDANTE – E pensi che non sia sincera?... questo è
Old – Mulligan della ditta Sciapkosky... senti che dizione perfetta? mi devi
credere, dunque.
GORILK – Certo che vi credo.
IL COMANDANTE – Grazie, GoriIk. E, ora, voglio che tu veda quale
sarà l'occupazione principale della nostra giornata... (Si avvicina alla
porta; gridando) ...adunata in terrazza!... (A Gorilk) ...dovrai
riferirlo giù al villaggio, ogni volta che parlerai con qualcuno... attento...
guarda in che modo noi giustificheremo la nostra presenza qui... (Arrivano i
cinque soldati armati) ...in fila per la cerimonia! (quattro soldati
si schierano di fronte, mentre uno si mette accanto all'asta della bandiera; il
comandante prende una custodia sul tavolo ed estrae la bandiera spiegandola)... eccola
la nostra occupazione: l'alzabandiera, l'innocuo, esaltante passatempo a cui ci
dedicheremo... (Consegna la bandiera al soldato che la fissa alla cordicella
dell'asta)... aspetta il segnale... (Si dirige verso il tavolo)... io
voglio la pace, Gorilk, amo la pace... quasi come l'Old – Mulligan della ditta
Sciapkosky... guarda... (Schiaccia il tasto di un registratore: si
diffondono le note di una marcia militare. Ai soldati ... Attenti!... su la
bandiera! (La bandiera si alza lentamente)... guardala, Gorilk, com'è
allegra la nostra bandiera... il simbolo della nostra presenza e della nostra
potenza sui cinquecento metri quadrati che occupiamo e che ci guarderemo bene
dal superare... su, in alto, la nostra bella bandiera! "Cucchiaio",
ogni tanto, passa qui sopra in elicottero e gli farà piacere vederla
spiegata... a lui gli occhi si inumidiscono facilmente per la commozione e
verserà qualche lacrima... magari è un fatto d'arteriosclerosi, ma bisogna
farlo contento... eccola in cima che sventola... (Ai soldati)...
presentat'arm!... (Il comandante saluta)... ecco, Gorilk: il nostro
dovere è compiuto!
(Buio)
II Quadro
(Un mese dopo. Il comandante, con le braccia
appoggiate sul tavolo ingombro di bottiglie, sta dormendo. Entra un soldato
seguito da Gorilk. Il soldato si avvicina al tavolo e batte con le nocche sul
legno, poi tocca leggermente il braccio del comandante).
IL COMANDANTE (solleva a fatica la testa e apre gli
occhi per richiuderli subito) – ... ehhhhh' che c'è? ...sei impazzito,
animale?!... (riabbassa la testa sulle braccia)... che cosa ti
prende?!... chi ti ha detto di svegliarmi, idiota?!... (apre ancora un
occhio e vede Gorilk accanto alla porta)... ah... Gorilk!
(Riprende a
dormire).
GORILK – Sono spiacente, comandante, ma dovete proprio
ascoltarmi.
IL COMANDANTE – (apre di nuovo un occhio e sbadiglia) – ... ahhhh...
Gorilk!... proprio a quest'ora, dannato di un Gorilk!
GORILK – Sono mortificato, ma spesso non siamo noi a
scegliere il momento per fare certe cose.
IL COMANDANTE (cerca di sollevare la testa) – ... ehhhh...
mortificato... e io, allora, come dovrei essere... svegliato così, nel cuore
della notte?
GORILK – Sono le sette passate,
comandante.
IL COMANDANTE – Le sette!... e hai avuto il coraggio di svegliarmi
alle sette!...
(Fa per rimettersi a dormire).
GORILK – Il sole è già alto.
IL COMANDANTE – il sole è libero di fare quello che gli pare, e
io anche! (Ci ripensa e socchiude un occhio)... il sole è già alto? (Di
scatto, al soldato, indicando una cassetta di birra a terra)... e che ci
fanno, allora, queste bottiglie di birra a cuocere al sole?! non t'è venuto im
mente di levarle di lì, animale?... (Il soldato si affretta a spingere la
cassetta sotto l'ombra della tenda)... e che cosa vuoi che ne faccia,
ormai?... bisogna portarle al fresco! (Il soldato esce con la cassetta; il
comandante a Gorilk)... beh, che fai laggiù?... giacché hai avuto la
stramaledetta idea di venirmi a svegliare, puoi anche avvicinarti.
GORILK – Se mi sono permesso,
comandante...
IL COMANDANTE (Prendendosi la testa fra le mani) – Stssssss...
tanto è inutile, Gorilk... ahhhhhh... non capirei una parola.
GORILK – Posso fare qualcosa per
voi?
IL COMANDANTE (esamina le bottiglie sul tavolo) – Sì,
aiutami a cercare qualcosa da bere.
GORILK (dopo aver cercato fra
le bottiglie) – Sono tutte vuote.
IL COMANDANTE – Lo vedo... maledetti fannulloni!... disposti
anche a farmi morire di sete... (Si trascina alla porta; con voce fioca)...
ehi... ehi!... (A Gorilk)... se ne fregano loro del comandante... (appare
un soldato)... non c'è una goccia da mandar giù! (Il soldato si avvicina
al tavolo)... sbaracca tutto e porta una bottiglia... (Il soldato si
avvia verso l'uscita con i vuoti)... subito!
(Il comandante siede con la
testa fra le mani).
GORILK – Fa male?
IL COMANDANTE – Diavolo di un Gorilk, non dovevi caricarmi la
sveglia così presto.
GORILK – Se avessi potuto
evitarlo...
IL COMANDANTE (l'interrompe con un gesto) – ... Stsssssss!...
mi sembra che se ne vada per conto suo quando parli, come un palloncino legato
a un filo. (Entra il soldato e si avvicina al tavolo; il comandante solleva
la testa dalle mani)... e la bottiglia?... aprila, presto... (il soldato
esegue e la lascia sul tavolo, congedato da un gesto del comandante che si
riempie un bicchiere, bevendo poi a piccoli sorsi con visibile benessere)... ah... ah!... che cosa diventerebbe mai l'esistenza se scomparisse questa roba!
Una fogna oscura piena di gente che brancola a occhi aperti... ah, tutto si
scioglie piano, piano: muscoli, nervi, idee... non essere così impaziente,
Gorilk... lo so già cosa devi raccontarmi: li ho visti anch'io stanotte i
fuochi sulle colline... ho informato anche il comando, ma mi hanno detto di
stare tranquillo: sono bande in trasferimento. Sembra che a Sud si prepari
qualcosa di grosso.
GORILK – Io, però...
IL COMANDANTE (continuando) – ... non devo fidarmi del
comando, vuoi dire? so anche questo. Mi avrebbero detto di stare tranquillo
anche se li avessi avuti in casa... (Si avvicina al muricciolo e indica)...
ce n'erano stanotte di fuochi... là... e là... e anche là... bevo un bicchiere
per ogni fuoco, ho detto... e quanti ce n'erano!
GORILK – Comandante, bisogna che
vi dica…
IL COMANDANTE (interrompendolo) – che stamani al mercato
hai visto in giro delle facce nuove...
GORILK – Non è questo...
IL COMANDANTE – ... e hai inteso parlare di armi che devono
arnvare...
GORILK – Più grave, assai più
grave. Dovete sapere che...
IL COMANDANTE (interrompendolo) – Attento, Gorilk! Hai
pensato bene a quello che devi dirmi?
GORILK – Come sarebbe... se ho
pensato?
IL COMANDANTE – Io non ti chiedo niente, e tu vuoi dirmelo per
forza.
GORILK – Ma è per il vostro bene
che io...
IL COMANDANTE – E al tuo bene, non ci pensi? io non so che cosa
ci sia dietro quelle case laggiù, ma penso che debba esserci una strada che,
all'improvviso, può diventare stranamente deserta e silenziosa, anche in pieno
giorno, proprio quando tu ti trovi a passare, mentre alle tue spalle, sotto il
sole, c'è il lampo di una lama di coltello e... (Fa l'atto di tagliarsi la
gola)... clic!
GORILK – Perché dite questo?
IL COMANDANTE – Tutti ti vedono entrare e uscire di qui: e logico
che sospettino.
GORILK – Sanno che faccio
l'interprete. Anche a loro fa comodo comunicare con voi.
IL COMANDANTE – Non ne sono molto sicuro.
L'unica cosa che vogliono dirmi, sanno tradurla anche loro nella mia lingua:
tutte le volte che guardo col binocolo da quella parte, la leggo scritta sui
muri: "vattene a casa".
GORILK – Sono stato io a fornire
la traduzione.
IL COMANDANTE – Ah!... del resto, se te
l'hanno chiesto, non potevi davvero rifiutare.
GORILK – Appunto.
IL COMANDANTE – Vedi, Gorilk, le
informazioni che mi passi ogni tanto, per me sono più che sufficienti. Non
valgono nulla, ma a me bastano: è il minimo che occorre per far sapere al
comando che stiamo con gli occhi aperti e gli orecchi tesi.
GORILK – E' tutto quello che
riesco a raccogliere in giro.
IL COMANDANTE – Vanno bene, ti ho detto. Pensa che figurone puo
fare "Cucchiaio" nei suoi rapporti: "Ho saputo da fonte attendibile
che si progetta di introdurre grossi quantitativi di armi dalla frontiera
dell'Ovest"... chi li introduce, dove, quando... particolari trascurabili.
GORILK – Se avessi notizie più precise sarei lieto di
comunicarvele.
IL COMANDANTE – E perché abbandonare la sfera meravigliosa del
generico, per scendere a banali particolari? E' come quando un amico mi chiede
un cavallo da giocare... "Scirocco è allenato bene" rispondo, oppure:
"Valentino ha già vinto tre corse quest'anno". Tutta roba che si può
trovare persino sul più squalificato giornale di cavalli, eppure sono risposte
che fanno colpo... e non sono pericolose.
GORILK – Non preoccupatevi per me, comandante: io ho preso
le mie precauzioni, e...
IL COMANDANTE – ... e...?
GORILK – ... e, di tanto in tanto, passo anche a loro
qualche notizia su voi.
IL COMANDANTE (ride) – ... ah, ah,
ah...
GORILK – Niente di serio, si capisce: quel tanto che basta
perché mi credano dalla loro parte.
IL COMANDANTE – ... ah, ah... l'immaginavo, ma mi fa piacere
sentirtelo dire. Stai tranquillo che non ti chiederò mai chi sono coloro ai
quali passi queste notizie.
GORILK – Dirvelo sarebbe troppo
pericoloso per me.
IL COMANDANTE – Vuoi che non lo sappia, diavolo di un
Gorilk?!... e come me la cavo, poi, se
ti fanno fuori...? io non capisco un accidente della vostra lingua, e loro che
sanno solo due parole della mia "vattene a casa". Un po' monotono,
no?
GORILK – La notizia di stamani,
però...
IL COMANDANTE – Vuoi dirmela ad ogni costo. E va bene... aspetta
un momento, però: il bicchiere e vuoto e qui dentro... (Si tocca la testa)...
il funzionamento non è ancora perfetto... vuoi un goccio anche tu? già!
dimentico sempre che tu non bevi... ma come fai, Gorilk, come fai?... c'è
qualche altra cosa per cui valga la pena di vivere? Sciacquati la bocca da
tutti i moralilsmi ipocriti e rispondimi sinceramente: c'è qualche altra
cosa?... io non l'ho trovata... mai! Ci sono altre cose piacevoli, certo...
come indovinare un brocco vincente o andare a letto con una donna... tutta roba
che si può fare insieme o dopo questo... (solleva il bicchiere)... non
sai quello che perdi, Gorilk. Ora il filo ha tirato giù il palloncino e la
testa è ritornata al suo vecchio posto.
GORILK – Comandante, la vostra
vita è in pericolo.
IL COMANDANTE – Pericolo? Bisogna intenderci bene su questa
parola. Soldati che entrano nel villaggio a perquisire, a controllare: ecco un
pericolo da evitare. Gente troppo zelante che, ad ogni momento, fa arrivare qui
carri armati od aerei: un altro pericolo da eliminare. Ma sei eremiti chiusi in
un fortino, con voto di clausura, non rappresentano un pericolo per nessuno,
nemmeno per la più scalcinata accozzaglia di ribelli.
GORILK – Ammiro il vostro
coraggio, comandante.
IL COMANDANTE – Il mio coraggio? è il Mulligan che parla...
l'Old–Mulligan della ditta Sciapkosky... hai sentito che scioltezza di lingua?
e questo dopo aver passato metà della notte a... contare i fuochi sulle
colline... ah, ah ah... via, Gorilk, fai anche tu una risatina... non startene
lì impalato, con la faccia da funerale.
GORILK (lentamente) – Non ho la vostra forza
d'animo, comandante: non sono capace di mentire a me stesso.
IL COMANDANTE (dopo una pausa, con tono diverso) – Sei
troppo forte, diavolo di un Gorilk: non si può fartela.
GORILK – L'avete capito subito che
era una cosa grave, vero?
IL COMANDANTE – Vuoi che non lo sappia che, se sei venuto a
svegliarmi, è per qualcosa di grave che sta capitando?
GORILK – E non mi avete lasciato
parlare...?!
IL COMANDANTE – Lo so quello che vuoi dirmi, lo so, maledizione!
Ci sono i ribelli al villaggio!... e che cosa vuoi che faccia con i miei cinque
uomini? devo chiedere al comando di far intervenire gli aerei? distruggerebbero
il villaggio... e se quelli, invece, non avessero intenzione di attaccarmi?
GORILK – E' per questo che...?
IL COMANDANTE – E' per questo. Voglio difenderli fino all'ultimo
questi pochi metri quadrati di pace. Al comando pensavano di mandarmi
all'inferno... qui, invece, c'è il silenzio più assoluto, le giornate che
passano lente e dolci, le notti stellate, il sonno che ti coglie con il
bicchiere in mano.
GORILK – Tutto finito, ormai,
comandante.
IL COMANDANTE – Sei proprio sicuro che vogliano attaccarmi?
Potrebbero cambiare idea all'ultimo momento, capire che la nostra presenza non
rappresenta un ostacolo per i loro movimenti. Se avverto il comando e
interviene l'aviazione, invece, tutto cambia.
GORILK – Chi vi ha detto che ci
siano ribelli al villaggio?
IL COMANDANTE – Cosa dici?!... non è per
questo che...?
GORILK – Aveva ragione il comando:
bande in trasferimento.
IL COMANDANTE – E allora... che cos'è accaduto di tanto grave?
GORILK – Quello a cui meno pensavate, quello che avete
voluto evitare da quando siete arrivato.
IL COMANDANTE – Cioè?
GORILK – Stanotte al villaggio è stata violentata una
ragazza... da un vostro soldato.
IL COMANDANTE (con forza) – Che
cosa?!
GORILK – E' quello che cerco di
dirvi da un pezzo.
IL COMANDANTE – Chi... chi è stato?
GORILK – Un vostro soldato: di più
non ho saputo.
IL COMANDANTE – Bisognerà saperlo, invece, il più presto
possibile.
GORILK – Da stanotte tutta la guarnigione è in pericolo.
Nessuno parla, ma non è difficile capire. C'è qualcosa in aria, come quando la
pioggia gonfia il fiume e tutti, quasi si fossero dati appuntamento, si
ritrovano sull'argine a rinforzare le difese.
IL COMANDANTE – Era lo stesso quando furono portate qui le due
ragazze?
GORILK – Lo stesso.
IL COMANDANTE – Ma lo sanno al villaggio quello che io ho
intenzione di fare?
GORILK – Non credo se ne curino
molto.
IL COMANDANTE – Dovranno curarsene, invece, e sarai tu a
farglielo sapere.
GORILK – Credete che per loro significhi qualcosa che il
colpevole venga inviato in città per un eventuale processo?
IL COMANDANTE – Chi ha detto, in città? Il processo si farà qui,
e giudici saranno gli anziani del villaggio.
GORILK – E la sentenza?
IL COMANDANTE – Sarà eseguita subito
dopo, davanti a tutti.
GORILK – Sarà una condanna a
morte...
IL COMANDANTE – Lo so.
GORILK – E come vi giustificherete
con i vostri superiori?
IL COMANDANTE – La sopravvivenza della guarnigione, non è una
ragione valida?
GORILK – Sapete bene che non lo
è... almeno per loro.
IL COMANDANTE – C'è anche l'abbandono di posto. Per questo, anche
le mie leggi prevedono la pena di morte.
GORILK – Dopo un processo regolare, però, di fronte ai
vostri giudici.
IL COMANDANTE – Sfascerò il radio–telefono... dirò che non ho
potuto comunicare a causa di un guasto, e che ho dovuto consegnare il colpevole
per evitare l'annientamento della guarnigione.
GORILK – Avrete dei guai,
comandante.
IL COMANDANTE – Vuoi che non lo sappia? Che cosa dovrei fare,
secondo te, mandare il colpevole in città e chiedere rinforzi? dal villaggio
non si muoverebbe nessuno...
GORILK – Naturale. Da queste parti c'è un proverbio che
dice: "I debiti pagali subito, per le offese non c'è fretta".
IL COMANDANTE – Dopo qualche giorno i rinforzi se ne andrebbero,
e allora... senza contare, poi, che in città il bastardo sarebbe al sicuro e
noi, invece, nella merda, per colpa sua...
GORILK – E' evidente.
IL COMANDANTE – Eh, no, perdio! Sarebbe troppo comodo. Adesso
faccio a mio modo, e se mi verrà addosso della rogna cercherò di grattarmela.
GORILK – Avrete il coraggio di
andare fino in fondo?
IL COMANDANTE – Ci vuole più coraggio ad aspettare che quella
gente venga a tagliarti la gola.
GORILK – Era l'unica decisione possibile: voi l'avete
trovata da solo.
IL COMANDANTE – Grazie, Gorilk. Fa piacere alzarsi di mattina di
buon'ora e sapere che abbiamo già avuto una buona idea. (Si avvicina alla
porta; gridando)... adunata in terrazza, presto!
(Si avvicina al tavolo
e si versa da bere. Poco dopo entrano cinque soldati armati: mentre quattro si
schierano di fronte, il quinto si ferma accanto all'asta della bandiera.
IL COMANDANTE
(ride)
...ah, ah, ah... lo vedi,
Gorilk, che innocenza?! credono che sia per l'alzabandiera... (Al soldato
accanto all'asta)... vai in riga... (Il soldato esegue)... Stamani
ritardiamo la cerimonia: è meglio non mischiare la bandiera nazionale con
queste faccende... (passa in rivista i soldati)... vedi come son
giovani, Gorilk... hanno poco più di vent'anni... e io che mi illudevo di
poterli tenere lontano dalle donne... che crudeltà quella di aver vietato
l'uscita dal fortino!… Uno di voi, stanotte, non ce l'ha fatta a rispettare il
mio ordine... (volta le spalle ai soldati)... chi è uscito stanotte, un
passo avanti!... (Torna a voltarsi)... Nessuno s'è mosso!... paura?…
via, è un solo passo avanti, proprio come quello che avete fatto di fronte al
generale, prima di venire con me... lo sai, Gorilk, che sono tutti volontari?
Erano in cinquanta arrivati freschi, freschi da casa: cinquanta reclute...
"Cucchiaio" li ha riuniti tutti e ha fatto il discorso con la voce
rotta dai singhiozzi... il vecchio arteriosclerotico riesce anche a commuovere
chi non lo conosce... ha parlato di questa guarnigione da ricostituire e ha
detto: "cerco cinque volontari: chi se la sente, un passo avanti"...
un successone: "Cucchiaio" aveva le guance rigate dalle lacrime e gli
anziani facevano sforzi sovrumani per non scoppiargli a ridere in faccia. (Ai
soldati)... perché perdiamo altro tempo?... su, ragazzi: un passo avanti
chi è uscito stanotte... poi, magari, mi racconterà che aveva intènzione di
fare un bagno nel fiume e che è stata la ragazza a stuzzicarlo, che è stata lei
a volere... va bene: sono pronto ad ascoltarlo, ma venga avanti... nessuno si
muove? giustificazioni poco credibili, eh? allora: un atteggiamento
da uomini, l'accettazione della propria responsabilità. Che peccato che qui non
ci sia "Cucchiaio": farebbe fare un passo avanti a tutti e cinque,
colpevoli e no. In quanti film l'avete vista una scena del genere? forza,
giriamola di nuovo: tanto, arriva sempre qualcosa a salvare tutto... già, e se
poi non arrivasse? Sentite, allora, voglio farvi una proposta: chi è stato tenga
duro, niente confessioni... sarà più emozionante scoprirlo. Vediamo per quanto
tempo riuscirà a resistere... Gorilk, avanti col racconto!
GORILK
– Faceva caldo, la finestra era spalancata e la stuoia sollevata per lasciare
entrare un po' d'aria. La casa è sulla strada per il fiume e il soldato,
passando, ha visto la ragazza addormentata nella stanza... ma c'era anche un
vecchio che dormiva appoggiato alla porta della casa: il padre. Bisognava
liberarsi di lui, prima. Così il soldato gli s'è gettato addosso e ha lottato
con lui per qualche minuto...
IL COMANDANTE – Un momento, Gorilk... (Scruta il viso dei
soldati)... Qualche graffio, un livido...? Nulla... e le mani? nemmeno... (improvvisamente
al primo soldato)... ti manca un bottone! (Fissa il soldato cercando un
possibile imbarazzo sul suo viso, poi passa al secondo, quindi al terzo)...
e questa tasca scucita?! (Al
quinto)... è sporca di terra la tua camicia... (Ride) ...ah,
ah, ah... comincio a divertirmi, Gorilk: ... vai pure avanti.
GORILK – Hanno lottato per un po' perché il vecchio,
nonostante l'età, è ancora vigoroso... ma poi il soldato è riuscito a legarlo a
un albero ed è entrato in casa. Lì non ha dovuto far fatica... una ragazza di
quattordici anni...
IL COMANDANTE – Gli piacciono fresche le pollastrelle al nostro
uomo! Ma, in fondo, quattordici anni dicono poco. A quell'età certe sono già
donne: i seni sviluppati, le natiche sode, i fianchi larghi... magari dormiva
nuda e quel poveraccio, passando, l'ha vista tutta bianca, illuminata dalla luna...
è stato un colpo a tradimento per uno che, almeno da un mese... credete che non
le capisca certe cose? Diavolo! Non siamo mica di sasso… sì, il nostro uomo lo
sapeva di trasgredire un ordine preciso, ma ha pensato che, in fondo, ne
valesse la pena... che cosa posso rischiare al massimo, avrà detto: trenta
giorni di rigore... non siamo mica in patria, con le denunce, i tribunali,
eccetera, eccetera... e che differenza c’è qui al fortino, fra uno che è punito
con trenta giorni di rigore e uno che non lo è?... non ha pensato, il nostro
uomo, alla situazione in cui ci troviamo e che, per questo, riceverà una
punizione sproporzionata all’azione commessa. Forse contava anche sul silenzio,
sperava che nessuno avesse il coraggio di venire a denunciare il fatto... non
sapeva che, invece, fra poco, arriverà qui una ragazzina col visetto in fiamme
e gli occhi bassi, che punterà il suo ditino su uno di questi cinque.
GORILK – Questo non è possibile,
comandante.
IL COMANDANTE – Perché?
GORILK – La ragazza s'è impiccata
stamani.
IL COMANDANTE – Ecco il capolavoro compiuto! L'ha avuta la sua
serata di libertà il nostro uomo! Peccato che non possa raccontarla tornando al
paese... peccato! (Afferra brutalmente un soldato per il petto)... sei
stato tu?... (Lascia il primo e ne prende un secondo)... o tu?... (Lascia
il secondo e afferra un terzo)... tu hai visto chi è uscito e non vuoi
parlare! (Lascia il terzo e continua a guardare intensamente i soldati)... sono impalliditi tutti,
ma nessuno ha
tremato. Che nervi d'acciaio ha qualcuno là in mezzo?
se
stiamo tutti zitti, si sente
il battito del suo cuore... bum... bum... bum... ma lui è immobile,
impassibile... spera... spera ancora disperatamente... finora gli è andato
tutto bene: non un segno sul viso o sulle mani... e la ragazza è morta... Ma
c'è il padre ancora vivo, vero, Gorilk? E il padre può riconoscerlo.
GORILK – Con gli occhi, con le mani, e persino con l'odore
può riconoscerlo.
IL COMANDANTE (ride) – Ah, ah, ah... sentito? addio
speranze: c’è il vecchio ancora al mondo; che sbaglio è stato... bastava
strizzargli un po' il collo e... anche lui... Bene, Gorilk, bisognerà fargli
fare quattro passi al vecchio. Se la sentirà di venire fin qui?
GORILK – Penso che non chieda di meglio, quando gli avrò
spiegato il motivo.
IL COMANDANTE – Allora la commedia si avvia verso la conclusione.
Peccato: cominciava ad appassionarmi.
GORILK – Io vado, comandante.
(Esce).
IL COMANDANTE – E, ora che siamo tra noi, non volete anticiparmi
il finale?... volete tenermi ancora all'oscuro?... e, pensare, che se c'è
qualcuno che può dire una parola in difesa del colpevole, sono io... perché ci
sarà un processo... e i giudici saranno loro... sorpresi? Non ve l'avevano
detto gli anziani, quando siete arrivati, che poteva capitare anche questo? Vi
hanno raccontato delle loro avventure… "che pacchia con le donne di qui!
E' come in un frutteto senza padrone: ti vien voglia di qualcosa e la prendi,
senza fare complimenti..." è così, vero?... ma è una verità che non posso
raccontare al processo: per loro non costituisce una attenuante... né questa,
né altre: non c'è scampo per il nostro uomo... dovrà pagare anche per molta
parte di quello che gli hanno raccontato gli anziani... Imbecille! Avevo creato
tutto intorno uno schermo di sicurezza... proteggevo le vostre vite come una
madre affettuosa... ed eccoci qui, ora, tutti con il coltello alla gola... (si
versa da bere; guarda l'asta della bandiera)... sì, alziamola adesso, la
bandiera... (Un soldato esce di riga, prende la bandiera dalla custodia e la
fissa alla cordicella dell'asta)... alziamola pure, adesso, perché può
sventolare su una situazione più chiara... perché se non sarà proprio un
esempio di giustizia, quello che daremo, sarà un esempio di saggia
amministrazione. Può darsi che qualcuno di voi pensi che, la violenza contro
una ragazza del luogo e il suo successivo suicidio, non valgano la vita di un
nostro soldato. Siamo in guerra, però... e in guerra, l'abbandono di posto si
paga sempre con la vita. Ecco che il conto torna, da qualunque punto si guardi.
(Schiaccia il pulsante del registratore: si odono le note dell'inno
militare)... attenti! presentat'arm!...
(Saluta la bandiera che sale).
(Buio)
SECONDO TEMPO
III Quadro
(Un'ora dopo. Sulla terrazza c'e il comandante.
Entra Gorilk)
IL COMANDANTE – Sei solo? E il vecchio?
GORILK – E' rimasto giù.
IL COMANDANTE – Perché non è salito?
GORILK – Mi ha detto che preferiva restare qui davanti e
io non ho insistito.
IL COMANDANTE – Ha paura di non sentirsi a suo agio qui davanti a
me?
GORILK – Credo proprio che la
ragione sia questa.
IL COMANDANTE – Come se l'offesa ricevuta fosse una macchia sul
viso. Digli di salire: non lo metterò in imbarazzo.
GORILK – Vedrò di convincerlo.
(Esce).
(Il comandante va al tavolo e si mesce da bere. Poco
dopo riappare Gorilk seguito da un vecchio abitante del luogo. Quest'ultimo si
colloca sul fondo con le spalle voltate al proscenio,
a
braccia incrociate).
IL COMANDANTE
(indicando il vecchio) –
Che cosa mi consigli di fare?
GORILK – Di ignorarlo il più
possibile.
IL COMANDANTE – Vorrei parlare un po' con
lui, invece.
GORILK – Non c'è motivo. Come si sono svolti i fatti ve
l'ho detto io: d'altra parte, lui non ne parlerebbe.
IL COMANDANTE – Vorrei fargli abbandonare quell'atteggiamento indisponente.
GORILK – Non ci riuscireste: quella è proprio la sua difesa
contro le
domande che vorreste fargli.
IL COMANDANTE – E se non fossero domande?
GORILK – Per esempio?
IL COMANDANTE – Potrei dirgli, magari, che mi dispiace per quello
che è accaduto.
GORILK – Una dichiarazione inutile:
non riuscirebbe a capirla.
IL COMANDANTE – Una frase convenzionale,
vero?
GORILK – E' gente che non può permettersi il lusso del
superfluo,
questa.
IL COMANDANTE – Noi, invece, anneghiamo in un mare di frasi fatte,
ipocrite, idiote. Una buona lezione si accetta sempre da tutti... anche da
loro... (lieve
pausa)...
scusami, mi è sfuggita.
GORILK – Nessuno al villaggio gli ha detto una parola per
quello che gli è capitato, anche se tutti ne sono rimasti feriti e sono
disposti ad aiutarlo.
IL COMANDANTE – Solo i fatti dicono parole
precise.
GORILK – Per questo, tutti hanno apprezzato quello che
avete deciso di fare.
IL COMANDANTE – Anche lui l'ha apprezzato?
GORILK – Penso di sì.
IL COMANDANTE – Non si direbbe a
guardarlo.
GORILK – Soltanto voltandovi le spalle riesce a conservare
una certa fierezza.
IL COMANDANTE – Allora, facciamo qualcosa per alleviare il suo
disagio... (Si
avvicina alla porta; gridando)... adunata in terrazza!
(Poco dopo appaiono i cinque
soldati che si schierano di fronte)
Eccoli i miei soldati, vecchio!... traduci, Gorilk...
(Gorilk si
colloca alle spalle del vecchio e gli parla a bassa voce)... in mezzo a loro c'è il
responsabile della morte di tua figlia... indicamelo!
(Il vecchio fa per muoversi,
ma il comandante fa un passo verso di lui)... cerca bene... non avere fretta. Basterà
che tu mi faccia un segno qualsiasi, ma che sia un piccolo segno... non
scoprirmi subito il poker: io sono un buon giocatore e so che le carte vanno
godute a poco a poco, millimetro per millimetro. Puoi farmi questo favore? (Il
vecchio si muove seguito da Gorilk e dal comandante: dà un'occhiata ai soldati
e ritorna al suo posto. il comandante si ferma davanti ai soldati)... ecco, ragazzi: è fatto!
Quanta fatica sprecata per nascondersi: non ne valeva la pena... e poi, per il
nostro uomo,
farsi smascherare dal vecchio... che miseria!... via, un passo avanti: può
ancora salvare la faccia...
(A Gorilk,
sempre guardando i soldati)... riconosciuto, GoriIk?
GORILK – Riconosciuto.
IL COMANDANTE – Sentito? vuole continuare a negare? e come farà a
sopportare un confronto col vecchio?... ha speso troppo finora: basta
appoggiargli una mano sulla spalla per farlo
crollare...
(A Gorilk che si avvicina)... l'ha riconosciuto senza
ombra di dubbio,
vero?
GORILK – Senza ombra di dubbio.
IL COMANDANTE – E... chi è?
GORILK – Questo non l'ha detto.
IL COMANDANTE – Va bene: il discorso di prima non vale.
Ora ho spiegato le carte e
voglio sapere che cos'ho in mano.
GORILK – Non è disposto a dirvelo.
IL COMANDANTE – Che cosa significa?
GORILK – Ha detto di averlo
riconosciuto e basta.
IL COMANDANTE – E perché è venuto qui, allora? Non vuole
denunciarlo?
GORILK – Sembra proprio di no.
IL COMANDANTE – Non vuole che sia giudicato, che sia punito?
GORILK – Evidentemente le cose non
lo interessano.
IL COMANDANTE – Perché me l'hai portato qui se sapevi come la
pensava?
GORILK – E' stata una sorpresa
anche per me.
IL COMANDANTE – E' logico: tu non appartieni più alla tua gente,
non riesci nemmeno più a leggere nei loro animi. Qual'è la nostra giustizia?
Quella che punisce una colpa. Ma lui cerca qualcosa di più della punizione:
vuole vendicarsi. La sua giustizia è affondargli un coltello nella gola. Ma
questo non posso concederglielo: vai a dirglielo, adesso. (Gorilk si
avvicina al vecchio e parla con lui sottovoce. Il comandante, impaziente ...
allora?
GORILK
(tornando verso il comandante) –
E' uno di quei cinque: non vuole dire altro.
IL COMANDANTE – E come pensa di vendicarsi, non gliel'hai
domandato? Come farà a
prendere il suo uomo se non siamo noi
a darglielo? Verrà con quelli del villaggio? Ma,
allora, saremo in pericolo
anche noi: spareremo, chiederemo rinforzi. Vale tutto questo la sua vendetta
personale? Rinfrescagli la mente, Gorilk.
GORILK
(si avvicina di nuovo al
vecchio, poi ritorna) –
E' inutile, comandante: continua a ripetere che l'ha riconosciuto e
basta.
IL COMANDANTE – Un momento: forse ci sono arrivato! Il vecchio
non crede che noi vogliamo veramente ammazzarlo. Pensa che, all'ultimo momento,
arriverà un elicottero a portarselo
via.
GORILK – Forse è proprio questo
che lo trattiene.
IL COMANDANTE – Dobbiamo dimostrargli che manteniamo la nostra
parola. Digli di andarsene, Gorilk, e di fermarsi davanti al fortino: forse
vedrà qualcosa che gli farà aprire la bocca. (Gorilk si avvicina al vecchio
e gli dice qualche parola; il vecchio esce, il comandante si avvicina ai
soldati) C'è qualche falegname
fra voi?... no?... non importa: lo diventerete
in poco tempo... giù
ci sono delle assi e tutto
l'occorrente...
(prende dalla tavola carta e matita ed esegue un piccolo schizzo che
mostra ai soldati)... voglio
un piano rettangolare di un... quattro metri per due... sollevato di un metro
da terra... chiaro?
(aiutandosi
con le mani)...
nel centro dei due lati, due pali verticali... e... diciamo, a due metri e
mezzo, tre metri circa... una traversa ben solida. Un premio per chi indovina
cos'è... bravo: è la forca! Ora che l'avete tutti costruita per bene davanti
agli occhi, la prendete piano, piano e la schiaffate qui sotto, davanti al
fortino. Sapete come funziona? Al centro della traversa fissiamo una bella
corda con un cappio... calcoliamo bene l'altezza, poi il nostro uomo sale su
uno sgabello e mette la testa nel cappio... un calcio allo sgabello e... oplà!
semplice come la leva d'Archimede. Che c'è, siete impalliditi di nuovo?... ma
come si fa a sapere chi è il più pallido fra tutti? sono reclute,
Gorilk, capisci? Magari non hanno mai visto un morto ammazzato, e tantomeno un
impiccato. Allora, sull'impiccagione bisogna fare una lezione a parte.
GORILK – E' proprio necessario,
comandante?
IL COMANDANTE – Sei piuttosto delicato
anche tu, GoriIk?
GORILK – Non riuscirete a scoprire
il colpevole da solo.
IL COMANDANTE – Ci provo, GoriIk: a volte i nervi sono solidi, ma
può tradire lo stomaco. (Ai soldati)... Dunque, parliamo un po'
dell'impiccagione o impiccamento... è un grave errore considerare gli impiccati
tutti eguali, perché, spesso, la loro morte è stata differente. Se la corda è
alta sul collo, per esempio, la lingua va contro la faringe e il respiro si
spezza di colpo... se, invece, si comprime la carotide, il sangue viene a
mancare al cervello e si perdono i sensi. Nel caso che la corda stringa le vene
che scendono lungo il collo, c'è la paralisi apoplettica. Per l'impiccato la
morte non viene subito: dura in genere da cinque a dieci minuti... però, sembra
che la perdita di coscienza sia rapida. Impressionati? troppo cruda questa
lezione? non si finisce mai di imparare su questo argomento: è un mestiere
difficile quello del boia. Il diametro della corda, per esempio, è molto
importante e bisognerà
calcolarlo per bene; poi si tratterà di provare e riprovare lo scorrimento del
nodo... e lo spazio
di caduta, credete che non conti nulla? E' quello che determina lo
stiramento che, a sua volta, può ritardare o anticipare la morte. Di solito,
quando si vuole aiutare un impiccato, ci si aggrappa a lui, per farlo morir
prima. Forse decideremo di farlo anche noi... e ora al lavoro, presto!
(I
soldati escono).
GORILK – E' stata un'inutile
sevizia.
IL COMANDANTE
(un po' brusco) –
Vuoi insegnarmi come
devo trattare i miei soldati?!
GORILK – Perdonate, comandante.
IL COMANDANTE –
Sevizia... forse... ma inutile non direi. E' di carne e di ossa come
noi, e si sta difendendo da stamani... ma la sua forza ha un limite, ogni
resistenza ha un limite... scoppierà, vedrai, prima ancora che il vecchio ce
l'abbia indicato.
GORILK – Non fatevi troppe illusioni: la disperazione
moltiplica le energie. Il silenzio del vecchio gli ha dato nuovo coraggio.
(Vengono dal basso rumori di assi spostate, di
martelli o di seghe. Il comandante osserva i lavori dall'alto della terrazza).
IL COMANDANTE – Sì, il vecchio gli ha dato una mano finora... ma
adesso è lì che lo guarda mentre lavora per costruirsi la forca... eppure
nessuno sbaglia un colpo, guarda! ...nessuno ha un momento di incertezza...
come farà, Gorilk, come farà a nascondere così bene quello che ha dentro?!
GORILK – Una ricerca appassionante, vero? Non vi avevo mai
visto così eccitato... e avete bevuto pochissimo.
IL COMANDANTE – Sì... forse... che male c'è? Ora questa faccenda
ha un lato anche sportivo... e non posso nascondere un
certo interesse.
GORILK – E' il caso di fare qualche
scommessa?
IL COMANDANTE
(energico) –
Basta così, Gorilk!
GORILK – Perdonate, comandante.
IL COMANDANTE – Le tue battute di spirito non mi piacciono.
GORILK – Non avevo l'intenzione di
offendervi.
(Una pausa. Il comandante torna ad osservare il
lavoro dei soldati).
IL COMANDANTE – Lavora sodo il bastardo... come se stesse
costruendo una pista per il ballo. A pensarci bene, sembra quasi una sfida.
GORILK – Lavora come gli altri per
allontanare i sospetti da sé.
IL COMANDANTE – C'è uno, però, che se la gode veramente
in questo momento: è il
vecchio. Guardalo come fissa il gruppo! Non lo perde di vista, lui, il suo
uomo: gli grava addosso con tutto il suo peso... potrebbe inchiodarlo con un
gesto, ma non lo fa... forse, questo sistema di tortura piace anche a lui...
GORILK
(lentamente) –
Avete detto:
"anche"?
IL COMANDANTE
(dopo una lieve esitazione) –
Vuoi che abbia degli scrupoli per chi mi ha cacciato in questo
guaio? (Gridando
ai soldati)...
più alta la traversa... ecco, così... non capite
che il palo deve essere rinforzato?!
così... bene... è solida
adesso?… provatela al centro... appendetevi con le mani... guardali,
Gorilk, sembrano ragazzi che
giocano in una palestra... incredibile!... Ma forse lui non pensa che noi facciamo sul
serio, crede che vogliamo soltanto spaventarlo... come te lo spieghi,
altrimenti?... già, ma il vecchio che non gli leva gli occhi di dosso?… sul
fatto che il vecchio faccia sul serio non vi sono dubbi... e allora?...
(Ancora ai soldati)
E' pronto il nodo scorsoio?
bisogna fissarlo al
centro della traversa... siete certi che scorra bene?…
provatelo pruna... provatelo
ancora... ma non così: sul collo! ne avete
cinque di colli per provare... anzi, voglio che
ognuno di voi faccia la prova... avanti il primo... il secondo... stringere di
più! terzo... quarto... quinto... (A Gorilk)... ha superato anche questo!
e io che sto sudando per lui... è inaudito! di che cosa è mai
fatto?!... basta, ora: voglio saperlo subito chi è... (gridando verso il
vecchio e facendogli cenno di salire)... ehi!... ehi!... adesso deve
dirmelo, il vecchio, ad ogni costo... l'avrà capito che cosa voglio fare, e lui
s'è divertito abbastanza... diglielo, Gorilk, appena arriva: non lo sopporto
più il suo silenzio. (Entra il vecchio che riprende la solita posizione) Avanti,
GoriIk... (Gorilk si avvicina alle spalle del vecchio e parla a bassa voce)...
te l'ha detto?
GORILK
(ritorna verso il comandante) –
Non ha cambiato idea. Quando gli domando di
indicarmi il soldato non risponde.
IL COMANDANTE – Deve parlare! Digli tutto quello che ho fatto per
scoprirlo da solo, ma il bastardo è forte, eccezionalmente forte: non ho più
speranze di smascherarlo se lui non mi
aiuta.
(Gorilk
ritorna dal vecchio, quindi si avvicina di nuovo al comandante).
GORILK – Non vuole parlare: deve
avere un suo piano.
IL COMANDANTE – E qual'è? Può darsi che possa appoggiarlo. Ho
visto che ti diceva qualcosa, però.
GORILK – Sì, ha detto che vorrebbe andare al villaggio a
riprendere il suo lavoro.
IL COMANDANTE – Eccolo il suo piano: vuoi tornare con la sua gente
per farci fuori tutti!
GORILK – Andrò anch'io con lui e spiegherò agli altri
quello che avete deciso: forse riusciremo a convincerlo e a farci indicare il
colpevole.
IL COMANDANTE – Che mestiere fa il
vecchio?
GORILK – Il barbiere.
IL COMANDANTE
(riflettendo)
– Il barbiere… allora no, non
andate al villaggio: c'è un altra prova da fare... la
definitiva, questa volta.
GORILK – Quale prova?
IL COMANDANTE – Ora sì che sono certo di scoprirlo, il bastardo!
...Dì al vecchio che qui ci sono cinque clienti da servire.
GORILK – Avete l'intenzione di...?
IL COMANDANTE – Non ti sembra una buona idea? o pensi
che mi spinga troppo avanti, che non devo darglielo sotto il rasoio?… perché tu
credi che il nostro uomo vada a farsi fare la barba? e com'è
possibile?… dovrebbe essere un robot. Crollerà questa volta, vedrai. Perché non
me l'hai detto prima il mestiere del vecchio: a quest'ora avremmo già risolto
il problema.
GORILK – Davvero avreste voluto risolverlo prima? E' stato
tutto così eccitante finora... perfino più eccitante dell'Old–Mulligan della ditta
Sciapkosky.
IL COMANDANTE
(fissa per un attimo Gorilk,
poi scoppia in una risata) – Ah,
ah, ah... diavolo di un Gorilk... sei in vena di
ironie oggi, eh? (Si avvicina al margine della terrazza; ai soldati)...
bene, lasciate lì tutto: adunata in
terrazza...
(A Gorilk)... l'hai detto al vecchio quello che deve fare? Giù
nella mia stanza troverà quello che serve.
GORILK
(va a parlare al vecchio che esce. Ritorna verso
il comandante) –
Gliel'ho detto.
(Entrano i cinque soldati che si schierano di fronte. Il comandante si avvicina a loro).
IL COMANDANTE – Bene, ragazzi: avete fatto un buon lavoro...
riposatevi adesso... e, intanto, preparatevi per la cerimonia di oggi... avremo
invitati qui davanti e bisogna essere a posto con le
divise e tutto il resto...
la barba, per esempio, dovrà essere rasata di fresco... ma, per fortuna,
abbiamo un barbiere qui al fortino... indovinate un po' chi è... si, proprio
lui. il vecchio!... Ora e giù e si prepara a far la barba a tutti e cinque. Una
vera comodità, vero? Voi, magari, siete abituati col rasoio elettrico o con
quello di sicurezza, ma con il rasoio a mano libera è un'altra cosa, ve lo dico
io che lo uso. Ci sono dei peli sotto il naso o dietro gli orecchi che vengono
via solo con quello... e sul collo, o sotto la gola... lì ci vuole proprio il
barbiere col suo rasoio affilato, leggero, preciso... allora, c'è qualcuno che
si rifiuta di farsi radere?... nessuno? molto bene. Da dove incominciamo, da
questa parte?... Avanti il primo... (Il primo soldato esce) ...può andare anche il secondo, così
incomincerà a insaponarsi, mentre il vecchio lavora col rasoio... ah, ah, ah...
(Fa un cenno al secondo soldato che esce. Si avvicina a Gorilk)... deve succedere
qualcosa... non può andare a
offrirgli la gola.
GORILK – Ma sa anche che,
rifiutandosi, è perduto lo stesso.
IL COMANDANTE – Io mi immagino il vecchio, in questo momento: con
quale ansia lo sta aspettando!... I primi due sono scesi senza esitazioni... è
uno di questi tre, allora. Ah, Gorilk, fra qualche minuto crollerà, sono certo.
(Il primo soldato ritorna; il comandante gli corre incontro e gli passa una
mano sul viso)... avanti il
terzo...
(Il terzo esce; intanto il
quarto
soldato barcolla e si
appoggia al tavolino; il comandante si slancia su di lui e lo afferra per il
petto)...
lo sapevo che saresti scoppiato!
eccolo il bastardo, l'ho trovato!
GORILK
(indicando il
quinto soldato, anche lui
vacillante) – Un
momento,
comandante... anche l'altro sta male...
IL COMANDANTE
(lascia il
quarto e si precipita sul
quinto) –
Che succede?...
GORILK – Il sole, comandante.
IL COMANDANTE – Il sole...?
GORILK – Hanno lavorato a lungo sotto il sole i vostri
uomini... e ora, qui fermi...
IL COMANDANTE
(quasi fra sé) –
Già... il sole... può darsi...
(Entra il 2° soldato. Il comandante va a toccargli
la faccia, poi al
quarto e al quinto)
...voi due,
giù... (i
soldati escono)... il sole... può essere,
certo... e se, invece…
comunque lo sapremo fra poco... eppure
sono scesi come gli altri...
ma uno di quei due, non potrà tornare
come gli altri...
GORILK – Dite che non potrà
tornare?
IL COMANDANTE – Ecco il
terzo... (Entra il terzo: il comandante va a
toccargli la faccia)... così, non potrà tornare, con il viso rasato... o io sono un idiota
che ha sbagliato tutto... oppure
tutto è cambiato e io sono un idiota lo stesso,
perché non mi sono accorto che i giovani sono di una razza diversa. Queste sono
reclute, capisci... appena staccate dalla sottana della madre... e, invece...
ecco il quarto!... (Si precipita a toccargli la faccia)... non resta che
l'ultimo, ormai... ma lui non può tornare così... non è
uno scoglio: è una maledetta
recluta come gli altri... e se è venuto qui volontario, non l'ha fatto perché
ha più coraggio, ma perché
"Cucchiaio" ha incominciato a piangersi addosso!... (Accanto
alla porta)... Eccolo: è qui! (Il soldato entra:
il comandante gli passa una mano sulla faccia)... ce l'ha fatta, GoriIk, ce
l'ha fatta!... (Riflette)... ma, allora, il vecchio
ha perdonato... non vuole la vendetta, il vecchio: è un cristiano, è un brav'uomo che
pensa alla sua anima, il vecchio... non se l'è sentita di ucciderlo!... Ma non
l'hai capito,
Gorilk?... Se prima non l'ha denunciato e poi non s'è vendicato, è soltanto
perché gli ha dato il suo perdono!
GORILK – Perché non pensate più
semplicemente che il vecchio non è una spia, né un macellaio?
IL COMANDANTE – Eh? vuoi dire che... non è detto che abbia
rinunciato alla vendetta?
GORILK – In ogni caso non ci avrebbe rinunciato la gente
del villaggio.
IL COMANDANTE – Ma se sapranno che lui aveva modo di vendicarsi e
non l'ha fatto...
GORILK – Non poteva vendicarsi: stava esercitando il suo
mestiere, che è quello di radere le barbe, non di tagliare le gole. Questo deve
averlo capito anche il colpevole, prima di mettere il collo sotto il suo
rasoio.
IL COMANDANTE – Siamo al punto di prima, maledizione!... peggio
di prima... il bastardo ora ha indossato l'armatura... chi gliela leva di
dosso? Che cosa farà ora il vecchio?
GORILK – Tornerà al villaggio,
come aveva detto prima.
IL COMANDANTE – Allora è finita: bisogna prepararsi all'attacco.
GORILK – Vi ho detto che andrò con lui, che spiegherò tutto
agli altri e
che cercherò di farmi indicare il colpevole.
IL COMANDANTE – No, non ci riuscirai, non ci credo: il vecchio ha
la testa dura, non parlerà.
GORILK – Vedete un'altra soluzione?
IL COMANDANTE
(spingendo Gorilk ancora piu' lontano dai soldati, confidenzialmente) –
Sì, ce n'è
un'altra... portalo qui stanotte: non ci saranno sentinelle al fortino.
I soldati dormiranno e il vecchio potrà cercare il suo uomo... anche lui è
stato aggredito nel sonno, dunque, si vorrà vendicare nello stesso modo...
GORILK – Ecco che avete
incominciato a capirlo!
IL COMANDANTE – E' questo quello che
vuole, vero?
GORILK – Penso di sì. Ma voi,
potete lasciarlo fare?
IL COMANDANTE – Che vuoi dire?
GORILK – Dovrete giustificarvi con
il vostro comando.
IL COMANDANTE – Verrò accusato di imprudenza, se l'avessi
impiccato avrei avuto più
grane.
GORILK – Allora, per voi è meglio
così?
IL COMANDANTE – Molto meglio, certo.
GORILK – Vado a dirlo ai vecchio.
(Esce).
IL COMANDANTE
(si avvicina ai soldati) –
E' andata più liscia del previsto, ragazzi: il
vecchio ha rinunciato a vendicarsi... l'avete visto anche voi. Deve essere
stato duro per lui resistere alla tentazione, ma certo ha pensato a quello che
gli sarebbe capitato se il rasoio gli fosse scappato di mano. Ora il nostro
uomo è al sicuro; io non so chi sia e non voglio più saperlo... il vecchio ha
messo una pietra sulla figlia, io la metto sull'abbandono di posto. Del resto,
se l'è meritata questa sicurezza con la sua resistenza, con il suo coraggio.
L'ho messo un po' sotto il torchio oggi, eh?... ma era per il suo bene: volevo
smascherarlo per mandarlo in città... qui non era al sicuro. Lui, però, non s'è
fatto impaurire. Ora che tutto è finito, andate a smontare quello che avete
costruito qui davanti, poi potete riposarvi... c'è bisogno di riposo perché
oggi è stata dura per tutti... e se qualcuno vuol bere un goccio, può farlo:
stanotte non c'è bisogno di sentinelle... siamo al sicuro. Prima, però, voglio
dire che qualcuno in mezzo a voi ha dato una prova eccezionale di forza e di
carattere... è così che ci si comporta davanti a loro, così si comporta un vero
uomo. Detto fra noi, io tremavo dentro di me, perché temevo che non avesse il
coraggio di offrire la gola a quel vecchio armato di rasoio... quel vecchio
tutto chiuso nel suo odio... e invece c'è riuscito: con il suo eroismo ha
dimostrato la stoffa con la quale è fatta la gente della nostra razza, ha dato
un esempio luminoso della nostra civiltà...
(Buio)
IV
Quadro
(Il giorno dopo, all'alba. Il comandante dorme con
le braccia appoggiate sul tavolo: Gorilk é accanto a lui).
IL COMANDANTE
(solleva la testa e sbadiglia) – ...ahhhtihh...
Gorilk! ...ahhhh... è già
chiaro...
(Prendendosi la testa nelle
mani)...
oh, la testa...
(Si mesce da bere)... e giù?
GORILK – Tutto finito, comandante.
IL COMANDANTE
(beve) –
Finalmente il bastardo ha pagato!
...e chi era?...
(Si alza e fa per avvicinarsi alla porta, ma
torna di nuovo a bere)... lo vedremo subito... (ritorna alla porta, gridando)... ehi,
sveglia!...
ehi!... (A
Gorilk)...
Sono ancora giù di voce... (Torna al tavolo a bere, poi va di nuovo alla
porta e grida)... Adunata
in terrazza!
(Si stira e sbadiglia)... ahhh...
fa piacere, Gorilk,
svegliarsi di buon'ora e
sapere che tutto è sistemato. E' stata una buona idea la mia, vero? L'avevo
capito subito quello che cercava il vecchio, e non m'ero ingannato. Via, Gorilk: dimmelo anche tu che
la mia è stata una buona idea.
GORILK – Se vi fa piacere,
comandante, posso anche dirvelo.
IL COMANDANTE – Se mi fa piacere? Che domanda! E' la sedia
offerta a chi sta per crollare... se mi fa piacere! Esprimere un'idea e sapere
che si tratta di un'idea luminosa... che cosa c'è di meglio?... Non sono ancora
pronti giù?... (Si avvicina alla porta, gridando)... ehi! adunata!...
non si muove nessuno?!... (A Gorilk)... qualcuno sta arrivando... (Si
allontana dalla porta sulla quale appare il vecchio)... Ma... come... è
ancora qui? Via, via!... Deve andarsene, nascondersi... via, prima che arrivino
i soldati!
GORILK – Non arriveranno, comandante: giù è tutto finito.
IL COMANDANTE
(sbalordito) –
Finito, come?... come,
finito?!
GORILK – Nessuno se n'è accorto... sono passati dal sonno
alla morte.
IL COMANDANTE – Che cosa dici... diavolo
di un Gorilk?!
GORILK
(estraendo una pistola) –
Allontanatevi dal tavolo, comandante.
IL COMANDANTE (guarda smarrito verso il vecchio che estrae un
coltello, allora indietreggia a destra) – ... una trappola... una
schifosa trappola per topi...
GORILK – Vi sembra di meritare
qualcosa di più?
IL COMANDANTE
(dopo una breve pausa) –
Troppo facile giudicarmi in queste condizioni... Che
cosa ne sapevo, io?... Mi hanno sbattuto qui a calci... non ero preparato per
una situazione come questa.
GORILK – Un uomo rimane tale in ogni circostanza, in ogni
errore.
IL COMANDANTE – Perché avrei dovuto lasciarci la pelle in questa
maledetta trappola? Non l'ho chiesto io di venire qui e non l'ho voluta io
questa guerra.
GORILK – ... E per salvarvi la vita avete venduto quella
dei vostri soldati.
IL COMANDANTE – Chi li ha mandati al villaggio a violentare la
ragazza?
GORILK – Non ci sono ragazze al
villaggio.
IL COMANDANTE – Che cosa?!
GORILK – Il villaggio siamo io e quel vecchio. Un giorno
passò una vostra colonna e due autocarri saltarono su una mina... quello era il
villaggio più vicino e i soldati si buttarono là sopra... c'erano duecento
abitanti... io e lui ci salvammo perché eravamo lontani... ci trovammo la sera
nelle strade vuote, nelle case vuote, in mezzo ai cadaveri...
IL COMANDANTE – Il villaggio non esiste?1 Ma se io ho
visto...
GORILK
(continuando) –
... il fumo dei camini Sì, io e lui, ogni tanto, accendevamo qualche
fuoco... oppure il vecchio passava di lontano con qualche animale... tanto per
dare l'idea di una vita che non c'era più.
IL COMANDANTE – Nessuno al comando sa che il villaggio
non esiste più.
GORILK – Una normale rappresaglia di cui si perdono le tracce. Qualche giorno dopo,
infatti, al fortino arrivò la prima guarnigione e il villaggio tornò ad esistere,
con noi due...
IL COMANDANTE – Anche con quelli di prima avete recitato la
stessa commedia?
GORILK – Più o meno... ora
ricarichiamo la molla e aspettiamo la terza guarnigione.
IL COMANDANTE – E pensi che funzioni
ancora?
GORILK – Chissà. Bisogna provare.
IL COMANDANTE – E... che intenzioni hai
con me?
GORILK – Sono domande da fare?
IL COMANDANTE – Sarebbe uno sbaglio, Gorilk, e tu lo sai bene.
Voi avete molti prigionieri in mano nostra e uno scambio è sempre possibile...
magari quattro o cinque o anche più dei vostri...
GORILK – Se vi rimandiamo al comando il trucco non potrà
più funzionare.
IL COMANDANTE – Tenetemi prigioniero, allora... al villaggio ci
sarà pure un buco dove chiudermi... non vi darò fastidi...
GORILK – Perché dovrei lasciarvi in vita?
IL COMANDANTE – Perché ho una dannata, maledetta, sudicia paura di
morire.
GORILK
(prende una bottiglia dal tavolo e la porge al comandante) –
Prendete, ce n'è ancora
mezza bottiglia... vi aiuterà... non
mi piace vedervi cosi... io non gioco con la morte
come fate voi... non
mi eccita, né mi esalta... è una condizione a cui m'avete costretto,
un'operazione che devo portare a termine e basta.
IL COMANDANTE
(inginocchiandosi) –
Non mi uccidere, Gorilk... te lo chiedo in ginocchio...
GORILK – E' la guerra, comandante...
so che non l'avete voluta voi... ma neanche i
duecento del villaggio l'avevano voluta...
ora, l'unica cosa da fare è cercare di riportare un certo equilibrio numerico.
IL COMANDANTE – ...Ti sono stato amico... ho avuto fiducia
in te...
GORILK – Sono corde staccate, comandante. Mi avete
costretto a esercitare la funzione del boia... e, dopo la vostra lezione di
ieri, adesso, oltre al coltello e alla pistola, saprei usare anche il nodo
scorsoio.
IL COMANDANTE – Non puoi sparare... non sei il tipo di uccidere a
freddo...
GORILK – Non è piacevole, certo... per esempio, è stato
difficile giù, con quei ragazzi... ma con voi sarebbe stato più difficile farlo
quando vi arrostivate al sole del pacifismo, quando nascondevate la vostra
violenza e la vostra ferocia dietro una bonaria poltroneria. Ora che avete
rivelato la vostra vera natura è più facile.
IL COMANDANTE
(quasi piangendo)
– Gorilk... io non voglio
morire...
GORILK – Su... ancora un sorso... bevetelo il vostro
analgesico: dopo farà meno male... voi siete anche un razzista, e forse
riuscirete a dimenticare persino che chi vi toglie la vita appartiene a una
razza inferiore...
IL COMANDANTE – Non voglio morire!
GORILK – ...in ogni modo, alle vostre spalle c'è sempre una
via d'uscita...
IL COMANDANTE
(si alza, beve, agita la bottiglia) –
... Ora sì che lo capisco
quello che è stato
il mio vero,
unico errore...
GORILK – Ecco, così, comandante!... Vedete che il coraggio
ritorna...
datemi anche voi una mano...
IL COMANDANTE – ...è stato quello di credere che una piccola, sporca stracciona di
quattordici anni potesse valere la vita di un soldato del mio paese!
GORILK – Bravo comandante! Eccola venir fuori la vera,
sudicia trappola che vi trascinate dietro, dovunque andiate!... E' rimasto
l'ultimo goccio... avanti: è peccato sprecarlo, lo sapete... è Old–Mulligan
della ditta Sciapkosky!...
(Avanza verso il comandante che, ormai ubriaco,
indietreggia barcollando e, inciampando nel muricciolo della terrazza,
precipita nel vuoto. Un urlo e un tonfo. Gorilk si affaccia a guardare).
GORILK – Addio, comandante.
E ora, vecchio, ci aspetta il lavoro del
becchino... prima, pero, c’è l’ammaina bandiera (Il vecchio fa per tagliare
la corda sull'asta)... non così, aspetta... con
solennità... proprio come voleva il comandante!...
(Schiaccia il pulsante del registratore: si odono le
note dell'inno militare. Gorilk fa un cenno con la testa; il vecchio taglia la
corda e la bandiera cade spiegata sul pavimento).
TELA
Estratti da opere storico – letterarie